MammeUp https://www.mammeup.it Tutto per le mamme 2.0 Wed, 30 Sep 2020 15:34:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.5.1 Latte materno: l’alimento migliore per il neonato https://www.mammeup.it/latte-materno-lalimento-migliore/ https://www.mammeup.it/latte-materno-lalimento-migliore/#respond Wed, 30 Sep 2020 07:40:29 +0000 https://www.mammeup.it/?p=33785 Il latte materno è senza ombra di dubbio la fonte di nutrimento migliore che un neonato possa assumere nei primi mesi di vita. È l’alimento più sano, completo e nutriente che ci sia e dovrebbe essere l’unica fonte di sostentamento per il bambino nei primi sei mesi di vita. Successivamente, salvo casi e scelte particolari, […]

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Il latte materno è senza ombra di dubbio la fonte di nutrimento migliore che un neonato possa assumere nei primi mesi di vita. È l’alimento più sano, completo e nutriente che ci sia e dovrebbe essere l’unica fonte di sostentamento per il bambino nei primi sei mesi di vita. Successivamente, salvo casi e scelte particolari, la mamma decide se iniziare o meno il processo di svezzamento, inserendo nell’alimentazione del bambino anche altri cibi. L’indicazione è comunque quella di mantenere il latte materno come scelta prioritaria fino ai due anni di vita (o quando mamma e bambino lo vogliono) anche come alimento complementare ad altri cibi.

La produzione del latte materno

Il processo di produzione del latte materno, nella sua delicatezza e complessità, è estremamente importante per la crescita del bambino. Motivo per cui il consiglio, laddove possibile, è sempre quello di preferire l’allattamento al seno alla somministrazione di latte artificiale. Questo processo di produzione avviene a prescindere dalle dimensioni del seno della mamma; non c’è un senso meglio o peggio dell’altro, in quanto biologicamente ogni donna dopo il parto, salvo situazioni specifiche, sono in grado di produrre il latte sufficiente per alimentare il proprio bambino.

Avviene infatti che quanto latte viene consumato a pasto dal bambino viene reintegrato naturalmente per le poppate successive. Il latte viene prodotto in apposite ghiandole e, passando tramite dei dotti, viene succhiato dal bambino attraverso il capezzolo.

Com’è fatto il latte materno

Già durante la gravidanza il corpo della futura mamma produce sia l’ossitocina che la prolattina, due ormoni fondamentali per l’allattamento. Quando il bambino è appena nato, il seno produce il colostro, un liquido denso e giallastro, che rappresenta il primo nutrimento per il neonato. Il colostro ha anche un effetto lassativo, aiutando il bambino a eliminare le prime feci e contribuisce all’espulsione dell’eccesso di bilirubina (una sostanza di scarto). Il colostro contiene anticorpi (le immunoglobuline A o IgA) che difendono il piccolo dall’aggressione di virus e batteri.

Dopo la prima settimana di allattamento, il colostro cambia gradualmente la propria composizione per lasciare posto al cosiddetto latte di transizione, meno ricco di proteine, ma più carico di zuccheri. A due settimane dalla nascita, il seno materno è pronto per produrre il latte maturo dall’aspetto acquoso: si tratta di un alimento dalla composizione equilibrata che garantisce al bambino, sino al sesto mese di vita, il nutrimento adeguato.

Complessivamente il latte materno è composto principalmente da cellule vive, proteine, amminoacidi, zuccheri complessi, enzimi, fattori di crescita, ormoni, vitamine, anticorpi, minerali e acidi grassi. Un mix di sostanze estremamente benefiche e indispensabili per la crescita e lo sviluppo del bambino.

I benefici del latte materno

Il latte materno è ricco di elementi che rafforzano il sistema immunitario e proteggono dalle infezioni. Riduce il rischio di manifestazioni più gravi della celiachia. Aiuta nello sviluppo della flora batterica, che migliora il funzionamento dell’intestino. È molto probabile, anche se ancora non c’è la certezza assoluta, che eviti l’insorgere di allergie alimentari, per lo meno per tutto il tempo che dura l’allattamento.

Nel latte sono contenuti gli zuccheri, indispensabili per fornire al neonato le energie necessarie per ogni attività dell’organismo (basti pensare che, per esempio, il cervello, triplica il suo peso nel primo anno di vita) e le proteine, fondamentali per la crescita degli organi del bambino. Inoltre, sono presenti i grassi, le vitamine e i sali minerali in una composizione equilibrata e bilanciata per le specifiche esigenze del piccolo. Attraverso il latte, il neonato riceve, infine gli anticorpi materni: queste sostanze proteggono il bambino nei primi mesi di vita dalle malattie più comuni.

Il latte materno fa bene anche alle mamme in quanto è protettivo verso il cancro al seno e aiuta a recuperare il peso precedente la-gravidanza, dal momento che produrre il latte costa energia, che viene in gran parte dai depositi di grasso.  L’allattamento funziona, fino a un certo punto, anche da anticoncezionale e non solo perché riduce nella donna il desiderio sessuale, ma perché contrasta l’impianto di embrioni nell’utero. Dal punto di vista psicologico, il contatto bocca-seno rafforza il rapporto tra madre e bambino.

Dubbi, curiosità e informazioni utili sul latte materno

Sono in molti a domandarsi quanto latte produce una mamma che allatta ma, come abbiamo visto, la risposta non è univoca, ma comunque risolutiva. Ogni mamma produce il latte necessario al suo bambino. Il rapporto intimo, unico e insostituibile tra mamma e bambino è tale anche nella sincronizzazione tra domanda e offerta, tra bisogno e fornitura di latte.

Per quel che riguarda cosa mangiare per aumentare il latte materno, anche in questo caso non ci sono indicazioni specifiche perché non è l’alimentazione a influenzare la produzione di latte. A differenza dell’alimentazione in gravidanza, nella quale ci sono cibi che vanno assolutamente evitati e altri che vanno valutati caso per caso, durante l’allattamento ci sono meno vincoli, nonostante sia fondamentale continuare a seguire un regime sano ed equilibrato.

Un consiglio utile è quello relativo alla pulizia del seno. L’organismo femminile è preparato all’allattamento ed esistono nelle mammelle delle ghiandole destinate alla disinfezione dell’areola (la parte che entra a contatto con  la bocca del bambino). Per questo non serve utilizzare prodotti o trattamenti particolari oltre a quelli impiegati per la normale igiene personale.

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Parto in acqua, tutto quello che c’è da sapere https://www.mammeup.it/parto-acqua-quello-ce-sapere/ https://www.mammeup.it/parto-acqua-quello-ce-sapere/#respond Tue, 29 Sep 2020 06:20:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=33752 Poter partorire in acqua è una scelta molto diffusa, soprattutto per i benefici (in termine di riduzione del dolore del travaglio), che molte donne praticano o prendono in considerazione. Si tratta, indubbiamente, di una modalità molto diversa da quella più tradizionale, che fa dell’elemento dell’acqua, con il suo effetto rilassante e dolce, il punto di […]

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Poter partorire in acqua è una scelta molto diffusa, soprattutto per i benefici (in termine di riduzione del dolore del travaglio), che molte donne praticano o prendono in considerazione. Si tratta, indubbiamente, di una modalità molto diversa da quella più tradizionale, che fa dell’elemento dell’acqua, con il suo effetto rilassante e dolce, il punto di forza. A introdurre il parto in acqua è stato inizialmente un medico russo di nome Igor Tjarkowskij e il metodo è stato poi importato anche in Francia, dove è stato consolidato da un altro medico, Michel Odent.

Oggi è possibile richiedere il parto naturale in acqua in molti ospedali; sempre più strutture in Italia si stanno attrezzando ed è anche possibile fare ricorso a un’ostetrica che, a domicilio, può seguire la partoriente avvalendosi della vasca o di piscine gonfiabili di gomma, riscaldate per l’occasione.

Come si fa a partorire in acqua?

Quando il travaglio è iniziato e sono presenti tre centimetri di dilatazione, la donna può immergersi, ma niente le vieta di farlo anche prima. La temperatura calda dell’acqua, infatti, permette di avvertire meno dolore durante le contrazioni. Anche se la futura mamma è immersa, il ritmo cardiaco del feto viene costantemente monitorato e l’ostetrica può massaggiare la schiena per ottenere un maggiore rilassamento della muscolatura lombare.

Quando poi il parto è avanzano e servono le ultime spinte, raramente si effettua l’episiotomia, perché i genitali, grazie al caldo dell’acqua, sono irrorati di sangue, diminuendo la percentuale di lacerazioni vaginali. Una volta nato, il bimbo viene dato alla mamma in attesa che il cordone ombelicale smetta di pulsare. Quando lo fa, significa che il piccolo ha iniziato a respirare, quindi viene visitato.

Parto in acqua: pro e contro

Perché scegliere il parto in acqua? È una pratica consigliata dai medici o ha delle controindicazioni? Tutte le donne la possono scegliere o ci sono delle condizioni da rispettare? Il parto è una delle esperienze più forti e più in grado di mettere a dura prova il fisico. La donna si ritrova faccia a faccia con paure, ansie e aspettative, il tutto concentrato in un evento che arriva dopo nove mesi di attesa. Domande lecite e legittime che molte donne si pongono durante la preparazione al parto quando iniziano a ragionare per decidere come vivere questo momento.

I vantaggi

Diciamo fin da subito che il parto in acqua non è pericoloso, né per il travaglio né per il bambino. Il bimbo vive in ambiente acquoso e si trova catapultato in un ambiente completamente diverso, fatto di aria, suoni e luci. Da questo punto di vista, il parto in acqua presenta dunque un vantaggio.

L’acqua tiepida, inoltre, permette alla mamma di rilassarsi, favorendo la produzione di endorfine, cioè ormoni che sono in grado di rilassare la muscolatura con un effetto antalgico. Altro vantaggio del parto naturale in acqua è la sensazione di protezione che la donna riceve in quanto si sente alleggerita e distesa e l’ipofisi produce con tranquillità l’ossitocina, cioè quell’ormone che sta alla base delle contrazioni, senza essere inibita dallo stress dell’ambiente circostante.

C’è poi da sottolineare come in acqua la futura mamma si muove più facilmente e liberamente, così che potrà assecondare in modo meno traumatico le contrazioni. L’acqua tiepida, a una temperatura costante di 37°, consente una migliore circolazione del sangue, una maggiore elasticità dei muscoli, riduce il tempo di dilatazione del collo dell’utero e diminuisce la sensazione di dolore.

Le controindicazioni

Per quanto riguarda le controindicazioni del parto in acqua bisogna premettere che questa scelta esclude la possibilità di anestesia epidurale. Ci sono studi e ricerche che sembrano sospettare come questa modalità possa favorire il rischio di infezioni, così come la possibilità di subire danni al cordone ombelicale.

Ci sono casi, inoltre, in cui il parto in acqua è da evitare perché c’è un rischio per la salute della futura mamma o del bimbo. è il caso della presenza di patologie serie a carico della gestante, in caso di parto prematuro, quando la gravidanza è gemellare, quando il piccolo è podalico o ci sono segni di sofferenza fetale. Ecco perché non tutte le donne possono partorire in acqua ed è doveroso verificare prima di avere tutti i requisiti per poter adottare questa modalità di parto.

Cosa indossare per il parto in acqua

Nella scelta dell’abbigliamento, anche per preparare la valigia per il parto, si ha un’estrema libertà. Si può decidere di indossare solamente la parte superiore del costume, oppure di non indossare nulla. La seconda opzione è quella solitamente più percorsa sia per il maggiore senso di libertà e naturalità, ma anche per facilitare il contatto con la pelle del bambino.

Le vasche per il parto in acqua

Le vasche per il parto in acqua presentano alcune caratteristiche specifiche. Anzitutto, devono essere abbastanza larghe da consentire ogni movimento e devono essere in vetroresina per permettere agevolmente le operazioni di igiene. L’acqua deve rimanere a una temperatura costante (le vasche hanno un apposito dispositivo che la mantiene tale). È necessario un continuo ricambio d’acqua per garantire una perfetta pulizia: durante il travaglio e il parto, infatti, la donna ha perdite di materiale organico, urina, feci, liquido amniotico e sangue.

 

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Esami in gravidanza: tutti gli appuntamenti mese per mese https://www.mammeup.it/esami-gravidanza-tutti-gli-appuntamenti-mese-mese/ https://www.mammeup.it/esami-gravidanza-tutti-gli-appuntamenti-mese-mese/#respond Fri, 25 Sep 2020 08:15:16 +0000 https://www.mammeup.it/?p=16340 Quello degli esami in gravidanza è un argomento molto delicato e complesso. Quando una donna è incinta, infatti, sorgono molti dubbi e perplessità, legati anzitutto alla salute del nascituro. Seguire i giusti controlli, monitorare l’avanzamento della gestazione ed essere certi del benessere di mamma e bimbo è fondamentale anziché il percorso dei nove mesi si […]

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Quello degli esami in gravidanza è un argomento molto delicato e complesso. Quando una donna è incinta, infatti, sorgono molti dubbi e perplessità, legati anzitutto alla salute del nascituro. Seguire i giusti controlli, monitorare l’avanzamento della gestazione ed essere certi del benessere di mamma e bimbo è fondamentale anziché il percorso dei nove mesi si svolga nel modo più tranquillo possibile.  Per venire incontro alle future mamme, abbiamo pensato di approfondire l’argomento degli esami, sviluppandolo e seguendolo mese per mese.

Questo è un quadro riassuntivo generale, ricordando che sì ci sono elementi in comune, ma poi ogni gravidanza è una storia a sé. Questo perché le mamme non sono uguali tra loro, come età, condizioni di salute, stile di vita, eccetera e anche la stessa donna può avere gravidanze molto diverse tra loro.

C’è poi da tranquillizzare le future mamme ricordando loro che saranno seguite dalla propria ginecologa, che ricorderà di visita in visita, quali sono gli esami da fare in gravidanza, anche in base a come questa evolve. Se non ci sono complicazioni, valori anomali, infezioni o preoccupazioni di alcun tipo, è evidente che gli esami in gravidanza saranno quelli standard (prevalentemente ecografie e analisi del sangue), altrimenti possono essere richiesti esami aggiuntivi.

Gli esami da fare in gravidanza

Parlando degli esami da fare in gravidanza bisogna ovviamente specificare che non tutti possono essere fatti in qualsiasi momento. È altresì importante comprendere che non bisogna lasciarsi prendere dalle ansie o dall’eccessivo ricorso ai consulti. Per vivere bene questo momento della vita è fondamentale accoglierlo con tutta la tranquillità del caso.

Alcuni degli esami da fare in gravidanza sono esenti dal pagamento del ticket in quanto sono erogati gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Gli esami esenti in gravidanza sono espressamente indicati come tali ma è utile sempre verificare, soprattutto nelle gravidanze a rischio c’è la possibilità di beneficiare di ulteriori agevolazioni.

Per quanto riguarda le ecografie, devono essere tre e hanno indicazioni diverse a seconda del periodo.  La prima, che generalmente viene svolta alla prima visita, serve per stabilire la datazione, l’impianto e la presenza della camera gestazionale. La seconda, quella intorno alle 19-21 settimane, detta morfologica, tenta di rilevare eventuali malformazioni fetali, ma è anche quella che permette di individuare il sesso del bambino. La terza ecografia, quella tra la 30 e la 32 settimana, tende a rilevare eventuali malformazioni non emerse in precedenza, ma soprattutto valuta la crescita fetale ed eventuali patologie ostetriche.

Infine per completezza d’informazione è fondamentale sottolineare come alcune visite non siano obbligatorie, ma siano oggetto delle decisioni della coppia. Parliamo delle analisi del Bitest o del Tritest, così come tutte quelle mirate a individuare la probabilità o la presenza di malformazioni genetiche. Questi test individuano una probabilità e molte coppie decidono di non farle perché non hanno intenzione, anche in presenza di malformazioni gravi, di procedere all’interruzione di gravidanza (aborto). Altri esami (amniocentesi o villocentesi) individuano con certezza tali malformazioni, ma hanno un rischio di aborto e anche in questo caso tutto dipende dalle scelte personali della coppia. Anche perché, dopo aver individuato la probabilità o la presenza di una malformazione, nella maggior parte dei casi non c’è possibilità di intervenire per curarle. Quindi se si è intenzionati a tenere il bambino a tutti i costi questi esami possono risultare superflui.

Gli esami in gravidanza mese per mese

Esami nel primo trimestre di gravidanza

Esenti
  • Esame urine;
  • Emocromo;
  • Glucosio;
  • AST, ALT;
  • Virus Rosolia IgG ed IgM;
  • Toxoplasmosi IgG ed IgM (serve per diagnosticare precocemente l’eventuale acquisizione dell’infezione in gravidanza e attuare tutte le norme di igiene necessarie. Le principali sono quelle relative al lavare molto bene le verdure, non mangiare carni crude né insaccati non cotti) ;
  • Treponema pallidum anticorpi;
  • TPHA;
  • Treponema pallidum anticorpi anticardiolipina;
  • Virus immunodef. acquisita;
  • HIV 1-2 anticorpi;
  • Gruppo sanguigno (da fare se non si ha il tesserino che lo documenta);
  • Test di Coombs indiretto (è utile farlo comunque all’inizio e, in caso di donne RH negative, o comunque a rischio di immunizzazione, il test deve essere ripetuto ogni mese; a 28 settimane in caso di incompatibilità AB0 ovvero marito di gruppo A, B o AB diverso dalla moglie, il test deve essere ripetuto alla 34a-36a settimana).
Esami aggiuntivi non esenti (possono essere esenti se la gravidanza è a rischio)
  • Citomegalovirus IgG ed IGM (non serve farlo se vi è immunità pregressa, ovvero IgG positive e IgM negative. In caso di IgG ed IgM negative ripeterlo dopo un mese, per diagnosticare precocemente l’eventuale acquisizione dell’infezione in gravidanza e seguire le indicazioni del ginecologo. Solo se le IgM sono positive, nel prelievo in gravidanza, riferirlo al ginecologo appena siete in possesso degli esami) ;
  • Elettroforesi dell’emoglobina e resistenze osmotiche globulari (servono a valutare se la madre è portatrice di anemie congenite come la talassemia o anemia mediterranea o altre. Non serve se ha già fatto questi esami o se il medico di base la reputa non a rischio).
Indagini prenatali
  • Ultrascreen, villi coriali, Tritest o amniocentesi. Da programmare al più presto in base al colloquio informativo che si svolge alla prima visita in gravidanza in cui se ne discutono i vantaggi, limiti e rischi. Il periodo ideale è da 11 settimane + 3 giorni fino a 13 settimane + 6 giorni per l’ultrascreen o per i villi coriali. Per le altre la 15a-16a. L’ultrascreen (o translucenza nucale) oppure prelievo dei villi coriali (esente se l’età al parto >35 anni, se si rileva un alto rischio all’ultrascreen o se vi sono altri fattori di rischio).

Esami nel secondo trimestre di gravidanza

Dalla 14esima alla 18esima settimana

Esami esenti
  • Esame urine (in caso di batteriuria significativa all’esame precedente fare anche l’urinocoltura);
  • Toxoplasmosi IgG ed IgM (non serve farla se vi è immunità pregressa, ovvero IgG positive e IgM negative, in tal caso portare al ricontrollo le analisi che lo comprovavano. In caso di IgG ed IgM negative ripetere ogni mese fino al parto, per diagnosticare precocemente l’eventuale acquisizione dell’infezione in gravidanza ed attuare tutte le norme di igiene necessarie tra cui lavarsi bene le mani prima di mangiare, lavare molto bene le verdure, non mangiare carni crude nè insaccati non cotti. Solo se le IgM sono positive, nel prelievo in gravidanza, riferirlo al ginecologo appena siete in possesso degli esami).
Esami aggiuntivi non esenti (possono essere esenti se la gravidanza è a rischio)
  • Pap test (che svolgeremo al ricontrollo, se non è stato fatto entro 1- 2 anni o in base ai fattori di rischio: precedenti pap anomali, fumo, infezioni da HPV, nel quale caso faremo anche la colposcopia);
  • Tampone vaginale generale, ricerca clamidia e micoplasmi (per diagnosi precoce di infezioni, anche asintomatiche, che potrebbero alterare il decorso della gravidanza).

Dalla 19esima alla 23esima settimana

Esami esenti
  • Esame urine (in caso di batteriuria significativa all’esame precedente fare anche l’urinocoltura);
  • Ecografia ostetrica (morfologica, alla 19a-21a settimana, già prenotata con congruo anticipo).
Esami aggiuntivi non esenti, possono essere esenti se la gravidanza è a rischio
  • Gli eventuali esami previsti nei periodi precedenti che non sono stati eseguiti, sono risultati anomali o dimostrano la mancata protezione (IgG ed IgM negative per toxoplasma o citomegalovirus).

Esami nel terzo trimestre di gravidanza

Dalla 24esima alla 27esima settimana

Esami esenti
  • Esame urine (in caso di batteriuria significativa all’esame precedente fare anche l’urinocoltura);
  • Glicemia.
Esami aggiuntivi non esenti, possono essere esenti se la gravidanza è a rischio
  • Minicurva da carico glicemico (utile quando si sospetti una ridotta tolleranza agli zuccheri per familiarità diabetica, precedente ridotta tolleranza, obesità o eccessivo aumento del peso in gravidanza);
  • Flussimetria Doppler delle arterie uterine (se vi erano anomalie flussimetriche all’ecografia morfologica).

Dalla 28esima alle 32esima settimana

Esami esenti
  • Esame urine (in caso di batteriuria significativa all’esame precedente fare anche l’urinocoltura);
  • Emocromo;
  • Ecografia ostetrica delle 30-32 settimane o biometrica (serve non solo per valutare la crescita fetale, ma soprattutto per rivalutare l’anatomia fetale in modo da evidenziare eventuali malformazioni fetali, non rilevate a 19-21 settimane, o segni di sofferenza fetale, per questo va svolta in sedi idonee, preferibilmente dove è stata fatta l’ecografia morfologica o presso l’ospedale in cui si andrà a partorire).
Esami aggiuntivi non esenti (possono essere esenti se la gravidanza è a rischio)
  • Gli eventuali esami previsti nei periodi precedenti che non sono stati eseguiti, sono risultati anomali o dimostrano la mancata protezione (es: IgG ed IgM negative per toxoplasma o citomegalovirus);
  • Flussimetria Doppler delle arterieombelicali ed altri distretti fetali (se vi è ridotta crescita fetale, scarso liquido amniotico o pregresse anomalie flussimetriche).

Dalla 33esima alla 37esima settimana

Esami esenti
  • Test urine (in caso di batteriuria significativa all’esame precedente fare anche l’urinocoltura);
  • Emocromo;
  • Virus Epatite B [HBV] (antigene HbsAg);
  • Virus Epatite C [HCV] (anticorpi);
  • Virus immunodeficienza acquisita [HIV 1-2] (in caso di rischio anamnestico);
  • Test di Coombs indiretto (in caso di incompatibilità ABO ovvero marito di gruppo diverso dalla moglie).
Esami aggiuntivi non esenti (possono essere esenti se la gravidanza è a rischio)
  • Gli eventuali esami previsti nei periodi precedenti che non sono stati eseguiti, sono risultati anomali o dimostrano la mancata protezione (IgG ed IgM negative per toxoplasma o citomegalovirus);
  • Tampone vaginale generale, e anche rettale, per la ricerca streptococco B (meglio verso la 36° settimana);
  • ECG (elettrocardiogramma);
  • se vi è ipercontrattilità o si sospetta sofferenza fetale o se non si sente muovere il feto contattare il proprio ginecologo o se non disponibile rivolgersi in ospedale per fare un controllo con CardioTocoGrafia [CTG];
  • Flussimetria Doppler delle arterie ombelicali ed altri distretti fetali in caso di ridotta crescita fetale, scarso liquido amniotico o pregresse anomalie flussimetriche.

Dalla 38esima alla 40esima settimana

Esami esenti
  • Test delle urine
Esami aggiuntivi non esenti (possono essere esenti se la gravidanza è a rischio)
  • CardioTocoGrafia [CTG] (la cui data di inizio va programmata in base alle sue esigenze, generalmente prenotando la nell’ospedale in cui andrà a partorire almeno una settimana prima del termine, in base al controllo delle 38 settimane);
  • Controllo del liquido amniotico [AFI = Indice del Fluido Amniotico oppure diametro della sacca principale di liquido];
  • Flussimetria Doppler delle arterie ombelicali ed altri distretti fetali (se il liquido amniotico è scarso, la CTG rileva anomalie o se la gravidanza è comunque a rischio).

 

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Abbigliamento premaman per lo sport in gravidanza https://www.mammeup.it/abbigliamento-premaman-per-lo-sport-per-tutte-le-donne-in-gravidanza/ https://www.mammeup.it/abbigliamento-premaman-per-lo-sport-per-tutte-le-donne-in-gravidanza/#respond Thu, 24 Sep 2020 10:00:54 +0000 https://www.mammeup.it/?p=15066 Praticare sport fa sempre bene, sia al corpo che allo spirito. Ed è un benessere che si rivela ancora più importante sia prima che durante (e dopo) la gravidanza. Tutte le donne che aspettano un bambino e godono di una buona salute possono tranquillamente continuare a fare sport. Per poterlo svolgere in sicurezza e senza […]

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Praticare sport fa sempre bene, sia al corpo che allo spirito. Ed è un benessere che si rivela ancora più importante sia prima che durante (e dopo) la gravidanza. Tutte le donne che aspettano un bambino e godono di una buona salute possono tranquillamente continuare a fare sport. Per poterlo svolgere in sicurezza e senza alcun tipo di fastidio è doveroso parlare dell’abbigliamento premaman per fare sport.

L’abbigliamento premaman

Per abbigliamento premaman è da intendersi quella particolare tipologia di vestiti (di qualsiasi tipo) rivolta alle donne in dolce attesa. Si tratta di un target molto specifico che trova in questa tipologia di capi d’abbigliamento comodità, sicurezza e cura del proprio aspetto. La gravidanza, infatti, stravolge completamente il fisico femminile, sia dal punto di vista delle dimensioni che della percezione del proprio fascino. Durante i mesi di gravidanza non è possibile continuare a indossare i propri vestiti, sia perché spesso non stanno più (la pancia cresce con il passare delle settimane) sia perché i movimenti non sono sempre agevoli. È quindi fondamentale puntare sulla comodità, ma senza rinunciare all’eleganza. Ecco quindi l’abbigliamento premaman che molti marchi propongono nei propri store, sia fisici che digitali.

Fare sport in gravidanza

Prima di passare a vedere quali sono i migliori capi di abbigliamento premaman per fare sport è doveroso concentrare la nostra attenzione sull’attività fisica in gravidanza. L’esercizio fisico, infatti, non va evitato, ma anzi ricercato, in quanto offre diversi vantaggi. Sia dal punto di vista fisico (evitare di prendere troppo peso, mantenere una certa elasticità, migliorare la circolazione, eccetera) che psicologico (scarica lo stress, può essere l’occasione per uscire di casa, eccetera).

Chiaramente lo sport praticato da una donna in dolce attesa sarà diverso rispetto a quello normalmente praticato, soprattutto andando avanti con i mesi. L’esercizio fisico è un toccasana in generale e durante la gravidanza previene il diabete gestazionale, mentre subito dopo aiuta a contrastare il rischio di depressione post parto. Recenti studi hanno dimostrato che una moderata attività fisica, oltre a non fare male, migliora la gravidanza dal punto di vista fisico e psichico e permette un recupero post parto molto più veloce da ogni punto di vista.

Lo sport in gravidanza ha le sue regole e bisogna prestare la massima attenzione. Evitando, da una parte, attività pericolose, e dall’altra di esagerare con lo sforzo fisico. L’obiettivo è quello di muoversi e tenersi in attività, non stabilire dei record, sia di durata che d’intensità. Per questo ci sono alcuni sport consigliati alle donne che sono incinta. I principali sono la camminata e lo yoga.

Camminare in gravidanza

Riuscire a camminare in gravidanza con un buon passo per almeno 30 minuti al giorno favorisce il benessere di mamma e bambino, e migliora, dato assolutamente non trascurabile, l’umore della gestante. La camminata è un esercizio a basso impatto e con pochi rischi; attiva la circolazione periferica, allevia il gonfiore degli arti inferiori, tipico durante la gravidanza, e riduce la sensazione di pesantezza. Oltretutto aiuta a mantenere il peso sotto controllo, il che non guasta sia per la mamma che per il bambino. Anche la mente ne giova; muoversi attiva il rilascio dell’endorfine che provocano una sensazione di benessere.

Yoga

Lo yoga è una disciplina olistica che apporta moltissimi benefici sia al corpo che alla mente. È una tecnica che aiuta a mantenersi in forma e che fa bene allo spirito. Lo yoga è indicato anche e soprattutto per le donne in gravidanza che non vogliono smettere di fare attività fisica. Inoltre, lo yoga prenatale può aiutare nella preparazione al parto e fa bene anche alla salute del bambino.

Abbigliamento premaman per lo sport

Per fare sport serve sempre l’abbigliamento adatto e per le donne incinta è quello premaman. Sono tantissime le aziende di abbigliamento sportivo che creano delle collezioni apposite per le donne in dolce attesa. Chiaramente il corpo di una donna durante la gravidanza si trasforma e il classico abbigliamento per lo sport potrebbe non rispondere alle nuove esigenze della futura mamma. Per questo è importante scegliere i capi giusti che consentono di muoversi liberamente.

I migliori capi d’abbigliamento premaman per lo sport

Tra i capi d’abbigliamento premaman irrinunciabili per lo sport troviamo delle maglie confortevoli, i leggins in tessuto elastico e le canottiere da indossare sotto la maglia, specie durante le giornate meno calde. Una particolare attenzione va riservata all’abbigliamento intimo e alle calzature.

Nel primo caso il reggiseno è uno di quei capi d’abbigliamento su cui intervenire fin da subito. Il volume del seno inizia ad aumentare fin dal primo trimestre, così come la sensibilità: durante l’esercizio fisico meglio proteggersi in maniera adeguata. Qualunque sia il tipo di esercizio fisico, ma anche per la vita di tutti i giorni, le scarpe sono fondamentali. Sia perché i piedi potrebbero gonfiarsi, sia perché il non indossare delle calzature comode potrebbe creare stanchezza e problemi di stabilità durante gli esercizi.[amazon bestseller=”abbigliamento premaman sport” items=”5″]

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Camminare in gravidanza: lo sport che fa bene alla mamma e al bambino https://www.mammeup.it/camminare-in-gravidanza/ https://www.mammeup.it/camminare-in-gravidanza/#respond Mon, 21 Sep 2020 12:05:17 +0000 http://www.mammeup.it/?p=550 Chi l’ha detto che una donna in dolce attesa non può praticare sport? Se la maternità procede tranquillamente senza complicazioni, camminare in gravidanza fa bene sia al fisico che alla mente. Condurre uno stile di vita sano durante la gravidanza, ma ancora meglio a partire dal momento in cui si decide di avere un bambino, è […]

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Chi l’ha detto che una donna in dolce attesa non può praticare sport? Se la maternità procede tranquillamente senza complicazioni, camminare in gravidanza fa bene sia al fisico che alla mente. Condurre uno stile di vita sano durante la gravidanza, ma ancora meglio a partire dal momento in cui si decide di avere un bambino, è fondamentale sia per il  nostro organismo che per bambino che nascerà. Che si tratti di ginnastica leggera, yoga o di una sana camminata, l’attività fisica è uno dei principali alleati per il benessere della donna in dolce attesa e per il suo bambino. Scopriamo perché.

Camminare in gravidanza: i benefici

Ma quali sono i benefici del camminare in gravidanza? Diverse ricerche confermano che questa attività fisica favorisce il benessere di mamma e bambino, e migliora, dato assolutamente non trascurabile, l’umore della gestante. C’è quindi innanzitutto un beneficio di tipo psicologico e che contribuisce a ridurre lo stress tipico dei mesi che conducono al parto.

La camminata è un esercizio a basso impatto e non traumatica, attiva la circolazione periferica, allevia il gonfiore degli arti inferiori, tipico durante la gravidanza, e riduce la sensazione di pesantezza. Oltretutto aiuta a mantenere il peso sotto controllo il che non guasta sia per la mamma che per il bambino, tanto che questa è una delle principali indicazioni che il ginecologo fornisce e verifica durante le visite. Camminare in gravidanza aiuta anche la mente; dal punto di vista psicologico, infatti, muoversi attiva il rilascio dell’endorfine che provocano una sensazione di benessere.

Camminare in gravidanza aiuta anche il parto? Sì, sia perché consente alla donna di mantenere un’elasticità fisica tale da vivere meglio la nascita del bambino. Ma anche perché questa è un’attività che riduce i rischi di un parto pretermine.

Senza dimenticare che camminare è un’attività semplice, che non richiede competenze atletiche specifiche né l’utilizzo di particolari attrezzature. Con un abbigliamento comodo e delle scarpe da ginnastica, ci si può concedere in qualsiasi momento una camminata rilassante e benefica. Sia in solitaria (magari con le cuffiette per ascoltare della buona musica) che in compagnia del proprio partner o di un’amica. Camminare in gravidanza è quindi anche un’attività sociale fenomenale che aiuta a uscire di casa, a combattere la noia e a mantenersi attive.

Camminare in gravidanza: il primo trimestre

Durante il primo trimestre di gravidanza bisognerà combattere la pigrizia e i vari disturbi cercando di camminare almeno 20-30 minuti al giorno. Si dovrà iniziare con un passo lento per poi accelerare l’andatura, raggiungendo un passo “svelto”. Nonostante si è ancora all’inizio bisogna sempre tener presente che questo è un periodo molto delicato per il feto. Per questo motivo il consiglio è quello di non sforzarsi troppo e di portare sempre con sé una bottiglia d’acqua per favorire l’idratazione ed escludere qualsiasi tipo di dolore inaspettato.

Camminare in gravidanza: il secondo trimestre

Nel secondo trimestre di gravidanza il corpo della donna cambia visibilmente: il pancione è aumentato. Questo potrebbe comportare un andamento più impacciato, ne consegue che bisogna prestare particolare attenzione ad avere una postura corretta e a non sforzare troppo la schiena. Durante la camminata bisognerà mantenere il mento alto ed eretto, per evitare eventuali oscillazioni della schiena e respirare profondamente. Si consiglia anche di ondeggiare le braccia: aiuterà a mantenere l’equilibrio e farà lavorare tutto il corpo.

Camminare in gravidanza: il terzo trimestre

Quanto detto per il secondo trimestre diventa ancora più evidente nel terzo. Per questo motivo bisogna fare più attenzione e abbassare un po’ il ritmo della camminata per non sforzarsi troppo. Infine è importante scegliere un terreno che non presenta grossi ostacoli, in modo da evitare pericoli durante la camminata. Inoltre sarebbe più sicuro farsi accompagnare da qualcuno nella camminata così eventualmente in caso di un pericolo o un malore non si è da soli. È importante mantenere il passo finché si riesce senza arrivare senza fiato o esausti.

Controindicazioni del camminare in gravidanza

Non esistono delle vere e proprie controindicazioni nel camminare in gravidanza. Il consiglio generale riguarda la moderazione e l’attenzione. Sia per chi praticava sport già da prima di rimanere incinta e decide, giustamente, di mantenere il ritmo, sia per chi inizia dopo il concepimento per assicurarsi un buon livello di benessere. In tutti i casi è doveroso non esagerare, pretendere di fare troppo o di avere risultati e performance come se la gravidanza non esistesse.

Consigli utili per camminare in gravidanza

Camminare è un’attività sicura da continuare per tutti i nove mesi e uno dei modi più semplici per iniziare a fare esercizio, anche per coloro che non lo hanno mai fatto prima. Anche se camminare è una cosa semplice e naturale bisogna seguire alcuni consigli per far sì che sia efficace e venga praticata nel migliore dei modi.

Le scarpe

Indossare le scarpe giuste che possono ammortizzare i colpi e l’impatto sia con le caviglie che sulla schiena e le ginocchia.

L’abbigliamento

Vestirsi a strati in modo tale da sudare e potersi alleggerire durante la camminata. Senza dimenticare di indossare capi di abbigliamento elastici e comodi che rendano la camminata piacevole.

La durata

Se il fisico è abituato si può camminare tutti i giorni per 30-40 minuti (considerato che servono circa 5-10 minuti per entrare nella fascia aerobica e per un buon allenamento è necessario un lavoro aerobico di 30 minuti).

L’idratazione

Portarsi sempre una bottiglietta d’acqua per idratare il corpo. Durante la gravidanza si beve di più e anche per questo è fondamentale non far mai mancare all’organismo l’apporto di liquidi.

Distrazioni

Camminare con un po’ di musica aiuta a dare il ritmo e a non annoiarsi. Anche perché l’obiettivo è il benessere, non il raggiungimento di un traguardo. Meglio fare meno ma con serenità e tranquillità che doversi sforzare per mantenere ipotetici ritmi.

Le applicazioni

Esistono tantissime app per camminare in gravidanza. La tecnologia è un validissimo aiuto per monitorare il corso della gravidanza, per segnare le visite o per creare diari di foto da conservare o condividere con gli amici. Per l’attività fisica consigliamo soprattutto due applicazioni: iMamma e Pregnancy Exercise and workout at home. La prima è un vero e proprio prontuario di tutto ciò che ogni futura mamma deve sapere, con un’agenda integrata, un calcolatore per verificare quanto bere ogni giorno e, ancora, una serie di indicazioni sugli esercizi da svolgere per rimanere allenate. La seconda app, invece, è dedicata proprio all’esercizio fisico, con una serie di allenamenti ed esercizi da fare, suddivisi per trimestri, in modo da accompagnare tutto il corso della gravidanza.

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Cani e bambini: i consigli per una convivenza sicura https://www.mammeup.it/cani-e-bambini-i-consigli-per-una-convivenza-sicura/ https://www.mammeup.it/cani-e-bambini-i-consigli-per-una-convivenza-sicura/#respond Thu, 17 Sep 2020 13:33:37 +0000 https://www.mammeup.it/?p=878 Il legame che si crea tra un bambino ed il proprio animale domestico e nella fattispecie il cane è forte e importantissimo. Avere un animale in casa e crescere insieme a lui è un’esperienza unica che arricchisce la vita di chi lo ha in casa. Numerose ricerche, infatti, hanno dimostrato che un bambino che cresce in una famiglia con un animale […]

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Il legame che si crea tra un bambino ed il proprio animale domestico e nella fattispecie il cane è forte e importantissimo. Avere un animale in casa e crescere insieme a lui è un’esperienza unica che arricchisce la vita di chi lo ha in casa. Numerose ricerche, infatti, hanno dimostrato che un bambino che cresce in una famiglia con un animale domestico gode di numerosi benefici soprattutto a livello emotivo. La cosa importante, però, è capire che il cane non è un essere umano, pertanto il genitore deve essere bravo a non considerarlo come un “baby sitter”.

Allo stesso tempo ci sono molte perplessità intorno a questa convivenza, specie per quel che riguarda i cani e i bambini appena nati, quelli disabili e tutto ciò che riguarda l’aspetto igienico. Entriamo nel dettaglio di questo discorso scoprendo vantaggi, precauzioni, indicazioni e consigli da seguire per tenere in casa un cane quando c’è un bambino.

Cani e bambini, pro e contro

Abbiamo accennato che la convivenza tra cani e bambini è fonte di grandi benefici, soprattutto per la crescita del bambino. Nello specifico possiamo individuare benefici:

  • motori;
  • psicologici;
  • sociali;
  • igiene e prevenzione.

Uno dei principali benefici per i bambini dell’avere un cane in casa è quello di poterci giocare. Questo significa un duplice vantaggio: motorio e psicologico. Il bambino, infatti, è fin da subito costantemente stimolato a muoversi e a fare nuove attività e scoperte per interagire con il proprio amico a quattro zampe. Questo non significa che non ci siano rischi, ma alla luce dei vantaggi le criticità (che successivamente analizzeremo) possono essere tranquillamente gestite.

L’altro grande vantaggio è quello legato alla socialità del bambino. Sono diversi gli studi e le ricerche che confermano come i cani aiutino i bambini disabili (autistici o con Sindrome di Down) ad avere una crescita sana e stimolante.

L’ultimo vantaggio che abbiamo menzionato, ovvero quello dell’igiene, potrebbe sollevare qualche perplessità. In realtà il fatto che ci siano maggiori criticità è l’opportunità per educare i bambini a prestare attenzione e sviluppare una sana igiene personale. Gli animali possono trasmettere all’uomo alcune malattie, ma trattandosi di animali domestici (quindi non randagi e regolarmente vaccinati e controllati), il rischio è solo quello di entrare a contatto con le loro deiezioni. È sufficiente tenere il bambino lontano ed insegnargli, quando è più grande, a lavarsi frequentemente le mani, specie dopo aver giocato con il suo cucciolo a quattro zampe.

Consigli utili per una sana convivenza tra cani e bambini

Per ogni sana convivenza, quella tra cani e bambini, ma anche quella tra esseri umani, passa dalla collaborazione, dal rispetto di regole chiare e dalla comprensione delle esigenze reciproche. Nel caso del bambino e dell’animale domestico è impensabile pretendere che le acquisiscano da soli; è quindi fondamentale il ruolo dei genitori che devono educare entrambi. Vediamo quindi una serie di regole generali per prevenire problemi e rendere la convivenza meravigliosa per tutti. Affinché si crei una buona convivenza e una relazione equilibrata tra cane e bambino ci sono alcune cose da fare ed altre da evitare.

Cani e bambini appena nati

Se i bambini, specie con il passare degli anni, possono imparare a interagire con il cane presente in casa; cosa fare con i neonati? La questione è delicata e va affrontata con attenzione, specie se è il bambino il secondo ad arrivare in casa. I cani vanno preparati all’arrivo e non trascurati dopo. Anche perché i cani sono animali molto abitudinari e qualsiasi novità potrebbe spaventarli e quindi causare reazioni pericolose.

Spazi e regole

Anche per quello che abbiamo appena detto è importante che tra cane e bambini ci sia un reciproco rispetto delle regole e degli spazi. Se necessario è possibile delimitare le zone riservate al cane, avendo cura di abituarlo già da qualche mese prima della nascita del bambino, in modo anche che non associ il cambiamento all’arrivo del neonato e lo consideri responsabile.

Una cosa da non dimenticare è che il più delle volte è il bambino che non sa interagire correttamente con il cane. Come dicevamo prima, tirargli la coda o le orecchie, infilargli le dita negli occhi, sono cose che infastidirebbero chiunque e solitamente il cane manifesta il suo fastidio allontanandosi o ringhiando. Se il bambino, però, non è in grado di interpretare correttamente i segnali dati dal cane, continuerà a disturbarlo con il rischio di ricevere un morso.

È necessario che il bambino e il cane imparino a dialogare e a convivere. Molto spesso, infatti, si verificano casi in cui il bambino viene morso dal cane e troppo spesso viene attribuita la colpa “al cane aggressivo”, quando in realtà non è così. La maggior parte degli episodi di morsicatura sono prevedibili ed evitabili. Nella maggior parte dei casi la responsabilità è dei genitori che devono mediare il rapporto tra bambino e l’animale prevedendo a priori il rischio di spiacevoli episodi.

Come comportarsi quando arriva un cucciolo di animale in casa?

Cosa fare quando il cane è, invece, il secondo ad arrivare? Non appena arriva un cane in casa ci sono alcuni comportamenti da aspettarsi: i cuccioli sono molto attivi usando zampe e denti per giocare ed esplorare. Toccano, annusano, e usano la bocca per scoprire ogni cosa gli capiti sotto gli occhi. Come gioco spesso rubano oggetti e anche quelli dei bambini.

Sia i cuccioli che i bambini non controllano molto le loro reazioni che spesso sono eccessive e smisurate. Questa, infatti, è la fase più importante da tenere d’occhio, per evitare che il bambino possa involontariamente fare male al cucciolo che, spaventato, può manifestare varie reazioni fino all’aggressione. Quest’ultima potrebbe avere un effetto negativo a lungo termine sul bambino portandolo a sviluppare paura nei confronti del cane.

Cani per bambini e appartamento

Un’altra precauzione riguarda la razza di cane. Ci sono quelle per indole più giocherellone e mansuete e per questo più adatte a stare con dei bambini piccoli. Allo stesso tempo è importante che il cane, qualunque razza sia, viva in un ambiente adeguato alla sua stazza e alle sue esigenze. Chi vive in un appartamento senza giardino o spazi esterni, dovrebbe fare ancora più attenzione nella scelta del tipo di cane; questo a prescindere dalla convivenza con un bambino.

Mai lasciare un bimbo solo con un cane

Di solito una volta che il cane ha imparato a relazionarsi ed ha conosciuto il bambino si comporterà con lui come se fosse un normale adulto. Non ci sono ricerche che dimostrano che il cane ha un particolare modo di comportarsi con un bambino diverso da quello che ha con un adulto.

Può capitare, inoltre, che il cane veda il bambino come un animale da “difendere” e “proteggere” dagli estranei o più in generale dagli adulti. Un altro caso invece è che il cane veda il bambino come una “preda”. Questo capita soprattutto nei cani che non sono mai stati abituati alla presenza dei bambini fin da cuccioli e che quindi interpretano le urla dei bimbi come se fossero i segnali emessi da una preda.

La gioia di crescere insieme

Tra cani e bambini può sbocciare un amore spettacolare che durerà per tantissimi anni e che segnerà in positivo la crescita dei bambini. Come per tutte le cose è fondamentale prestare attenzione ad alcuni dettagli, non dare mai niente per scontato e, soprattutto all’inizio della convivenza, monitorare costantemente la situazione. Come una pianta se curata e annaffiata quotidianamente, anche la convivenza tra cani e bambini ha tutti gli elementi per sbocciare in qualcosa di positivo e straordinario.

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Yoga in gravidanza: tutto quello che c’è da sapere https://www.mammeup.it/yoga-gravidanza-quello-ce-sapere/ https://www.mammeup.it/yoga-gravidanza-quello-ce-sapere/#respond Wed, 16 Sep 2020 14:30:34 +0000 http://www.mammeup.it/?p=470 Lo yoga è una disciplina olistica che apporta moltissimi benefici sia al corpo che alla mente. Per questo molte donne sono affascinante dal poter ottenere questi vantaggi durante i mesi della gravidanza. Lo yoga è una tecnica che aiuta a mantenersi in forma e che fa bene allo spirito. È consigliata alle donne in gravidanza […]

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Lo yoga è una disciplina olistica che apporta moltissimi benefici sia al corpo che alla mente. Per questo molte donne sono affascinante dal poter ottenere questi vantaggi durante i mesi della gravidanza. Lo yoga è una tecnica che aiuta a mantenersi in forma e che fa bene allo spirito.

È consigliata alle donne in gravidanza che non vogliono smettere di fare attività fisica, anche perché permette di scegliere tra diversi esercizi “leggeri”, accessibili anche alle donne che, con il passare dei mesi, hanno una capacità motoria limitata ed evidenti complicazioni a svolgere i tradizionali esercizi di fitness.

I benefici dello yoga in gravidanza

Abbiamo detto che lo yoga in gravidanza fa bene, sia al corpo che alla mente. Entrando più nello specifico, quali sono i vantaggi di questa disciplina sulle donne in dolce attesa?

Migliorare l’equilibrio (sia fisico che mentale)

Con il progredire  della gravidanza e l’aumento della grandezza della pancia, il punto d’equilibrio si sposta.  La pratica di hatha yoga, infatti, può aiutare  a mantenere una corretta postura e un buon equilibrio fisico. Attraverso gli esercizi di respirazione yogica chiamati pranayama, poi, si può regolarizzare più facilmente l’equilibrio emozionale. Respirando con maggiore consapevolezza la donna potrà decifrare al meglio i segnali inviati dal corpo per entrare in connessione il bambino. Grazie alle inspirazioni profonde e calme verrà attivato il  sistema parasimpatico che aiuta a regolare la pressione e il battito cardiaco, a migliorare la digestione e il riposo notturno e a fortificare il sistema immunitario.

Miglioramento circolazione sanguigna

Lo yoga attiva la circolazione sanguigna e linfatica, riducendo così il gonfiore e la pesantezza alle gambe. Questi sono problemi comuni durante i mesi della gravidanza e poter contare su un esercizio costante e benefico è sicuramente utilissimo.

Riduce i fastidi della gravidanza

Ogni gravidanza è accompagnata da diversi sintomi. Alcuni sono tipici dei primi mesi, altri sopraggiungono nelle settimane successive, anche in concomitanza con l’aumento del volume della pancia. I sintomi più comuni che vengono migliorati dallo yoga sono: dolori lombari, stanchezza, nausea, costipazione, fatica a respirare e il mal di testa.

Forza, flessibilità e resistenza muscolare

Le posizioni dello yoga non sono, come comunemente si crede, solo un antistress o una serie di esercizi defaticanti. È un allenamento utilissimo anche per migliorare la flessibilità, la forza e la resistenza muscolare. Rivelandosi anche per questo prezioso per il travaglio e il parto.

Ridurre l’ansia e lo stress

La pratica del pranayama, calma il corpo e la mente, ed è un aiuto durante i difficili momenti del parto. Tutta la gravidanza è costellata da momenti di stress, stanchezza e paura e poter avere degli esercizi utili per stemperare tutta la tensione, sia fisica che mentale, è fondamentale per ogni donna.

Quando iniziare a fare yoga in gravidanza?

Non c’è un momento specifico nel quale iniziare a fare yoga in gravidanza; così come non c’è una data oltre la quale non è consigliato praticarlo. Tutto dipende da caso a caso, dalla capacità della futura mamma a mantenere le posizioni degli esercizi. Non ci sono controindicazioni nel praticare yoga durante la gravidanza; l’importante è non esagerare né ignorare la propria condizione che, inevitabilmente, comporta dei cambiamenti nel fisico e nella capacità di movimento.

Lo yoga quindi può essere praticato in qualsiasi momento della gravidanza e anche dopo; anzi una certa costanza prima, durante e dopo il parto può essere utile per il proprio benessere.[amazon bestseller=”accessori yoga gravidanza” items=”5″]

Esercizi e posizioni da fare per lo yoga in gravidanza

Vediamo ora quali sono le migliori posizioni da praticare durante la gravidanza:

Tadasana, la posizione della montagna

In piedi con la pianta dei piedi ben distesa a terra, braccia in alto lungo la testa e mani unite.Questa aiuta a mantenere l’equilibrio e a migliorar la postura. Oltretutto rafforza le coscemigliora la postura e dona un senso di leggerezza.

Trikosana, il triangolo esteso

Gambe divaricate si porta il busto o a destra o sinistra una mano tocca terra e l’altra rimane alzata e perpendicolare al corpo. Questa posizione migliora l’equilibrio e rafforza entrambi i lati del corpo, inoltre allunga le gambe, i fianchi e riapre le spalle.

Virabhadrasana, la posizione del guerriero

Gambe divaricate, un ginocchio leggermente avanti e piegato, braccia distese e parallele al pavimento. Utilissima per rafforzare i muscoli della schiena, per aprire i fianchi le spalle e irrobustire i muscoli delle gambe.

Marjariasana, posizione del gatto

In posizione quadruplica si porta la scena verso l’alto stimolando l’addome. Fa benissimo alla colonna vertebrale ed è un esercizio dinamico che fa bene anche alla zona pelvica.

Sukkhasana, la posizione semplice

Sedute gambe incrociate mani poggiate sulle cosce con pollice e medio che di sfiorano. Questo è un esercizio fondamentale per la respirazione, calmare la mente e rafforzare la schiena.

Questi sono solo alcuni  dei tanti esercizi che tutte le donne incinta, dopo aver chiesto un parere al proprio medico, possono tranquillamente praticare.

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Come rimanere incinta: via i luoghi comuni, ecco trucchi e consigli https://www.mammeup.it/come-rimanere-incinta/ https://www.mammeup.it/come-rimanere-incinta/#respond Tue, 15 Sep 2020 12:30:46 +0000 http://www.mammeup.it/?p=464 No, non parliamo di un manuale di istruzioni della sessualità, ma di come fare per rimanere incinta. Per quanto possa apparire scontato, non è sufficiente avere dei rapporti con il proprio partner. Specie se si leggono i numeri dell’infertilità maschile e femminile. Un fenomeno che secondo gli studi ha “un indice di fecondità (possibilità di […]

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No, non parliamo di un manuale di istruzioni della sessualità, ma di come fare per rimanere incinta. Per quanto possa apparire scontato, non è sufficiente avere dei rapporti con il proprio partner. Specie se si leggono i numeri dell’infertilità maschile e femminile. Un fenomeno che secondo gli studi ha “un indice di fecondità (possibilità di concepire per ciclo) intorno al 25% in coppie giovani” e che, stando ai calcoli “nelle nuove coppie il 19% avrà problemi riproduttivi dopo 2 anni e che di queste il 4% sarà sterile e le altre coppie saranno subfeconde” (ovvero con un indice di fertilità 3 o 4 volte inferiore rispetto alla norma).

Rimanere incinta non è scontato ed è quindi opportuno affrontare l’argomento con serietà, anche per sgomberare il campo da miti e leggende metropolitane. Con la possibilità di avvalersi di strumenti tecnologici che oggi consentono sia di monitorare il periodo fertile che di riscontrare se si è rimaste incinta.

Non riesco a rimanere incinta: sono sterile?

Medici generici, ginecologi, sessuologi e psicologi si sono sentiti rivolgere spesso la frase “non riesco a rimanere incinta”, seguita dall’ancora più triste dei dubbi: sono sterile? Può darsi, ma la probabilità non è affatto alta come si potrebbe tendere a pensare di primo acchito.

Innanzitutto, bisogna tenere presente che prima di farsi domande e pensar male bisogna trascorrere almeno un anno consecutivo di rapporti sessuali liberi con il proprio partner. Con “liberi” si fa riferimento alla tranquillità, assolutamente scevra dalla ricerca spasmodica della gravidanza. Lo stress e lo stile di vita sono condizioni fondamentali per l’ottenimento della gravidanza. Ci sono poi problemi di natura genetica o acquisita (traumi, malattie, eccetera) che possono inficiare la fertilità della donna o dell’uomo (con percentuali di incidenza uguali), ma in quei casi si sfocia in competenze mediche che è doveroso affrontare caso per caso.

Spesso poi non si riesce a rimanere incinta anche per uno stile di vita non corretto, nel quale vi un consumo eccessivo di alcol, il fumo, un peso fuori dai parametri considerati normali – in eccesso o in difetto – o un periodo costellato di stress sul lavoro.

Rimanere incinta: cosa c’è da sapere

Prima di trarre conclusioni affrettate o affidarsi a teorie che di scientifico e medico non hanno nemmeno il nome, è fondamentale chiarire alcuni aspetti del concepimento. Molti si domandano quanto tempo ci vuole per rimanere incinta dopo il rapporto, ma non esiste una risposta univoca. Questo perché molto dipende dalla mobilità degli spermatozoi e dalla loro resistenza. Il concepimento può avvenire dopo una mezz’ora, ma anche dopo qualche giorno dall’eiaculazione.

Quali sono i giorni in cui si rimane incinta

Il calcolo dell’ovulazione

Quando si parla di calcolo dell’ovulazione, ci si riferisce al fatto che durante il ciclo mestruale ci sono dei giorni più fertili, in media cinque giorni, in ogni ciclo. In linea di massima è proprio questo il periodo fertile per antonomasia, durante il quale si alzano sensibilmente le probabilità di una gravidanza.

Come verificare il periodo fertile

Ecco perché bisogna conoscere a fondo il proprio ciclo mestruale. Il metodo più semplice è considerare la metà del ciclo mestruale come periodo di massima fertilità. In concreto, nella media l’ovulazione avviene il 14esimo o il 15esimo giorno dopo l’inizio del ciclo. Anzi, più precisamente, circa 14 giorni prima dell’inizio del nuovo ciclo. Il discorso, in generale, vale per le donne con cicli regolari di 30-35 giorni. Ma le varianti, in ogni caso, sono molte.[amazon box=”B01465TZ5U,B01HFBWQH6,B07VMF81B9″]

Le migliori app per calcolare giorni fertili e ovulazione

Per fortuna anche la tecnologia può venire in soccorso. Mettete pure in soffitta i dubbi: queste app funzionano, prova ne siano le tantissime recensioni che si trovano online.

Una delle prime app per calcolare quali sono i giorni fertili è Flo – Calendario Mestruale & Ovulazione. Parliamo di un’applicazione completa che integra anche funzioni per monitorare l’attività fisica e il proprio stile di vita. È consigliata per le donne che hanno un ciclo irregolare perché tiene in considerazione diversi aspetti e di fare previsioni su qual è il momento migliore per provare a rimanere incinta.

Un’altra applicazione da valutare è My Fertility che permette, tra le altre cose, di tenere una sorta di diario sul proprio stato (stati d’animo, condizioni di salute, eccetera) e avere notifiche sui giorni più fertili. Inoltre è possibile inserire anche i dati ottenuti dai test sulla consistenza del muco cervicale e del liquido seminale, in modo da avere informazioni più precise sui giorni migliori nei quali avere rapporti con il proprio partner.

La lista prosegue con iGyno, creata in collaborazione con l’Associazione Europea Ginecologi. È funzionale, fra le altre cose, perché do modo di selezionare la modalità di utilizzo, da “sono incinta” a “cerco un bambino”. La personalizzazione, va da sé, cambia la grammatica di sfruttamento dell’app. Chiudiamo in bellezza i consigli per gli acquisti con Ovia Fertility, che si concentra sui giorni fertili e fornisce suggerimenti non banali per aumentare le probabilità di gravidanza.

Le posizioni per rimanere incinta

Nel desiderio di rimanere incinta molti pensano che ci siano posizioni che facilitino il concepimento. L’idea è quella di “ridurre il tragitto” degli spermatozoi, con posizioni in cui gli organi genitali maschili e femminili siano più vicini possibili. Similmente spesso c’è la convinzione che bisogna rimanere sdraiate per un tot di tempo per non ostacolare il percorso degli spermatozoi.

Senza troppi giri di parole è fondamentale chiarire che non ci sono evidenze scientifiche in questo senso e che quindi si tratta solamente di ipotesi o suggestioni. Il consiglio, come visto, è quello di monitorare il proprio periodo fertile e avere rapporti in quei giorni, aumentando le probabilità di rimanere incinta.

Quando compaiono i primi sintomi dopo il concepimento

Anche in questo caso non esistono regole generali, perché tutto dipende da quando è avvenuto il concepimento e da come risponde l’organismo della donna. A volte già dopo una settimana si possono percepire dolori, crampi, stanchezza o maggiore sensibilità agli odori. Il problema è che spesso chi desidera di rimanere incinta è alla ricerca di questi segnali e potrebbe confonderli anche quando in realtà non ci sono.

I migliori test di gravidanza

Per avere la conferma (o la smentita) di essere incinta è utile avvalersi dei migliori test di gravidanza. in commercio ne esistono tantissimi modelli che variano in base al modello (stick, strisce, cassette o digitali) al metodo utilizzato per verificare se il concepimento è avvenuto, l’affidabilità, il prezzo e la semplicità d’uso[amazon bestseller=”test gravidanza” items=”5″]

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Baby Shower: cos’è e quando farlo https://www.mammeup.it/baby-shower-cose-farlo/ https://www.mammeup.it/baby-shower-cose-farlo/#respond Mon, 14 Sep 2020 13:00:11 +0000 http://www.mammeup.it/?p=452 Anche in Italia da qualche anno a questa parte si sta diffondendo la moda del baby shower. Un’abitudine che sta conoscendo successo e apprezzamento, ma che non ma non tutte le future mamme sono ancora esperte sul tema. In tanti film e telefilm si parla di questo tipo di evento, che celebra la nascita di un […]

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Anche in Italia da qualche anno a questa parte si sta diffondendo la moda del baby shower. Un’abitudine che sta conoscendo successo e apprezzamento, ma che non ma non tutte le future mamme sono ancora esperte sul tema. In tanti film e telefilm si parla di questo tipo di evento, che celebra la nascita di un bambino o di una bambina. Visto che parliamo di una bella tradizione e che è anche nel nostro Paese sta prendendo sempre più piede, conosciamo meglio cos’è il baby shower e come organizzarlo.

Cos’è un Baby Shower?

Negli Stati Uniti è il classico festeggiamento che precede la nascita di un bebè, durante il quale i genitori ricevono tanti regalini dagli invitati. Tra i doni ci sono, naturalmente, quelli per il neonato, ma non ne mancano anche per la mamma. Il baby shower è una bella occasione di condivisione della gioia per la nascita futura: un momento da passare con amici, parenti e affetti più cari.

Il termine shower, che significa “doccia” in inglese, deriva dal “fare una doccia di regali” alla mamma del bebè. Dagli Stati Uniti all’Italia, il mercato europeo ha reagito benissimo alla moda del baby shower, accogliendola a braccia aperte. Sono tantissime le catene di negozi che prevedono formule e soluzioni adatte a questo scopo. Tanto che in molti casi, anche per trovare cosa regalare a un baby shower, i genitori preparano una sorta di lista nozze, all’interno della quale gli invitati possono trovare cose utili da regalare. Evitando sprechi e doppioni.

Come organizzare un baby shower

Secondo la tradizione, comunque, il baby shower andrebbe fatto soltanto per il primogenito. Nella prassi, naturalmente, la festa viene organizzata anche per gli altri figli o per quelli adottati. Alcuni futuri genitori, inoltre, hanno il piacere di organizzare più di un baby shower per lo stesso bimbo: uno da condividere con i parenti e gli amici più stretti, un altro per colleghi di lavoro e conoscenti meno intimi.

A guidarvi nell’organizzazione del vostro evento deve essere sicuramente la creatività, ma ci sono alcune regolette di base che possono tornare utili. Anzitutto, potete scegliere un colore di riferimento, così come un tema della festa. Non limitatevi ai classici rosa e celeste, ma osate con qualcosa di più originale, se vi va. Decorate la stanza della casa in cui si terrà la festa, non necessariamente con oggetti troppo infantili: pensate, ad esempio, a fiori e rose, oltre che ghirlande e candele sulle tinte che avete scelto.

Per quanto riguarda il buffet, generalmente gli invitati portano ognuno qualcosa, mentre i genitori pensano alla torta, ma anche qui potete fare come preferite. Via libera a finger food e dolcetti monoporzione, comodi da consumare in piedi. Un’idea sicuramente di effetto è quella di pensare a un dono per i vostri ospiti, che potranno avere così un bel ricordo del vostro baby shower![amazon bestseller=”baby shower ” items=”5″]

Chi invitare al baby shower

Sebbene il baby shower sia tradizionalmente una festa al femminile, alla quale partecipa solo la mamma insieme alle amiche, negli ultimi anni anche gli uomini hanno iniziato ad appassionarsi all’argomento. Così, sono nati party per sole mamme, altri per tutti e due i genitori e altri ancora per soli papà. Insomma, il baby shower si presta davvero a tante interpretazioni: sta alla fantasia dei genitori o dei loro amici scegliere in quale forma svolgerlo.

Quanto tempo prima si fa il baby shower

La tradizione richiede di organizzarlo a ridosso della nascita, ma non nelle settimane precedenti la data del parto. Il periodo migliore è quello che va dai due mesi precedenti la nascita del bambino. Questo anche per evitare che la mamma sia troppo stanca per potersi godere al meglio questo giorno di festa. Inoltre in questo periodo, salvo scelte diverse, si conosce anche il sesso del bambino e si possono fare regali specifici e non generici.

Una tradizione da star

Non sono ovviamente mancate le celebrità che si sono lasciate trasportare dalla moda, come ad esempio la “casalinga disperata” Eva Longoria a Victoria Beckham. Le fan del telefilm Sex and The City, inoltre, ricorderanno bene l’episodio durante il quale le quattro protagoniste partecipano al baby shower di una storica amica, che tuttavia rimpiange i tempi andati e la vita da single, o anche quello in cui Charlotte è alle prese con il suo baby shower.

Cosa si regala a un baby shower?

Cosa regalare a un bambino appena nato? Se i genitori non hanno preparato una lista o non hanno dato indicazioni specifiche, il consiglio è di puntare sui regali utili. I pacchi di pannolini (o un buono per acquistarli) rappresenta un’idea che troverà sicuro apprezzamento. Similmente anche prodotti per l’igiene personale, bavaglini e accessori vari (cuscini per allattare, termometro per bambini, strumenti da viaggio, zaini multifunzione, eccetera) possono essere idee molto belle e utili per un baby shower.

Molto dipende anche dal rapporto che si ha con i genitori. Genitori, parenti e amici stretti possono organizzarsi anche per regalare un passeggino, il seggiolone, il lettino o la culla. Trattandosi di regali costosi e delicati è però importante avere il placet dei genitori.

Anche i giocattoli sono regali perfetti per questa occasione, soprattutto perché sono graditissimi dai bambini. Spesso però si tratta di articoli che il bambino usa per poche settimane e poi rischiano di finire in una cesta a prendere polvere. Il consiglio è quello di organizzarsi e trovare idee regalo per fare contenti sia i bambini che i loro genitori.[amazon bestseller=”regalo neonato” items=”5″]

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I migliori seggiolini per la bicicletta: divertimento e sicurezza https://www.mammeup.it/i-migliori-seggiolini-per-la-bicicletta/ https://www.mammeup.it/i-migliori-seggiolini-per-la-bicicletta/#respond Fri, 11 Sep 2020 08:00:46 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36640 Tra i mezzi di trasporto da utilizzare (anche in città), la bicicletta è uno di quelli che andrebbe maggiormente rivalutato. Potersi muovere con i propri bambini non è certo facile, soprattutto in quelle realtà urbane dove il traffico assomiglia più all’apocalisse che al normale spostamento di persone. Per spostarsi con i propri figli senza alcun […]

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Tra i mezzi di trasporto da utilizzare (anche in città), la bicicletta è uno di quelli che andrebbe maggiormente rivalutato. Potersi muovere con i propri bambini non è certo facile, soprattutto in quelle realtà urbane dove il traffico assomiglia più all’apocalisse che al normale spostamento di persone. Per spostarsi con i propri figli senza alcun tipo di problema è utile utilizzare dei seggiolini per la bicicletta. Si tratta di un dispositivo di per sé molto semplice, ma che va analizzato con attenzione per garantire due aspetti fondamentali: la comodità e la sicurezza.

Come scegliere i seggiolini per la bicicletta per neonati e bambini

La normativa

L’utilizzo dei seggiolini per la bicicletta è regolamentato da una specifica normativa: ovvero il Codice della Strada. Questo, all’articolo 182 comma 5, stabilisce che si può trasportare un solo bambino a bicicletta, utilizzando un seggiolino a norma. La legge distingue tra neonato e bambino, stabilendo che per i neonati fino a 15kg il seggiolino per la bicicletta debba essere fissato tra l’adulto e il manubrio, mentre nel caso dei bambini fino a otto anni, il seggiolino può essere fissato sulla parte posteriore. Ci sono poi alcune caratteristiche tecniche che per legge i seggiolini per la bicicletta devono rispettare. L’articolo 225 del Codice della Strada indica che il seggiolino deve avere:

  • uno schienale;
  • un sistema di aggancio;
  • le bretelle (o cinture);
  • sistema di protezione dei piedi;
  • misura proporzionale alla grandezza della bici.

Tali disposizioni, unitamente alla norma UNI EN 14344:2005 dell’Unione Europea, servono ad assicurare l’incolumità del minore e la libertà di movimento del guidatore che, per legge, deve essere maggiorenne per poter trasportare un bambino.

Le caratteristiche tecniche

La prima distinzione da fare è quella tra seggiolino anteriore e seggiolino per la bici posteriore. La differenza tra le due tipologie dipende, ovviamente, dal punto in cui viene fissato il seggiolino sulla bicicletta. La scelta, oltre alle disposizioni di legge prima indicate, dipende dalle preferenze di ogni guidatore. La seconda valutazione da fare riguarda il peso del bambino e la conformità del seggiolino che deve ospitarlo. In base alla collocazione del seggiolino si trovano in commercio diversi sistemi di fissaggio. Il seggiolino può essere fissato alla bici sul tubo davanti alla sella o sul portapacchi. È doveroso verificare che il seggiolino che si vuole acquistare sia compatibile con la bicicletta che si utilizzerà per il trasporto dei bambini, anche nei loro primi mesi di vita. L’ultimo aspetto da valutare è quello della comodità. Il bambino deve poter viaggiare serenamente, avendo un seggiolino che lo protegga dalle sollecitazioni della strada. Per questo è doveroso verificare l’ampiezza della seduta, la possibilità di reclinare lo schienale e il poggiapiedi, il tipo di imbottiture e la presenza di sistemi di areazione. I seggiolini per la bici sono dotati anche di tasche portaoggetti che permettono di trasportare comodamente i vari giocattoli e accessori utili per il bambino.

5 migliori seggiolini

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Seggiolino posteriore Okbaby

Uno dei migliori modelli da prendere in considerazione è il seggiolino posteriore Okbaby, pratico e confortevole per il bambino. È un modello dotato di cintura di sicurezza a 3 punti, catadiottro posteriore e uno schienale alto e particolarmente comodo per ospitare il bambino. Tra i punti di forza anche la presenza del poggiapiedi regolabile e la forma del poggiatesta ergonomica per consentire una posizione corretta al bambino.

Seggiolino posteriore Thule Ridealong

Con il seggiolino posteriore Thule Ridealong si ha a disposizione un modello che si fissa sul tubo del piantone della bicicletta e che, grazie anche al sistema di sgancio rapido, è semplicissimo da installare. Tra le caratteristiche di questo modello è da segnalare la presenza di un utilissimo catadiottro rifrangente, il sistema delle cinture di sicurezza a tre punti e delle imbottiture impermeabili e semplici da pulire.

Seggiolino posteriore Bellelli

Per chi è alla ricerca di un modello economico il seggiolino posteriore Bellelli è una delle soluzioni migliori verso le quali orientarsi. Il prezzo ridotto non deve trarre in inganno, infatti sono presenti sia un’ampia seduta con un pratico alloggio per il casco, che il poggiapiedi regolabile e delle sponde laterali che migliorano il confort a bordo per il bambino.

Seggiolino anteriore Polisport Bilby

Con un rapporto qualità-prezzo invidiabile passiamo al seggiolino anteriore Polisport Bilby. Parliamo di un modello disponibile in diversi colori e che può essere collocato sulla parte posteriore della bicicletta. Oltre alle dotazioni di sicurezza standard, questo seggiolino prevede la presenza di una barra di sicurezza che protegge il bambino nel caso si dovesse addormentare durante la pedalata. È presente anche una pedana di sicurezza regolabile, una protezione per i piedi e un sistema di fissaggio rapido che permette di montare e smontare rapidamente il seggiolino.

Seggiolino anteriore RMS

Per fissare il seggiolino al manubrio un modello molto interessante è quello dato dal seggiolino anteriore RMS. Nella confezione sono presenti anche i sistemi di fissaggio che permettono di ancorare perfettamente il seggiolino al manubrio della bicicletta. La seduta del bambino è realizzata con un sistema traspirante che permette di viaggiare comodamente anche durante le giornate più calde.

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Spazzolini per bambini: come scegliere i migliori https://www.mammeup.it/spazzolini-per-bambini-come-scegliere-i-migliori/ https://www.mammeup.it/spazzolini-per-bambini-come-scegliere-i-migliori/#respond Thu, 10 Sep 2020 08:00:26 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36882 Quando si parla di igiene orale il più delle volte il pensiero va a come fare per sbiancare i denti. Questa può essere una preoccupazione degli adulti, ma il più del lavoro bisogna farlo a partire dai più piccoli. Innanzitutto scegliendo degli spazzolini per bambini adeguati alla loro età e alle loro esigenze. L’igiene orale […]

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Quando si parla di igiene orale il più delle volte il pensiero va a come fare per sbiancare i denti. Questa può essere una preoccupazione degli adulti, ma il più del lavoro bisogna farlo a partire dai più piccoli. Innanzitutto scegliendo degli spazzolini per bambini adeguati alla loro età e alle loro esigenze. L’igiene orale è inoltre fondamentale per prevenire tante infezioni e malattie che possono creare non pochi fastidi e problemi.

Cerchiamo quindi di capire cosa si intende per igiene orale, come comportarsi con i più piccoli e soprattutto rispondere ai dubbi e agli interrogativi intorno agli spazzolini da denti per bambini.

La cura dei denti e l’igiene orale dei bambini

Prendersi cura dell’igiene orale dei bambini è fondamentale, ma come fare quando sono piccoli? Da neonati il consiglio è quello, dopo ovviamente che è spuntato il primo dentino, di spazzolarlo con cura utilizzando uno spazzolino dalla testa soffice. Per quel che riguarda il dentifricio meglio orientarsi verso uno privo di fluoro.[amazon box=”B084NY2KLQ”]

A partire dal secondo anno di età si può iniziare a educare i bambini a prendersi cura direttamente dei propri denti, insegnandogli a utilizzare lo spazzolino e dando loro il buon esempio. La pulizia dei denti e l’utilizzo degli spazzolini per bambini è anche l’occasione per parlare con loro di alimentazione, che è una delle principali cause che incide sull’igiene orale. Crescendo i bambini diventano sempre più autonomi, ma è fondamentale controllare che prendano e mantengano questa abitudine.

Spazzolini per bambini: manuali o elettrici?

Quali sono i migliori spazzolini da denti per bambini? Meglio quelli manuali con i quali prendono confidenza fin da piccoli e che sono meno soggetti a rottura o meglio orientarsi verso quelli elettrici con tutte le loro funzionalità? L’Ospedale Bambino Gesù di Roma interviene sulla questione spiegando che “Lo spazzolino elettrico con tecnologia roto-oscillante è attualmente considerato lo strumento migliore per l’igiene orale nel paziente pediatrico”. Nulla vieta ai genitori di scegliere comunque degli spazzolini tradizionali per i propri bambini, ma in questo caso “è importante che esso abbia una testina medio-piccola con setole artificiali di durezza media”.

Guida all’acquisto degli spazzolini per bambini

Tra i tanti modelli di spazzolini per bambini qual è il migliore tra cui scegliere? Come spesso accade bisogna valutare diversi fattori e alla luce di questi confrontarli con le proprie esigenze. Nello specifico quelle dei nostri bambini. in questo seno un buon criterio di analisi e di scelta riguarda anche l’aspetto estetico di questo strumento. I bambini amano gli oggetti colorati, magari con i disegni dei loro supereroi dei cartoni animati ed è importante non ignorare questo elemento. Gli spazzolini colorati inducono i bambini a utilizzarli più spesso e con maggior entusiasmo. Dal punto di vista tecnico, invece, bisogna valutare la testina, le setole e l’impugnatura.

La testina

La testina deve essere piccola, adeguata alla grandezza della cavità orale del bambino. Una testina troppo grande, oltre a essere scomoda, rischia di essere inefficace per pulire in profondità i denti dei bambini.

Le setole

Le setole degli spazzolini dei bambini, invece, devono essere sempre delicate e morbide, in quanto parliamo di denti sensibili e in via di sviluppo.

L’impugnatura

Anche il manico dello spazzolino è importante e deve essere, così come detto per la testina, a misura di bambino. L’impugnatura, infatti, deve essere controllata comodamente dal bambino che deve inoltre poter maneggiare lo spazzolino con libertà e sicurezza.

Se invece si tratta di uno spazzolino elettrico è fondamentale verificare, oltre a quanto appena detto che resta sempre valido, anche le funzioni disponibili. Qui si entra in un campo molto vasto dove si può trovare tutto e il contrario di tutto. Dagli spazzolini dotati di timer e di vari livelli di intensità a quelli che funzionano con l’applicazione dello smartphone e che aiutano i bambini nella pulizia quotidiana dei loro denti. Qui è doveroso valutare il tutto anche in funzione del costo e dell’età dei bambini, scegliendo uno spazzolino elettrico quando iniziano a essere più grandi e non si avrà la necessità di doverlo sostituire dopo qualche anno[amazon bestseller=”spazzolini denti bambini” items=”5″]

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Scuola di lingue, istituto internazionale o bilingue? https://www.mammeup.it/scuola-di-lingue-istituto-internazionale-o-bilingue/ https://www.mammeup.it/scuola-di-lingue-istituto-internazionale-o-bilingue/#respond Wed, 29 Jul 2020 16:27:50 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36869 L’educazione è importante sempre e lo è ancora di più in un periodo storico come quello attuale dove si fa fatica a inserirsi nel mondo del lavoro. La scelta dei genitori di far imparare ai propri figli una seconda lingua, è un investimento prezioso per il loro futuro. Investimento non destinato meramente a consentirgli di trovare […]

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L’educazione è importante sempre e lo è ancora di più in un periodo storico come quello attuale dove si fa fatica a inserirsi nel mondo del lavoro. La scelta dei genitori di far imparare ai propri figli una seconda lingua, è un investimento prezioso per il loro futuro. Investimento non destinato meramente a consentirgli di trovare facilmente lavoro, ma soprattutto di offrirgli un’educazione culturale, sociale e linguistica valida.

I vantaggi di una seconda lingua per bambini

Quando si parla della scuola di lingue si pensa quasi esclusivamente agli istituti dove gli adulti si iscrivono per imparare una seconda lingua.

Anche i bambini però vengono a volte iscritti dai genitori a vere e proprie scuole di lingua che offrono corsi intensivi di diverse ore a settimana. Solitamente si tratta di corsi privati che impegnano il bambino dopo la scuola per alcune ore, alcuni pomeriggi a settimana. Ovviamente non sostituiscono il programma formativo ma hanno l’unico obiettivo di intensificare e velocizzare l’apprendimento della seconda lingua, in genere l’inglese. Si tratta di una scelta più diffusa nelle famiglie che hanno iscritto i propri figli in un classico istituto statale che per programma ministeriale non può dedicare più di un tot di ore settimanali all’insegnamento dell’inglese e/o di un’altra lingua aggiuntiva, solitamente il francese, lo spagnolo o il tedesco.

In alternativa a queste scuole private esistono delle realtà, rivolte ai bambini, che affrontano l’apprendimento dell’inglese, o di un altro secondo idioma, fin dalla più tenera età. Parliamo delle scuole primarie paritarie bilingue, istituti dove l’assimilamento della seconda lingua avviene in maniera completa, totale, progressiva e naturale.

L’educazione nelle scuole bilingue primarie paritarie non è solamente rivolta alla comprensione di una lingua straniera e all’acquisizione della padronanza dell’uso di quella lingua, ma soprattutto di offrire una prospettiva interculturale di altissimo valore. Una contaminazione tra culture nella quale emerge l’inclusione, la socializzazione, l’apertura e la capacità di sapersi destreggiare in contesti diversi.

Questo offre l’acquisizione di un bagaglio culturale enorme che rimarrà sempre prezioso nella vita del bambino, qualunque sia la strada che intraprenderà in età giovanile prima e in quella adulta dopo. In questo panorama è doveroso però fare un’importante distinzione per consentire ai genitori di fare una scelta ponderata e vincente per il presente e il futuro dei propri figli. Dobbiamo quindi parlare della differenza tra scuole internazionali e scuole bilingue, capendo caratteristiche e vantaggi di ciascuna realtà.

Cos’è una scuola internazionale

Le scuole internazionali  sono quegli istituti che seguono un ordinamento particolare, diverso da quello del Paese nel quale si trovano. Questo vuol dire che una scuola internazionale in Italia segue regole e programmi scolastici del Paese di riferimento (non quello italiano stabilito dal Ministero dell’Istruzione), portato avanti da docenti madrelingua con lezioni nelle quali l’italiano è insegnato al pari delle altre lingue.

Cos’è una scuola bilingue

A differenza di quelle internazionali, le scuole bilingue sono realtà inserite perfettamente all’interno dell’ordinamento scolastico italiano. La peculiarità di questi istituti è che le lezioni, tutte le lezioni, non solamente quelle di lingua, vengono condotte nelle due lingue. La conseguenza è che l’apprendimento della lingua avviene in maniera completa e supportato anche dall’uso della lingua straniera in contesti differenti da quelli strettamente linguistici (come possono essere le lezioni di storia, matematica, eccetera).

Perché scegliere una scuola bilingue

Ma l’aspetto più interessante di questo tipo di scuola di lingue è quello di offrire un percorso di studio perfettamente inserito nel panorama didattico nazionale. L’importanza di questo elemento non è tanto una questione normativa, quanto sociale. I ragazzi, infatti, crescono imparando una seconda lingua senza per questo essere sradicati dalla cultura nella quale stanno crescendo. Anche con i coetanei che non frequentano una scuola bilingue, seguendo lo stesso programma di lezioni, hanno la possibilità di confrontarsi e non subire un disallineamento tale per cui il bambino si sente diverso dai propri coetanei.

Questo elemento, soprattutto nell’età infantile, è di vitale importanza. Il motivo? I bambini hanno uno sviluppo cognitivo, affettivo ed emotivo coerente con quello dei loro coetanei, ma con il vantaggio di farlo imparando una lingua in più.

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5 consigli utili per una casa a misura di bambino https://www.mammeup.it/5-consigli-utili-per-una-casa-a-misura-di-bambino/ https://www.mammeup.it/5-consigli-utili-per-una-casa-a-misura-di-bambino/#respond Thu, 23 Jul 2020 08:00:42 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36874 La cura dei bambini passa anche e soprattutto dalla sistemazione di una casa a loro misura. Una casa nella quale non solo lo spazio della cameretta dei bambini e gli accessori (la culla, le luci notturne, eccetera) sono distribuiti in maniera accessibile, ma tutta l’abitazione è adeguata alle esigenze dei più piccoli. Un metodo educativo […]

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La cura dei bambini passa anche e soprattutto dalla sistemazione di una casa a loro misura. Una casa nella quale non solo lo spazio della cameretta dei bambini e gli accessori (la culla, le luci notturne, eccetera) sono distribuiti in maniera accessibile, ma tutta l’abitazione è adeguata alle esigenze dei più piccoli.

Un metodo educativo

La casa a misura di bambino è un vero e proprio metodo educativo, in quanto permette al bambino di crescere in maniera sana e stimolante (sia dal punto di vista fisico che cognitivo), senza doverlo “rinchiudere in gabbia” in uno spazio privo di pericoli. Allo stesso tempo anche i genitori potranno vivere più serenamente senza temere che ogni gesto del bambino possa essere pericoloso per la sua incolumità. Questa è una mentalità e una prospettiva, prima ancora che una serie di consigli pratici, che risponde alle indicazioni di Maria Montessori, che con il suo metodo ha segnato profondamente la storia dell’educazione.

Le 5 regole per una casa perfetta

Scopriamo quindi quali sono le 5 regole principali per rendere la propria casa a misura di bambino, in modo da correggere eventuali problemi o predisporre gli spazi domestici in modo tale da ospitare una nuova vita. Per farlo dovremmo occuparci di:

  • flessibilità;
  • dimensioni;
  • organizzazione;
  • arredamento;
  • sicurezza.

Un ambiente che cambia

La prima cosa da cui partire per pensare e realizzare una casa a misura di bambino è quella di abituarsi ai cambiamenti. I bambini crescono e nei primi anni di vita questo avviene in maniera rapida, così come frequenti sono i cambiamenti. Questa rapidità determina sempre nuove necessità e allo stesso tempo alcune diventano obsolete e superate. Il consiglio, quindi, è quello di gestire gli interventi in maniera il più flessibile possibile, avendo un atteggiamento moderato. Molte novità potrebbero non essere previste tutte nello stesso momento ed è quindi utile non fare stravolgimenti definitivi che non possano poi essere successivamente modificati o che per poterlo fare bisogna spendere cifre impegnative.

Non è una questione di grandezza

Un errore molto comune è quello di pensare che per avere una casa a misura di bambino servano tanti metri quadri. Certo, avere spazi grandi è sicuramente una bella cosa, ma non è quella più importante. Si può vivere bene anche in un piccolo appartamento, avendo cura di rendere le cose della casa accessibili ai bambini. Come? Abbassando le altezze di alcuni mobili (letto, tavolo, spazi giochi, eccetera) o prevedendo dei rialzi (gradini, scale, eccetera) per permettergli di arrivare, crescendo, al lavandino, al bagno o agli altri spazi della casa.

La gestione degli ambienti

Passiamo a vedere qualche consiglio pratico su come gestire gli spazi di una casa che sia realmente a misura di bambino. Partiamo dalla cameretta, la stanza dove il bambino crescendo trascorrerà sempre più tempo e nella quale sono conservati i suoi giochi. Il consiglio è quello di lasciare il più possibile spazi liberi al centro della stanza, magari posizionando un bel tappeto sul quale il bimbo possa muoversi e giocare. I giochi non devono essere all’interno di scatoloni ma il più possibile a vista e accessibili, magari posti su mensole, ceste e armadietti.

Un’attenzione particolare va posta nel soggiorno, in cucina e in bagno. nel soggiorno bisogna prestare attenzione a mobili e arredi spigolosi, così come ai ripiani troppo bassi dove il bambino potrebbe arrivare. Meglio spostare tutto in alto e lasciare liberi i ripiani inferiori o utilizzarli per metterci qualche libro o giocattolo. In cucina vanno tenuti chiusi e inaccessibili gli oggetti pericolosi (posate, stoviglie, eccetera), al massimo lasciare libero un ripiano dove mettere un bicchiere dal quale il bambino potrà bere in qualsiasi momento. Per il bagno prevedere di disporre asciugamani e spazzolino dedicato al bambino in modo che crescendo possa sapere quali sono i suoi e utilizzarli autonomamente.

L’arredamento a misura di bambino

Tutti gli arredi della casa devono essere pensati che non creino pericolo per il bambino. in alcuni casi è però necessario che questi vengano pensati per il bambino. una sedia, un tavolinetto, uno sgabello; qualunque cosa purché il bambino si senta parte della famiglia e mai di disturbo.

La sicurezza prima di tutto

Ne parliamo per ultimo, ma è l’aspetto più importante di tutti: la sicurezza. Vi abbiamo fatto cenno in ogni aspetto che abbiamo affrontato, proprio perché è essenziale. Tutto in casa può costituire un pericolo per il bambino ed è quindi utile predisporre degli accorgimenti. I principali sono quelli relativi all’applicazione dei ripari alle prese di corrente, specie quelle all’altezza del bambino, ai blocca porte e ai dispositivi per chiudere cassetti e mobili cui il bambino non deve accedere.

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Culle per bambini: quali scegliere per tuo figlio https://www.mammeup.it/culle-per-bambini-quali-scegliere-per-tuo-figlio/ https://www.mammeup.it/culle-per-bambini-quali-scegliere-per-tuo-figlio/#respond Thu, 16 Jul 2020 08:00:32 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36864 Nonostante il calo della natalità registrato nel nostro Paese continui a essere costante, l’acquisto delle culle per bambini rimane un elemento importantissimo su cui concentrare l’attenzione. Parliamo infatti di un dispositivo che dovrà accogliere i neonati nei primissimi mesi di vita. Al pari del tipo di passeggino, la scelta delle culle per i bambini non […]

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Nonostante il calo della natalità registrato nel nostro Paese continui a essere costante, l’acquisto delle culle per bambini rimane un elemento importantissimo su cui concentrare l’attenzione. Parliamo infatti di un dispositivo che dovrà accogliere i neonati nei primissimi mesi di vita. Al pari del tipo di passeggino, la scelta delle culle per i bambini non è così scontata. Anche per via dell’alto numero di modelli e tipologie di culle disponibili, è fondamentale capire quali aspetti valutare e quali sono i migliori modelli tra cui scegliere. Ed è quello di cui ci andremo a occupare.

Guida all’acquisto delle culle per bambini

Tra gli aspetti decisivi su cui concentrare l’attenzione quando si devono valutare le culle per i bambini, confrontando più modelli tra di loro, sono:

  • sicurezza;
  • tipologia e dimensioni;
  • il dondolio;
  • il materasso;
  • mobilità.

La sicurezza

Partiamo dall’aspetto più importante di tutti: la sicurezza. Questo è quello che deve essere valutato per primo, in quanto è quello che stabilisce più di tutti gli altri la qualità delle culle per bambini. la sicurezza di una culla si misura nella qualità dei materiali, dal tipo di spondine laterali e dall’altezza della culla. Le spondine possono essere fisse o removibili, in quest’ultimo caso per accostare la culla al letto dei genitori e per migliorare l’accessibilità in modo da prendere e riporre il bambino senza troppi impedimenti. L’altezza della culla può essere utile sia regolabile, magari tramite degli appositi piedini, per poterla posizionare sempre al meglio, anche quando si cambia letto (trasloco, viaggi, eccetera).

Tipologia e dimensioni

Le culle per bambini non sono tutte uguali e oltre a quelle tradizionali, da collocare in una parte della stanza, esistono anche modelli da fissare al letto dei genitori. Negli ultimi anni si è diffusa questa pratica, in modo che i genitori possano monitorare facilmente il riposo dei propri figli. La scelta dipende dalla propria preferenza e dagli spazi a disposizione nella camera da letto. Per quel che riguarda le dimensioni, invece, è utile prestarvi attenzione nel caso si volesse utilizzare la culla anche come lettino per i primi anni di vita. È quindi necessario valutare la grandezza del materasso che dovrà essere acquistato quando il bambino crescerà e la possibilità di rimuovere le spondine quando il bambino non ne avrà più bisogno. Ovviamente la grandezza della culla è importante anche per valutarne la collocazione all’interno della stanza.

Il dondolio e il relax

Molte culle (ma non tutte) sono realizzate in modo tale da cullare (come dice il nome stesso) il bambino. Questo serve a farlo rilassare e a facilitare il riposo. Questo può avvenire attraverso una struttura adeguata, dotata di piedini non fissi che consentano il movimento della culla. È possibile anche scegliere modelli che offrano entrambe le soluzioni.

Il materasso e gli accessori

Essendo fornito in dotazione con la culla è fondamentale non trascurare la tipologia e la qualità del materasso. Per i neonati è importante non solo per la comodità, ma anche per la sicurezza. Deve infatti essere realizzato con materiali atossici e anallergici e che sia coerente con la struttura fisica del bambino. Alcune tipologie di materassi sono realizzate con particolari tecnologie che migliorano la circolazione dell’aria e impediscono che il bambino soffochi durante il sonno. Nell’analisi del materasso è utile prestare attenzione anche agli altri componenti del corredo, come il lenzuolo, la federa, il piumino, il cuscino e tutto ciò che viene utilizzato per il riposo del piccolo. Oltre al materasso e al corredo le culle possono essere dotate di zanzariere, tende oscuranti e decorazioni varie utili per rispondere alle diverse esigenze.

La mobilità

Se è vero che la culla è il posto dove i bambini vengono messi a dormire è altrettanto vero che il riposo, specie dei neonati, può avvenire in qualsiasi ora del giorno. Questo significa che non sempre i bambini vengono messi a dormire nella loro cameretta, per questo è utile poter spostare la culla. È quindi doveroso prevedere che la struttura consenta i movimenti, specie se frequenti come quelli che possono avvenire nel corso della giornata, magari mentre i genitori sono impegnati a lavorare in smart working o a svolgere altre faccende domestiche. Esistono anche tipologie di culle richiudibili e facili da trasportare anche fuori casa.

5 migliori modelli di culle per bambini

Culla Kinderkraft

La culla Kinderkraft è un modello facile da spostare, chiudere e trasportare e che consente anche di posizionarlo accanto al letto dei genitori. Questo avviene grazie alla presenza di una parete avvoglibile che prevede anche una retina per osservare il bambino mentre dorme. La struttura è in acciaio ed è realizzata con una serie di sistemi di sicurezza che evitano le chiusure accidentali. Nella culla sono presenti un lenzuolo in cotone e un materasso con un comodo rivestimento che possono essere trasportati separatamente all’interno della borsa fornita nella confezione d’acquisto.[amazon box=”B06XQ511CX”]

Chicco Next 2 Me

Tra le migliori culle per bambini troviamo sicuramente la Next 2 Me della Chicco. Parliamo di un modello pensato appositamente per essere fissato, grazie a un sistema a fibbie molto affidabile, al letto dei genitori. È leggera, pieghevole e facile da trasportare anche grazie alla presenza delle ruote. L’altezza è regolabile e l’intera struttura, dal design molto semplice, è ricoperta con un rivestimento in tessuto, removibile per essere lavato.[amazon box=”B07GJFLKRX”]

Culla Waldin

Un modello molto elegante e a tratti raffinato è quello della culla Waldin. Parliamo di un modello realizzato completamente a mano con la cesta in vimini e il telaio in acciaio. Tra le caratteristiche di questo modello troviamo la presenza di un baldacchino con tenda che, insieme alla coperta, la federa, il cuscino e il copripiumino, rappresentano un’ottima fornitura. La culla Waldin è dotata di quattro grandi ruote in legno con rivestimento in gomma che consentono di spostare agevolmente la struttura. La sicurezza è garantita anche dalla presenza di un pratico sistema di bloccaggio che tiene ferme le ruote.[amazon box=”B00DUW3BKQ”]

Culla 4 in 1 Roba

Per i bambini fino ai 6 mesi la culla 4 in 1 della Roba è un modello veramente affascinante. È dotata di quattro ruote con sistema frenante, un corredo completo realizzato in tessuto anallergico e una serie di piedini arcuati che consente il dondolio della culla. Questo è un modello multifunzione in quanto può essere utilizzato come culla, lettino (da affiancare al letto dei genitori), dondolo e panchetta.[amazon box=”B000UYYKPM”]

Culla Foppapedretti Lucy

Per gli amanti dei modelli tradizionali non possiamo non menzionare la culla Foppapedretti Lucy. Parliamo di una culla in legno (disponibile in tre diverse varianti cromatiche) con la rete a doghe in legno massiccio di faggio. Per il movimento sono presenti quattro ruote piroettanti con rivestimento in gomma e sistema frenante su due di esse. La culla Foppapedretti Lucy prevede una sponda fissa e una regolabile a doppia altezza (posizionabile liberamente) che facilita sia l’accesso al lettino per il posizionamento del bambino che la sua pulizia e sistemazione.[amazon box=”B00DQLFQGS”]

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Crisi coniugale: come gestirla con i figli https://www.mammeup.it/crisi-coniugale-come-gestirla-con-i-figli/ https://www.mammeup.it/crisi-coniugale-come-gestirla-con-i-figli/#respond Thu, 09 Jul 2020 08:00:27 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36860 Capita sempre più spesso di ascoltare, ma anche di conoscere direttamente, coppie in crisi a rischio di separazione. Le cause alla base di una crisi coniugale possono essere le più disparate, anche perché in gioco ci sono diversi fattori. Un aspetto fondamentale da prendere in considerazione in presenza di una crisi di coppia è la […]

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Capita sempre più spesso di ascoltare, ma anche di conoscere direttamente, coppie in crisi a rischio di separazione. Le cause alla base di una crisi coniugale possono essere le più disparate, anche perché in gioco ci sono diversi fattori. Un aspetto fondamentale da prendere in considerazione in presenza di una crisi di coppia è la gestione di questa situazione con i figli piccoli. Le tensioni e i litigi non sono piacevoli per nessuno, ma per i bambini hanno un peso molto più significativo che può creare conseguenze anche sulla loro maturazione e crescita.

Crisi coniugale da Coronavirus

Un fenomeno di recentissima attualità quello di una serie di crisi di coppia provocate dal lockdown per il Coronavirus. Più che la nascita di un figlio molte coppie sono ricorse alla separazione dopo le settimane di quarantena. Il motivo? Anche qui è difficile individuare una sola causa, essendoci non solo diversi fattori, ma anche diverse condizioni sociali e personali che incidono su questa scelta. Sta di fatto che molte coppie si sono ritrovate a vivere una vita in comune prima, per impegni di lavoro, personali e sociali, sconosciuta. Questa condizione si è innestata su un periodo di incertezza spaventoso e destabilizzante che ha favorito l’esplosione delle tensioni.

5 sintomi di una crisi famigliare

Prima di ragionare sui “cocci da raccogliere” è utile porre l’attenzione sui sintomi di una crisi familiare. Saperla riconoscere, soprattutto nelle prime avvisaglie, permette di intervenire e porre rimedio a una situazione che, se abbandonata a sé stessa, provoca danni enormi non solo sulla coppia, ma anche sui figli. I principali segnali che c’è qualcosa che non va possono essere individuati in:

  • troppi cambiamenti;
  • minore comunicazione;
  • maggiori discussioni;
  • senso di inadeguatezza;
  • critiche al partner davanti ai figli.

I cambiamenti

Cambiare fa bene, dicono, ma spesso i cambiamenti, specie se improvvisi e profondi, nascondono qualcosa. E questo può essere uno dei principali sintomi di una crisi coniugale. Non significa che ci sia una colpa con una pena da scontare, ma che ci sono nuove dinamiche, emozioni e situazioni che stanno minando l’unità della coppia. Rendersene conto aiuta a circoscrivere il problema e a poterlo affrontare e superare.

La minore comunicazione

Quando si inizia a parlare meno, a iniziare a non dirsi le cose, spesso c’è qualche problema da affrontare. Non voler affrontare determinati discorsi, evitare di rispondere per non acuire tensioni, preferire il silenzio a uno scambio di opinioni, sono segnali di una situazione potenzialmente esplosiva. Che va detonata per evitare che travolga tutti.

Le maggiori discussioni

Durante una crisi coniugale è normale aumentino le discussioni. Il più delle volte, però, sono futili, su argomenti non importanti. Complice anche lo stress di una situazione certamente non piacevole, è facile trascendere e finire a litigare. Quando il numero e l’intensità delle discussioni aumenta è da interrogarsi sulla salute della coppia. E capire dove bisogna intervenire.

Il senso di inadeguatezza

Capita spesso, sia alle coppie che stanno insieme da poco che da più tempo, che uno dei due si senta fuori luogo quando è presente l’altro partner. È una sensazione che mette profonda tristezza in chi la vive e anche disagio nel riferirla al proprio partner. Il consiglio è quello di comprendere le cause del problema e di non ignorarlo. Anche l’aiuto di una persona esterna, fidata, può essere prezioso per risolvere questa spiacevole situazione.

Le critiche al partner davanti ai figli

Quando si litiga troppo spesso si finisce per mettere in mezzo i figli. Magari non direttamente, ma svilendo il partner con l’obiettivo di farlo apparire peggiore agli occhi dei bambini. Questo è un errore gravissimo, sia per la coppia che per l’educazione del bambino. Quando ci si rende conto dell’accaduto bisogna porvi subito rimedio e affrontare diversamente qualsiasi tipo di problema.

I figli non distruggono la coppia

Spesso si sente dire che l’arrivo di un figlio, primo o secondo che sia, è la causa che determina il fallimento di una relazione. Bisogna essere corretti con le parole, per evitare fraintendimenti potenzialmente devastanti. I figli non distruggono la coppia, al massimo la sottopongono a prove e sfide non immaginate e più grandi delle proprie forze. È la reazione a questa crisi che eventualmente distrugge l’armonia e la stabilità della coppia, non l’arrivo dei figli. La distinzione è doverosa per due ragioni: evitare di pensare che fare figli sia nocivo per la salute della coppia e, quando ci sono, fargli percepire questa “responsabilità”.

Le crisi si possono superare!

A prescindere dalla volontà o meno di continuare la convivenza e l’unione coniugale, le crisi vanno affrontate per essere superate. qualunque sia l’esito finale. In presenza di figli si ha la responsabilità di tutelarli, perché questo è uno dei compiti dei genitori. Avendo cura di evitare un altro grave fraintendimento. Quello per cui si crede che l’educazione sia la sottrazione di ogni tensione e difficoltà, quasi a voler far crescere i bambini dentro campane di vetro isolati dalla realtà. Probabilmente spiegare le ragioni delle tensioni è impossibile e altrettanto probabilmente è sbagliato negarle e fingere che non stia succedendo nulla. Per i bambini è fondamentale vedere genitori che lottano per qualcosa in cui credono. Le lotte si vincono e si perdono, ma bisogna rispettare quella che è la propria gerarchia di valori. La tutela dei figli deve rimanere nei primissimi posti.

Qualunque sia la situazione in corso è di vitale importanza che i genitori imparino a non esasperare le loro tensioni e a fare in modo che i bambini non siano travolti da esse. Va anche evitato di considerare i bambini come merce di scambio, diritto o materia di contenzioso, perché il figlio è di entrambi i genitori e, salvo casi limite, entrambi vogliono (e devono) continuare a prendersene cura.

La sofferenza non deve essere mai fine a sé stessa, ma capace di trasformare in meglio chi la vive. Anche la sofferenza di una crisi coniugale può essere educativa per i figli che, anche se non sembra, recepiscono la volontà e la capacità dei propri genitori di saper resistere alle difficoltà. I bambini non sono estranei alle crisi coniugali e se è vero che non devono “mettersi in mezzo” perché la questione è dei genitori, è altrettanto vero che quel problema riguarda anche loro. Molto dipende dall’età, ma è importantissimo non mentire loro, non fargli promesse che non si possono mantenere, né ignorare il problema. Quello che occorre è la presenza, la coerenza e la capacità di non sottrarsi dalle proprie responsabilità. I momenti difficili ci sono per tutti; per un bambino vedere che nonostante tutto si superano, è la più grande lezione educativa che possano ricevere.

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9 migliori libri per l’estate delle mamme https://www.mammeup.it/9-migliori-libri-per-lestate-delle-mamme/ https://www.mammeup.it/9-migliori-libri-per-lestate-delle-mamme/#respond Thu, 02 Jul 2020 08:00:24 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36854 Leggere fa bene e l’estate è il periodo migliore per dedicarsi ai libri. Le vacanze e un po’ di tempo libero in più, permettono di riprendere una lettura interrotta durante l’anno o di iniziare un nuovo libro per l’estate. In sdraio sotto l’ombrellone, al parco sotto un albero o in poltrona con l’aria condizionata accesa, […]

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Leggere fa bene e l’estate è il periodo migliore per dedicarsi ai libri. Le vacanze e un po’ di tempo libero in più, permettono di riprendere una lettura interrotta durante l’anno o di iniziare un nuovo libro per l’estate. In sdraio sotto l’ombrellone, al parco sotto un albero o in poltrona con l’aria condizionata accesa, sono tantissimi i posti e i modi per leggere libri durante la prossima estate.

Sicuramente non basta una vita intera per riuscire a leggere tutti i libri che sono stati pubblicati, ma anche riuscire a leggere i più importanti diventa abbastanza impegnativo. Per questo abbiamo raccolto 9 dei migliori libri che ogni mamma o futura mamma può leggere quest’estate. Non sono solo nuove pubblicazioni, ma anche volumi del passato che ancora oggi rappresentano una lettura importante da fare. Per diletto, ma anche per riflettere sul presente e sul futuro.

9 migliori libri per l’estate

Il diritto di contare – Margot Lee Shetterly

Il libro, dal quale è stato tratto anche un film (che ha ottenuto tre candidature al Premio Oscar), racconta della storia delle donne della NASA che hanno contribuito allo sbarco sulla luna. La storia ricorda coloro che hanno calpestato la superficie lunare, ma questo non sarebbe stato possibile senza il lavoro delle scienziate che hanno preso parte al progetto. Una storia di grande attualità se si considera come tra queste donne ci fossero anche delle afroamericane che originariamente furono relegate a compiti di secondaria importanza. Uno dei migliori libri per l’estate per una storia fatta di discriminazioni e difficoltà, ma anche di determinazione e successo.[amazon box=”8869051781″]

L’atlante delle donne – Joni Saeger

Capire il mondo analizzando come vivono le donne. Questo lo scopo del monumentale lavoro di Joni Saeger che, attraverso analisi, studi e rilevazioni, ha elaborato più di duecento infografiche che fotografano l’attualità. Nel libro si trovano tantissimi dati (numero di figli, alfabetizzazione, differenze retributive, numero di violenze, eccetera) che ci permettono di leggere la realtà partendo dai dati e dai numeri reali. Un libro perfetto per l’estate per una lettura piacevole, scorrevole, ma soprattutto illuminante.[amazon box=”886783262X”]

Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood

Dal libro della Atwood è stata realizzata anche una fortunata serie TV che racconta, come nel libro, la distopia di un mondo dove le persone sono divise in classi e ci sono donne, come la protagonista, destinate a procreare e dare figli alla comunità. Un romanzo distopico che denuncia i regimi totalitari e puritani che, seppure apparentemente lontani nel tempo, hanno tanti (troppi) elementi nel presente che devono mantenere alta l’attenzione.[amazon box=”8833312259″]

L’arte di amare – Erich Fromm

Tra i migliori libri per l’estate troviamo un testo scritto sul finire degli anni Cinquanta dal filosofo tedesco Erich Fromm che affronta in maniera diretta il difficile problema dell’amore. E di come sia difficile amare senza comprendere cos’è questo amore di cui tanto si parla. Un testo necessario, piacevole da leggere, nonostante l’argomento estremamente complesso.[amazon box=”8804670142″]

La rabbia delle mamme. Perdersi per ritrovarsi – Alba Marcoli

Un libro che è il frutto di gruppi di lavoro condotti tra genitori ed educatori e che la sua lettura è una stessa terapia. Una lettura che consente di affrontare le crisi e le sfide di ogni mamma (e che spesso conducono alla rabbia) con una forza nuova e con rinnovato ottimismo. Un libro che vuole insegnare l’inutilità della rabbia e di come incanalare diversamente le energie. Per il bene proprio e di coloro che ci stanno intorno.[amazon box=”8804680369″]

Quello che le mamme non dicono – Chiara Cecilia Santamaria

Parafrasando il titolo di una celebre canzone di Fiorella Mannoia (Quello che le donne non dicono), il libro di Chiara Cecilia Santamaria e accompagna le donne nel grande compito della maternità. Una dimensione che appare (e spesso viene raccontata come tale) alienante e contraria al desiderio di libertà e di raggiungimento delle proprie ambizioni. Un libro che a tratti può apparire crudo perché parla di ciò di cui altri tacciono, affrontando in maniera spietata ma sincera il tema della maternità. Per capire cosa significa essere madri, non sentirsi sole e conoscere le difficoltà che si dovranno affrontare.[amazon box=”8817056383″]

La dea delle piccole vittorie – Yannick Grannec

Yannick Grannec racconta la storia di due donne, apparentemente in secondo piano nel grande scacchiere della storia, ma che invece si rivelano determinanti. Sia per quello che hanno fatto che per fare in modo che quelle gesta potessero essere conosciute dai posteri. Si parla delle vicende di Kurt Gödel, uno dei principali matematici del ventesimo secolo, e della storia della storia di un’archivista che dovrà avvicinare la vedova di Gödel per raccontare una pagina fondamentale (ma sconosciuta) della storia fatta di amore, genio e follia.[amazon box=”8830438065″]

Avrò cura di te – Massimo Gramellini e Chiara Gamberalei

Un romanzo che ha avuto un grande successo anche per la sua storia struggente ed emozionante. Un carteggio che supera il tempo e le certezze e che regala una storia da leggere tutto d’un fiato e capace di lasciare bocca e cuore aperti. Per essere toccati dal mistero e dalle emozioni, che accompagnano ogni pagina del libro fino alla sua conclusione, che non è quella che sembra.[amazon box=”8830446246″]

Il bambino di Platone – Francesco Margoni

L’ultimo libro per l’estate delle mamme è Il bambino di Platone di Francesco Margoni. È un libro dove entrano in gioco filosofia e psicologia allo scopo di rispondere ad alcune delle domande principali su come l’uomo, quindi il bambino, impara a essere quello che è. Giustizia, autorità, religione, morale e tanti altri argomenti, sono alla base di questo libro che aiuta a conoscere meglio chi siamo e anche i figli che con tanti sforzi cerchiamo di educare.[amazon box=”8885720110″]

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Luci notturne: le migliori lampade per bambini https://www.mammeup.it/luci-notturne-le-migliori-lampade-per-bambini/ https://www.mammeup.it/luci-notturne-le-migliori-lampade-per-bambini/#respond Thu, 25 Jun 2020 08:00:51 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36849 Una delle preoccupazioni più diffuse nei genitori è quella che riguarda il sonno e il riposo dei propri figli. Tra il sonno dei neonati e quello dei bambini, le luci notturne spesso sono la scelta migliore contro la paura del buio. Ma è davvero e sempre così? Fino a quando è utile utilizzare questo sistema […]

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Una delle preoccupazioni più diffuse nei genitori è quella che riguarda il sonno e il riposo dei propri figli. Tra il sonno dei neonati e quello dei bambini, le luci notturne spesso sono la scelta migliore contro la paura del buio. Ma è davvero e sempre così? Fino a quando è utile utilizzare questo sistema per tranquillizzare i bambini? Non c’è il rischio che diventi un’abitudine che si porta dietro nel corso degli anni non riuscendo poi più a farne a meno? E, ancora, come scegliere i migliori modelli di luci notturne? Andiamo con ordine rispondendo a tutte queste domande.

In cosa consistono le luci notturne?

Per capire di cosa stiamo parlando è utile innanzitutto definire cosa si intende per luce notturna per bambini. Si tratta di una lampada, da posizionare sul lettino prima e sul comodino vicino al letto poi, che emani un fascio di luce tale da rassicurare il bambino. A differenza delle lampade tradizionali, queste luci notturne per bambini emettono un fascio più delicato capace di infondere serenità e calma.

A chi sono utili le luci notturne?

Le luci notturne sono consigliate per tutti quei bambini che hanno paura del buio e che senza una fonte luminosa accesa non riescono a prendere sonno. È un sistema semplice e pratico per rassicurare i bambini, consentendogli di addormentarsi senza le tipiche paure dell’infanzia (mostri, fantasmi, eccetera). sono utili anche per tutti quei bambini che si svegliano durante la notte (per bere o andare in bagno) e non devono andare a tentoni (rischiando anche di farsi male) alla ricerca dell’interruttore della cameretta.

Che benefici offrono le luci notturne?

I benefici di questi dispositivi sono duplici: sia per i bambini che per i genitori. Per i bambini perché, come detto, gli permettono di prendere sonno e riposarsi. Ma sono utili anche per i genitori il cui sonno notturno non viene interrotto continuamente dalle grida, i pianti e le paure dei propri figli.

Luci notturne per bambini sì o no?

Come anticipato sono in tanti a porsi il problema se l’utilizzo delle luci notturne sia un bene per i bambini. i pediatri segnalano come i disturbi del sonno sono molto diffusi e l’uso di luci soffuse può essere una valida risposta a questo problema. Di per sé non esiste una data entro la quale le lampade vanno spente e i bambini devono imparare a dormire senza. Il passaggio, come tutte le cose, è sempre graduale e molto dipende dal carattere del bambino, ma anche dalle circostanze. Spesso il cambiamento è improvviso, ma deve partire dal bambino o altrimenti essere accompagnato gradualmente, per evitare di rendere traumatico l’evento.

Quale colore scegliere per una luce notturna?

Le luci notturne per neonati e bambini devono essere innanzitutto con intensità delicate e non devono sostituire l’illuminazione della cameretta. Gli ultimi modelli di lampade notturne offrono la possibilità di regolare sia il colore che l’intensità della luce, ma se bisogna scegliere è bene orientarsi verso tonalità calde. Queste aiutano il bambino a rilassarsi e a prendere sonno.

Come scegliere le migliori luci notturne

Sono diversi gli elementi da valutare nella scelta di una lampada notturna. Per riuscire a scegliere correttamente bisognerà tenere conto di:

  • tipologia;
  • accensione;
  • forma;
  • materiali;
  • tecnologia.

Le tipologie di lampade

Le luci notturne per bambini possono essere fisse o portatili. Le prime, ovviamente, si collegano alla presa elettrica, mentre le seconde si alimentano a batteria. La scelta in questi casi è funzionale alle esigenze. Le lampade fisse non corrono il rischio di scaricarsi, ma non possono essere spostate (o la loro movimentazione dipende dalla lunghezza del cavo).

L’accensione

Non tutte le lampade si accendono con un tasto. O, per meglio dire, questa non è l’unica modalità di accensione e spegnimento. Questo perché è inutile e costoso tenere accesa la lampada tutta la notte anche dopo che il bambino si è addormentato. I modelli di ultima generazione prevedono o un timer da impostare o un sensore di movimento che accende la lampada non appena il bambino si muove nel letto o si alza.

La forma

Questo non è un elemento secondario, considerando che parliamo di un dispositivo rivolto ai bambini. Più che le forme classiche che valorizzano il design di questo dispositivo, le lampade per bambini possono avere forme divertenti e curiose, perfette per colpire positivamente l’immaginazione del bambino e non risultare per lui estranee e fastidiose.

I materiali

Per la sicurezza dei bambini è fondamentale anche valutare il tipo di materiale con il quale sono realizzate queste lampade. Sia per assicurare l’integrità del dispositivo, che per evitare che il bambino possa ingerirne piccole parti o entrare in contatto con materiali tossici.

La tecnologia

Qui entriamo in un campo molto variegato dove l’evoluzione, anche digitale, la fa da padrone. Oggi le luci notturne per bambini possono essere controllate da smartphone o prevedere tantissime altre funzioni. Nel confronto tra i vari modelli è utile anche tenere in considerazione questo elemento.

5 migliori modelli di luci notturne per bambini

Luce notturna Teeny & Tiny

La luce notturna Teeny & Tiny è un modello adatto sia per i bambini che per i neonati. Realizzata in silicone morbido è una lampada a LED alimentata a batteria. Si attiva e si spegne con un normale tasto on/off e ha integrata la funzione di autospegnimento che, dopo 15 minuti, si disattiva per prolungare l’autonomia delle batterie.[amazon box=”B0846FQDYX”]

Luce notturna Tobar

Una simpatica alternativa è data dalla luce notturna Tobar a forma di unicorno. È realizzata in plastica e il LED interno si attiva semplicemente premendo il tasto on/off. È ottima sia per i neonati che per i bambini per riuscire a prendere sonno.[amazon box=”B075NN5ZWJ”]

Luce notturna OMERIL

Il modello di lampada della Omeril ha un design più sobrio e anonimo per i bambini, ma vanta una serie di funzionalità adatte per il riposo dei più piccoli. È infatti una lampada che si inserisce nella presa di corrente e che consente di scegliere tra tre diverse intensità e due colori del LED interno. Dotata di timer e telecomando per il controllo remoto, è perfetta sia per la cameretta dei bambini che per i corridoi della casa.[amazon box=”B07H7LK3JW”]

Luce notturna VAVA

La luce notturna VAVA è un modello molto simpatico e resistente in quanto realizzato in ABS e PC che assicurano una protezione anche dagli urti e le cadute. Impermeabile (livello di certificazione IP65), con un’autonomia di 80 ore, questa lampada permette di regolare sia la luminosità che il colore della luce, semplicemente toccando la superficie.[amazon box=”B06XK9C5FN”]

Luce notturna Omitium

Simpatica, rassicurante, pratica, comoda e sicura: questo e molto altro è la luce notturna a LED Omitium. Parliamo di una lampada a forma di gatto, ideale per tutte le camerette dei bambini. Al tatto è morbida e deformabile, tanto da poter assomigliare a un peluche. Ci sono due modalità di funzionamento: una a colore fissa e una che cambia, per rispondere a tutte le esigenze. Il controllo della lampada è touch e l’alimentazione è a batteria che ha un’autonomia di 15 ore per ogni ricarica.[amazon box=”B07B7KLSZR”]

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Consigli per una vacanza in famiglia a Formentera https://www.mammeup.it/consigli-per-una-vacanza-in-famiglia-a-formentera/ https://www.mammeup.it/consigli-per-una-vacanza-in-famiglia-a-formentera/#respond Tue, 23 Jun 2020 08:00:36 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36841 Formentera, la più piccola isola dell’arcipelago delle Baleari è una delle mete preferite dalle famiglie con bambini. Vicinissima ad Ibiza, ma lontana anni luce dalla sua vita mondana, questo fazzoletto di terra è un concentrato di spiagge da sogno e vita all’aria aperta. Grazie alla sua vicinanza all’Italia, con un viaggio molto piacevole e di […]

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Formentera, la più piccola isola dell’arcipelago delle Baleari è una delle mete preferite dalle famiglie con bambini. Vicinissima ad Ibiza, ma lontana anni luce dalla sua vita mondana, questo fazzoletto di terra è un concentrato di spiagge da sogno e vita all’aria aperta.

Grazie alla sua vicinanza all’Italia, con un viaggio molto piacevole e di breve durata (circa 2 ore di volo fino ad Ibiza e poi un traghetto che in 30 minuti arriva a Formentera), la vacanza sulla “isla bonita” si propone come la migliore alternativa ai remoti atolli presenti nei Caraibi.

Faro de la Mola
Faro de la Mola

Formentera è un posto di rara bellezza e ve ne accorgerete appena arrivati. L’aria fresca che ti spettina i capelli ed i profumi delle sue erbe aromatiche che crescono spontaneamente, vi faranno da contorno per l’intera settimana di vacanza.

Per viverla al meglio vi suggeriamo di cercare online un appartamento a Formentera. Sul web potrete infatti confrontare tariffe e verificare l’esatta zona in cui si trova l’alloggio. Nonostante l’isola sia molto piccola, per una famiglia con bambini le zone più consigliate sono sicuramente Es Pujols e Sant Francesc. Entrambe ricche di servizi come supermercati e bar, si trovano in posizioni strategiche che vi permetteranno di avere tutto a portata di mano.

E per quanto riguarda le spiagge e la vita al mare? Premesso che qualsiasi spiaggia di Formentera vanta una bellezza unica, ci sono però alcuni accorgimenti che una famiglia che viaggia con i propri bambini, a volte piccolissimi, è giusto che tenga in considerazione.
Per esempio le spiagge non sono tutte attrezzate come in Italia: dimenticatevi lunghe file di ombrelloni e lettini. La maggior parte degli accessi al mare è libera, d’altronde l’isola conserva il suo fascino proprio grazie alla poca urbanizzazione.

Avete dunque due opzioni per organizzare le vostre giornate in spiaggia: la prima è quella di essere sempre mattinieri e prenotare giorno per giorno il vostro lettino con ombrellone. La disponibilità è limitata ma non è certo impossibile trovarne di liberi.
La seconda opzione è quella adatta alle famiglie che amano le comodità ma riescono ad organizzarsi in modo autonomo. Muniti di ombrelloni, tende da spiaggia (quest’ultime molto utilizzate per far riposare all’ombra i bebè) e l’immancabile borsa frigo per tenere al fresco cibi e bevande, la giornata al mare può essere allo stesso modo piacevole e forse più in linea con lo spirito selvaggio del posto.

Vacanze a Formentera
Vacanze a Formentera

Ma l’isola non è solo mare e giochi sulla spiaggia. Se amate camminare, oppure andare in bicicletta, potete seguire le “Rutas Verdes”, ovvero dei sentieri di facile percorribilità ideati dal Consell Insular di Formentera. Questi percorsi vi permetteranno di entrare a stretto contatto con il genius loci dell’isola e di far familiarizzare i più piccoli con la natura della macchia mediterranea.

Se invece amate praticare attività in mare sono diversi i centri che si occupano di paddle surf oppure che organizzano divertenti escursioni in kayak. Quest’ultime, adatte ai bambini più grandi, saranno affascinanti e avventurose anche per gli adulti. Fatevi guidare dal personale esperto e sentirete le fantastiche leggende che ruotano intorno alle grotte di Formentera.

Anche per quanto riguarda la ristorazione l’isola propone numerosi locali attenti alle esigenze dei più piccoli: dai menù ad hoc per i bambini alla cucina attenta a tutte le intolleranze, non sarà difficile per voi trovare un posto dove pranzare o cenare senza avere particolari pensieri.

Un posto imperdibile per chiunque viaggi con i propri figli è sicuramente il Blue Bar, uno storico locale dell’isola affacciato nella meravigliosa spiaggia di Migjorn. Questo ampio e suggestivo ristorante, dipinto interamente di blu, è la base perfetta per una spensierata giornata al mare.
Ma non solo: ogni martedì e giovedì, all’orario dell’aperitivo non potete perdervi l’Alien Show. Un pupazzo dalle sembianze aliene e dalle dimensioni mastodontiche improvvisa balletti e anima il pubblico letteralmente in visibilio. Accompagnato dalla musica e con una cornice da brividi il Blue Bar e lo spettacolo dell’alieno sono tra i must-to-do da fare sull’isola.

Infine Formentera è celebre anche per i suoi fari: situati rispettivamente alle due estremità dell’isola, questi colossi solitari risultano sempre affascinanti agli occhi dei più piccoli e non solo. Documentatevi prima di andarci e soprattutto non dimenticate di raccontargli l’affascinate storia del pilota tedesco che, durante la seconda guerra mondiale, cadde in mare vicino al faro di La Mola. Il guardiano del faro lo salvò, e la Germania in seguito gli inviò una cospicua ricompensa.

Organizzare una vacanza a Formentera con i bambini è molto semplice. La sua vicinanza, i suoi servizi e la sua indiscussa bellezza vi faranno vivere una settimana di puro relax.

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Quando iniziare a togliere il pannolino al bambino https://www.mammeup.it/quando-iniziare-a-togliere-il-pannolino-al-bambino/ https://www.mammeup.it/quando-iniziare-a-togliere-il-pannolino-al-bambino/#respond Fri, 19 Jun 2020 13:18:24 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36838 Con la crescita dei bambini per i genitori si pongono nuove sfide da affrontare e decisioni da prendere. Tra queste quelle relative a quando (e come) togliere il pannolino al bambino. Questa è una fase di passaggio molto importante, perché segna un momento decisivo della crescita del bambino. Esistano diverse scuole di pensiero, tra chi […]

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Con la crescita dei bambini per i genitori si pongono nuove sfide da affrontare e decisioni da prendere. Tra queste quelle relative a quando (e come) togliere il pannolino al bambino. Questa è una fase di passaggio molto importante, perché segna un momento decisivo della crescita del bambino. Esistano diverse scuole di pensiero, tra chi prevede un’educazione più rigida e chi invece preferisce attendere che il bambino acquisisca la consapevolezza e la sicurezza di abbandonare il pannolino, vediamo quindi di dare qualche informazione utile a tutti i genitori che devono decidere come comportarsi.

Dal pannolino al vasino

Decidere quando iniziare a togliere il pannolino al bambino non è solo una questione pratica. Ci sono aspetti fisiologici e biologici del piccolo, così come componenti caratteriali che possono ritardare o anticipare questo momento. L’abbandono del pannolino corrisponde essenzialmente alla comprensione del bambino dell’importanza dell’igiene. Ovvero che i suoi bisogni sono destinati a un luogo ben preciso, il vasino, e che quindi deve associare lo stimolo al recarsi presso il bagno. in questo senso è importante anche scegliere il vasino giusto, come indicato da Primus; in quanto anche questo è un elemento che aiuta il bambino a rinunciare definitivamente al pannolino e ad abituarsi a fare da solo i suoi bisogni.

A che età togliere il pannolino

Lo spannolinamento, ovvero l’abbandono progressivo del pannolino, non deve iniziare prima dei due anni. Questo perché dal punto di vista fisiologico, come anticipato, lo sviluppo del controllo della defecazione e della minzione, non è del tutto completato. La muscolatura volontaria termina il suo sviluppo più tardi e sarebbe quindi una forzatura pretendere che il bambino impari prima di questo tempo ad usare il vasino. Dall’altra parte, però, c’è l’attenzione da parte dei genitori a non rimandare più di tanto questo passaggio. Per quanto possa essere difficile è necessario alla crescita sana del bambino. Che, altrimenti, rischia di subire contraccolpi sul suo sviluppo personale. Bambini troppo grandi che ancora portano il pannolino possono generare problemi relazionali con i coetanei (che non portano più il pannolino), così come dal punto di vista fisico, non avendo imparato a controllare le funzioni che regolamentano le funzioni fisiologiche.

Consigli utili ed errori da non commettere

Per dare dei consigli utili alle mamme e ai papà che devono decidere non solo quando, ma anche come togliere il pannolino al proprio bambino, è utile sottolineare anche gli errori più comuni. Oltre al rischio di rimandare eccessivamente questo passaggio, c’è anche quello di sottovalutarlo o di considerarlo fine a sé stesso. Togliere il pannolino non è l’obiettivo, ma solo uno step parziale nell’educazione del bambino alla conoscenza dei propri bisogni, del proprio corpo e dell’igiene necessaria.

Un consiglio molto utile è quello di attendere la stagione estiva. Con il caldo, infatti, il bambino ha più comodità nello stare senza il pannolino. Questo quindi è il periodo migliore per aiutarlo a imparare a fare i suoi bisogni nel vasino.

La presenza del vasino è l’altro elemento che aiuta tantissimo i genitori a togliere il pannolino al proprio bambino. La vista di questo oggetto nuovo, magari anche colorato e il cui utilizzo risulta comodo e divertente, aiuta il piccolo a non sentire la mancanza del pannolino.

L’altro grande consiglio, e allo stesso tempo errore da non commettere, è quello di ignorare o sottovalutare i segnali lanciati dal bambino. I bambini a volte nominano la ‘cacca’ e la ‘pipì’, quando stanno per farla. Riconoscono lo stimolo, quindi stanno sviluppando quelle capacità. A volte capita che, se vedono fratelli, cugini o amici che fanno i bisogni diversamente da loro, possono essere incuriositi e domandarne ragione ai propri genitori. Questa è l’occasione giusta per iniziare a spiegargli come fare, ovviamente sempre con grande pazienza e disponibilità. Non imparerà certo in una volta sola e avrà bisogno di tempo e spiegazioni. È utile anche analizzare le abitudini e i ritmi del bambino, associando le fasi della giornata nelle quali svolge maggiormente i suoi bisogni e dedicare del tempo a spiegargli dove e come farli.

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Borsa trucco: come essere sempre alla moda https://www.mammeup.it/borsa-trucco-come-essere-sempre-alla-moda/ https://www.mammeup.it/borsa-trucco-come-essere-sempre-alla-moda/#respond Thu, 18 Jun 2020 08:00:07 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36835 Il beauty case è uno degli accessori indispensabili per ogni donna. La bellezza femminile, infatti, si esalta con tutti i segreti che un buon trucco è in grado di regalare. Capita che il caldo e il sudore, ma anche il semplice trascorrere del tempo, porti a perdere un po’ di brillantezza del trucco, motivo per […]

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Il beauty case è uno degli accessori indispensabili per ogni donna. La bellezza femminile, infatti, si esalta con tutti i segreti che un buon trucco è in grado di regalare. Capita che il caldo e il sudore, ma anche il semplice trascorrere del tempo, porti a perdere un po’ di brillantezza del trucco, motivo per cui è necessario potervi mettere mano in qualsiasi momento. È quindi fondamentale avere a disposizione una borsa trucco, il celebre beauty case, capace di ospitare tutti gli accessori che reputate fondamentali per potervi truccare. E per poterlo fare in qualsiasi momento.

In commercio esistono diverse tipologie di borsa porta trucchi, da quella professionale a quella da viaggio a quelle più economiche e semplici. Scopriamo quali sono gli aspetti da valutare per scegliere il modello migliore per le tue esigenze.

Come scegliere una borsa trucco da viaggio e per la vita di tutti i giorni

Il make up e la cura del proprio aspetto non sono prerogative delle influencer o delle donne in carriera. Qualunque donna può e deve potersi dedicare al proprio aspetto. Anche chi non deve viaggiare regolarmente per lavoro può dotarsi di un beauty case per sistemare all’occorrenza il proprio aspetto.

Dimensioni, tasche e capienza

Una borsa porta trucchi professionale deve non solo essere capiente (ma non per questo grande), ma anche organizzata in diversi scompartimenti. Questo ti permetterà di custodire la tua trousse in maniera ordinata e separando accessori e articoli che non devono entrare a contatto tra loro. È anche un modo per trovare subito ciò di cui hai bisogno, cosa che rende la borsa trucco un accessorio indispensabile da non confondere con la tua borsa tradizionale.

Proteggere i trucchi

Oggi una borsa trucco da viaggio è strutturata con tecnologie anti-vibrazione e dotate al loro interno di velcri adesivi che evitano agli accessori di rovesciarsi o di danneggiarsi. Un elemento che non può mancare è lo specchio. È vero che esistono quelli portatili, ma visto che stiamo scegliendo una borsa trucco professionale e completa, è utile verificare che ci sia lo specchio per potersi truccare al meglio in qualsiasi momento e circostanza.

La comodità di trasporto

Inoltre la borsa non deve essere pensata solamente per i trucchi, ma anche per te che la devi portare tutto il giorno e tutti i giorni. Ecco perché è importante che sia dotata di manici e tracolle imbottite, così come di chiusure (lampo o a bottone) che ti consentano di accedere ai vari scompartimenti in maniera veloce e sicura.

La protezione dall’esterno

Una borsa trucco per il viaggio deve poi avere un rivestimento esterno impermeabile, per proteggere il contenuto anche in caso di pioggia. Assicuratevi anche che il fondo della borsa sia stabile e rigido, in modo da poterlo utilizzare come superficie sulla quale poggiare i vari accessori che dovete utilizzare. La borsa trucco, infatti, non è solo un contenitore, ma una vera e propria toeletta cui accedere in qualsiasi situazione, anche stando fuori casa.

I migliori modelli di borsa trucco

Borsa da viaggio Mermaid

Un modello economico, semplice e pratico è quello della borsa da viaggio Mermaid. Parliamo di un modello a sacco, con rivestimento impermeabile e facilmente lavabile. All’interno sono presenti tre tasche a rete e quattro cinturini in elastico, in modo da dividere i vari cosmetici in maniera ordinata. La parte interna è realizzata con rivestimenti in cotone, in modo da proteggere gli accessori e i trucchi presenti e conservarli al fresco.[amazon box=”B06X989CSK”]

Trousse ONEGenug

La Trousse ONEGenug è un modello molto ben organizzato, grazie alla struttura che prevede diversi scomparti. Sono presenti tasche a rete, slot per penne, rossetti, correttori e accessori vari e una grande tasca dove riporre cosmetici di varia dimensione e grandezza. La Trousse ONEGenug è realizzata in nylon resistente e impermeabile e all’interno è presente un piccolo specchio. Dalle dimensioni compatte questa borsa trucco è perfetta per tutti gli spostamenti, potendo contare su una pratica alleata per la vostra bellezza.[amazon box=”B073RL2K2M”]

Borsa trucco SciuU

Questo modello si contraddistingue per la compattezza e la praticità. Grazie alla presenza di tasche multifunzione, è possibile conservare in maniera sicura qualsiasi tipo di trucco e accessorio. Comoda da portare e da utilizzare grazie alla chiusura a cerniera, all’interno sono presenti tanti scomparti extra per poter trasportare qualsiasi tipo di articolo. Il rivestimento esterno è in nylon impermeabile, per affrontare qualsiasi spostamento in totale sicurezza.[amazon box=”B07J6HG95W”]

Borsa trucco professionale Kemier

Una versione nettamente diversa dalle altre e indicata per i professionisti del make-up, è la borsa trucco professionale Kemier. È una borsa a trolley, con tanto di manico e ruote che si apre in diversi scomparti e cassetti. Realizzata in nylon resistente, la borsa trucco professionale Kemier è strutturata in maniera tale da estrarre alcuni pezzi e poterli trasportare indipendentemente, in modo da aumentare la libertà di movimento e di organizzazione.[amazon box=”B01M4L2CVF”]

Borsa HBF

Un beauty case estremamente elegante, realizzato in pelle sintetica di qualità, è la borsa HBF. Parliamo di una valigetta molto spaziosa, che prevede diversi scompartimenti e cassetti espandibili, dove riporre qualsiasi tipo di trucco o accessorio. Con una grande cura per i dettagli, la borsa HBF è dotata di cinghie e fibbie molto solide per poterla trasportare agevolmente e comodamente sia come valigetta che come borsa.[amazon box=”B072Q486RX”]

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Zaino mamma multifunzione: i migliori da scegliere https://www.mammeup.it/zaino-mamma-multifunzione-i-migliori-da-scegliere/ https://www.mammeup.it/zaino-mamma-multifunzione-i-migliori-da-scegliere/#respond Wed, 10 Jun 2020 13:35:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36576 Se le donne, come si suol dire, sono multitasking, le mamme lo sono ancora di più. Per questo motivo ogni mamma deve avere a disposizione uno zaino multifunzione. Si tratta di accessori molto utili per diverse esigenze, in quanto permettono alle mamme di avere sempre con sé tutto quello di cui hanno bisogno, anche e […]

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Se le donne, come si suol dire, sono multitasking, le mamme lo sono ancora di più. Per questo motivo ogni mamma deve avere a disposizione uno zaino multifunzione. Si tratta di accessori molto utili per diverse esigenze, in quanto permettono alle mamme di avere sempre con sé tutto quello di cui hanno bisogno, anche e soprattutto per il proprio bambino.

Come scegliere lo zaino multifunzione

Ogni mamma deve scegliere lo zaino multifunzione in base alle proprie esigenze. Per questo motivo non è sempre utile acquistare il modello più completo, in quanto può risultare inutile e dispersivo. Per valutare correttamente l’acquisto di uno zaino multifunzione bisogna tenere in considerazione 5 fattori:

  • capienza;
  • resistenza;
  • funzionalità;
  • comodità;
  • design.

La capienza

La capienza, ovviamente, determina la capacità dello zaino di trasportare tutto quello che occorre alle mamme e ai propri bambini quando sono fuori casa. Durante le vacanze con i bambini o nelle prime uscite dopo la gravidanza, è utilissimo poter avere più cose a disposizione, in modo da poter affrontare al meglio ogni tipo di necessità. Quando si parla di capienza negli zaini multifunzione per le mamme, bisogna prestare molta attenzione anche alla suddivisione degli spazi interni. Le varie tasche e gli scompartimenti presenti nello zaino, aiutano ad avere tutto in ordine e a mantenere separati oggetti che è bene non entrino in contatto (medicine, alimenti, giocattoli, prodotti per l’igiene, pannolini, eccetera).

La resistenza

Un altro grande aspetto da prendere in considerazione è quello della resistenza. Gli zaini multifunzione solitamente trasportano molti oggetti e strumenti e devono quindi reggere questo peso. Allo stesso tempo devono garantire solidità alle sollecitazioni, preferibilmente anche a quelle degli agenti atmosferici. In caso di pioggia (ma anche di forte sole) è bene che ciò che è presente nello zaino sia conservato in condizioni ideali.

Le funzionalità

Le funzionalità sono un po’ la caratteristica principale di questo tipo di dispositivi. Esse fanno la differenza tra un normale zaino e un modello multifunzione. Esistono modelli dotati di fasciatoio, quelli dotati di sistemi per facilitare la sostituzione dei pannolini per bambini, altri che integrano porte USB per ricaricare i dispositivi elettronici. Anche in questo caso, in base a quelle che sono le esigenze di ciascuno, è possibile trovare il modello più affidabile.

La comodità

Per quel che riguarda la comodità è consigliabile orientarsi verso modelli che prevedano diversi metodi di trasporto. Non solo le classiche bretelle (preferibilmente imbottite), ma anche manici e altri sistemi che possano alleggerire il peso e facilitare il trasporto.

Il design

Infine, ma non meno importante, il design. Le mamme lo sanno che l’estetica non è un fronzolo e anche per gli zaini multifunzione è importante trovare modelli che valorizzino il vostro stile. In commercio esistono tantissime versioni e colori, tutte da prendere in considerazione per scegliere quella (o quelle) migliori da abbinare al vostro outfit.

7 migliori modelli di zaino multifunzione

Borsa fasciatoio Future Founder

Come unire eleganza e funzionalità? Con la borsa fasciatoio Future Founder. Parliamo di un modello realizzato con un tessuto impermeabile e dotato sia di tracolla regolabile che di manici. Leggera, compatta e comoda da trasportare, questa borsa è ottima anche come fasciatoio, potendo contare su un ampio spazio a disposizione. Sono presenti diverse tasche (anche elastiche) nelle quali riporre tutto l’occorrente per qualsiasi tipo di spostamento. Disponibile in due diversi colori, è anche semplicissima da pulire, per garantire sempre il massimo dell’igiene.[amazon box=”B07N1K7BG1″]

Borsa LCP Kids

Una borsa dall’aspetto meno sportivo e sicuramente più elegante (simile alle classiche borse da donna) è il modello della LCP Kids. Anche in questo caso abbiamo una borsa impermeabile, utilizzabile come fasciatoio portatile e dotata di numerose tasche e inserti utilissimi per trasportare gli accessori utili per il vostro bambino. Tutti gli scompartimenti interni sono facilissimi da lavare ed estremamente resistenti, in modo da proteggere il contenuto all’interno. Sono presenti anche dei pratici agganci universali per fissare la borsa al passeggino. Per il trasporto sono presenti le classiche maniglie e dei manici laterali, regolabili ed estremamente comodi. La borsa LCP Kids all’interno prevede tasche a rede con separatori in gomma e comparti resistenti all’acqua dove riporre gli indumenti bagnati.[amazon box=”B01LZQIH7Q”]

Zaino multifunzione Athelain

Un vero e proprio zaino multifunzione ideale per tutte le mamme che amano muoversi con il proprio bambino: ecco lo zaino Athelain. Elegantissimo nel suo design casual e sportivo, questo modello prevede numerosi scomparti, di cui alcuni isolanti per riporre biberon e bottigliette varie. Il rivestimento di questo zaino è particolarmente resistente (anche all’altezza delle cuciture), impermeabile e capace di mantenere le bevande calde alla temperatura desiderata. Questo zaino è pieno di tasche e scomparti e prevede anche una pratica porta USB alla quale collegare un power bank e ricaricare in qualsiasi momento il proprio smartphone, anche quando si è in movimento.[amazon box=”B07D9GRP4N”]

Borsa multifunzione Viedouce

Per cambiare i pannolini, avere sempre tutto a portata di mano (e nel posto dove dovrebbe essere), la borsa Viedouce è quello che ci vuole. Elegante come poche, con una grande attenzione anche ai particolari, questo modello regala eleganza, resistenza e praticità. È disponibile in ben 6 differenti colorazioni per assicurare sempre un abbinamento vincente. L’aspetto interessante della borsa Viedouce è la collocazione delle tasche: sono ovunque ed estremamente pratiche. Ci sono quelle per le bottiglie, quelle per gli indumenti, quelle per i pannolini e quella, collocata su un lato, per le salviettine, in modo da averle sempre a portata di mano. Le tasche per le bottiglie sono posizionate in modo da assicurare un ottimo isolamento termico, per mantenere i liquidi a temperatura. La borsa è realizzata con materiali impermeabili e una serie di imbottiture che ne rendono sempre comodo il trasporto.[amazon box=”B07QKXRFQY”]

Zaino Sunveno

Un altro modello di zaino multifunzione per tutte le mamme, che unisca eleganza e praticità, è lo zaino Sunveno. È realizzato con un tessuto facile da pulire, impermeabile, resistente e innocuo per la pelle, anche quella delicata del bambino. Sono presenti diversi scompartimenti, con le tasche frontali isolate rispetto al resto della borsa in modo da mantenere a temperatura i biberon e le bottigliette conservate all’interno. Lo zaino Sunveno può essere trasportato anche come borsa e fissato al passeggino utilizzando i pratici ganci. Molte tasche sono dotate di cerniera in modo da migliorare la praticità di apertura e chiusura. Lo spazio interno, invece, è caratterizzato da uno spazio centrale e da tasche a elastico sui lati, all’interno delle quali riporre pannolini, capi di biancheria e tutto ciò che occorre per il vostro bambino.[amazon box=”B073JDWWZ8″]

Borsa mamma Pipibear

Uno zaino multifunzione ideale per ogni mamma, che ambisce a essere il migliore è sicuramente il modello della Pipibear. Parliamo di una borsa comoda per ogni mamma, da portare sia a tracolla che con i manici. Disponibile in ben 7 differenti versioni cromatiche, per curare anche lo stile, è un modello molto capiente anche grazie alle 13 tasche disponibili. I vari scompartimenti sono ben separati tra loro in modo da consentire il trasporto di qualsiasi tipo di articolo, anche i pannolini bagnati, essendo presente un sacchetto impermeabile e separato dal resto dello zaino. Tra le caratteristiche che contraddistinguono questo modello troviamo due pratici ganci per fissare lo zaino mamma multifunzione al maniglione del passeggino, la presenza di un’elegante pochette abbinata e la grande cura per ogni dettaglio.[amazon box=”B072FBX5TJ”]

Zaino fasciatoio Ankömmling

Un’interessante alternativa è data dallo zaino fasciatoio dell’Ankömmling. Come indica il nome stesso questa borsa permette alla mamma di usufruire di un comodo materassino fasciatoio nel quale sistemare il proprio bambino. Lo zaino multifunzione ha un rivestimento impermeabile ed è realizzato con un’elegante (e resistente) stoffa. Ottima la capacità di questo zaino che, con i suoi 55 litri di capienza e le tre tasche isolanti per biberon e bottigliette, permette di portarsi dietro tutto il necessario per la cura dei bambini. Grazie al rivestimento in cotone, alle chiusure tramite zip e agli spallacci imbottiti, lo zaino Ankömmling può essere utilizzato in qualsiasi momento, anche per il lavoro.[amazon box=”B07B6NMD68″]

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Bonus vacanze: l’incentivo per le famiglie https://www.mammeup.it/bonus-vacanze-lincentivo-per-le-famiglie/ https://www.mammeup.it/bonus-vacanze-lincentivo-per-le-famiglie/#respond Thu, 04 Jun 2020 08:00:40 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36814 Per molti mesi abbiamo temuto che andare in vacanza sarebbe stato impossibile in questo 2020, ma alla fine, seppur tra molte difficoltà, anche la prossima potrà essere un’estate all’insegna del relax e del divertimento. È stato infatti disposto un bonus vacanze per supportare le famiglie maggiormente colpite dal punto di vista economico per le misure […]

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Per molti mesi abbiamo temuto che andare in vacanza sarebbe stato impossibile in questo 2020, ma alla fine, seppur tra molte difficoltà, anche la prossima potrà essere un’estate all’insegna del relax e del divertimento. È stato infatti disposto un bonus vacanze per supportare le famiglie maggiormente colpite dal punto di vista economico per le misure restrittive del covid 19. Scopriamo di cosa si tratta, quali sono i requisiti per accedervi e come ottenere questo incentivo.

Gli incentivi per le vacanze in Italia

Il bonus vacanze 2020 è una misura inserita nel cosiddetto Decreto Rilancio, che prevede l’erogazione di un incentivo di 500€ alle famiglie per andare in vacanza. Le mete di destinazione sono quelle italiane e questa misura ha il duplice scopo di tutelare le famiglie ma anche di provare a supportare un settore pesantemente colpito come quello del turismo.

I requisiti per richiedere il bonus vacanze

Il bonus vacanze 2020, come detto, è destinato alle famiglie maggiormente in difficoltà. È quindi un incentivo di massimo 500€ rivolto ai nuclei familiari con un ISEE inferiore ai 40000€. È importante sottolineare come solo uno dei componenti del nucleo familiare può richiedere e ottenere il bonus per finanziare il viaggio in Italia per le prossime vacanze. L’importo del bonus vacanze è così articolato:

  • 500€ per i nuclei familiari composti da almeno tre persone;
  • 300€ per i nuclei familiari composti da due persone;
  • 150€ per i nuclei familiari di una sola persona.

Come funziona il bonus vacanze 2020

Sono diverse le condizioni da rispettare per poter beneficiare del bonus vacanze. Innanzitutto si tratta di una misura straordinaria che va a coprire le spese sostenute dal prossimo 1 luglio fino alla fine dell’anno (31 dicembre 2020). Inoltre il voucher del bonus deve essere speso in un’unica soluzione ed esclusivamente presso una sola realtà turistica (albergo, hotel, agriturismo, bed & breakfast, eccetera). Il pagamento deve avvenire tassativamente tramite pagamento tracciabile e a fronte di emissione di documento commerciale o fattura elettronica. Il bonus vacanze 2020 è diviso in:

  • 80% come sconto;
  • 20% come detrazione fiscale.

Questo significa che l’80% (entro il tetto massimo di quanto previsto per il proprio nucleo familiare) di quanto dovuto alla struttura ricettiva viene tolto direttamente dal conto finale come uno sconto, mentre il restante 20% è una detrazione delle imposte che sarà possibile detrarre sulla dichiarazione dei redditi.

Come richiedere il bonus vacanze

Al momento è stato annunciato che il bonus vacanze 2020 sarà erogato sotto forma di voucher, ma non sono state rilasciate informazioni pratiche su come generare questo buono. Molto probabilmente sarà distribuita un’applicazione per lo smartphone e/o un portale web nel quale inserire i propri dati (specie quelli attestanti l’entità del nucleo familiare e quelli per il calcolo dell’ISEE) e ottenere il relativo voucher.

Non mancano ovviamente le polemiche, anche da parte delle piattaforme che gestiscono le prenotazioni online; quindi è probabile che la procedura possa subire variazioni e integrazioni prima di essere rese operative.

Consigli utili per utilizzare il bonus vacanze

Trattandosi di una situazione straordinaria e tale da creare non pochi disagi, prima di confermare la prenotazione è utile chiedere alla struttura presso la quale ci si recherà se accettano i voucher del bonus vacanza. Inoltre è consigliabile anche chiarire da subito se ci sono quote che non rientrano nel bonus vacanza. In modo da evitare problemi e disguidi al momento del pagamento.

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Mascherine e gel disinfettante: le precauzioni da seguire https://www.mammeup.it/mascherine-e-gel-disinfettante-le-precauzioni-da-seguire/ https://www.mammeup.it/mascherine-e-gel-disinfettante-le-precauzioni-da-seguire/#respond Thu, 28 May 2020 08:00:07 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36809 Che dovremo imparare a convivere con le mascherine e il gel disinfettante sembra essere ormai il prezzo minimo da pagare per poterci muovere più o meno liberamente. Ma è doveroso, anche e soprattutto quando si tratta della salute dei bambini, prestare moltissima attenzione alle conseguenze dell’attuazione di queste prescrizioni. Non perché bisogna andare contro la […]

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Che dovremo imparare a convivere con le mascherine e il gel disinfettante sembra essere ormai il prezzo minimo da pagare per poterci muovere più o meno liberamente. Ma è doveroso, anche e soprattutto quando si tratta della salute dei bambini, prestare moltissima attenzione alle conseguenze dell’attuazione di queste prescrizioni. Non perché bisogna andare contro la legge, ma per evitare che per l’attenzione di proteggerci da un pericolo si spalanchino le porte per molti altri. Come quelli derivati dall’uso prolungato e reiterato di mascherine protettive e gel disinfettante.

Rischi e consigli sull’uso di mascherine e gel igienizzante

Mascherine protettive: monouso o da igienizzare?

Innanzitutto quando si parla di mascherine protettive bisogna distinguere, sulla base delle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, di mascherine chirurgiche e mascherine di comunità. Le prima sono quelle a uso medico e sanitario e hanno una maggiore capacità filtrante. Le altre mascherine, pur non essendo dei veri e propri DPI (dispositivi di protezione individuale) sono a norma di legge per limitare la diffusione del covid-19. Queste sono anche generalmente le mascherine multiuso che è possibile lavare. A questo proposito va ricordato che il lavaggio delle mascherine deve avvenire ad alte temperature (60°) e che quindi il materiale con cui sono realizzate deve essere resistente a queste temperature. Da evitare prodotti spray che potrebbero danneggiare le mascherine e ridurre la loro capacità filtrante.

Mascherine e bambini

I bambini devono indossare la mascherina protettiva solo a partire dai sei anni, avendo cura di sceglierne modelli adatti al loro viso.

I fastidi legati all’uso delle mascherine

In commercio, pur con tutte le difficoltà di reperibilità del periodo, esistono diverse tipologie di mascherine, alcune più filtranti di altri. Il fastidio percepito, soprattutto nel respirare, è legato anche a questo elemento. In molti lamentano anche arrossamenti cutanei, pruriti e fastidi di altro tipo nella zona della bocca e del naso e in quella delle orecchie dove passa l’elastico. Il consiglio è quello di limitare il più possibile l’uso, quindi di stare in luoghi affollati. Quando è strettamente necessario e si sa che dovranno essere portate a lungo si consiglia di applicare una crema che mantenga la pelle asciutta dall’umidità e la protegge dai fastidi spesso lamentati.

Mascherine e sport

Discorso importante è quello legato a chi pratica attività sportiva. Nel caso di sessioni di allenamento presso le palestre è obbligatorio attenersi alle indicazioni del centro. Chi si allena in solitaria non deve invece indossare la mascherina mentre si allena. Questo, infatti, è uno dei casi in cui il danno provocato sarebbe maggiore di quello che si vorrebbe evitare. Correre e fare sforzi con indosso la mascherina provoca la respirazione di una maggiore quantità di anidride carbonica che può provocare diversi fastidi, tra cui fiacca, aumento della pressione, mal di testa e in alcuni casi anche svenimenti.

È buona norma avere sempre con sé la mascherina in modo che possa essere indossata in presenza di altre persone, altrimenti il distanziamento sociale è e resta la prevenzione migliore e più efficace.

Il gel disinfettante per le mani

E per quanto riguarda il gel disinfettante? Oggi capita di dover applicare il gel quando si va all’edicola ad acquistare il giornale, quando si entra in banca, poi al supermercato e in qualsiasi altra attività commerciale. Con l’effetto di igienizzare continuamente le mani. Può essere un problema dermatologico? Prima dell’esplosione della pandemia da Coronavirus erano in tanti a considerare esagerato l’utilizzo dei gel disinfettanti, mentre ora quasi ci si è dimenticati di quelle considerazioni. Come spesso accade gli eccessi non producono effetti positivi ed è quindi doveroso procedere con moderazione. Innanzitutto perché l’utilizzo prolungato del gel disinfettante per le mani può portare all’eliminazione della flora batterica presente sulle mani e che ha lo scopo di proteggere da vari germi patogeni. Il nostro organismo, infatti, ha già dei sistemi di difesa che, se vengono distrutti, si ha il paradossale effetto di essere potenzialmente protetti dal Coronavirus ma non da virus e batteri considerati meno pericolosi.

C’è poi da considerare come l’alcol presente nei gel disinfettanti (tra il 60% e il 95%) elimini l’acqua e i grassi presenti nella cute delle mani. E anche questo non è un bene. Così come detto per le mascherine è fondamentale procedere con moderazione e attenzione. Una buona soluzione può essere quella di utilizzare dei guanti, monouso o no, da igienizzare ogni volta che si vuole, senza provocare danni alla pelle.

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Sport in casa per bambini: le attività da fare https://www.mammeup.it/sport-in-casa-per-bambini-le-attivita-da-fare/ https://www.mammeup.it/sport-in-casa-per-bambini-le-attivita-da-fare/#respond Thu, 21 May 2020 08:00:40 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36805 Nella crescita e nello sviluppo, non solo fisico, dei bambini, l’attività fisica è molto importante. Motivo per cui fare sport per i bambini anche quando si è in casa è estremamente importante. Lo shock delle misure restrittive che hanno costretto le famiglie italiane a stare chiuse in casa per diverse settimane, ha sollevato anche questo […]

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Nella crescita e nello sviluppo, non solo fisico, dei bambini, l’attività fisica è molto importante. Motivo per cui fare sport per i bambini anche quando si è in casa è estremamente importante. Lo shock delle misure restrittive che hanno costretto le famiglie italiane a stare chiuse in casa per diverse settimane, ha sollevato anche questo problema. Sia come impegno per i bambini, anche per consentire ai loro genitori di lavorare in Smart Working, sia per non incidere pesantemente sulla crescita dei ragazzi.

L’importanza dello sport in casa per i bambini

L’attività fisica, infatti, non ha il solo scopo di mantenersi in forma. Anzi questo è un aspetto che emerge più tardi, crescendo, quando la cura dell’aspetto fisico diventa fondamentale anche da un punto di vista sociale. Nei bambini lo sport è importantissimo per permettere loro di sfogare la propria energia, di vivere dinamiche sociali con i propri coetanei e per mantenere attiva anche la mente.

Negli ultimi decenni si è spesso registrato un incremento della sedentarietà e di stili di vita poco attivi, con bambini (ma anche adulti) che vanno dal letto al divano, passando per il sedile dell’automobile e la sedia della scuola (o quella dell’ufficio per i più grandi). Tutto questo produce problemi enormi in termini di metabolismo e obesità, di postura e di sviluppo delle abilità motorie. Per questo in un periodo come quello attuale in cui non è spesso possibile muoversi liberamente all’aria aperta, è fondamentale trovare alternative valide per consentirei ai propri bambini di perseguire questi obiettivi e crescere in maniera sana.

Precauzioni e indicazioni per fare sport in casa con i bambini

Ovviamente molto dipende dall’età dei bambini e se è vero che a nessuno verrebbe in mente di dargli un bilanciere in mano, è altrettanto vero che ci sono enormi differenze tra i primi anni di vita e quelli successi, quando lo sviluppo fisico e le abilità motorie sono sviluppate e per molti aspetti anche acquisite. Prima di passare a vedere quali sport e attività fisiche è possibile fare in casa con i propri bambini è doveroso indicare alcune precauzioni da seguire, anche per non correre rischi inutili.

La prima cosa da fare è, nei limiti del possibile, individuare uno spazio comune della casa nel quale ritrovarsi a fare sport con i bambini. Questo sia per liberare l’ambiente da oggetti pericolosi, ma anche per aerarlo correttamente e ritrovarsi tutti insieme, grandi e piccoli, durante questo appuntamento. L’altra attenzione riguarda il tipo di attività. Al di là di quanto dureranno le restrizioni è fondamentale educare i bambini allo sport e all’esercizio fisico e a fare in modo che possano vivere questa dimensione della loro crescita anche se costretti a stare dentro casa.

Online esistono tanti video e molti centri sportivi organizzano dirette sui social per questo scopo. Entrambe le formule sono lodevoli, ma si può fare anche autonomamente, l’importante è l’organizzazione e la motivazione. Questi appuntamenti, che non devono diventare un’ossessione per i bambini, devono essere desiderati e vissuti con serenità e divertimento. È un’occasione anche per i genitori per mettersi in gioco e trascorrere del tempo con i propri figli.

Lo sport in casa per i bambini di ogni fascia di età

I primi mesi

Forse può apparire esagerato parlare di sport in casa con bambini di pochi mesi, eppure bisogna pensare a cosa faremmo se vivessimo tempi normali. Magari usciremmo a fare delle passeggiate, cosa che ora non è sempre possibile. Il consiglio è quindi quello di muoversi con il bambino, anche di ballare tenendolo in braccio, e sicuramente di non lasciarlo solo nella culla.

Il primo anno

In questa fase è importante permettere al bambino di muoversi liberamente, magari su un tappetino morbido sul quale poter giocare. Questa attività è utile per imparare il contatto con gli oggetti, ma anche per iniziare a sviluppare la propria coordinazione.

Il secondo anno

Crescendo il bambino impara a stare in piedi e a muoversi autonomamente. Qui si possono iniziare a pensare a sport e attività fisiche più specifiche da fare in casa. Corsa sul posto, camminare a quattro zampe, saltelli e altri movimenti possono rappresentare valide soluzioni per molti esercizi. Si possono organizzare delle piccole competizioni (magari con i fratelli), fare delle corse a ostacoli (scatole di legno, tappeti, piccoli oggetti) e stimolare così anche il divertimento dei più piccoli.

Il terzo anno

Acquisite tante capacità si può aumentare il livello di difficoltà oppure attingere ai propri giochi dell’infanzia. Campana, un due tre stella, ruba bandiera, eccetera, possono essere reinventati nei modi e negli spazi senza perdere in divertimento e utilità motoria.

Il quarto anno

Da questa fase, avendo gli spazi disponibili, si può introdurre il salto della corda, così come giochi in cui i bambini devono saltare da uno spazio a un altro. Si possono anche costruire bersagli da abbattere, canestri (cestini) da centrare e qualsiasi altro sporto o gioco, anche utilizzando una palla.

Dal quinto anno in su

Anche sfruttando delle basi musicali o giochi a tema sulle principali console, è possibile mimare diverse attività e movimenti, rendendo ogni attività una nuova avventura. Crescendo i bambini sviluppano non solo dal punto di vista fisico, ma anche di desideri e passioni. In base a queste è possibile capire come fare sport in casa con loro permettendogli di non rinunciare a questa parte importante della propria vita.

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Smart Working e bambini: trucchi e consigli https://www.mammeup.it/smart-working-e-bambini-trucchi-e-consigli/ https://www.mammeup.it/smart-working-e-bambini-trucchi-e-consigli/#respond Thu, 14 May 2020 08:00:34 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36802 Il lockdown di queste settimane ci ha insegnato tante cose, tra cui che il lavoro da casa non è esente da criticità. Soprattutto per chi ha dei bambini lo smart working presenta notevoli difficoltà di cui è fondamentale tenere conto. Pianti e richieste durante una call con il proprio capo, pianti tra fratelli mentre è […]

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Il lockdown di queste settimane ci ha insegnato tante cose, tra cui che il lavoro da casa non è esente da criticità. Soprattutto per chi ha dei bambini lo smart working presenta notevoli difficoltà di cui è fondamentale tenere conto. Pianti e richieste durante una call con il proprio capo, pianti tra fratelli mentre è in corso una videochiamata con i colleghi, la concentrazione che stenta a consolidarsi e uno stress psicologico ed emotivo che cresce a dismisura.

Certo, la quarantena ha provocato problemi a tutti, nessuno escluso e la possibilità di aver potuto lavorare (e continuare a farlo) da casa, è sicuramente un privilegio. Ma non per questo non si devono registrare pesanti difficoltà. È quindi doveroso affrontare il rapporto tra smart working e bambini andando a individuare i maggiori problemi e a formulare parallelamente qualche ipotesi di soluzione.

Non esistono cure miracolose o formule magiche anche perché molto dipende dal tipo di lavoro, dal numero e l’età dei propri figli, dalla grandezza della casa e dal numero di persone adulte che la abitano. Ognuno di questi aspetti incide profondamente sulla gestione dei bambini durante lo smart working, ma è possibile comunque tracciare delle considerazioni generali.

Consigli utili per gestire i bambini durante lo smart working

Qualcosa è cambiato e continuerà a farlo

Il primo aspetto da sottolineare è quello relativo al cambiamento. Che non è solo quello che è ora alle spalle, ma anche quello del futuro. Non sappiamo come evolveranno le cose e quali condizioni si verranno a creare; è quindi fondamentale riuscire ad avere una certa flessibilità. Anche in termini di smart working e bambini. Certo, non tutti i lavori possono essere svolti da casa, ma è fondamentale resistere a una realtà nuova e in quanto tale diversa e per lo più sconosciuta.

Un consiglio importante è quello di creare delle abitudini e regolare la propria giornata. Lo smart working non è “lavoro quando mi sveglio”, in quanto ci sono sempre orari, appuntamenti e scadenze da rispettare. Per non rendere il tutto ancora più caotico, è fondamentale stabilire una disciplina che coinvolga non solo il lavoro, ma anche i propri bambini.

Tenere i bambini impegnati

Qui entriamo un po’ nel cuore del problema del rapporto tra smart working e bambini, ovvero l’occupazione dei più piccoli. Una reazione potrebbe essere quella di lasciare i bambini davanti alla televisione o ai social network; almeno così non disturbano, si divertono e le giornate passano abbastanza regolarmente per tutti. La realtà è più complicata e può tornare utile quanto sottolineato dai pediatri italiani che denunciano: “L’errore che i genitori in questo momento non devono commettere è sovraccaricare di compiti i propri figli per tenerli impegnati. Ci pensano gli insegnanti ad assegnare i compiti a casa e ognuno deve rispettare il proprio ruolo. I bambini stanno male per questi continui atteggiamenti richiestivi da parte dei genitori che creano danni enormi

Bisogna trovare un equilibrio che passa tra gli estremi di bambini annoiati e bambini schiavi degli impegni. Con l’organizzazione familiare, magari avvalendosi dell’aiuto del proprio partner, è necessario trovare attività da far fare ai bambini. Magari diversificandole nel corso della giornata e consentendo loro anche di riposare o giocare liberamente. Per questo si possono organizzare dei piccoli eventi, disporre la cameretta in modo che possano avere tutto a disposizione per poter trascorrere liberamente il proprio tempo.

Spazi e tempi per il lavoro

Come conseguenza della creazione di nuove abitudini di cui abbiamo già parlato, l’altro aspetto urgente è quello di regolamentare sia gli spazi che i tempi del lavoro. Poter contare su una postazione di lavoro fissa, per quanto il notebook resta lo strumento principe dello smart working, aiuta a sviluppare una regolarità che mantiene alta la concentrazione e la produttività. Munisciti di ciò che hai bisogno e che ti è indispensabile; sistema lo spazio di lavoro in una posizione comoda, ben illuminata e dotata delle prese elettriche necessarie. Un consiglio è anche quello di analizzare qual è la zona della casa dove prende meglio il segnale sia telefonico che della connessione WiFi e posizionare lì la propria postazione.

Sul discorso tempi bisogna ricordare sempre come la vita non sia il proprio lavoro e un’eccessiva sovrapposizione di queste due sfere riesca di essere nociva per entrambe. Una tendenza riscontrata nelle settimane di lockdown è quella di riduzione della cognizione temporale, ritrovandosi a lavorare per parecchie ore anche perché privi di altre attività da fare. Chi lavora in smart working e ha dei bambini deve stare ancora più attento e mantenere una sana e netta distinzione tra le due aree della vita, dedicando il tempo necessario alla crescita dei propri bambini.

Una pausa per grandi e bambini

Anche in virtù di quanto appena detto è utile sottolineare la necessità di prendersi una pausa. Dal lavoro, ma anche dallo studio o dal gioco. Fare la stessa cosa per troppe ore continuamente rischia di logorare quell’attività, anche fosse la più divertente. È necessario sforzarsi, ma è un sacrificio che paga, sia nel breve che nel lungo termine. E una pausa dallo smart working può essere il momento ottimale per stare con i propri bambini e capire se hanno bisogno di qualcosa.

Il lavoro non è tutto

Lo abbiamo già detto e lo ripetiamo: il lavoro non è e non può essere tutto. Può essere un’affermazione stonata in un ennesimo periodo di crisi economica e occupazionale, ma è un principio che deve essere ribadito. Innanzitutto per la tutela dei più fragili, in questo caso i bambini, ma anche di sé stessi. Le energie di cui si dispone non sono illimitate e bisogna saperle gestire con parsimonia e cura. Le energie si consumano, non raddoppiano e non si può dare la stessa cura al lavoro e ai bambini. Bisogna trovare un equilibrio, che non necessariamente è una via di mezzo e che non deve portare a ignorare l’unicità del momento. Questo significa che anche i bambini percepiscono le difficoltà di questo periodo storico, pur senza capirle, e hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a crescere, a vivere la loro vita e a costruire il loro futuro. Sia che si tratti di bambini che di ragazzi più grandi.

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Make up veloce per mamme impegnate: 8 consigli https://www.mammeup.it/make-up-veloce-per-mamme-impegnate-8-consigli/ https://www.mammeup.it/make-up-veloce-per-mamme-impegnate-8-consigli/#respond Mon, 23 Mar 2020 11:58:44 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36798 Quando si diventa mamme le giornate diventano improvvisamente ancora più piene rispetto a prima, e il tempo per curare se stessi si assottiglia irrimediabilmente. Spesso, con il bambino che di notte piange, non si riesce nemmeno a dormire bene e ci si sveglia già con tanto di occhiaie. Diventa perciò di fondamentale importanza conoscere i […]

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Quando si diventa mamme le giornate diventano improvvisamente ancora più piene rispetto a prima, e il tempo per curare se stessi si assottiglia irrimediabilmente. Spesso, con il bambino che di notte piange, non si riesce nemmeno a dormire bene e ci si sveglia già con tanto di occhiaie.

Diventa perciò di fondamentale importanza conoscere i migliori trucchetti di make up veloce per mamme impegnate. Nelle prossime righe vedremo in particolare 8 consigli che potrebbero rivelarsi utili in tal senso.

#1 Utilizzare delle maschere notturne

Difficile rimanere costanti per quanto concerne una buona skincare nel periodo post parto, vero? Se, come immaginiamo, non hai tanto tempo per prenderti cura della tua pelle, il primo consiglio che ti diamo è di utilizzare delle maschere notturne, che agiscono mentre dormi, quindi non perderai tempo! Si tratta di una soluzione molto comoda ed efficace, adatta per chi ha una vita frenetica ed è sotto stress.

Come utilizzarle? Secondo Clio MakeUp, basta applicarne un’abbondante dose sul viso, aspettare che la maggior parte venga assorbita prima di andare a dormire. La sua azione vera durerà per tutta la notte, al mattino potrai rimuoverla. Semplice, non è vero? E, soprattutto, molto comodo!

#2 Applicare i patch occhi

Come dicevamo, quando si diventa mamme, le ore di sonno si assottigliano e quelle di stress aumentano vertiginosamente. A risentirne è soprattutto il contorno occhi, che può far apparire stanche e spente. Le occhiaie così si gonfiano e si arrossano. Una buona soluzione potrebbero essere i patch occhi, che idratano la pelle in cinque minuti. Anche il siero che rimane sui patch occhi o nella confezione è molto idratante.

#3 Utilizzare due colori diversi

Interessante anche il trucchetto che prevede l’utilizzo di due colori diversi: uno serve per correggere il colore della nostra occhiaia, l’altro per illuminare il contorno occhi. Tra i prodotti migliori segnaliamo il correttore aranciato, ottimo per neutralizzare il colore dell’occhiaia. Una volta applicato, utilizza un correttore del tuo colore e vai a coprire quello arancione e l’occhiaia, così da rendere il tutto omogeneo.

#4 Ottimi anche i prodotti in crema

I prodotti in crema sono davvero molto comodi e funzionali: si applicano con le dita e danno un po’ di colore al tuo viso. Si fondono molto bene con la pelle e, una volta asciutti, non si muovono più rimanendo freschi e brillanti per tutta la giornata.

#5 Rossetto e brush in un unico gesto

Scegli un rossetto dalla tonalità rosata, sui vari e-commerce di make-up come Douglas ce ne sono davvero tanti, che possa essere utilizzato sia sulle labbra che… sulle guance! Sembra interessante, non è vero? E in effetti lo è, dal momento che basta applicare un po’ di rossetto sui polpastrelli, scaldarlo un po’ e picchiettarlo sulle guance. Ora sfumalo bene e fallo fondere alla pelle. Una volta sfumate le guance come ti abbiamo suggerito, potrai applicare normalmente il rossetto sulle tue labbra. Ti senti già più fresca, non è vero?

#6 Un buon blush

Se vuoi dare un tocco di colore alle tue guance, il blush non può proprio mancare. Utilizzando un buon prodotto blush avrai sempre un colorito sano e rosato. Si utilizza stendendolo sorridendo, partendo dai lati del viso e procedendo verso il centro degli zigomi.

#7 Balsamo labbra

Un buon burrocacao potrebbe essere salvifico per completare un make up per le mamme veloce e semplice. Si tratta di un cosmetico fondamentale per idratare le tue labbra, dal momento che nello stesso tempo ammorbidisce, idrata ed è anti screpolatura. I prodotti migliori sono quelli che hanno miele, camomilla, burro di karitè, pantenolo, vitamine e filtri solari. Per una bocca sana e sensuale, il balsamo labbra è un tocco immancabile.

#8 Fondotinta leggero

Se non puoi proprio fare a meno del fondotinta, lo capiamo: è il cosmetico migliore per valorizzare l’incarnato di chi è appena diventata mamma. E’ un prodotto perfetto per donare radiosità in un momento molto stressante. Se il tuo viso risulta spento e ingrigito, il fondotinta ti darà una grossa mano a infondere colorito.

Ovviamente il consiglio che ti diamo è quello di scegliere una sfumatura complementare rispetto al colore della tua pelle: non si deve vedere lo stacco di colore tra viso e collo. Caratteristiche imprescindibili di un buon fondotinta: deve essere idratante, con la texture fluida e avere filtri solari.

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Latte artificiale: come scegliere il migliore per il tuo bambino https://www.mammeup.it/latte-artificiale-come-scegliere-il-migliore-per-il-tuo-bambino/ https://www.mammeup.it/latte-artificiale-come-scegliere-il-migliore-per-il-tuo-bambino/#respond Tue, 03 Mar 2020 16:00:36 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34122 Latte materno vs latte artificiale. Non è una battaglia o una vera e propria sfida, ma un confronto su qual è il miglior latte consigliato per i neonati. Pediatri, medici generici e specialisti sono concordi sul fatto che il latte materno sia l’alimento più importante per un neonato. Abbiamo già avuto modo di vedere quali […]

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Latte materno vs latte artificiale. Non è una battaglia o una vera e propria sfida, ma un confronto su qual è il miglior latte consigliato per i neonati.

Pediatri, medici generici e specialisti sono concordi sul fatto che il latte materno sia l’alimento più importante per un neonato. Abbiamo già avuto modo di vedere quali sono le proprietà e i benefici che ne fanno un meraviglioso toccasana. Per un motivo o per un altro, però, il latte artificiale liquido e il latte in polvere possono diventare l’alimento principale per il bimbo (o per la bimba) al posto del latte materno. Scopriamo perché e come scegliere il miglior latte artificiale per i neonati.

Quale latte artificiale scegliere

Nei primi 6 mesi di vita del bambino, il latte artificiale giusto è quello la cui composizione cerca di essere la più simile possibile a quella del latte della mamma. Dal sesto mese in poi, si passa al cosiddetto latte di proseguimento. Va da sé che le tipologie siano diverse. A cominciare da “Ha” o latte idrolizzato: in questo caso le proteine vengono sminuzzate per essere assorbite più facilmente dal bimbo. Non a caso sono indicate per i neonati con elevata predisposizione atopica. Ancora, esistono versioni adeguate nel caso di problemi particolari, come ad esempio per i prematuri, i bambini con problemi digestivi, coliche, reflusso o diarrea. I pediatri, in linea generale, sconsigliano l’utilizzo di un latte speciale all’inizio dell’alimentazione; l’impiego va introdotto a patologia individuata.

È importante anche la quantità, un dettaglio che per ovvi motivi viene meno con il latte materno: il bimbo può berne dal seno quanto ne vuole, quando vuole. Con il latte artificiale è diverso. Il numero dei pasti va studiato in rapporto ai mesi di vita. Fino al terzo mese del piccolo si procede con sei poppate al giorno ogni tre ore e mezzo circa. Intorno al quarto mese si passa a cinque poppate ogni quattro ore; nel quinto-sesto mese si passa a quattro poppate.

E per quel che riguarda la quantità? L’indicazione deve fornirla il pediatra. In linea generale, comunque, nella prima settimana si va con 10 ml per pasto, aumentando la dose di 10 ml al giorno, fino ad arrivare dopo una settimana a pasti con 70-80 ml di latte. Nel primo mese, dopo la prima settimana vanno benissimo 100 ml a pasto. Nel secondo si sale a 110-120 ml a pasto, mentre nel terzo e nel quarto aumenta a 140-150 ml. Molti neonatologi suggeriscono di non aggiungere biscotti all’interno del latte almeno fino al sesto mese.

Consigli utili e precauzioni

Chiaramente bisogna prestare attenzione ad alcune norme igieniche. Biberon e tettarelle vanno sterilizzati prima dell’uso, magari con una bollitura in acqua di 15 minuti. Se si sceglie il latte in polvere, va usata acqua oligominerale, che va portata ad almeno 70 gradi di temperatura. Il biberon si può intiepidire dopo mettendolo sotto l’acqua corrente fredda. Lavare le mani è pacifico, così come riporre tutto nei posti più puliti possibile.

Il miglior latte artificiale per neonati

Adesso la domanda che apre molte strade: qual è il latte artificiale migliore? Diciamo che le caratteristiche non sono tutte uguali, giacché la legge lascia ampia libertà alle aziende. Nel latte materno, ad esempio, è presente il Dha, acido grasso polinsaturo essenziale Omega 3, fondamentale per lo sviluppo intellettivo e della retina. Nel latte vaccino non c’è e non tutti i tipi di latte artificiale lo prevedono. Tra una marca e l’altra, in sostanza, passano notevoli differenze. Come sempre, è il pediatra che deve avere l’ultima parola. In linea di massima, i tipi migliori sono quelli realizzati da aziende con centri di ricerca specializzati che lavorano in sinergia con ospedali e università.

Ovviamente, più aumenta la qualità più aumentano i costi. Va detto, poi, che non tutte le marche sono facilmente reperibili al supermercato o in farmacia; peraltro sovente ci sono limitazioni alle quantità acquistabili in una volta sola. Importante, in definitiva, organizzarsi anche in questo senso.

Latte in polvere o latte liquido?

Quale latte artificiale conviene scegliere tra quello liquido o quello in polvere? La prima differenza è quella relativa al costo: il latte liquido costa più di quello in polvere. La ragione è molto semplice: il preparato non va sciolto. Ma il miglior latte in polvere o liquido non necessariamente è quello più economico. Il latte liquido è più pratico e rapido da preparare, ma allo stesso tempo ha una durata minore (non più di due giorni). Il latte in polvere, invece, dura anche fino a venti giorni e occupa meno spazio. Salvo particolari esigenze è doveroso tenere in considerazione tutti questi aspetti per scegliere quale tipo di latte artificiale dare al proprio bambino.

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Acconciature da bambina: idee facili, belle e veloci https://www.mammeup.it/acconciature-da-bambina-idee-facili-belle-e-veloci/ https://www.mammeup.it/acconciature-da-bambina-idee-facili-belle-e-veloci/#respond Thu, 27 Feb 2020 14:35:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34051 La maggior parte dei genitori amano curare il look dei propri figli. Vestirli bene scegliere le loro mise nel dettaglio è una cosa che piace e diverte tantissimi genitori. Quando si hanno figlie femmine, poi, ci si può sbizzarrire con tantissime acconciature da bambina  molto carine. Ecco una lista di tutte le acconciature facili per […]

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La maggior parte dei genitori amano curare il look dei propri figli. Vestirli bene scegliere le loro mise nel dettaglio è una cosa che piace e diverte tantissimi genitori. Quando si hanno figlie femmine, poi, ci si può sbizzarrire con tantissime acconciature da bambina  molto carine. Ecco una lista di tutte le acconciature facili per femminucce: niente paura, realizzarle è semplicissimo!

Come legare e raccogliere i capelli della tua bambina

Le ragazze amano prendersi cura del loro aspetto fin da quando sono bambine. Per questo è importantissimo che le mamme sappiano come legare i capelli delle loro piccole. È utile anche insegnare alle proprie figlie come raccogliere i capelli, in modo che crescendo imparino a farlo da sole. Raccogliere e legare i capelli non è solo un’esigenza pratica per avere la vista libera e non subire il fastidio dei capelli davanti agli occhi. Le pettinature permettono a ogni bambina di avere il proprio look e di sentirsi carine e belle.

Le acconciature da bambina sono utili sia per andare a scuola che in occasione di eventi importanti. In questi casi magari vostra figlia dovrà fare la damigella ed è quindi importantissimo prendersi cura della sua acconciatura. Molte delle pettinature devono essere veloci e semplici da realizzare, così che quando si è ritardo (soprattutto la mattina prima di andare a scuola), non si ha alcun tipo di problema.

Le migliori pettinature facili e veloci

La treccia

La semplice treccia, un’acconciatura veloce e classica. Pettinate i capelli della vostra bambina e li dividete in tre ciocche e incrociate  le ciocche a destra e a sinistra con quella centrale finché non avrete finito e potrete legarli con un elastico e un nastro.

La mezza coda con treccia a spina di pesce.

Tra le acconciature fai da te questa ha un livello di difficoltà molto difficile. La prima cosa da saper fare è la treccia a spina di pesce  che è diversa da  quella classica. È una pettinatura ideale per i capelli corti, ma va bene anche per i capelli piè lunghi, sia ricci che mossi non ha importanza.

La coda alta con le trecce laterali.

Questa è una pettinatura semplicissima prima di tutto dopo aver pettinato bene i capelli fate due trecce laterali un po’ sopra le orecchie, unitele ai capelli rimanti e alzatele come se fosse una coda semplice.

La treccia laterale

La treccia laterale non è facilissima da realizzare per questo è meglio aiutarsi con delle forcine o della lacca. partire dal uno dei due lati della testa e di volta in volta prendere una ciocca dei capelli e unirla alla treccia.

Lo chignon

Molte bambine, sin da piccolissime, come sport praticano la danza, solitamente classica e questa richiede un’acconciatura in particolare che è lo chignon. Alle piccole e future ballerine è una pettinatura che piace tanto da poter utilizzare anche per la vita di tutti i giorni.

Gli chignon laterali

Dividete la chioma di vostra figlia in due parti, fate due code alte e poi prendete la coda e arrotolata attorno all’elastico, sia a destra che a sinistra. Il risultato saranno due palline molto simpatiche.

Il caschetto

Se non siete amanti delle acconciature o comunque non avete il tempo, ma volete comunque vedere la vostra bambina con i capelli ordinati, uno dei tagli più comuni è il caschetto. Semplice e comodo è un taglio classico e molto frequente in tutte le bambine.

La frangetta

Una delle sue varianti e la frangetta: può essere con o senza a seconda dei tipi di capelli. Se vostra figlia ha i capelli ricci, o comunque mossi, la resa della frangia potrebbe essere non garantita. Se, invece, ha i capelli lisci sarà una delle acconciature più facili da gestire con le bimbe.

Tutte le acconciature sopra elencate si possono arricchire con nastri, forcine, mollette cerchietti, fiocchi. Come tutte le mamme delle figlie femmine, la maggior parte delle bambine sono molto vanitose specie dai quattro anni in poi. Molte bimbe, infatti, s’identificano con principesse, fate, eroine, personaggi fantastici dei cartoni animati che solitamente hanno bellissime e maestose acconciature. Questo per voi mamme è un bene perché potrete sbizzarrivi con i capelli di vostra figlia con le pettinature che più vi piacciono e che vi  riescono meglio!

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Rimanere incinta: si può fare superati i 40 anni di età? https://www.mammeup.it/rimanere-incinta-si-puo-fare-superati-i-40-anni-di-eta/ https://www.mammeup.it/rimanere-incinta-si-puo-fare-superati-i-40-anni-di-eta/#respond Tue, 25 Feb 2020 17:30:24 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34262 Fino ad una decina di anni fa per una donna rimanere incinta a 40 anni era una cosa parecchio inusuale. Quando una quarantenne rimaneva incinta si creava tanta preoccupazione attorno alla gravidanza e alla salute del feto. Adesso dopo numerose ricerche e dopo l’evoluzione della medicina, che consente di effettuare esami specifici durante la gravidanza, […]

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Fino ad una decina di anni fa per una donna rimanere incinta a 40 anni era una cosa parecchio inusuale. Quando una quarantenne rimaneva incinta si creava tanta preoccupazione attorno alla gravidanza e alla salute del feto. Adesso dopo numerose ricerche e dopo l’evoluzione della medicina, che consente di effettuare esami specifici durante la gravidanza, non è più una cosa inusuale che una donna di 40 anni rimanga incinta.

Restare incinta a 40 anni

Vengono indelicatamente definite “primipare attempate” e sono quelle donne che vivono l’esperienza della maternità dopo i 30 anni. In Italia è quasi la “normalità” infatti, siamo, dopo la Svizzera, le mamme più vecchie d’Europa.

Le donne che decidono di affrontare la prima gravidanza ben oltre i 40 anni sono sempre più numerose. È vero che la fertilità cala con l’età, ma non in maniera così drastica da impedire alle donne che hanno superato i 35 di restare incinte in maniera naturale.

La ricerca pubblicata in Obstetrics&Gynecology nel 2004 ha esaminato le possibilità di restare incinta di 770 donne europee. Da questa è emerso che l’82% delle donne tra i 35 e i 42 anni, avendo due rapporti a settimana, hanno concepito nell’arco di un anno; per le donne tra i 27 e i 34 anni, invece, la percentuale sale all’86%, un dato quindi non molto superiore.

Tuttavia è bene ricordare che non si tratta di una passeggiata. Una gravidanza a questa età comporta qualche rischio in più ed è bene essere informate e cercare la giusta assistenza, che deve essere attenta e scrupolosa.

Come rimanere incinta a 40 anni

Quarantenni se decidete di rimanere incinta i tempi stringono. Nonostante le lancette dell’orologio biologico di una donna si siano spostate all’indietro (le quarantenni di oggi sono le trentenni di vent’anni fa), la medicina considera le donne oltre i 35 anni a rischio perché con l’aumento dell’età, aumentano statisticamente i rischi di malattie cromosomiche, ritardo di accrescimento per il bambino e di ipertensione, gestosi e diabete gestazionale per la madre.

Ecco quali sono gli accorgimenti che una quarantenne deve seguire per rimanere incinta:

  1. La cosa fondamentale è capire la vostra ovulazione e conoscere quali sono i giorni fertili e quali no. Inoltre si deve valutare il proprio ciclo: se troppo doloroso e irregolare potrebbe dare problemi di infertilità, ecco perché va consultato il ginecologo, in modo da poter attuare una cura che possa poi prevedere un’eventuale gravidanza;
  2. Fare attenzione alla dieta. L’alimentazione è importantissima per le nostre vite, specie quando si cerca una gravidanza. In questi casi, è consigliato mangiare in modo sano, ed equilibrato privilegiando frutta e verdure, evitando magari troppo zuccheri e cercando di bere il più possibile durante la giornata;
  3. Il sonno è una medicina pazzesca, ma spesso una delle più sottovalutate. Dormire le giuste ore, mantenersi riposate e rilassate, può rivelarsi di grande aiuto quando si cerca una gravidanza;
  4. Evitare di stressarsi. Se si vuole avere un bambino è necessario lasciarsi andare e rilassarsi di più. Un alto livello di stress può ridurre considerevolmente le possibilità di concepimento;
  5. Niente fumo, alcol o droghe. Questi tre fattori portano facilmente a ridurre la percentuale di fertilità, ma soprattutto sono le principali cause di aborti spontanei;
  6. Non smettere di fare attività fisica, ma senza esagerare. Lo sport è alleato della fertilità, per questo quando si cerca una gravidanza la donna e l’uomo che praticano regolarmente sport riescono.

Esistono anche metodi diversi rispetto a quelli tradizionali per rimanere incinta oltre una certa età. È il caso della fecondazione, in tutte le forme ammesse dalla legge, che permette di restare incinta anche a 40 anni e oltre.

Probabilità di rimanere incinta a 40 anni

L’Italia ha il primato dei parti in età matura, 4,6% dopo i 40 anni, il doppio che in Francia, Spagna, Olanda, Svezia, Danimarca, Stati Uniti. Uno su cinque, o quasi, sono figli di mamme ‘anta’, in Italia come ha riscontrato lo studio “Avvicinarsi al limite, il trend della fertilità in età avanzata“, condotto dall’Università Bocconi su dati Istat 2005, i più recenti a disposizione: oltre 26mila, quell’anno, i parti a 40 anni compiuti, appunto il 4,6% contro il 2% degli anni 80 e 90 e il 3,6 registrato in precedenza, quando a fare figli si cominciava presto e si proseguiva fino a 45 anni.

Pro e contro delle gravidanze a 40 anni

Il trend è pochi figli e tardi, sfidando l’orologio biologico. Ma rinviare la maternità risolve alcuni problemi e ne pone altri: ecco allora i pro e i contro di una gravidanza a 40 anni ed oltre.

Tra i principali vantaggi possiamo trovare:

  1. La maturità psicologica della donna che si esprime con una maggiore pazienza, serenità e sicurezza nel rapporto con i propri figli;
  2. La stabilità della vita: una donna a 40 anni ha già raggiunto una stabilità con il proprio partner, economica e nella carriera;
  3. Una disponibilità economica maggiore, con la quale si è in grado di affrontare le spese per il mantenimento di un figlio.

Mentre per quanto riguarda gli svantaggi, troviamo:

  1. Rischi di malformazioni per il bambino;
  2. Problematiche fisiche per la futura mamma (come sbalzi di pressione o diabete);
  3. Meno energie per seguire il proprio piccolo.

Come abbiamo visto rimanere incinta facilmente a 40 anni non è sempre facile, ma è possibile. Ci sono diversi elementi da considerare e il consiglio è quello di valutarli attentamente tutti. La maternità e la paternità sono aspetti molto seri della vita delle persone e i cicli naturali della vita hanno comunque un senso. Volerli forzare oltremodo cercando qualsiasi soluzione sul come restare incinta a 40 anni non è sempre sano.

L’impossibilità di avere figli non è una colpa e ci sono diversi modi per essere genitori. È il caso dell’adozione e dell’accoglienza di quei bambini più sfortunati. Un modo amorevole di diventare mamme e papà anche oltre i quarant’anni.

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Rimanere incinta: le posizioni che possono aiutare https://www.mammeup.it/rimanere-incinta-le-posizioni-che-possono-aiutare/ https://www.mammeup.it/rimanere-incinta-le-posizioni-che-possono-aiutare/#respond Thu, 20 Feb 2020 16:30:50 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34334 Arrivati a un certo punto della propria vita, rimanere incinta è il desiderio più grande di molti uomini e donne. Come fare un figlio diventa spesso un problema, considerando come sia aumentata la difficoltà di rimanere incinta. Per questo motivo è sempre alta l’attenzione su come restare incinta e se esistano dei consigli utili e […]

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Arrivati a un certo punto della propria vita, rimanere incinta è il desiderio più grande di molti uomini e donne. Come fare un figlio diventa spesso un problema, considerando come sia aumentata la difficoltà di rimanere incinta. Per questo motivo è sempre alta l’attenzione su come restare incinta e se esistano dei consigli utili e delle posizioni che possano aiutare.

Come si fa a rimanere incinta

Prima di passare in rassegna quali sono le posizioni sessuali per rimanere incinta è utile capire quali sono i fattori che favoriscono o impediscono il nascere di una gravidanza. Il primo vero consiglio utile è quello di conoscere i giorni fertili della donna. Se è vero che si può anche non rimanere incinte avendo rapporti in quel periodo è altrettanto vero che la probabilità è sicuramente più alta (come nel rimanere incinta subito dopo il ciclo). L’altro aspetto da considerare è quello relativo all’età e allo stile di vita. Avere abitudini sane, una corretta alimentazione e un corpo allenato, aiuta sicuramente a rimanere incinta.

Esistono posizioni migliori di altre per rimanere incinta?

La materia sulle posizioni per rimanere incinta è discussa, ma al momento non esistono evidenze scientifiche che si esprimano a favore. Questo però non toglie il fascino del parlarne e del stimolare le fantasie della coppia che può così trovare nuova verve durante i propri rapporti.

Le migliori posizioni per provare a rimanere incinta

La cosiddetta posizione supina è una delle migliori per rimanere incinta. La posizione del missionario, se vogliamo quella più “classica”, è ideale per far sì che lo sperma risalga la cavità uterina. Utilizzate un cuscino da apporre dietro la schiena della donna, all’altezza dei glutei. Con la posizione di lato, è lui a controllare il ritmo, e la penetrazione più intensa e profonda favorisce il viaggio degli spermatozoi verso l’utero. Un’alternativa è quella in cui la penetrazione avviene con l’uomo che è dietro la donna. In questi casi, infatti, la penetrazione riesce a essere molto profonda.

La miglior posizione del Kamasutra per rimanere incinta

Anche il Kamasutra sembra poter aiutare le coppie con una serie di posizioni utili per restare incinta. Forse tra le predilette, nella posizione alla francese i partner sono sdraiati sul fianco con le gambe tirate verso il petto; lui penetra da dietro. Chiudiamo con la posizione del battello ebbro: lei è supina con le gambe in alto, sostenuta da lui. La donna deve soltanto rilassarsi, mentre è l’uomo a fare lo sforzo maggiore. In questo modo, peraltro, si tende a stimolare il punto g con tutte le conseguenze positive che inevitabilmente ne derivano.

Posizione dopo il rapporto per rimanere incinta

Una volta avvenuta l’eiaculazione, per la donna è meglio mantenere la posizione supina per una mezz’ora. In alternativa, per un po’ di tempo si può restare sdraiata mantenendo le gambe in aria o poggiate al muro. Meglio non alzarsi subito dopo il rapporto sessuale. Sappiamo già cosa vi starete chiedendo in questo momento. La domanda suona più o meno così: e se tutto questo fosse una banale leggenda metropolitana? No, non lo è. Per niente. E ci sono degli studi a corroborare questa tesi. L’ultimo in ordine di tempo è la ricerca del University Medical Center di Amsterdam, in Olanda. In base a quanto emerso dallo studio, le donne che si alzavano subito dopo il rapporto avevano un tasso di successo del 40% contro il 32% di quelle che rimanevano sdraiate.

Consigli per rimanere incinta subito

Il minimo comune denominatore deve essere sempre la calma. Ok, siamo d’accordo: un conto è l’idea, un altro la concretizzazione dell’idea. Facile a dirsi, insomma. Però non c’è scampo: la calma in questi frangenti è fondamentale, diremmo anche imprescindibile. Parliamo, però, anche di cose concrete.

In primis gli esami pre-concezionali, quali analisi del sangue, visita ginecologica, analisi per vedere se si è contratto qualche virus a trasmissione sessuale, il rubeo test. Inoltre, è buona norma iniziare a prendere l’acido folico per aumentare le possibilità di rimanere incinta. Sospendere gli anticoncezionali sembrerebbe lapalissiano, ma è bene ribadirlo perché consente di riattivare l’ovulazione che viene inibita.

Importante anche calcolare i giorni dell’ovulazione, saper misurare la temperatura basale. Non dimenticare, poi, di controllare se nella biancheria ci sono perdite da impianto. Occhio però a distinguere le perdite da impianto dallo spotting premestruale, sintomo che il ciclo si sta avvicinando. Ah, dulcis in fundo: evitate i lubrificanti, in quanto possono rendere meno reattivo lo sperma provocandone un arresto e impedendo così il raggiungimento dell’utero.

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Otite nei bambini: tutto quello che c’è da sapere https://www.mammeup.it/otite-nei-bambini-tutto-quello-ce-sapere/ https://www.mammeup.it/otite-nei-bambini-tutto-quello-ce-sapere/#respond Tue, 18 Feb 2020 15:00:16 +0000 https://www.mammeup.it/?p=33938 I problemi che riguardano la salute dei bambini sono sempre oggetto di preoccupazione per i genitori. Un caso molto comune è quello dell’otite nei bambini, ovvero del dolore all’orecchio che può risultare molto fastidioso. Vediamo quindi di capire cos’è l’otite, quando si manifesta e come trattarla correttamente. Il mal d’orecchio: l’otite nei bambini L’otite è […]

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I problemi che riguardano la salute dei bambini sono sempre oggetto di preoccupazione per i genitori. Un caso molto comune è quello dell’otite nei bambini, ovvero del dolore all’orecchio che può risultare molto fastidioso. Vediamo quindi di capire cos’è l’otite, quando si manifesta e come trattarla correttamente.

Il mal d’orecchio: l’otite nei bambini

L’otite è un’infiammazione dell’orecchio che spesso colpisce i bambini. Il suo decorso può essere acuto o cronico, in base a frequenza e gravità. A seconda della parte dell’orecchio colpita si può presentare come interna, media o esterna e si caratterizza per un fastidioso mal d’orecchio.

L’otite acuta e cronica

In questi casi l’otite può diventare cronica, perché le secrezioni rimangono nell’orecchio a lungo, favorendo la comparsa di episodi ricorrenti di otite media acuta che, a lungo andare, possono anche portare a riduzione permanente dell’udito. Le complicazioni in questo caso, soprattutto nei bambini, possono essere ritardi nello sviluppo psichico e nell’acquisizione del linguaggio.

È stato stimato che più di tre quarti di tutti i bambini presentano almeno un episodio di otite entro i tre anni di vita. Inoltre circa la metà di essi presenta tre o più episodi. Questo accade perché le loro tube di Eustachio sono più corte e più orizzontali di quelle dell’adulto.

I sintomi dell’otite

Per riuscire a intervenire in tempo, è necessario riconoscere al meglio i sintomi dell’otite nei bambini. Nella forma più acuta, l’otite media provoca febbre, dolore e diminuzione della percezione uditiva. Un’altra conseguenza molto fastidiosa è quella di avere l’orecchio tappato e per questo motivo i bimbi spesso si ritrovano a sfregarsi, toccarsi o tirare l’orecchio. I suoni vengono percepiti come smorzati e soffocati, perché i fluidi che si trovano nell’orecchio medio impediscono al timpano di vibrare in modo corretto.

I bimbi molto piccoli affetti da otite possono diventare estremamente irritabili e agitati. Possono, inoltre, perdere l’appetito, scoppiare a piangere all’improvviso e avere disturbi del sonno. Soltanto il medico, comunque, può fare una precisa diagnosi, introducendo nell’orecchio un apposito strumento chiamato otoscopio, che permette di verificare l’arrossamento della membrana timpanica e la presenza di fluido e secrezioni.

Si possono, inoltre, richiedere due accertamenti in aggiunta: audiogramma e timpanogramma. L’audiogramma serve a misurare l’eventuale perdita di udito, mentre il timpanogramma misura la pressione dell’aria nell’orecchio medio e di vedere se le tube di Eustachio funzionano bene.

Otite esterna e media

Otite esterna

L’otite esterna si presenta nella forma di un’infezione localizzata nel condotto uditivo esterno e può essere provocata da numerosi fattori, come eccessiva umidità o secchezza del canale uditivo o, ancora, ricorso a manovre errate per pulire l’orecchio e rimuovere il cerume. La colpa è di germi o funghi, come la Candida Albicans. I sintomi più comuni sono dolore e prurito, febbre, secrezioni di colore bianco o giallastro e diminuzione della percezione uditiva. Quando si presenta questa infezione, un’esame all’orecchio può evidenziarne la comparsa di eritemi, edemi e secrezioni nel condotto uditivo. L’otite esterna si cura con una terapia a base di instillazioni a livello locale di farmaci antibiotici e cortisonici, a volte associati ad antinfiammatori che alleviano dolore ed eventuale febbre.

Otite media

L’otite media può avere un decorso più serio. Interessa l’orecchio medio, quella cavità piena d’aria separata dall’orecchio esterno dal timpano, una sottile membrana. Il timpano è collegato a sua volta a tre ossa sottili (martello, incudine e staffa). L’infezione insorge quando i germi (Streptococco Pnemoniae, l’Haemophilus Influenzae e la Moraxella catarrhalische) penetrano dal naso o dalla gola nell’orecchio medio attraverso la tuba di Eustachio, cioè il canale di comunicazione tra la faringe e l’orecchio medio. Questo accade perché il canale non funziona correttamente.

A scatenare un’otite media può essere un’infiammazione dovuta a raffreddore o a un’infezione della gola o, ancora, un ingrossamento delle adenoidi. I germi producono pus e secrezioni che, non potendo essere correttamente drenante dalle tube di Eustachio infiammate, premono sulla membrana timpanica e causano mal d’orecchio. L’otite media può colpire una o entrambe le orecchie.

I rimedi per l’otite nei bambini

Cosa fare quando si manifesta l’otite nei bambini? Ovviamente, nel caso in cui il bimbo venga colpito da otite è necessario fare ricorso al parere del medico. Nei casi più gravi, infatti, l’otite media può anche portare alla rottura del timpano sottoposto alla pressione delle secrezioni infiammatoria. Qualora, invece, venga a mancare una corretta terapia, pus e muco possono rimanere intrappolati nell’orecchio medio. Questo avviene perché la tuba di Eustachio gonfia e infiammata, non riesce ad aprirsi per permettere il naturale drenaggio delle secrezioni.

I farmaci

Per una corretta terapia dell’otite è fondamentale comprendere l’infezione che l’ha generata. In questo modo si riesce a individuare una cura mirata. Generalmente non occorrono farmaci per curare l’otite nei bambini, in quanto essa passa autonomamente. Solamente sotto prescrizione medica si può procedere con la somministrazione di antinfiammatori, analgesici o antibiotici.

I rimedi naturali

Cercando in rete è possibile trovare moltissimi rimedi naturali per l’otite nei bambini. Molti di questi, a dire il vero, sono buffi o quantomeno pericolosi. Il consiglio è quello di rivolgersi sempre al proprio pediatra. Si evitano scelte azzardate, si riesce a intervenire tempestivamente e si mettono in atto terapie adeguate e risolutive per la cura del male all’orecchio.

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Perdite da impianto: cosa sono e come distinguerle dallo spotting premestruale https://www.mammeup.it/perdite-impianto-cosa-distinguerle-dallo-spotting-premestruale/ https://www.mammeup.it/perdite-impianto-cosa-distinguerle-dallo-spotting-premestruale/#respond Thu, 13 Feb 2020 16:30:26 +0000 https://www.mammeup.it/?p=996 Spotting premestruale o perdite da impianto? Un fulgido esempio di quando due cose che sembrano molto simili, se non addirittura identiche, nella realtà corrispondono a tutto meno che alle nostre claudicanti ipotesi. Se in materia di perdite bianche fare confusione è una strada più improbabile da imboccare per via della natura intrinseca del fenomeno, in questo […]

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Spotting premestruale o perdite da impianto? Un fulgido esempio di quando due cose che sembrano molto simili, se non addirittura identiche, nella realtà corrispondono a tutto meno che alle nostre claudicanti ipotesi. Se in materia di perdite bianche fare confusione è una strada più improbabile da imboccare per via della natura intrinseca del fenomeno, in questo filone le differenze sono sì sostanziali, ma qualcuno continua a non avere le idee chiarissime. Vediamo quindi di chiarire la differenza e quando si può verificare sia lo spotting che le perdite da impianto.

Spotting premestruale e perdite da impianto: quali le differenze?

Le perdite da impianto altro non sono che fuoriuscite di sangue simili alle mestruazioni, che possono comparire in meno del dieci per cento delle gravidanze allo stadio iniziale. Si verificano nel momento in cui l’embrione si impianta nella parete interna dell’utero, l’endometrio. È proprio qui, nell’endometrio, che l’embrione si svilupperà durante la gestazione. Sfortunatamente, può succedere che dei vasi sanguigni si rompano. Questo provoca lo spotting – piccola emorragia – da impianto. Immaginiamo già la domanda di chi sta leggendo: bisogna preoccuparsi? Assolutamente no: è normale, si tratta di un fenomeno dovuto alla fecondazione dell’ovulo e all’annidamento nell’utero.

Come infatti specifica la Società Italiana di Pediatria: “La presenza di cicli anovulatori causa spotting (piccole perdite uterine di sangue). Non è il caso di allarmarsi poiché lo spotting è una forma di sanguinamento disfunzionale parafisiologico, ovvero non dovuto a cause patologiche, che si verifica abbastanza frequentemente in età adolescenziale ed origina quando l’endometrio presenta un apporto ematico insufficiente a causa di uno switch “estrogeno->progesterone” non equilibrato. Le “macchie ematiche” si contraddistinguono dalle consistenti emissioni di sangue tipiche del flusso mestruale per la minor quantità ed il colore più scuro”.

Spotting premestruale e gravidanza

Lo spotting premestruale è un’altra cosa. Le perdite da impianto in gravidanza possono presentarsi qualche giorno dopo il concepimento, mentre le perdite premestruali arrivano qualche giorno prima del ciclo. La confusione si genera in particolare quando le mestruazioni sono irregolari, o ancora se lo spotting da impianto arriva intorno al dodicesimo giorno dal concepimento. Questo avviene infatti tra 12 e 14 giorni prima delle mestruazioni, ma all’ovulo fecondato possono occorrere altri 7-8 giorni per annidarsi. In altre parole, se le perdite da impianto fanno capolino a un palmo di naso dal ciclo mestruale, è consigliabile fare un test di gravidanza.

Perdite da impianto: cause e sintomi

Tra le cause principali delle perdite da impianto troviamo:

  • rottura dei vasi sanguigni;
  • sangue della precedente mestruazione;
  • trauma al collo dell’utero.

Nel primo caso la rottura dei vasi sanguigni dell’endometrio è dovuta all’annidamento dell’ovulo. Nel secondo caso, invece, le perdite possono essere determinate dal sangue rimasto nell’utero dopo la precedente mestruazione. Infine bisogna menzionare i traumi al collo dell’utero. In questo caso le perdite prima del ciclo possono essere associate alle perdite d’inizio della gravidanza, in quanto i tessuti vengono modificati dagli ormoni durante i rapporti sessuali.

Un argomento un po’ più esteso è quello dei sintomi delle perdite da impianto, che comunque possono non presentarsi. Come sempre, dipende. Il sintomo più comune, appunto, è lo spotting. Ma il campionario è lungo: c’è chi, per esempio, accusa un aumento della temperatura basale.

Attenzione: qualora, in linea generale, dovessero presentarsi delle perdite abbondanti, ancora peggio se accompagnate da dolori non marginali, è meglio consultare il medico. La letteratura dei sintomi, per chiudere l’argomento, annovera tensioni al seno, mal di testa, nausee, problemi gastrointestinali e stipsi, insonnia, voglie particolari, mal di schiena. Se si rimane nel perimetro del “sopportabile”, sappiate di essere simili a molte altre donne. In altre parole, dunque, ammainate pure la bandiera dell’allarme.

Perdite da impianto: quanto durano?

Anche in questo caso non esiste l’universalità che prescinda da casi specifici, ci mancherebbe. In ogni caso, percepire la “giusta” durata è un modo molto utile per cogliere l’esatto inizio di una gravidanza.

Insomma, quanto durano le perdite da impianto? In linea di massima pochi giorni: possono scomparire anche in 48-72 ore, mentre lo spotting premestruale inizia con perdite minime che poi diventano più abbondanti e possono durare mediamente 5 giorni. Le perdite da impianto, sintomo di una possibile gravidanza in atto, fanno la loro comparsa al massimo per 48 ore.

Il colore delle perdite da impianto

Non è fantascientifico sentir chiedere “come sono le perdite da impianto”. Se si intende il colore, allora sì, anche questo può essere un fattore parecchio importante. Perdite da impianto e colore, l’ennesimo binomio che affonda le radici in generazioni e generazioni di donne.

Le perdite da annidamento dell’embrione possono essere bianche con delle tracce rosse oppure di colore rosso vivo, rosso chiaro o rosa, mentre quelle precedenti all’arrivo del ciclo sono scure, tendenti al marrone. In generale, se la tonalità è più scura si tratta di perdite di alcuni giorni; al contrario, più chiare sono più indicano tempi recenti.

Perdite di sangue prima del ciclo

Qualora il colore dovesse essere intenso e la quantità notevole, potrebbe essere arrivato il ciclo. L’emorragia, però, potrebbe anche significare il distaccamento del trofoblasto, una specie di placenta che nutre l’embrione. Anche in questo caso, non allarmatevi: nella grande maggioranza dei casi, il disagio si risolve senza conseguenze, purché preso in tempo. Il consiglio da non dimenticare mai, quindi, è quello di non tergiversare e consultare il medico quando si presenta un dubbio, anche minimo.

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Bocca Mani Piedi: cos’è e come va trattata https://www.mammeup.it/bocca-mani-piedi-cose-e-come-va-trattata/ https://www.mammeup.it/bocca-mani-piedi-cose-e-come-va-trattata/#respond Tue, 11 Feb 2020 15:30:24 +0000 https://www.mammeup.it/?p=33854 Il nome Bocca mani piedi apparentemente non desta preoccupazione, ma la realtà è quella di una malattia esantematica molto comune nei bambini che frequentano nidi e asili. Tanti genitori non ne hanno mai sentito parlare, ma già dal nome si può intendere di cosa si tratta. Parliamo infatti di uno sfogo cutaneo che si evidenzia […]

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Il nome Bocca mani piedi apparentemente non desta preoccupazione, ma la realtà è quella di una malattia esantematica molto comune nei bambini che frequentano nidi e asili. Tanti genitori non ne hanno mai sentito parlare, ma già dal nome si può intendere di cosa si tratta. Parliamo infatti di uno sfogo cutaneo che si evidenzia soprattutto in alcune specifiche zone del corpo.

Chiamata anche Mani piedi bocca, è una malattia di natura virale, indubbiamente fastidiosa per i piccoli che la contraggono, ma che tuttavia non ha particolari rischi. Si verifica principalmente nel periodo che intercorre tra estate e autunno, ma può ovviamente verificarsi durante tutto l’anno.

Cosa c’è da sapere sulla Bocca mani piedi

Le cause

A causare questa malattia sono diversi virus della Enterovirus, nella maggior parte dei casi si tratta di un’infezione dovuta al Coxsackievirus che provoca sintomi leggeri che si risolvono da soli nel giro di circa una settimana. Non è molto contagiosa, ma è molto facile che si diffonda in luoghi chiusi e affollati, durante i quali si condivide parecchio tempo con altri (ad esempio asili, scuole, centri sportivi, etc.).

La trasmissione

La Bocca mani piedi si trasmette essenzialmente in due modi:

  1. via aerea, cioè attraverso tosse e starnuti;
  2. con il contatto diretto con i liquidi contenuti nelle vesciche o con il muco, o anche indiretto, con oggetti e superfici su cui si è poggiata la persona infetta.

La formazione negli adulti

Anche gli adulti possono contrarre la Bocca mani piedi, ma nella maggior parte dei casi non vi sono segni della sua presenza ed assume la forma virale molto leggera.

Come riconoscere la Bocca mani piedi

Soprattutto nella fase iniziale, cioè quando si presenta soltanto la febbre, può capitare di confondere questa malattia esantematica con una banale influenza o con l’inizio di altre sindromi della stessa categoria. La situazione diventa più chiara quando compare l’eruzione cutanea, con vesciche, bolle e arrossamenti, che si presentano soprattutto intorno e all’interno della bocca. In un paio di giorni, poi, lo sfogo compare anche sulle mani e sui piedi. In caso di dubbi, comunque, è fondamentale rivolgersi sempre al pediatra di famiglia.

I sintomi

I principali sintomi con cui si manifesta la Bocca mani piedi sono:

  • febbre non troppo elevata (di solito intorno ai 38°);
  • inappetenza;
  • dolori;
  • mal di gola e malessere generale.

Dopo un paio di giorni compare l’esantema che si caratterizza per macchie rosse e piccole pustole localizzate soprattutto all’interno del cavo orale (sulla lingua, all’interno delle guance e sulle gengive), ai lati della bocca ma anche sui palmi delle mani e sui piedi. Le vesciche tendono a colorarsi di grigio. Lo sfogo non crea prurito ma, se dovessero prudere, è meglio non grattarsi, perché le dita potrebbero diffondere ulteriormente l’infezione. Il decorso della malattia dura circa una settimana e non presenta particolari rischi o controindicazioni.

Quando la malattia bocca mani piedi è contagiosa?

La persona affetta da questa malattia è contagiosa soprattutto nei primi giorni. Non si può essere sicuri di questo, perché il virus tende a rimanere nell’organismo anche dopo che tutti i sintomi sono scomparsi. Per quanto riguarda invece il periodo di incubazione questo può variare e ha una durata che va dai 3 ai 7 giorni. Questa è una malattia che solitamente una volta comparsa non ritorna. Di fatto, pur sviluppando specifici anticorpi, la mani piedi bocca può tornare.

Come si cura

Viste le modalità, spesso non si prescrive nulla, a parte qualche antipiretico in caso di febbre che supera i 38.5°. È importante, comunque, prestare grande attenzione al fatto che i bimbi riescano a bere normalmente. Inoltre le piccole ulcere sulla bocca potrebbero dargli talmente tanto fastidio da non riuscire ad ingerire e deglutire nulla.

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Calendario cinese in gravidanza. Cos’è e come si usa https://www.mammeup.it/calendario-cinese-gravidanza-cose-si-usa/ https://www.mammeup.it/calendario-cinese-gravidanza-cose-si-usa/#respond Fri, 07 Feb 2020 07:20:18 +0000 https://www.mammeup.it/?p=33925 Se volete conoscere se il vostro bambino sarà un maschietto o una femminuccia c’è un metodo, non scientifico, che è il calendario cinese. Quello che serve è sapere il mese del concepimento del bambino. Anche se la sua validità non è provata dalla scienza è una tecnica simpatica per scoprire di che sesso sarà il […]

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Se volete conoscere se il vostro bambino sarà un maschietto o una femminuccia c’è un metodo, non scientifico, che è il calendario cinese. Quello che serve è sapere il mese del concepimento del bambino. Anche se la sua validità non è provata dalla scienza è una tecnica simpatica per scoprire di che sesso sarà il vostro bebè. La scoperta del sesso del nascituro, infatti, è sempre motivo di curiosità non solo per i genitori, ma anche per amici e parenti. Per le future nascite il calendario cinese dà la possibilità di intuire in anticipo se il bambino sarà un maschietto o una femminuccia e, di conseguenza, iniziare anche a pensare al nome da dargli.

Calendario cinese: maschio o femmina?

La voglia di scoprire qual è il sesso del futuro bambino è una cosa che coglie tutti i genitori quando sanno di aspettarne uno. Per conoscere il sesso del bambino con certezza si deve attendere l’amniocentesi o la morfologica. Esistono alcuni metodi, però, che possono predire il sesso del nascituro anche se questi non hanno una valenza scientifica. Tra questi c’è anche il calendario cinese.

Un antico metodo che si basa su una tabella cinese ritrovata in una tomba antica a Pechino e oggi conservata presso l’Istituto di Scienza cinese. Secondo questa tabella basta incrociare l’età della madre nel momento del concepimento e il mese esatto del concepimento per scoprire di che sesso sarà il bebè.

La tabella del calendario cinese

La storia della tabella cinese per la gravidanza

Questa famosa tabella è stata ritrova in un’antica tomba sepolta vicino Pechino dopo quasi 700 anni. Incrociando il mese del concepimento con l’età della madre in quel momento, è possibile fare una previsione sul sesso del bambino, con un’esattezza che arriva fino al 93 %.

Il calcolo per sapere se è maschio o femmina

Per avere un maschietto, sempre secondo questo antico metodo di calcolo, il concepimento dovrebbe avvenire nel mese di luglio quando la madre ha 18, 20, 30 o 42 anni. Mentre per concepire una bambina le migliori probabilità si hanno nel mese di aprile, quando la madre ha 21, 22 o 29 anni.

Alternative alla tabella cinese maschio femmina

Questo anche se famoso, non è l’unico metodo non scientifico per scoprire se il vostro bambino sarà un maschio o una femmina. Ci sono tantissime leggende in merito che spiegano come scoprire il sesso del futuro figlio e il calendario cinese e tra le più affascianti. Molte dicerie in merito riguardo la forma della pancia: “ se è a punta sarà…”, “Se è alta invece…”, ma tutti siamo consapevoli che l’unico metodo realmente scientifico per conoscere il sesso di vostro figlio è leggere il risultato dell’amniocentesi (che mostra il semplice codice cromosomico XX, se è una femmina, oppure XY, se è un maschio) o aspettare di fare l’ecografia morfologica.

Secondo alcune credenze, se la pancia è a forma di palla si tratta di un maschio invece è una femmina se ha la forma di un’anguria. E ancora fiocco azzurro se il pancione è basso e fiocco rosa se è alto. Il bebè sarà un maschietto anche se aumenta la peluria sul corpo della mamma mentre non c’è alcuna variazione se è una femminuccia; è femmina se durante il sonno si sognano maschi e viceversa. Ma non finisce qui: sarà maschio se si avrà voglia di sottaceti, carne e formaggi; sarà femmina, invece, se il desiderio è rivolto a dolciumi e aranciata.

Se la mamma ha i piedi più freddi concepirà un maschio, così come se la pelle è liscia, al contrario sarà una  femmina se vengono i brufoli.  Maschietto se si dorme sul fianco sinistro e femminuccia se sul destro, maschio se il seno sinistro è più piccolo del destro e femmina in caso contrario… Conoscere il sesso del proprio bambino è una cosa che incuriosisce tutti i futuri genitori che vogliono scoprilo anche per scegliere il nome più adatto da dare al nuovo arrivato. Anche questa è una tappa molto importante, e perché no, anche divertente!

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Preparazione al parto: il corso preparto https://www.mammeup.it/preparazione-al-parto-corso-preparto/ https://www.mammeup.it/preparazione-al-parto-corso-preparto/#respond Tue, 04 Feb 2020 16:55:10 +0000 http://www.mammeup.it/?p=476 Sono sempre di più le donne che decidono di frequentare un corso preparto. Una scelta dettata dalla volontà di voler arrivare preparate a un momento importante, che genera dubbi, timori e perplessità. Attraverso il corso, possono comunque acquisire una maggiore serenità, confrontarsi con altre donne e ottenere le risposte desiderate. I vantaggi dell’iscriversi a un […]

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Sono sempre di più le donne che decidono di frequentare un corso preparto. Una scelta dettata dalla volontà di voler arrivare preparate a un momento importante, che genera dubbi, timori e perplessità. Attraverso il corso, possono comunque acquisire una maggiore serenità, confrontarsi con altre donne e ottenere le risposte desiderate.

I vantaggi dell’iscriversi a un corso prenatale

I corsi preparto o di accompagnamento alla nascita sono tenuti da persone esperte, come ostetriche, medici e professionisti del settore. Quando si decide di approcciarne uno, è importante verificare la serietà dell’ente che lo propone: un corso preparto, se ben fatto, può davvero fare la differenza. Molte donne, inoltre, coinvolgono anche il futuro papà: diverse ricerche hanno infatti dimostrato che può essere fondamentale avere accanto il proprio partner in questo momento. Esistono, a tal proposito, corsi appositamente pensati per la coppia.

La prima gravidanza

Qualora si tratti della prima gravidanza, il corso preparto servirà a introdurre le future mamme a una serie di esercizi ed argomenti mirati, conoscendo persone che stanno vivendo la stessa esperienza e allargando quindi la cerchia di amicizie.

Le gravidanze successive

Diverso il caso di chi ha già affrontato una gravidanza. In questo caso, non sarà necessario frequentare un corso preparto classico, ma si potrà invece optare per qualcosa di diverso, con lezioni pratiche di attività quali yoga o pilates. Nulla toglie, ovviamente, che si possa anche scegliere di frequentare nuovamente il corso preparto base.

Quando iniziare il corso preparto?

Molte future mamme si chiedono quando iniziare corso preparto. In genere, si comincia intorno alla 28esima settimana di gestazione e va prenotato entro la 24esima settimana. Qualora si voglia cercare di ottenere un posto gratis, nelle strutture che hanno un numero limitato di posti (ad esempio i consultori), conviene pensarci già all’inizio della gravidanza. Di norma, questo tipo di percorso è composto da 8 o 10 incontri, a cadenza settimanale o bisettimanale. Ovviamente, dipenderà dai diversi enti che lo propongano. L’obiettivo, in generale, è condurre la futura mamma quasi fino alla fine della gravidanza.

In alternativa è possibile iniziare il corso preparto quando si preferisce seguendo quelli disponibili online che possono essere anche completamente gratuiti. Tendenzialmente è da preferire il corso preparto consigliato dalla ginecologa in quanto, rispetto corso preparto online gratuito, riesce a essere più formativo, incisivo e capace di esprimere non solamente competenze teoriche.

Cosa si fa in un corso preparto?

Bisogna anzitutto partire dal presupposto che non tutti i corsi preparto sono uguali e che ogni struttura si focalizza su determinati argomenti o esercizi. Tendenzialmente, ci si dedica alla ginnastica pre-parto e agli esercizi pre-parto, si esaminano le tecniche per affrontare il travaglio e le prime cure da dare al bambino.

Spesso, inoltre, si visitano le strutture ospedaliere e si parla con gli specialisti dell’ospedale, come ginecologo, anestesista e ostetriche per conoscere gli aspetti più “tecnici”. Gli argomenti sono veramente tanti e lo scopo è riuscire a dare alle future mamme tutte le nozioni necessarie, informandole su ciò che le aspetta: dai segnali dell’imminente nascita, al modo in cui affrontare le contrazioni, a cosa fare in ospedale.

La consapevolezza ridurrà l’ansia. Gli esperti, inoltre, possono insegnare le tecniche di respirazione e rilassamento che possono tornare utili per contrastare il dolore delle contrazioni e accelerare la fuoriuscita del bebè. Alcuni corsi propongono anche delle attività fisiche, utili a rinforzare i muscoli coinvolti al momento del parto o ad alleviare quei sintomi tipici dell’attesa.

Quanto costa il corso preparto?

I costi dei corsi preparto variano a seconda che vengano effettuati in strutture ospedaliere o presso privati. Il corso preparto nelle strutture ospedaliere solitamente è gratuito o si paga solo una piccola quota di iscrizione. Tuttavia, la disponibilità varia in quanto queste strutture mettono a disposizione dei posti limitati, terminati i quali il corso sarà a pagamento. Il corso preparto nelle strutture private è a pagamento ed il prezzo solitamente oscilla tra le 200€ e le 250€.

Corsi preparto gratuiti

Come abbiamo anticipato le strutture ospedaliere permettono, seppur per un numero di posti limitati, la possibilità di frequentare un corso preparto gratuito. Pertanto, il nostro consiglio è quello di provare per prima cosa con i consultori. Nella maggior parte dei casi, infatti, organizzano corsi preparto gratuiti per le future mamme che non hanno disponibilità economiche.

Ci sono anche associazioni che li organizzano gratuitamente. Tuttavia, vi consigliamo di iniziare ad informarvi ad inizio gravidanza, in modo da poter scegliere quello migliore e più adatto alle vostre esigenze.

Corso preparto online

E se non si avesse il tempo o la possibilità di frequentare fisicamente un corso preparto? Niente paura, oggi esistono anche corsi preparto online gratuiti o a pagamento che offrono tutte le informazioni necessarie per affrontare con consapevolezza e serenità sia il momento del parto che i primi tempi con il bambino.

Quanto dura una lezione?

La durata di una singola lezione di corso preparto non è fissa e varia a seconda della struttura nella quale viene effettuata. In media le lezioni durano circa due ore ciascuna, per permettere all’ostetrica (o comunque a chi la svolge) di esporre tutte le informazioni utili e dare le dimostrazioni del caso, rispondendo anche alle domande.

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Sessualità e adolescenza: problemi, miti e tabù https://www.mammeup.it/sessualita-e-adolescenza-problemi-miti-e-tabu/ https://www.mammeup.it/sessualita-e-adolescenza-problemi-miti-e-tabu/#respond Wed, 29 Jan 2020 09:00:35 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36766 I temi intorno alla sessualità suscitano sempre molto imbarazzo, soprattutto tra persone appartenenti a generazioni differenti. Un caso esemplare è quello tra genitori e figli, specie quando si arriva nella fase dell’adolescenza e la sessualità dove, al pari di altri discorsi, la comunicazione è profondamente complicata. Perché parlare di affettività e sessualità nell’adolescenza Non si […]

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I temi intorno alla sessualità suscitano sempre molto imbarazzo, soprattutto tra persone appartenenti a generazioni differenti. Un caso esemplare è quello tra genitori e figli, specie quando si arriva nella fase dell’adolescenza e la sessualità dove, al pari di altri discorsi, la comunicazione è profondamente complicata.

Perché parlare di affettività e sessualità nell’adolescenza

Non si tratta di proibire o di imporre una linea educativa, ma è fondamentale che i genitori educhino i propri figli a questa sfera dell’affettività. Non si può pensare che non esista o che sia sufficiente chiudere gli occhi aspettando che il problema passi. Più che un problema è un passaggio inevitabile nella vita di ogni bambino e bambina, di ogni ragazzo e ragazza e di ogni uomo e donna che, in famiglia o fuori casa (scuola, amicizie, eccetera) sono costantemente esposti a questo tema e prima o poi cercheranno delle risposte. Senza contare tutta l’esposizione mediatica che è possibile incontrare sul web, dove il controllo appare sempre molto complicato.

L’importanza dell’affettività

Uno dei punti principali che permette di intercettare diversi problemi è quello della necessità dell’educazione all’affettività. La questione della sessualità è solamente successiva e figlia di quello che si crede e trasmette ai propri figli. Certo, ognuno poi sviluppa una propria identità, ma molto di questa è in rapporto all’educazione ricevuta in famiglia. È fondamentale che i bambini e i ragazzi maturino e imparino l’importanza sia di ciò che provano che delle proprie azioni. Senza sottovalutare l’acquisizione della consapevolezza che le decisioni comportano delle conseguenze. È difficile stabilire qual è l’età giusta per avere un rapporto completo, anche se è evidente come la soglia si sia spesso abbassata nel corso del tempo. Non bisogna crescere bambini e ragazzi traumatizzati o complessati, ma consapevoli dell’importanza del loro corpo e dei loro sentimenti.

Uno dei maggiori problemi che le nuove generazioni si trovano a vivere è legato allo sviluppo della propria identità. Spesso sono portati a vivere con vergogna e imbarazzo ciò che provano e a considerare i propri sentimenti svincolati dalla sessualità (e viceversa). Questa separazione d’intenti porta spesso a svalutare le cose e a provocare una frattura profonda che, crescendo, diverrà fonte di enormi disagi.

L’educazione sessuale

Spesso si parla dell’importanza dell’educazione sessuale, ma questa viene vissuta solamente nell’ottica di fornire informazioni pratiche sull’uso di anticoncezionali e sul rischio dei rapporti non protetti. Aspetti importanti, certo, ma l’educazione dovrebbe mirare a qualcosa di più grande, non solamente delle “istruzioni per l’uso”.

5 consigli utili per i genitori

Consapevolezza del fenomeno

Cosa possono fare, quindi, i genitori? Sicuramente prendere consapevolezza dell’urgenza del fenomeno della sessualità nell’adolescenza e accompagnare i propri figli nella crescita. Innanzitutto comprendendo il carattere e la sensibilità di ognuno. Il fatto che siano figli non li obbliga a dire tutto ai genitori, soprattutto se non sono mai stati abituati a farlo. Allo stesso tempo è importante anche considerare le differenze che ci sono (anche a partire dal dato biologico degli organi riproduttivi) tra maschi e femmine. La sessualità, infatti, non è solo avere o non avere un rapporto, ma la presa di coscienza del proprio corpo. E di come questo comunichi, reagisca e abbia degli istinti.

Una sessualità non uguale per tutti

La distinzione tra maschi e femmine è più importante di quanto si possa credere e serve ad aiutare i propri figli a crescere in maniera sana. Per i maschi il rischio è quello di banalizzare l’atto, mentre per le femmine di subirlo. Nelle ragazze c’è anche una maggiore pressione per quel che riguarda l’immagine che hanno di sé e l’idea di sentirsi brutte, quando magari sono semplicemente non adeguate agli standard del momento.

Controllo e protezione

I genitori devono quindi monitorare gli eventuali segnali di una pubertà precoce, ma anche accompagnare i propri figli nella comprensione del corpo che cambia. La presenza dei genitori è fondamentale anche per evitare i sensi di colpa (qualunque essi siano) che, una volta innestati, diventano difficili da rimuovere. La sessualità nell’adolescenza inizia con comportamenti quali baci, abbracci, carezze e atteggiamenti sempre più sensuali. È un processo che parte da lontano e molto lontano può portare, motivo per cui è fondamentale stare attenti, per intervenire (dove possibile e come possibile) per proteggere i propri figli.

Contro i miti di potere, prestazione e bellezza

Un altro consiglio per i genitori per imparare a educare i propri figli a una sana sessualità nell’adolescenza è quello di rimuovere tutti i falsi miti ancora oggi presenti. Ovvero quelli relativi alle prestazioni, al numero di partner, alla facilità di consumare rapporti e, ancora, alla banalizzazione dell’altro. Questo è un fenomeno rischiosissimo che nuoce non solamente chi lo subisce. Uno dei problemi oggi più frequenti è proprio quello di considerare la sessualità solamente come un’attività fisica, ignorando tutte le implicazioni affettive e cognitive che questa ha. La sessualità viene vissuta nell’adolescenza in funzione della crescita di ogni ragazzo e ragazza. Questi passano diverse fasi e a ognuna di queste corrisponde un’idea sulla propria persona e, quindi, sulla sessualità.

Non avere paura di avere paura

È utile che i genitori non demonizzino tutto e non si spaventino di fronte alla difficoltà del loro compito. Se necessario possono chiedere aiuto a qualche centro specializzato, ma senza mai far passare il proprio figlio come un malato. Questo atteggiamento, infatti, è spesso la condizione migliore per cui nell’adolescenza si sviluppi una sessualità disordinata e rischiosa che provoca profonde ferite che è sempre estremamente difficile curare.

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Bonus famiglia: cosa cambia con il 2020 https://www.mammeup.it/bonus-famiglia-cosa-cambia-con-il-2020/ https://www.mammeup.it/bonus-famiglia-cosa-cambia-con-il-2020/#respond Fri, 24 Jan 2020 09:00:03 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36762 Mettere su famiglia, come si diceva una volta, sembra essere sempre più difficile. Non solo le difficoltà di avere un rapporto stabile e duraturo con il proprio partner, ma anche le criticità economiche specie quando si hanno dei figli. Per questo è doveroso scoprire le novità in merito al cosiddetto bonus famiglia. Questo intervento da […]

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Mettere su famiglia, come si diceva una volta, sembra essere sempre più difficile. Non solo le difficoltà di avere un rapporto stabile e duraturo con il proprio partner, ma anche le criticità economiche specie quando si hanno dei figli. Per questo è doveroso scoprire le novità in merito al cosiddetto bonus famiglia. Questo intervento da parte dello Stato permette una serie di incentivi e agevolazioni fiscali alle famiglie numerose e a quelle con basso reddito. Scopriamo, quindi, quali sono e come fare per ottenerle.

I bonus per le famiglie a basso reddito

Ma quali sono questi bonus che una famiglia a basso reddito può richiedere? Ne sono stati previsti di diversi:

  • bonus bebè;
  • bonus latte;
  • bonus mamma;
  • bonus nido;
  • bonus seggiolini.

Ognuno di questi permette alle famiglie con basso reddito di ottenere importanti aiuti economici e far fronte alle diverse difficoltà e instabilità economiche di questo periodo storico.

Il bonus bebè

Il primo dei bonus famiglia 2020 che prendiamo in considerazione è quello sulla natalità. Diverse statistiche denunciano un grave calo demografico, motivo per cui il bonus bebè 2020 è stato incentivato rispetto allo scorso anno. La novità è che l’ISEE non sarà più un requisito, ma servirà solamente a calcolare l’importo dell’assegno di natalità. Questo è stato portato a 1920€ massimo per le famiglie con un reddito basso. È importante sottolineare come il bonus bebè riguarda sia i nuovi nati che i figli adottati a partire dal 1 gennaio 2020.

Il bonus latte

Una novità del 2020 riguarda il latte. È rivolto alle mamme che (per motivi di salute dimostrabili) non possono allattare naturalmente e devono utilizzare il latte artificiale. Il bonus prevede un contributo di 400€ per i primi sei mesi di vita del neonato.

Il bonus mamma

Un’altra novità è quella relativa al cosiddetto bonus mamma domani. Si tratta di un aiuto dell’importo di 800€ che viene versato alle mamme, come premio nascita, che superano il settimo mese di gravidanza. inoltre tale contributo è rivolto anche alle famiglie che prendono un bambino in affido.

Il bonus nido

Nel bonus famiglia 2020 rientra anche quello per l’iscrizione (e il mantenimento) dei propri figli all’asilo nido. Oltre all’accesso in graduatoria, molte famiglie non riescono a sostenere il pagamento dell’iscrizione al nido. Per questo motivo il bonus 2020 prevede, sia per l’iscrizione ai nidi pubblici che privati, l’erogazione di un contributo in base alla fascia ISEE di appartenenza. I nuclei familiari con un ISEE non superiore ai 25000€ percepiranno un bonus massimo di 3000€. Per i nuclei con un ISEE tra 25001€ e 40000€, invece, il bonus arriverà a 2500€.

Il bonus seggiolini

Un’altra novità del 2020 è il cosiddetto bonus seggiolini che serve per incentivare l’acquisto dei seggiolini auto antiabbandono (divenuti obbligatori da novembre dello scorso anno). Il bonus prevede un contributo di 30€ per l’acquisto di un dispositivo di questo tipo.

La Carta famiglia 2020

Il nuovo anno è iniziato con diverse novità e bonus soprattutto per le famiglie numerose. Tra queste va segnalata l’introduzione della Carta famiglia 2020, che diventerà operativa a partire dal mese di febbraio. È rivolta alle famiglie che hanno almeno tre figli minori a carico. La Carta famiglia 2020 prevede una serie di sconti sull’acquisto di prodotti o servizi, erogati sia da aziende pubbliche che da quelle private che aderiscono a questa iniziativa. Per farne richiesta e scoprire quali sono gli sconti che è possibile ottenere è possibile consultare la pagina del Dipartimento per le politiche della famiglia dove sarà comunicato anche il portale online attraverso il quale inviare la domanda per l’ottenimento della card.

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Crostacei in gravidanza: si possono mangiare? https://www.mammeup.it/crostacei-gravidanza-si-possono-mangiare/ https://www.mammeup.it/crostacei-gravidanza-si-possono-mangiare/#respond Tue, 21 Jan 2020 07:50:15 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34118 È risaputo come esistano diversi alimenti che è meglio non consumare durante la gravidanza. Questi cibi, che di norma non rappresentano un problema, destano dubbi e preoccupazioni quando si aspetta un bambino. L’argomento crostacei in gravidanza è al centro di aperti dibattiti. Anzitutto, bisogna dire che diversi esperti sostengono che siano del tutto da evitare. […]

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È risaputo come esistano diversi alimenti che è meglio non consumare durante la gravidanza. Questi cibi, che di norma non rappresentano un problema, destano dubbi e preoccupazioni quando si aspetta un bambino. L’argomento crostacei in gravidanza è al centro di aperti dibattiti. Anzitutto, bisogna dire che diversi esperti sostengono che siano del tutto da evitare. Per evitare qualsiasi tipo di problema è bene avvicinarsi alla questione con attenzione e rigore, andando a capire le ragioni per cui è bene (o no) mangiare i crostaci in gravidanza.

Crostacei o molluschi?

La prima puntualizzazione da fare riguarda la definizione di crostacei. Questi vanno distinti dai molluschi e dagli altri pesci, anche se spesso c’è molta confusione in materia. I crostacei sono i gamberetti, i gamberi, le aragoste, gli scampi, i granchi, le mazzancolle e gli astici, ovvero quegli animali ricoperti da un guscio e che sono anche dotati di antenne. Questi alimenti rappresentano una buona fonte di proteine e minerali, con un ridotto contenuto di grassi e una elevata digeribilità

I pareri sul consumo dei crostacei in gravidanza

I pareri relativi al consumo di crostacei in gravidanza sono molto discordi: il punto di partenza è che, in ogni caso, è da escluderne il consumo senza un’adeguata cottura, sia durante il periodo della gestazione che nel corso dell’allattamento. Se, di norma, bisogna consumare molluschi e pesce crudo facendo moltissima attenzione alla loro provenienza, in gravidanza questo è completamente sconsigliabile: il rischio è di contrarre malattie dannose e fastidiose non solo per la mamma, ma anche per il feto.

Si tratta di informazioni che è bene approfondire per far sì che la gravidanza proceda al meglio, per la mamma e per il bimbo in arrivo. Se manca poco al parto, un altro articolo che ti consigliamo e che potrà esserti utile è quello relativo alle cose indispensabili da inserire nella lista di nascita. Di sicuro nell’elenco troverai alcuni oggetti che saranno provvidenziali soprattutto nei primi mesi di vita del tuo piccolo.

Rischi legati al consumo di crostacei crudi

Quando si mangiano crostacei crudi o poco cotti in gravidanza si corre il rischio di venire a contatto con il virus dell’epatite A, una malattia che colpisce il fegato. Questo avviene perché i molluschi bivalve, cioè cozze, ostriche, vongole e fasolari, si nutrono filtrando l’acqua marina che li circonda. Questi sopravvivono anche in ambienti molto inquinati e possono dunque venire a contatto con materie organiche che contengono il virus, quindi lo conservano al loro interno e lo trasmetto a chi li mangia.

Lo stesso principio vale per la trasmissione di virus che provocano malattie gastro-intestinali, come il Norovirus, responsabile di una fastidiosa forma di gastroenterite, con sintomi come nausea, vomito, diarrea, crampi e febbre. Durante la gravidanza, la donna è soggetta a contrarre la listeriosi. Si tratta di una malattia molto insidiosa, che colpisce prevalentemente nel corso del terzo trimestre. Le conseguenze sono molto gravi per il feto, che può anche rischiare la vita o nascere con problemi respiratori o meningite.

Anche la toxoplasmosi, nota malattia potenzialmente molto dannosa per il nascituro e generalmente attribuita al contatto con i gatti, è in realtà trasmissibile anche attraverso il consumo di cibi crudi o poco cotti, ed i frutti di mare non fanno eccezione. Altri organismi potenzialmente presenti nei frutti di mare crudi sono i bacilli della salmonella, responsabili della salmonellosi. Il bacillo della salmonella typhi può trasmettersi al feto attraverso la placenta e provocare conseguenze anche gravi.

In linea teorica, l’unica specie di mollusco per il cui consumo non dovrebbero esserci problemi è il riccio di mare, poiché sopravvive solo in acque non inquinate.

Si possono mangiare crostacei cotti e molluschi in gravidanza?

Arrivati a questo punto la domanda è lecita: si possono, o no, mangiare i molluschi e i crostacei in gravidanza? Vediamo cosa c’è da sapere.

I crostacei

La risposta per quel che riguarda i crostacei in gravidanza è positiva, ma a determinate condizioni. Come sottolineato nel Decalogo Nutrizione e sicurezza alimentare in gravidanza dell’Istituto Superiore di Sanità, a questo riguardo “Gli alimenti più ricchi di iodio sono i pesci di mare ed i crostacei”. Perché è importante lo iodio? “lo iodio è necessario alla tiroide per produrre ormoni che regolano numerosi processi metabolici e svolgono un ruolo importantissimo nelle prime fasi della crescita e nello sviluppo di diversi organi, in particolare del cervello”.

I crostacei possono quindi essere consumati, purchè cotti per bene. Ed è bene fare anche alcune distinzioni. Ad esempio la pizza con i gamberetti può essere mangiata in gravidanza, sempre che i gamberetti siano cotti, altrimenti no. Nel caso, invece, della frittura di pesce in gravidanza, è assolutamente da evitare in quanto i cibi fritti fanno male sia alla mamma che al bambino.

I molluschi

La prudenza, nel caso di una gravidanza, non è mai troppa. In generale, si consiglia di rimandare il consumo di molluschi fino al parto. Vale lo stesso per il consumo durante l’allattamento? Sì, perché sono indicati anche come cibi fortemente allergizzanti per il neonato (dato che il suo sistema digerente non è ancora completamente sviluppato).

Gli altri tipi di pesce

Diverso il discorso per altri tipi di specie, in cui il consumo non viene scoraggiato: seppie, polipi e calamari, sottoposti a una adeguata cottura, possono essere consumati anche durante la gravidanza e sono fonte di calcio.

Il buon senso, comunque, non è sufficiente. Infatti è fondamentale sentire sempre il parere del proprio medico e, nel dubbio, di astenersi dal consumo di cibi di cui non si conosce la provenienza o dei quali non si è sicuri possano fare bene alla propria gravidanza.

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Dolori in gravidanza: quali sono e come comportarsi https://www.mammeup.it/dolori-in-gravidanza-quali-sono-e-come-comportarsi/ https://www.mammeup.it/dolori-in-gravidanza-quali-sono-e-come-comportarsi/#respond Thu, 16 Jan 2020 13:12:43 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36756 Con la lieta notizia della gravidanza si apre anche un periodo molto intenso e pieno di dolori. I fastidi dovuti agli squilibri ormonali, ma anche ai profondi cambiamenti del corpo femminile che si adatta all’arrivo e alla crescita del feto, sono tanti e molto diversificati tra loro. Il più delle volte, nonostante possano essere particolarmente […]

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Con la lieta notizia della gravidanza si apre anche un periodo molto intenso e pieno di dolori. I fastidi dovuti agli squilibri ormonali, ma anche ai profondi cambiamenti del corpo femminile che si adatta all’arrivo e alla crescita del feto, sono tanti e molto diversificati tra loro. Il più delle volte, nonostante possano essere particolarmente fastidiosi, i dolori che si verificano in gravidanza non rappresentano un motivo di preoccupazione. Scopriamo quindi quali sono i dolori più comuni e come trattarli in maniera adeguata.

I principali dolori in gravidanza

Il mal di schiena

Uno dei principali dolori che le donne lamentano durante la gravidanza è quello del mal di schiena. Si tratta di un fenomeno abbastanza normale che può dipendere principalmente da due fattori: lo sbilanciamento del peso della donna e una postura scorretta. Nel primo caso il fenomeno andrà aumentando con il passare dei mesi, mentre il secondo dipende dalle abitudini e da come ci si posiziona a letto o sul divano. Con un po’ di esercizio fisico (soprattutto stretching), qualche precauzione in più ed evitando di rimanere per troppo tempo ferme e nella stessa posizione, questo disturbo può essere facilmente contrastato. Per approfondire questa problematica puoi consultare questo articolo sul blog di osteopatiaterranova.it.

Il mal di pancia

Il mal di pancia è un tipo di disturbo per molti aspetti molto generico, perché può fare riferimento a diversi aspetti. Si va dal classico bruciore di stomaco (trattabile con un’alimentazione equilibrata e corretta) a problemi più specifici che vanno sottoposti all’analisi di un medico specialista. Non c’è necessariamente da allarmarsi, ma è bene non sottovalutare alcun tipo di fenomeno.

Il dolore pelvico

A differenza del mal di pancia, un altro disturbo molto comune (specie se temporaneo) è quello del dolore pelvico. La causa è da individuare negli spostamenti interni dell’organismo che producono una maggiore tensione dei legamenti e delle ossa. Questo tipo di dolore può essere sia crampiforme che acuto e a volte è accompagnato anche da altri sintomi. Il problema principale in questi casi è riuscire a localizzare il dolore e a non preoccuparsi eccessivamente se si tratta, semplicemente, di dolore che colpisce la parte inferiore dell’addome, quella bassa del tronco.

Dolori al seno

Un altro dolore frequente durante la gravidanza è quello che colpisce il seno. Anche in questo caso parliamo di un disturbo normale, considerando i cambiamenti ormonali che accompagnano lo sviluppo del feto. Il seno si ingrossa e si prepara anche ad allattare. Questa trasformazione, a volte, genera dolore e, inoltre, può portare anche ad avere delle perdite. La soluzione in questo caso è quella di indossare dei reggiseni specifici che possano rendere meno fastidiosi i movimenti e siano dotati di imbottiture capaci di assorbire i liquidi.

Crampi alle gambe

Uno dei dolori che accompagna i diversi mesi della gravidanza è quello relativo ai crampi alle gambe. Si tratta anche in questo caso di un problema prevedibile causato dal diverso modo in cui l’organismo delle donne metabolizza il calcio. Un buon metodo per ridurre questo fastidio è quello di fare degli esercizi di stretching localizzati sui muscoli che maggiormente danno fastidio.

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Mangia pannolini: consigli utili e guida all’acquisto https://www.mammeup.it/mangia-pannolini-consigli-utili-e-guida-allacquisto/ https://www.mammeup.it/mangia-pannolini-consigli-utili-e-guida-allacquisto/#respond Wed, 15 Jan 2020 09:00:50 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36741 Avete mai pensato a come smaltire i pannolini dei vostri bambini? Anche considerando l’alto numero di questi rifiuti è un problema importante da affrontare. Un problema che ha una precisa soluzione: il mangia pannolini. Come indica chiaramente il nome, si tratta di un dispositivo utilissimo per gestire i pannolini dei bambini. L’avvento della raccolta differenziata […]

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Avete mai pensato a come smaltire i pannolini dei vostri bambini? Anche considerando l’alto numero di questi rifiuti è un problema importante da affrontare. Un problema che ha una precisa soluzione: il mangia pannolini. Come indica chiaramente il nome, si tratta di un dispositivo utilissimo per gestire i pannolini dei bambini. L’avvento della raccolta differenziata e la necessità di tenere pulita e in ordine la propria abitazione richiede di trovare delle soluzioni efficienti per questo particolare tipo di rifiuti.

Come funzionano i mangia pannolini

I mangia pannolini possono essere sia per gli anziani che per i bambini, garantendo lo stesso tipo di utilità. Sinteticamente possiamo dire che i mangia pannolini sono dei contenitori all’interno dei quali riporre i pannolini sporchi per proteggersi dai cattivi odori e per gestire in maniera corretta questi rifiuti. I mangiapannolini funzionano grazie a una particolare tecnologia che permette di sigillare i pannolini inseriti e di poterli smaltire in maniera igienica, pratica e sicura.

Come scegliere i mangia pannolini

Ma quali sono le caratteristiche tecniche da valutare nella scelta e nell’acquisto dei mangia pannolini? Gli elementi da valutare sono:

  • tipologia;
  • filtri;
  • capienza;
  • imballaggio pannolini;
  • ricariche.

Tipologia

Non tutti i mangia pannolini sono uguali, quindi è bene prestare massima attenzione per non sbagliare l’acquisto. Esistono infatti dei semplici contenitori con un tappo che non svolgono la funzione di imballaggio. Per quanto costino meno la tecnologia impiegata è diversa e meno specifica. Inoltre bisogna anche considerare il tipo di rivestimento (che incide sia sulla resistenza del dispositivo che sulla capacità di isolamento). La tecnologia impiegata determina non solo la riduzione dei cattivi odori, ma anche l’efficienza nell’evitare che nell’ambiente si diffondano germi e batteri.

Filtri

I mangia pannolini di fascia alta integrano anche di filtri dell’aria, con l’obiettivo di isolare i cattivi odori. L’isolamento può avvenire o tramite questi filtri o con un livello maggiore di strati di rivestimento della struttura; l’aspetto importante da valutare è il livello di efficienza.

Capienza

Un aspetto fondamentale nella scelta del modello di mangia pannolini da acquistare è, ovviamente, la capienza. Anche in base al numero di bambini piccoli che si hanno in casa, la quantità di pannolini che questo speciale secchio può contenere è un elemento decisivo per fare una valutazione corretta e adeguata. Bisogna dire che in commercio esistono modelli che vanno dai 10 ai 200 pannolini. Ovviamente la maggiore capienza incide anche sui prezzi dei mangia pannolini. Inoltre è bene sottolineare come questa “unità di misura” faccia riferimento ai pannolini di taglia zero; quelli generalmente utilizzati solo nei primi mesi di vita del bambino.

Imballaggio

Come avviene l’imballaggio dei pannolini sporchi inseriti all’interno del mangia pannolini? Esso può essere o manuale (manopola) o automatico (stantuffo). La differenza sta nell’automazione dello smaltimento del pannolino, della velocità, della sicurezza e dell’igiene. Il sistema a stantuffo, infatti, evita di dover infilare le mani all’interno del contenitore velocizzando le varie operazioni.

Ricariche

L’ultimo aspetto riguarda la ricarica del mangia pannolini. I speciali sacchetti utilizzati e che permettono di imballare al meglio i pannolini inseriti devono essere sostituiti. Oltre a capire la facilità o meno di come si ricarica il mangia pannolini è bene anche valutare la presenza dei ricambi originali o compatibili. Per evitare di rimanere senza ricariche e avere il mangia pannolini inutilizzabile.

3 migliori modelli di mangia pannolini

Foppapedretti Maialino

Foppapedretti Maialino
Foppapedretti Maialino

Un primo modello di mangia pannolini da prendere in considerazione è il Foppapedretti Maialino. Parliamo di un bidone compatto, dal design curato, che si aziona manualmente e funziona tramite una barriera a ossigeno. Il Foppapedretti Maialino può contenere fino a 20 pannolini, è dotato di pellicola antibatterica e del filtro aria. Semplice da utilizzare e da svuotare, è una soluzione interessante anche per il prezzo molto competitivo.

Diaper Champ

Diaper Champ
Diaper Champ

Un dispositivo leggero, pratico e molto capiente (fino a 30 pannolini) è il Diaper Champ. Parliamo di un mangiapannolini che ha un meccanismo di funzionamento a manopola. Tra le caratteristiche tecniche di maggior interesse di questo modello è la presenza degli strati di rivestimento e della possibilità di utilizzare i sacchetti universali come ricarica.

Tommee Tippee Sangenic Tec

Tommee Tippee Sangenic Tec
Tommee Tippee Sangenic Tec

L’ultimo modello che prendiamo in esame e che consigliamo è il Tommee Tippee Sangenic Tec. In questo caso abbiamo un dispositivo con un doppio meccanismo di funzionamento (a stantuffo e manopola) che lo rende estremamente pratico. Inoltre è dotato anche di un taglierino che permette di tagliare la pellicola e di rendere più semplice l’utilizzo. Da non sottovalutare la presenza della pellicola antibatterica e di diversi strati di rivestimento.

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Cooking machine: cucinare tutto senza problemi https://www.mammeup.it/cooking-machine-cucinare-tutto-senza-problemi/ https://www.mammeup.it/cooking-machine-cucinare-tutto-senza-problemi/#respond Sun, 12 Jan 2020 06:00:27 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36718 Cucinare è un’arte e un piacere, ma a volte anche un impegno, specie per coloro che non sono molto abili ai fornelli. Per questo esistono le cooking machine, delle “macchine da cucina” che integrano le moderne tecnologie e permettono di preparare qualsiasi tipo di piatto in poco tempo e in maniera sana e gustosa. Scopriamo […]

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Cucinare è un’arte e un piacere, ma a volte anche un impegno, specie per coloro che non sono molto abili ai fornelli. Per questo esistono le cooking machine, delle “macchine da cucina” che integrano le moderne tecnologie e permettono di preparare qualsiasi tipo di piatto in poco tempo e in maniera sana e gustosa. Scopriamo meglio cosa sono.

I robot da cucina 2.0

Sono ormai anni che le nostre cucine sono state invase da robot, attrezzi, macchinette e dispositivi vari che ci consentono di velocizzare e ottimizzare la preparazione degli ingredienti per i nostri pasti. Ecco, la differenza e l’innovazione introdotta dalle cooking machine sta proprio qui: la stessa che c’è tra ingredienti e piatto finito. Con le migliori cooking machine per cucinare piatti deliziosi è possibile non solo preparare gli ingredienti, ma anche cuocerli e utilizzarli al meglio nelle varie ricette. le cooking machine sono quindi degli strumenti preziosissimi ed estremamente affascinanti, da portare nella propria cucina.

Funzionalità e caratteristiche

Anche il mondo delle cooking machine conosce una vasta gamma di prodotti, da quelli più semplici (ed economici) a quelli più completi (e costosi). Per poterli valutare è opportuno capire cosa sanno fare (funzionalità) e come (caratteristiche tecniche).

Come i “vecchi” robot da cucina, anche con le cooking machine si possono tritare, frullare, impastare e montare gli ingredienti. In più, come detto, con le cooking machine si può anche cucinare. Questa è al prima vera grande caratteristica, potendo inoltre contare su diversi sistemi di cottura. Ognuno di questi, infatti, è consigliato per determinate ricette o per seguire un tipo di alimentazione più sano e leggero. Le cooking machine possono cuocere a basse temperature, a vapore, riscaldare, bollire, soffriggere, arrostire, eccetera. Il tutto semplicemente modificando il programma di cottura.

Nella scelta di una cooking machine è bene considerare anche il tipo di prestazioni (potenza del motore, capienza dei recipienti, consumi energetici, eccetera), senza dimenticare il numero e la tipologia di accessori. Questi strumenti, infatti, permettono di liberare spazio in cucina, abbandonare i vecchi arnesi e utilizzare solo quelli della cooking machine.

Perché acquistare una cooking machine

Abbiamo visto le enormi potenzialità e caratteristiche di queste macchine da cucina, ma la domanda potrebbe rimanere in sospeso: perché conviene acquistarle? E, parallelamente, conviene davvero averne una? La risposta è positiva: sia per chi non è molto pratico ai fornelli che per chi ama farlo e si diverte a sfornare sempre piatti nuovi.

I vantaggi di questi dispositivi sono molteplici: rapidità, affidabilità, praticità e versatilità. Con le cooking machine non si avranno più problemi di pranzi e cene da organizzare all’ultimo minuto o di dover perdere tanto tempo perché non si sa come preparare una ricetta. Affidarsi a questi dispositivi significa anche sapere che ogni ingrediente, ogni alimento e ogni piatto finale verrà cotto e preparato nel migliore dei modi. Nessuna improvvisazione, pentole lasciate troppo sul fuoco o altri inconvenienti culinari; tutto sarà sempre fatto a regola d’arte. La conseguenza è quella di avere una cucina sempre ordinata ed efficiente. Le cooking machine sono pratiche proprio per questo: nessun pensiero, pochi click e tutto è pronto in maniera squisita. Infine, ma non meno importante, la versatilità. Un aspetto molto intrigante di alcuni modelli, infatti, è quello di prevedere anche funzionalità digitali. Dall’app dello smartpone o dal display della macchina è possibile impostare l’avvio dei programmi, ma anche seguire le istruzioni per preparare delle nuove ricette.

Un modo nuovo di cucinare, con lo stesso piacere di sempre di sedersi a tavola con i propri cari e ritrovarsi a mangiare piatti della tradizione e nuove prelibatezze.

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Autostima nei bambini: l’aiuto dei genitori https://www.mammeup.it/autostima-nei-bambini-laiuto-dei-genitori/ https://www.mammeup.it/autostima-nei-bambini-laiuto-dei-genitori/#respond Wed, 08 Jan 2020 09:00:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36733 Un problema sempre più frequente e che anticipa sempre di più la sua comparsa nei bambini è quello dell’autostima. Sono diverse le cause e i modi con cui l’autostima si abbassa o, addirittura, si annulla fin dalla giovanissima età. Spesso i genitori non sanno cosa fare e si ritrovano in casa dei figli con il […]

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Un problema sempre più frequente e che anticipa sempre di più la sua comparsa nei bambini è quello dell’autostima. Sono diverse le cause e i modi con cui l’autostima si abbassa o, addirittura, si annulla fin dalla giovanissima età. Spesso i genitori non sanno cosa fare e si ritrovano in casa dei figli con il morale a terra e con l’incapacità di essere aiutati. Trattandosi di un problema molto serio è fondamentale non sottovalutarlo né, come vedremo, esasperarlo, ma è importante prenderne consapevolezza.

Che cos’è l’autostima

Iniziamo definendo questo concetto. Per l’Enciclopedia Treccani l’auto stima è la “considerazione che un individuo ha di sé stesso”. Quindi può essere applicata anche ai bambini. Inoltre “l’autovalutazione che è alla base dell’autostima può manifestarsi come sopravvalutazione o come sottovalutazione a seconda della considerazione che ciascuno può avere di sé, rispetto agli altri o alla situazione in cui si trova”.

Il mito dell’uomo perfetto

Parlando di autostima nei bambini, anche in relazione alla definizione che ne abbiamo appena dato, è fondamentale tentare (anche se è molto difficile) di sfatare un mito: quello dell’uomo perfetto. Viviamo in una società che non solo non accetta l’errore e il diverso, ma che non riesce nemmeno a tollerare la mancanza di massima efficienza. Nonostante questa, in maniera non troppo paradossale, è ampiamente manifesta (e non può essere altrimenti) ci si ostina ad autoconvincersi che bisogna essere sempre al massimo della forma. “Devi essere felice”, “Devi fare di più”, “Non hai motivi per essere triste”, eccetera, sono tutte frasi che, seppur comprensibili in alcuni contesti, rischiano di minare l’autostima nei bambini prima e negli adulti dopo.

Nessun uomo, tantomeno quando è bambino, è esente dalla fiacca, dalla tristezza e dal fallimento. L’educazione non dovrebbe minare a rimuovere gli ostacoli che creano stanchezza, infelicità o insuccesso, ma a maturare quella convinzione di essere importanti e unici anche quando si vive una condizione di insoddisfazione.

Le cause

Riuscire a individuare le cause della bassa autostima nei bambini non è semplice, anche perché significherebbe analizzare diversi aspetti della nostra società. C’è sicuramente da registrare quanto appena detto sulla folle presunzione di crescere bambini svincolati dalla realtà. È chiaro che ogni genitore ed educatore vorrebbe che i bambini e i ragazzi fossero sempre sereni, ma dovrebbe essere altrettanto chiaro che la serenità non la si costruisce eliminando le fonti di tristezza. Sia perché ognuno reagisce a modo suo di fronte alle difficoltà, sia perché esse non possono essere mai del tutto eliminate. Inoltre è la capacità di affrontarle che permette al bambino e al ragazzo di maturare l’autostima. Questa è una risposta, più che un dato che dovrebbe essere innato per natura.

Più che vere e proprie cause ci sono sicuramente da registrare fenomeni sociali che aumentano i rischi legati alla bassa autostima nei bambini. Sono i fenomeni del bullismo a scuola, ma anche a tutte quelle dinamiche che esplodono sui social network e di cui molto spesso le famiglie non riescono a essere al corrente. Il confronto, specie se esasperato, con i propri coetanei può portare ad aumentare il senso di inadeguatezza che compromette l’autostima.

Quando è a rischio l’autostima

Sono diversi i momenti e le cause che minano l’autostima nei bambini. Eventi tragici, fallimenti scolastici, problemi relazionali, tensioni familiari; tutto concorre a mettere a repentaglio la stabilità dei bambini. Inoltre quando si parla di autostima bisogna sempre fare riferimento alle aspettative che uno si crea e si pone. Aspettative sia del bambino stesso che, anche, dei genitori, dei fratelli, degli amici, degli insegnanti, eccetera. È bene avere alte aspettative, ma è doveroso sapere che più queste sono alte e lontane, più c’è il rischio di ferire l’autostima, di generare quel senso di frustrazione che porta il bambino (e poi il ragazzo e l’uomo) ha pensare di non essere all’altezza.

Sono due i principali momenti della vita di un bambino in cui c’p un maggiore rischio di perdere l’autostima. Il primo è intorno ai 10 anni, quando termina l’infanzia e il bambino affronta una nuova fase della sua vita. Il secondo è dopo la maggiore età, quando il ragazzo, non più bambino, inizia a percepire maggiormente i doveri e le responsabilità della vita.

Come aumentare l’autostima nei bambini

Com’è facile intuire aumentare l’autostima nei bambini non è per niente semplice, anche perché affrontare il problema dopo che è emerso rende tutto molto più complicato. Come abbiamo avuto modo di anticipare è fondamentale non imporre al bambino aspettative esagerate o che non sono adatte a lui. Molti problemi in questo senso, infatti, si verificano nel confronto con altri ragazzi. L’autostima nei bambini è a rischio a scuola, ma anche in casa con i fratelli e con i propri stessi genitori. Molte volte si fanno paragoni che portano i bambini a sentirsi non all’altezza: “gli altri ce l’hanno fatta e io no, quindi non sono adeguato”. Se questa mentalità, anche velatamente, viene favorita, nella coscienza del bambino avviene un’esplosione che è poi difficile controllare.

Consigli utili per i genitori

Non esistendo soluzioni automatiche, in quanto ogni bambino fa storia a sé, è importante mettersi sempre in gioco e non tentare di delegare ad altri il problema. Questo deve essere affrontato di petto, ma non facendolo in maniera esplicita. Non è utile andare dal bambino e dirgli “hai problemi di autostima”, ma fare in modo che egli percepisca di essere stimato e maturi una propria identità tale da affrontare gli eventi della sua vita. Non deve né esaltarsi né sconfortarsi, ma avere la maturità di sapere che le difficoltà ci sono e che la loro comparsa non è una colpa, né tantomeno la conferma che loro non saranno in grado di affrontarle.

A tal proposito è decisivo sottolineare un aspetto: le difficoltà vanno affrontate, ma si possono anche perdere. Non è la sconfitta a creare problemi di autostima, ma è la presunzione di dover vincere sempre. Questa idea è radicata anche in molti adulti e nella società, per cui è difficilissimo riuscire a non farla passare anche ai bambini. Il mito dell’uomo perfetto si configura anche nell’idea di dover crescere moderni gladiatori pronti a vincere ogni battaglia. I bambini devono imparare a vivere e a gestire sia le cose belle che quelle brutte, non a illudersi che le cose brutte possano non esserci.

In questo senso è utile comunicare ai bambini attenzione per tutto quello che fanno. Durante la crescita è importante che i bambini capiscano che ci sono dei limiti e che non tutto gli è dovuto. È utile anche che essi corrano dei rischi e che sbaglino. L’ascolto e l’incoraggiamento, infine, possono essere occasioni preziosissime per educarli ad avere una corretta stima di sé.

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Sesso del bambino: come scoprire se è maschio o femmina https://www.mammeup.it/sesso-del-bambino-come-scoprire-se-e-maschio-o-femmina/ https://www.mammeup.it/sesso-del-bambino-come-scoprire-se-e-maschio-o-femmina/#respond Thu, 19 Dec 2019 16:00:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34430 Tra le prime domande che i futuri genitori si sanno, c’è sicuramente quella relativa al sesso del bambino. Sarà un maschietto o una femminuccia? Questa è una di quelle domande che maggiormente viene posta da amici e parenti che è curiosa di conoscere il sesso del bambino. Tanta, infatti, è la curiosità relativa alla nuova […]

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Tra le prime domande che i futuri genitori si sanno, c’è sicuramente quella relativa al sesso del bambino. Sarà un maschietto o una femminuccia? Questa è una di quelle domande che maggiormente viene posta da amici e parenti che è curiosa di conoscere il sesso del bambino. Tanta, infatti, è la curiosità relativa alla nuova vita che arriverà di lì a poco: che sia maschio o femmina, la gioia sarà comunque tanta, ma è comunque normale che si abbia una piccola preferenza.

Conoscere o non conoscere il sesso del feto

Potrebbe sembrare una domanda amletica, ma non per tutti conoscere il sesso del feto è considerata un’esigenza. C’è chi vuole saperlo il prima possibile, anche per poter scegliere come chiamare il proprio bambino (scopri i più diffusi nomi maschili e femminili) e chi vuole invece godersi l’effetto sorpresa. Che sia maschio o femmina, ovviamente, non cambia la gravidanza. La maggior parte dei genitori, in ogni caso, vuole saperne di più sul nascituro: vediamo quello che c’è da sapere quando si parla di sesso del bambino, a cominciare dal momento in cui inizia a vedersi.

A quante settimane di vede il sesso del bambino?

Il sesso del nascituro viene determinato con assoluta certezza attraverso un’ecografia morfologica, che si effettua nel secondo trimestre, solitamente tra la 20esima e 22esima settimana. In alcuni casi si può optare per una morfologica precoce, tra la 15esima e la 16esima settimana di gravidanza. La risposta alla domanda “A quante settimane si vede il sesso del bambino?” è dunque semplice: per avere certezza bisogna aspettare il secondo trimestre, con le dovute eccezioni: qualora la posizione del feto fosse favorevole a un’osservazione, infatti, lo si potrebbe stabilire prima.

Differenze tra maschio e femmina nella gravidanza

Esistono alcune differenze tra maschio e femmina in gravidanza, legate alla crescita fetale intrauterina. I maschietti, di norma, sono più grandi e paiono crescere più velocemente nel pancione della mamma. Al di là di questo, esistono alcune credenze popolari e alcuni vecchi miti sul sesso del nascituro, secondo i quali si potrebbe determinare se sarà maschio o femmina dalla forma della pancia.

Pancia da femmina

Stando alle credenze popolari, la pancia da femmina ha la forma simile a quella di un’anguria o, ancora, se è alta.

Pancia da maschio

In caso di maschietto, invece, la pancia sarebbe più tonda, a forma di palla, e più bassa.

Altre teorie, prima di ricorrere alle dovute ecografie o ad altri test scientifici, si affidano al modo con cui la gravidanza si manifesta. Per alcuni i sintomi con i quali si presenta la gravidanza permettono di capire se il feto è un maschio o una femmina. Anche in questo caso, per quanto possa essere simpatico il metodo per capirlo, non ci sono conferme dal punto di vista scientifico.

Fase lunari e concepimento

La tradizione popolare lega la nascita di un maschio e di una femmina alla posizione della luna. Per questo si sente spesso parlare di luna crescente e luna calante. Nel rapporto fasi lunari e concepimento non esiste alcuno studio scientifico che provi che si tratti di una tecnica valida. Va preso per quello che è: un metodo curioso, un divertimento da fare prima che si possa conoscere il sesso attraverso le ecografie che confermino o meno che si tratti di un maschio o di una femmina.

Come funziona questo “metodo”? Anzitutto bisogna sapere all’incirca quando è avvenuta l’ovulazione: se è avvenuta nei giorni di luna piena (o meglio nelle 24 ore di luna piena), secondo la credenza che si affida alle fasi lunari è probabile che nascerà una bambina. Se l’ovulazione cade, invece, in prossimità della luna nuova, è probabile che nascerà un  maschio. Pare che in fase di luna calante o crescente il metodo fallisca più di frequente, mentre quando si ovula nel giorno di luna nuova o luna piena, questo sarebbe più efficace. Come sappiamo, comunque, non si può scegliere il giorno dell’ovulazione!

Volendo riassumere il sistema della luna crescente e della luna calante per la comprensione se il proprio bambino sarà un maschio o una femmina:

  • Luna piena: femmina (più probabile);
  • Luna nuova: maschio (più probabile);
  • Luna Crescente (gobba a ponente: si va verso la luna piena): femmina;
  • Luna Calante ( gobba a levante: si va verso la luna  nuova): maschio.

Calendario cinese: maschio o femmina?

Esiste anche chi si affida al calendario cinese del concepimento per sapere quale sarà il sesso del nascituro. Anche in questo caso, bisogna dire che non esiste alcun supporto scientifico che ne provi la validità, ma nulla toglie che lo si possa provare giusto per divertirsi. Il funzionamento è molto semplice: basta incrociare il mese in cui è avvenuto il concepimento e l’età della mamma (sempre  al momento del concepimento). Per consultare il calendario cinese con il quale capire se il proprio bambino sarò un maschio o femmina è possibile consultare questo specchietto:

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Ceretta in gravidanza: si può fare? Le risposte ai dubbi https://www.mammeup.it/ceretta-gravidanza-si-puo-fare/ https://www.mammeup.it/ceretta-gravidanza-si-puo-fare/#respond Tue, 17 Dec 2019 14:50:10 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34426 Tante future mamme si interrogano sulla possibilità o meno di fare la ceretta in gravidanza in tutta tranquillità. Quando si aspetta un bimbo è normale porsi più quesiti del solito a proposito di abitudini ormai consolidate, come può essere la depilazione. Abbiamo già visto insieme, ad esempio, come ci si debba comportare in relazione a […]

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Tante future mamme si interrogano sulla possibilità o meno di fare la ceretta in gravidanza in tutta tranquillità. Quando si aspetta un bimbo è normale porsi più quesiti del solito a proposito di abitudini ormai consolidate, come può essere la depilazione. Abbiamo già visto insieme, ad esempio, come ci si debba comportare in relazione a manicure e smalto per unghie ed oggi daremo una risposta alla domanda Si può fare la ceretta in gravidanza?

Perché la ceretta in gravidanza

La questione del depilarsi in gravidanza è per molte donne fondamentale. E a ragione. Va bene che quello della maternità è un periodo molto delicato e caotico, ma il potersi sentire a proprio agio con il proprio corpo rimane un’esigenza. Avere delle gambe belle o non doversi coprire per nascondere i peli in eccesso non può diventare un optional. Per questo ci si interroga spesso se sia possibile farsi la ceretta in gravidanza, se depilarsi sulla pancia, sul pube o sull’inguine sia pericoloso per il bambino e, ancora, eventualmente quale tecnica utilizzare.

Depilarsi in gravidanza: sì o no?

La crescita dei peli

Anzitutto, bisogna dire che nel corso dei nove mesi i peli crescono più lentamente. Non si tratta di un miracolo, ma avviene per gli ormoni femminili estrogeni, che aumentano a discapito degli ormoni maschili, come il testosterone, colpevoli della crescita dei peli. In seguito a gravidanza e allattamento, infatti, quando c’è un calo degli estrogeni, le mamme notano la comparsa di qualche nuovo follicolo pilifero.

Le tecniche di depilazione

Tornando alle tecniche di depilazione, bisogna subito dire che la ceretta si può fare, ma solo con il metodo a freddo. Nel corso della gravidanza, infatti, si va incontro a una situazione vascolare meno favorevole. Questa è causata dall’aumento del peso corporeo e del volume plasmatico. Col procedere dei mesi, inoltre, c’è una maggiore pressione dell’utero sulle vene, che comporta un affaticamento della circolazione. Anche gli ormoni, primo fra tutti il progesterone, influiscono negativamente sul microcircolo e indeboliscono le pareti dei vasi. Per tutti questi motivi è meglio evitare di stressare ulteriormente capillari e vene con la ceretta a caldo.

Via libera, invece, alla cera a freddo o alle classiche strisce già pronte, che si devono semplicemente scaldare tra le mani. Ovviamente, negli ultimi mesi sarebbe meglio ricorrere all’estetista per fare la ceretta, perché potrebbe non essere semplicissimo raggiungere determinate zone. Dall’estetista, inoltre, si possono trovare prodotti a base di sostanze naturali, come la cera al limone e al miele: questi hanno il pregio di essere molto delicati sulla pelle.

Depilazione in gravidanza: qual è il metodo migliore?

Il rasoio

Continuando a parlare di depilazione in gravidanza, secondo molti esperti il metodo migliore rimane il rasoio, poiché taglia solo il pelo e non interagisce in alcun modo con la cute. Quando lo si utilizza, tuttavia, bisogna prestare molta attenzione, perché la pelle è più sensibile: va dunque bagnata e insaponata con cura, in modo da fare scivolare meglio la lametta.

La crema depilatoria in gravidanza

Discorso a parte merita la crema depilatoria: questa non arreca danni al bambino, perché agisce solo a livello superficiale e non ha un assorbimento sistemico, ma è bene, nel corso dei nove mesi, applicare meno sostanze chimiche possibile. Anche se si tratta di un prodotto che si è già utilizzato, durante la gravidanza è sempre meglio testare la crema su una piccola area, perché la pelle è molto sensibile e potrebbe irritarsi. Almeno 24 ore prima, dunque, è indicato fare una prova.

Il depilatore elettrico

Ottima alternativa per la depilazione in gravidanza è l’epilatore elettrico, che estirpa i peli senza traumatizzare i capillari. Gli ultimi modelli sono in grado di catturare anche i peli più corti, quindi non è necessario aspettare la ricrescita. La scelta della tecnica di depilazione più adatta, comunque, è prima di tutto soggettiva e dipende dalla capacità di sopportazione del fastidio che si prova.

Consigli e precauzioni

Qualunque sia la tecnica, comunque, è buona regola subito prima e subito dopo passare sulla pelle un disinfettante: i metodi come il rasoio, ad esempio, potrebbero provocare lesioni sulla cute, mentre con i sistemi a strappo i follicoli rimangono dilatati e questo può facilitare l’ingresso di batteri, a loro volta responsabili di piccole pustole.  Dopo aver disinfettato la pelle, si applica una crema lenitiva e idratante: vanno benissimo anche le classiche salviette post-epilazione allegate alle confezioni di ceretta, che aiutano a rimuovere anche i residui.

Di per sé non esistono limitazioni alla pratica della ceretta sulla pancia in gravidanza, l’importante è prestare la massima attenzione al tipo di tecnica utilizzata. Discorso leggermente diverso per la ceretta all’inguine durante la gravidanza. Parliamo di una zona molto delicata che è bene trattare con molta cura. Anche considerando l’aumento del volume della pancia è preferibile rivolgersi a un’estetista che saprà operare con tutta l’attenzione e la delicatezza necessaria.

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Perdite bianche: perché compaiono? https://www.mammeup.it/perdite-bianche-perche-compaiono/ https://www.mammeup.it/perdite-bianche-perche-compaiono/#respond Tue, 10 Dec 2019 16:30:59 +0000 https://www.mammeup.it/?p=985 Le perdite bianche sono delle secrezioni vaginali che in linea di massima coinvolgono tutte le donne. In definitiva, a chiedersi cosa sono le perdite bianche per cercare di avere un’idea dettagliata e lontana da qualsivoglia fraintendimento sono praticamente tutte, giovani e meno giovani. La domanda che, a questo punto, balena più di tutte nella mente […]

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Le perdite bianche sono delle secrezioni vaginali che in linea di massima coinvolgono tutte le donne. In definitiva, a chiedersi cosa sono le perdite bianche per cercare di avere un’idea dettagliata e lontana da qualsivoglia fraintendimento sono praticamente tutte, giovani e meno giovani. La domanda che, a questo punto, balena più di tutte nella mente è semplicissima: le perdite vaginali, in generale, devono necessariamente essere sintomo di qualcosa di preoccupante? E ancora: le perdite vaginali di colore bianco vanno monitorate e richiedono una visita specialistica urgente, senza perdere troppo tempo? Cerchiamo di fare ordine diradando i vari dubbi.

Perdite bianche e ovulazione

Perdite di colore bianco e ovulazione, sono un binomio spesso indissolubile. È pacifico, ormai, che esistano giorni più fertili degli altri durante il ciclo mestruale, l’ovulazione appunto. Sintetizzando molto, si verifica una maggiore secrezione di muco cervicale, tra il biancastro e il trasparente, per intenderci.

Qual è la sua funzione? Aiutare il lavoro di risalita degli spermatozoi per la fecondazione. Il muco, in sostanza, fa da ponte. In altre parole, le perdite bianche, ancorché sovente non visibili, sono fisiologiche, fondamentalmente necessarie. Le perdite bianche non rappresentano un problema per l’ovulazione, ma ne favoriscono la riuscita.

Perdite bianche: cosa c’è da sapere

Perdite prima del ciclo

Un altro punto da tenere ben presente riguarda le perdite bianche prima del ciclo. Dopo l’ovulazione, gli ormoni subiscono delle modifiche che alterano l’equilibrio della vagina. Risultato? Le perdite bianche, per l’appunto, visibili in particolare a chi assume la pillola: per tutto il periodo di assunzione ci sono perdite da assunzione di estroprogestinici, che scompaiono nella settimana di sospensione per poi fare di nuovo capolino insieme alla nuova confezione di pillole. Le perdite bianche prima delle mestruazioni servono a ripulire i canali vaginali e sono espulse facilmente. Molte donne credono di essere incinta se il ciclo non arriva e al suo posto ci sono delle perdite di colore bianco. Se le perdite bianche prima del ciclo non sono molto dense e rimangono per diversi giorni è opportuno informare il proprio ginecologo ed, eventualmente, effettuare un test di gravidanza.

Perdite e pillola

In alcuni casi le perdite bianche sono abbondanti e si manifestano come macchie inodore e molto dense e sono causate dall’assunzione della pillola. Anche in questo caso non si dovrebbe temere conseguenze preoccupanti, in quanto si può trattare dello squilibrio ormonale provocato dall’assunzione della pillola stessa.

Le perdite bianche all’inizio di una gravidanza

Molte donne testimoniano come l’inizio della gravidanza sia accompagnato con il manifestarsi di alcune perdite bianche. Anche in questo caso le perdite bianche dense in gravidanza non costituiscono un motivo di preoccupazione. Esse hanno lo scopo sia di pulire che di difendere l’utero dalle varie aggressioni esterne. Le perdite bianche prima del ciclo che portano le donne a pensare che sono rimaste incinta, non sono un sintomo certo della gravidanza. in caso di una gravidanza le perdite bianche sono più acquose e meno cremose, ed è bene non generalizzare.

Perdite in gravidanza

Procedendo con ordine, soffermiamoci adesso sulle perdite in gravidanza, e in particolare sulle perdite bianche in gravidanza. Anzi, in principio furono le perdite di inizio gravidanza. Sembra quasi uno scioglilingua o un particolare esercizio retorico, ma i concetti vanno a braccetto. Quando inizia la gravidanza, spesso e volentieri le perdite scompaiono. Tutto normale e da addebitare agli estrogeni.

Si tratta, semplificando, di un modo predisposto dall’organismo per difendersi dagli eventuali pericoli esterni. Anche perché nella vagina vivono diversi microrganismi, alcuni buoni e altri meno buoni. Ad ogni modo, non è solo la barriera difensiva a causare perdite; le ghiandole cervicali contribuiscono alla diluizione delle normali perdite dovute all’azione dei lattobacilli.

Tutto questo sfocia in una perdita bianca liquida e continuativa, di quantità variabile a seconda del singolo soggetto. La perdita supporta la reazione dei lattobacilli per mantenere basso il ph, dunque funge da battericida. Fondamentale il punto di vista del riassorbimento delle mucose: se sono molto cariche di liquidi sarà necessario più tempo per ripulirsi, di conseguenza è fisiologico che compaiano più perdite rispetto a delle mucose più veloci, per così dire. In definitiva, state pure tranquille: si tratta di un processo normale che non deve allarmarvi.

I cambiamenti ormonali

Abbiamo parlato delle perdite bianche dopo l’ovulazione e di quelle che avvengono durante la gravidanza. In realtà c’è anche un’altra possibilità che si formi una sorta di muco prima del ciclo. È il caso delle cosiddette perdite da eccitazione. I cambiamenti ormonali aumentano le condizioni favorevoli per la formazione di molti batteri. Per difendersi il corpo umano emette questo tipo di sostanza. Per evitare questo fenomeno, anche per una questione di pudore, il consiglio è quello di non utilizzare troppo biancheria intima sintetica (meglio il cotone) e di mantenere un’igiene costante.

Perdite dense e cremose

Le perdite bianche dense, nonché le quelle cremose, meritano qualche approfondimento dettagliato in più. Non tutte le perdite bianche sono uguali e se accompagnate da particolari sintomi, dai pruriti ai bruciori passando per i cattivi odori, sarebbe il caso di prenotare una visita ginecologica.

Se le perdite, in un certo senso, ricordano la ricotta per la loro densità, potrebbe trattarsi di alterazione della flora batterica della vagina. La causa, nella maggior parte delle situazioni, è un fungo, la Candida.

Invece, se le perdite somigliano più a una specie di schiumetta, con tanto di odore insolito e non proprio piacevole, non è peregrino pensare a vaginosi batterica all’infezione da Trichomonas vaginalis. Il passo successivo è il tampone vaginale per poi analizzare le secrezioni vaginali. L’ultimo step, una volta individuata con certezza l’origine del problema, è la terapia giusta.

In conclusione, quello delle perdite è un fenomeno che va sempre monitorato, benché rientri nel novero della normalità di ogni donna.

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Si può rimanere incinta subito dopo il ciclo? Tutto quello che c’è da sapere https://www.mammeup.it/si-puo-rimanere-incinta-subito-ciclo/ https://www.mammeup.it/si-puo-rimanere-incinta-subito-ciclo/#respond Wed, 04 Dec 2019 08:30:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34320 Molte donne si chiedono se possono rimanere incinta subito dopo il ciclo, soprattutto quelle che non hanno un’ovulazione regolare. Il ciclo arriva di solito nei giorni meno fertili del mese, ma questo non esclude la possibilità di rimanere incinta subito dopo la sua fine o anche durante. Per questo è bene approfondire il discorso, per capire […]

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Molte donne si chiedono se possono rimanere incinta subito dopo il ciclo, soprattutto quelle che non hanno un’ovulazione regolare. Il ciclo arriva di solito nei giorni meno fertili del mese, ma questo non esclude la possibilità di rimanere incinta subito dopo la sua fine o anche durante. Per questo è bene approfondire il discorso, per capire cosa c’è di vero e avere scelte sessuali coerenti con la volontà di non restare incinta.

Dopo il ciclo si può rimanere incinta?

Tutte le donne che hanno le mestruazioni regolari – di 28 giorni – avranno l’ovulazione nei giorni centrali: cioè tra il 13esimo e il 16esimo giorno. Nei giorni del ciclo e quelli immediatamente successivi quindi non sarebbero fertili, tuttavia non è sempre così.

Avere rapporti a cavallo dei giorni dell’ovulazione (tra il 12esimo e il 16esimo giorno) fa aumentare  le probabilità di rimanere incinta dopo il ciclo. Questo perchè se l’ovulo resta fertile per circa 24 ore, gli spermatozoi rimangono attivi fino a cinque giorni; quindi il concepimento può avvenire anche tre giorni dopo il rapporto sessuale. Se, invece, non c’è stato concepimento l’ovulo discende fino all’utero e dopo un paio di settimane dall’ovulazione si presenta il flusso mestruale.

Il giorno dopo il ciclo si può rimanere incinta?

Alcune donne  hanno un ciclo più corto  e quindi l’ovulazione può avvenire anche solo cinque giorni dopo il ciclo. Considerato che gli spermatozoi possono sopravvivere nelle tube di Falloppio fino a cinque giorni, ecco che si può rimanere incinta durante le mestruazioni. Inoltre, in presenza di questo fenomeno, si può rimanere incinta anche quando è appena finito il ciclo e subito dopo.

In assoluto è assolutamente da sfatare la convinzione che durante i giorni delle mestruazioni ed immediatamente dopo non si sia fertili e quindi non sia necessario prendere precauzioni se si vogliono evitare gravidanze indesiderate. Questo è un rischio a tutte le età, sia per i più giovani che per i meno giovani, che voglio avere un rapporto completo con il proprio partner e pensano che durante il ciclo non ci siano rischi. La realtà è differente e avere un rapporto completo protetto è sicuramente preferibile del, come si suol dire, “venire dentro” senza alcun tipo di preoccupazione.

Soprattutto nelle donne in avanti con gli anni l’ovulazione può diventare irregolare e possono quindi verificarsi doppie ovulazioni.

Quando si rimane incinta

In un normale ciclo di 28 giorni subito dopo il ciclo non si è affatto fertili: l’ovulazione è ancora lontana. Ma questo non è un metodo contraccettivo valido, perché il corpo della donna e vulnerabile e tante variabili possono influenzare la durata del ciclo e l’ovulazione.

Alcune donne raccontano di essere rimaste incinte proprio a fine ciclo o addirittura durante. Questo è possibile perchè probabilmente sarà accaduta una di queste due cose:

  • 1 doppia ovulazione: le ovaie hanno rilasciato prima un ovulo, che non fecondato ha provocato la mestruazione e poi dopo qualche giorno un altro ovulo che quindi si trova in circolazione nelle tube, pronto per essere fecondato, proprio durante il ciclo mestruale o alla fine di esso. Se anche quest’ovulo non viene fecondato allora si avrà una nuova mestruazione a distanza di pochi giorni dalla prima;
  • 2 ovulazione precoce: invece di ovulare alla metà del mese come accade di solito l’ovulazione avviene prima. Se l’ovulo non viene fecondato allora si avrà una mestruazione in anticipo rispetto al solito.

Questi due fenomeni solitamente si manifestano nelle donne più in là con gli anni. Resta comunque il fatto che il fatto di avere il ciclo mestruale non è una garanzia per non rimanere incinta, anzi a seconda del tipo di ovulazione che una donna ha può avere maggiori probabilità di mettere al mondo un bebè.

Come rimanere incinta subito dopo il ciclo

Per molte donne (ma anche per i rispettivi partner) rimanere incinta con il ciclo o subito dopo è un incubo da fuggire, in quanto la gravidanza non sarebbe gradita. Altre, invece, desiderano poter concepire e vorrebbero tentare di rimanere incinta il prima possibile. Per poter ovulare subito dopo il ciclo p utile poter monitorare quali sono i giorni fecondi e quali i giorni non fertili. Farlo non è sempre semplice, soprattutto nei casi in cui il ciclo è irregolare. Ci sono inoltre anche altri fattori che incidono sulla fertilità di una donna, come lo stress, l’eventuale assunzione di farmaci, l’alimentazione e lo stile di vita che si conduce.

Per poter rimanere incinta in qualsiasi momento (o per evitare la gravidanza), un metodo molto utile è quello della misurazione della temperatura basale. Questa è la temperatura interna del corpo successiva a un periodo di riposo (solitamente il sonno notturno). Esistono strumenti digitali per misurarla, ma si può fare anche manualmente con un normale termometro. I giorni utili alla gravidanza sono quelli nei quali la temperatura scende radicalmente. Con questo sistema si riesce ad avere, soprattutto con un maggior numero di misurazioni e di dati, una panoramica dettagliata su quelli che saranno i giorni fertili per poter rimanere incinta.

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Uno dei principi della pedagogia moderna è quello per cui i bambini imparano di più e meglio se lo fanno divertendosi. Per questo sono molto diffusi e apprezzati i giochi educativi per i bambini di tutte le età. Il gioco, infatti, è una dimensione che i bambini intraprendono e vivono fin dai primi mesi di vita. Cambiano i giocattoli, le loro abilità e competenze, ma non cambia il divertimento, il piacere e la curiosità di passare il proprio tempo con i giocattoli. Anche per questo i genitori scelgono di avvalersi dei giochi educativi per i propri bambini, in modo da stimolarli nella crescita.

Imparare a diventare grandi giocando

I giochi per bambini non sono solamente un passatempo o un modo per divertirsi. Certo, hanno anche questo ruolo, ma in realtà nascondo una potenzialità enorme: quella educativa. Per questo parliamo propriamente di giochi educativi per i bambini, con i quali essi apprendono la manualità, sviluppano i sensi e vengono stimolati ad acquisire abilità e competenze. Il tutto senza la pressione di dover apprendere delle norme di funzionamento delle cose. Il settore dei giochi educativi è molto ampio e variegato e accompagna i bambini nel corso della loro crescita. Con il passare dei mesi (e degli anni) i bambini imparano a muoversi, a relazionarsi con gli oggetti, con i colori, le forme, i suoni, eccetera. I giochi educativi li aiutano a rimanere sempre attivi e concentrati e a elaborare strategie per raggiungere un risultato. Per questo è utile scegliere giochi educativi adeguati all’età dei bambini. Altrimenti il rischio è di annoiarli se li si costringe a giocare con giocattoli troppo facili o troppo difficili per la loro età.

I migliori giochi educativi per bambini in base all’età

Vediamo qualche idea per dei giochi educativi da regalare a dei bambini in base alla loro età.

0-12 mesi

Per i bambini più piccoli un primo gioco con il quale farli confrontare può essere quello dei libri tattili. Ne esistono diverse versioni, con stoffe colorate, tessuti da colorare e “animare” i personaggi della storia. Un modo interattivo per i bambini fino al primo anno d’età.

Un’altra idea può essere quella della giostrina con il carillon integrato o, in alternativa, qualsiasi giocattolo che emette suoni quando viene mosso o premuto qualche tasto. Con questi giochi i bambini si divertiranno tantissimo e impareranno ad associare i loro gesti a delle conseguenze.

12-24 mesi

Per questa fascia d’età uno dei giochi educativi più apprezzato dai bambini è quello del tappeto componibile con i pezzi dei puzzle e lettere. Un gioco poliedrico che gli permette sia di abbinare i pezzi del puzzle che le forme con le lettere. Inoltre può essere utilizzato anche come tappeto per gattonare e fare altre attività.

Un’altra idea molto bella è quella delle costruzioni. Di plastica o di legno, questo gioco permette di scatenare la fantasia dei bambini e anche di accompagnarli nel corso del tempo, potendo sempre utilizzarli per costruire cose nuove. Inoltre è un tipo di gioco educativo perfetto sia per i bambini che per le bambine.

24-36 mesi

Un gioco molto interessante per questa fascia d’età è il cosiddetto impilatore geometrico. Con questo giocattolo il bambino impara ad associare le forme, comprenderne la differenza di grandezza e a impilarle nelle aste di legno.

Tra i giochi educativi più apprezzati dai bambini troviamo i puzzle. Divertenti, colorati e con una difficoltà crescente; sono delle soluzioni ideali per stimolare continuamente le abilità e la capacità di attenzione e associazione di più piccoli (e non solo).

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Con la pillola anticoncezionale si può rimanere incinta? https://www.mammeup.it/la-pillola-anticoncezionale-si-puo-rimanere-incinta/ https://www.mammeup.it/la-pillola-anticoncezionale-si-puo-rimanere-incinta/#respond Wed, 27 Nov 2019 16:50:14 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34281 La pillola anticoncezionale è un farmaco contraccettivo ormonale, utilizzato da molte donne che non vogliono, per diverse ragioni, rimanere incinte. Si tratta di uno dei metodi più diffusi in tutto il mondo, che agisce grazie alla combinazione di piccole quantità di un estrogeno (generalmente etinilestradiolo) e di un progestinico. L’assunzione quotidiana di questi due ormoni […]

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La pillola anticoncezionale è un farmaco contraccettivo ormonale, utilizzato da molte donne che non vogliono, per diverse ragioni, rimanere incinte. Si tratta di uno dei metodi più diffusi in tutto il mondo, che agisce grazie alla combinazione di piccole quantità di un estrogeno (generalmente etinilestradiolo) e di un progestinico. L’assunzione quotidiana di questi due ormoni inibisce gli eventi ormonali che inducono l’ovulazione. Per quanto si tratti del contraccettivo più efficace (la percentuale è di oltre il 99%), con la pillola anticoncezionale si può rimanere incinta, e oggi vedremo come.

Come funziona la pillola anticoncezionale

Prima di addentrarci meglio nell’argomento gravidanza con pillola anticoncezionale, capiamo meglio come funziona questo farmaco. L’ovulazione è controllata da un complesso sistema ormonale a tre livelli: nel sistema nervoso centrale l’ipotalamo produce  un ormone detto GnRH (ormone di rilascio delle gonadotropine, che agisce sull’ipofisi anteriore inducendo la produzione di due ormoni, detti FSH (ormone follicolo-stimolante) e LH (ormone luteinizzante), che, a loro volta, agiscono sull’ovaio determinando gli eventi che portano alla maturazione del follicolo e all’ovulazione.

All’inizio del ciclo mestruale i livelli di FSH aumentano, favorendo lo sviluppo del follicolo ovarico e stimolando la produzione di estrogeni nell’ovaio. Già verso il termine della fase follicolare i livelli di FSH prodotto iniziano a diminuire, mentre aumentano quelli dell’LH: quest’ultimo raggiunge un picco intorno al 14º giorno del ciclo e provoca l’ovulazione.

La secrezione degli ormoni FSH e LH nell’ipofisi viene controllata dell’estradiolo prodotto dall’ovaio: questo meccanismo di controllo è detto feedback negativo. Anche il progesterone prodotto dall’ovaio inibisce il rilascio di LH. L’estrogeno ed il progestinico contenuti nella pillola, simulando gli ormoni naturali, sfruttano il feedback negativo, portando così ad una ridotta secrezione di FSH e soprattutto di LH da parte dell’ipofisi.

La riduzione dei livelli plasmatici di FSH inibisce lo sviluppo del follicolo e impedisce il normale aumento dei livelli di estradiolo. Il feedback negativo del progestinico impedisce il picco di LH a metà ciclo: questo fatto, insieme all’arresto dello sviluppo follicolare, previene l’ovulazione. La pillola anticoncezionale non soltanto sopprime l’ovulazione, ma causa anche meccanismi accessori che ne aumentano la sicurezza: provoca infatti anche un ispessimento della mucosa cervicale, rendendo difficoltoso il passaggio degli spermatozoi attraverso la cervice.

Esistono diversi tipi di pillola anticoncezionale, accomunati dal fatto di dover essere presi sempre una volta al giorno. Ci sono confezioni da 21 o 28 compresse da prendere, dunque, per 21 o 28 giorni di fila, rispettando sempre lo stesso orario.

Perché si può rimanere incinta con la pillola

Restare incinta con la pillola è un fenomeno molto particolare, ma possibile, che genera diverse conseguenze. Innanzitutto dal punto di vista psicologico. Assumendo la pillola anticoncezionale, infatti, si vuole evitare una gravidanza e il concepimento potrebbe creare non poche difficoltà alla mamma, ma anche alla stabilità della coppia. Inoltre ci potrebbero essere problemi anche con il feto. Se si sta prendendo la pillola si ha la tranquillità di non rimanere incinta e se si continua ad avere dei rapporti si prosegue nell’assunzione di questo anticoncezionale. In presenza di una gravidanza, però, la pillola può creare dei problemi al feto. Per questo sarebbe preferibile procedere con l’interruzione o la sospensione nell’assunzione dell’anticoncezionale.

Rimanere incinta con la pillola: quando accade

Abbiamo detto che si può rimanere incinta con la pillola. Le cause spesso, sono legate a un uso scorretto del farmaco o alla disinformazione. Ecco i casi in cui accade:

  1. Si dimentica l’assunzione: la pillola va presa tutti i giorni, rispettando l’orario, poiché gli ormoni sono efficaci solo per 24/30 ore. Se si salta una pillola, l’ipofisi può risvegliarsi e fare partire l’ovulazione;
  2. Si sospende la pillola senza ragione: smettere improvvisamente di prendere la pillola, senza motivazioni, dopo aver avuto rapporti sessuali è una situazione di alto rischio, perché gli spermatozoi possono sopravvivere fino a 5 giorni nelle tube di Falloppio;
  3. Si assume un dosaggio errato: le pillole a basso dosaggio ormonale non sempre bloccano l’ovulazione. Per questo motivo bisogna sempre consultare il medico per scegliere la pillola anticoncezionale più adatta al proprio organismo;
  4. Ci sono condizioni che interferiscono con l’assorbimento del farmaco. Nei casi di vomito o diarrea dopo l’assunzione è meglio usare metodi alternativi, perché la pillola potrebbe non essere stata assorbita dall’organismo. Alcuni farmaci, inoltre, possono andare in conflitto con la pillola anticoncezionale. Per questo motivo, se si assume altro, è fondamentale sentire il parere del ginecologo;
  5. Quando si inizia a prendere la pillola è meglio continuare a usare il preservativo durante il rapporto sessuale, almeno per i primi 7 giorni. Se, infatti, il farmaco non è mai stato assunto, ci vuole circa una settimana di assunzione continua per “addormentare” del tutto l’ipofisi.

Sintomi gravidanza con pillola anticoncezionale

I sintomi gravidanza con pillola anticoncezionale sono gli stessi di una qualsiasi gravidanza. Partendo dal presupposto che tutti i sintomi sono soggettivi e che non esistono dunque delle regole tassative, ecco alcuni sintomi che si possono avvertire: nausea, stanchezza, mal di schiena, perdite da impianto, disturbi gastrointestinali o stipsi.

In ogni caso, i sintomi tipici della gravidanza anche con l’assunzione della pillola, spesso assomigliano ai segnali che si percepiscono quando si prende la pillola contraccettiva. Questo perché gli ormoni presenti nel farmaco illudono l’ipofisi che ci sia una gravidanza in atto e dunque l’ovulazione non comincia. I sintomi in questione sono un segnale che la pillola non è adatta, dunque qualora si presentino è bene consultare il proprio medico.

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Nomi maschili: i più belli e di tendenza tra cui scegliere https://www.mammeup.it/nomi-maschili-piu-belli-tendenza/ https://www.mammeup.it/nomi-maschili-piu-belli-tendenza/#respond Tue, 26 Nov 2019 17:15:18 +0000 https://www.mammeup.it/?p=33901 Quando si aspetta un bambino uno dei momenti più belli e divertenti che vivono i futuri genitori è senza ombra di dubbio la scelta del nome. La scelta dei nomi maschili per i propri bambini è una decisione importantissima e definitiva che va ponderata per bene. Solitamente alcuni neo genitori scelgono di mettere al bambino/a […]

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Quando si aspetta un bambino uno dei momenti più belli e divertenti che vivono i futuri genitori è senza ombra di dubbio la scelta del nome. La scelta dei nomi maschili per i propri bambini è una decisione importantissima e definitiva che va ponderata per bene. Solitamente alcuni neo genitori scelgono di mettere al bambino/a il nome del rispettivo genitore come forma di rispetto, ma c’è chi invece sceglie indipendentemente il nome da dare al futuro bambino. È importante, inoltre, sapere che ogni nome ha un proprio significato e questo potrebbe aiutarvi a scegliere quello migliore.

Come scegliere il nome

Il nome di una persona è un elemento che lo accompagnerà per tutta la vita. Tale considerazione vale sia al maschile che al femminile e un consiglio utile da seguire riguarda la scelta di nomi che ben si adattino al cognome. La scelta del nome coinvolge molto i genitori, trattandosi di una decisione definitiva e irreversibile. C’è chi preferisce nomi corti, chi nomi importanti, chi quelli particolari, chi quelli tradizionali. La scelta è sicuramente importante, ma la valutazione di quale nome dare al proprio bambino è anche un momento divertente che unisce i genitori e può coinvolgere anche amici e parenti. Se state aspettando un maschietto e non sapete quale nome dargli, ecco una lista utile per scegliere il nome più adatto.

Nomi maschili italiani

A differenza di quanto si possa pensare anche i nomi maschili italiani possono essere particolari e non necessariamente classici. Ecco una lista di esempi con la spiegazione di ogni nome:

  • Roberto: splendente di gloria;
  • Valerio: forte e robusto;
  • Alessio: colui che salva o protegge;
  • Maurizio: altruista e generoso;
  • Emanuele: significa Dio è con noi. Il nome ebraico originale è Immanuel, quindi si può optare anche per la variante con due M, Emmanuele;
  • Nomi composti: Pierluigi, Gianmaria, Giancarlo sono tutti nomi composti. Due nomi più comuni che uniti insieme danno un nome più originale ed articolato.

Nomi maschili particolari

Molti preferiscono orientarsi verso dei nomi maschili che siano particolari. È una scelta spesso condizionata da degli attori famosi, non solo moderni e che anche per questo siano originali. Se volete dare a vostro figlio un nome particolare e meno ordinario di quelli classici eccone alcuni davvero inusuali:

  • Glauco: argento, luccicante;
  • Juri: adattamento russo del nome Giorgio;
  • Lupo: molto diffuso in passato;
  • Tancredi: un nome che rimanda alla nobiltà e agli eroi.

Nomi inglesi

Per scegliere il nome del loro bebè, molti genitori prendono in considerazione anche quelli di altre nazioni come per esempio quelli più utilizzati in Inghilterra. Tra i nomi maschili stranieri più belli e apprezzati dalle mamme e dai papà ci sono:

Aiden, Asher, Axel, Caleb, Chase, Etham, Isaiah, Jace, Jayden, Jeremiah, Julian, Jaxon, Jona, Mason, Micah, Nathan, Noah, Nolan, Landon, Lincoln, Miles, Maxwell, Owen, Parker, Preston, Riley, Ryder, Sean, Steven,Tristan, Tyler, Timothy, Victor, Xavier, Zachary, Zachius.

Nomi americani

Anche dall’America arrivano parecchi nomi che si sono diffusi in Italia negli ultimi anni. Non è più anomalo trovare sia bambini che adulti con nomi maschili internazionali; la globalizzazione ha prodotto anche questo ampiamento culturale. I nomi provenienti dall’America (più precisamente dagli Stati Uniti) che vanno per la maggiore sono:

  • Jacob;
  • Michael;
  • Ethan;
  • Joshua;
  • Daniel.

Nomi stranieri

Conferire un nome straniero al proprio bambino è una moda che persiste già da molti anni. Sono tanti quelli che scelgono nome di origine mediorientale, asiatica, dal suono esotico. I nomi maschili stranieri possono apparire a molti particolari (alcuni sono addirittura vietati in alcuni Paesi), ma è proprio questa “stranezza” ad affascinare molti genitori che vogliono dare al proprio bimbo un nome esclusivo e che sia poco comune. Ecco quelli più comuni:

  • Nathan: che significa “Dio ha dato, dono di Dio”;
  • Zaire: un nome di chiara origine africana;
  • Alexander: una variante straniera e più internazionale del nostro Alessandro, radicato sia nella tradizione francese, che in quella anglosassone.

Nomi di tendenza

Anche per i modi c’è una moda. Ogni anno, infatti, ci sono nomi maschili di maggiore tendenza rispetto ad altri. Molto dipende dai personaggi famosi che rimangono più impressi o dalla volontà dei genitori di proseguire determinate tradizioni familiari. Tra i nomi maschili considerati più belli e particolari troviamo: Alessandro, Mattia, Francesco, Leonardo, Gabriele e Tommaso. Altri nomi di tendenza sono:

  • Tobia, nome di origine ebraica che significa “il Signore è il mio bene”;
  • Edoardo: Di origine anglosassone significa “curatore della proprietà e dei beni”;
  • Jacopo: nome di origine ebraico-aramaica. Significa “seguace fedele di Dio”.

Tutti i nomi hanno una storia e un significato, la scelta non è mai banale. Quando si pensa a quale nome dare al proprio bambino si deve anche considerare che quel nome lo identificherà anche quando sarà ragazzo, adulto e uomo. Una scelta sicuramente impegnativa (cosa rispondere quando da grande vostro figlio vi domanderà perché lo avete chiamato così?), ma anche estremamente dolce e affascinante.

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Masturbazione femminile: quello che devi sapere https://www.mammeup.it/masturbazione-femminile-quello-devi-sapere/ https://www.mammeup.it/masturbazione-femminile-quello-devi-sapere/#respond Wed, 20 Nov 2019 07:45:38 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34034 La masturbazione femminile, oltre a donare vette di grande piacere, può essere uno dei metodi più profondi per conoscere se stesse. Partendo dall’autoerotismo, infatti, si può capire cosa piace davvero per poi incanalare le scoperte verso una vita sessuale più completa e soddisfacente con il proprio partner. La comunicazione in tutte le salse, dalla radio […]

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La masturbazione femminile, oltre a donare vette di grande piacere, può essere uno dei metodi più profondi per conoscere se stesse. Partendo dall’autoerotismo, infatti, si può capire cosa piace davvero per poi incanalare le scoperte verso una vita sessuale più completa e soddisfacente con il proprio partner. La comunicazione in tutte le salse, dalla radio alla tv, dai giornali ai siti internet, piano piano è stata sdoganata; ciononostante, in alcuni frangenti la masturbazione femminile continua tristemente a essere un tabù. Assurdo, se si mettono insieme i progressi culturali e sociali di questi ultimi anni, che giustamente fanno a pugni con grettezze mentali e illogiche frustrazioni.

Al di là della pratica intima tra le mura di casa, molte donne soffrono ancora di qualche ritrosia nel parlarne pubblicamente della masturbazione femminile. Questo fa sì che sopravvivano leggende, falsi miti e perfino la credenza che la masturbazione femminile, e l’autoerotismo in generale, non sia una pratica sana per l’organismo. Invece lo è, eccome.

Masturbazione femminile, alcune curiosità

Una ricerca del 2002 ha fatto emergere come il 44% delle donne abbia rivelato di masturbarsi circa 5 volte al mese. Statistiche a parte, molto più interessante notare come la pratica in alcuni casi possa contribuire a lenire i dolori mestruali. Questo dimostra come masturbarsi fa bene e non solo per una questione di piacere personale. L’orgasmo di una donna con il partner dura di media tra i 12 e i 15 secondi, quello ottenuto con l’autoerotismo circa 20. Non male no? Tutto questo mentre i ricercatori statunitensi della Rutgers University di Newark, che hanno sottoposto a risonanza magnetica il cranio di 9 donne mentre si toccavano nelle parti intime, scoprivano che nel percorso che porta all’orgasmo con l’autoerotismo si attivano addirittura 30 aree del cervello, comprese quelle di tatto, memoria e persino dolore. Sono ben 6 in più di quelle che si attivano con il “normale” rapporto sessuale. Normalità appunto.

Non a caso anche le donne primitive non disdegnavano il passatempo: nella caverna di Hohle Fels, in Germania, nel 2005 fu trovato un fallo di pietra levigata risalente a 28.000 anni fa. Non sarebbe scorretto parlare di sex toy atavico. Ancora, i numeri suggeriscono, in generale, che le donne scoprono l’autoerotismo più tardi rispetto agli uomini: questo avviene perché i genitali femminili sono più difficili da esplorare di quelli maschili.

Gravidanza e opportunità

Un’altra curiosità e mito da sfatare è quello che riguarda la masturbazione delle donne in dolce attesa. Sempre più spesso ci si interroga su come masturbarsi in gravidanza, soprattutto per superare i timori che tale pratica possa essere pericolosa per il bambino. Niente di più sbagliato. L’onanismo in questo particolare periodo può essere sia la risposta a una normale voglia (data anche dagli squilibri ormonali della gravidanza) che una pratica rilassante per affrontare le tensioni e le stanchezze tipiche della maternità. L’autoerotismo femminile, quindi, non solo non è un problema né un rischio, ma è un’opportunità. La masturbazione nelle donne rappresenta, al pari di quella degli uomini (anche se con le dovute differenze), anche un momento di maturazione, crescita e scoperta della propria intimità. Nel masturbarsi le donne scoprono il proprio corpo e le caratteristiche del loro fisico, riuscendo in questo modo a superare tanti preconcetti e tabù che poi, nel tempo, possono anche costituire un disagio nell’affrontare la sessualità con il proprio partner.

Masturbazione femminile, come praticarla

Chiaramente non esistono leggi universali sui metodi di masturbazione femminile, ma consigli concreti per cercare di ottenere il massimo piacere possibile. Le mani, in questo senso, possono diventare scettri del potere. (Ma possono venire in aiuto anche oggetti dalle forme più funzionali) Per cominciare, bisogna sfiorare con la punta delle dita le zone erogene con un’intensità molto leggera, come se si trattasse di preliminari veri e propri. Collo, spalle, poi giù al seno fino ad arrivare ai fianchi. Infine la zona intima, laddove comincerà ad amplificarsi la sensazione di piacere. Nel clitoride, come sappiamo, si concentrano molte terminazioni nervose che lo rendono particolarmente sensibile.

Va da sé che sia assolutamente fondamentale per la masturbazione con tanto di orgasmo clitorideo. Il consiglio è quello di iniziare a sfiorarlo in maniera quasi impercettibile sulla parte superiore, senza necessariamente toccare il glande, e muovere lentamente le dita dall’alto al basso. O, meglio, in maniera circolare. Fisiologicamente aumenterà la lubrificazione vaginale. Il cuscino, in questa pratica, può aiutare. Provate a metterlo tra le gambe, girandovi su un fianco, e muovere lentamente il bacino per stimolare il clitoride. In questo senso si parla, quindi, di masturbazione clitoridea. L’intensità del movimento varierà a seconda del livello di eccitazione. Il cuscino può essere usato per sopraelevare il bacino: questo dà il là a una penetrazione maggiore e al raggiungimento del famigerato punto g, che si trova nella parte anteriore interna della vagina in profondità.

L’obiettivo è il piacere

Se tutto va per il meglio, la masturbazione sfocia nell’orgasmo. Non importa il tempo che impiegherete, quanto il piacere. Se volete, potete anche trattenervi per un paio di secondi quando si sta per giungere all’apice: rimandare dapprima aumenta l’eccitazione, e poi amplifica enormemente il risultato.

Un consiglio finale, molto utile, è quello di scoprire da sé come masturbarsi al femminile. Le donne non devono replicare la sessualità degli uomini, né seguire dei canoni predefiniti. La masturbazione è, per sua natura, un atto intimo e privato e come tale merita di essere vissuto. Per masturbarsi bene non si deve avere l’ansia da prestazione di dover rispettare determinate pratiche. È un piacevole gioco di scoperta e conoscenza di sé. Non solo fisica, ma anche psicologica e intima.

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Pubertà precoce e anticipata: cosa c’è da sapere https://www.mammeup.it/puberta-precoce-e-anticipata-cosa-ce-da-sapere/ https://www.mammeup.it/puberta-precoce-e-anticipata-cosa-ce-da-sapere/#respond Fri, 15 Nov 2019 09:00:28 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36701 I bambini crescono, per i genitori sempre troppo in fretta, ma in alcuni casi, come quando si parla di pubertà precoce, si è davanti a un fenomeno di natura fisica e medica, non di percezione delle mamme e dei papà. Nonostante i casi di pubertà precoce non siano così frequenti come si possa immaginare, è […]

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I bambini crescono, per i genitori sempre troppo in fretta, ma in alcuni casi, come quando si parla di pubertà precoce, si è davanti a un fenomeno di natura fisica e medica, non di percezione delle mamme e dei papà. Nonostante i casi di pubertà precoce non siano così frequenti come si possa immaginare, è bene approfondire questo aspetto legato allo sviluppo dei bambini. È utile anticipare come la pubertà precoce sia più frequente nelle bambine che nei bambini, con tassi di probabilità molto più alti nelle femmine rispetto ai maschi.

Che cos’è la pubertà

Prima di parlare della pubertà precoce è necessario capire cosa si intende per pubertà. La Società Italiana di Pediatria definisce la pubertà come “quella fase della vita in cui i bambini vanno incontro a notevoli cambiamenti fisici e psicologici che sfociano nella maturità sessuale, con possibili variazioni nella cronologia di avvio e nella sequenza degli eventi”. È quindi un fenomeno di natura ormonale, legato allo sviluppo femmine e a quello maschile. La pubertà è un fenomeno che inizia solitamente nelle femmine tra i dieci e i quattordici anni, mentre tra i maschi tra i dodici e i sedici.

Pubertà precoce e pubertà anticipata

Com’è facilmente intuibile, si parla di pubertà precoce quando questa inizia prima rispetto al solito. Per le bambine si parla di pubertà precoce se inizia prima degli otto anni, mentre per i bambini se lo sviluppo avviene prima dei nove anni. È bene distinguere la pubertà precoce dalla pubertà anticipata che invece fa riferimento agli stessi fenomeni, ma collocati dopo gli otto anni per le femmine e dopo i nove anni per i maschi.

Rischi e conseguenze

Nella stragrande maggioranza dei casi la pubertà precoce, un fenomeno dovuto alla produzione di ormoni che anticipa l’attivazione delle ovaie e dei testicoli, non è legata a malattie. In alcuni rari casi, invece, alla base di questa produzione ormonale possono esserci malattie di tipo genetico o problemi alle ovaie e ai testicoli. I casi cui fare maggiore attenzione sono quelli nei quali in famiglia si è già assistito a episodi simili, condizione che rende urgente una visita pediatrica per scongiurare problemi di natura più seria.

Tra le principali conseguenze della pubertà precoce vi è una rapida crescita in altezza (che comporta un’altezza inferiore quando si è in età adulta) e lo sviluppo delle cosiddette ossa lunghe.

Il disagio psicologico

Il problema maggiore nei casi di pubertà precoce è legato al disagio psicologico che questo fenomeno crea nei bambini e nelle bambine. La crescita in generale e lo sviluppo fisico e sessuale in particolare, è per tutti i bambini un motivo di novità e spesso preoccupazione. Quando questa inizia prima del tempo, oltre al timore, si aggiunge il senso di diversità rispetto ai propri coetanei. Questo può provocare diversi problemi, motivo per cui in questi casi spesso i medici sono propensi a intraprendere una terapia di tipo frenante.

Le terapie

Nonostante di per sé non sia una malattia, la pubertà precoce può provocare conseguenze tali da giustificare terapie, trattamenti e cure. Oltre alla tutela psicologica di cui abbiamo appena detto, spesso si interviene per via farmacologica (capace di bloccare la produzione ormonale). Lo scopo è quello di tutelare le funzioni riproduttive e, allo stesso tempo, non incidere sullo sviluppo dell’altezza. Qualsiasi tipo di terapia deve essere valutata caso per caso, a seguito di visite mediche approfondite e sotto la guida di uno specialista.

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Omogeneizzati fatti in casa: come prepararli velocemente https://www.mammeup.it/omogeneizzati-fatti-in-casa-come-prepararli-velocemente/ https://www.mammeup.it/omogeneizzati-fatti-in-casa-come-prepararli-velocemente/#respond Wed, 13 Nov 2019 09:00:19 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36694 L’alimentazione è una delle parti più importanti della vita di ogni uomo, figuriamoci nei bambini. Per affrontare al meglio il periodo dello svezzamento è utile prendere in considerazione la possibilità di preparare gli omogeneizzati fatti in casa. Una scelta utile per diverse ragioni. Scopriamo perché e quali sono le principali ricette per prepararli velocemente. Cosa […]

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L’alimentazione è una delle parti più importanti della vita di ogni uomo, figuriamoci nei bambini. Per affrontare al meglio il periodo dello svezzamento è utile prendere in considerazione la possibilità di preparare gli omogeneizzati fatti in casa. Una scelta utile per diverse ragioni. Scopriamo perché e quali sono le principali ricette per prepararli velocemente.

Cosa sono gli omogeneizzati

Il termine omogeneizzato, oltre al significato comune di “prodotto macinato utile per lo svezzamento”, sta a indicare un alimento reso, appunto, omogeneo e per questo maggiormente digeribile. Per questo motivo gli omogeneizzati fatti in casa non sono utili solamente per i bambini, ma a volte anche per gli anziani che soffrono di diverse patologie digestive. Gli alimenti utilizzati per la preparazione degli omogeneizzati vengono effettivamente tritati in modo da ridurre il numero dei granuli. Nonostante gli omogeneizzati che troviamo sugli scaffali dei negozi siano molto pratici e hanno una conservazione migliore, può essere preferibile orientarsi verso quelli fatti in casa. Scopriamo il perché.

Perché preparare gli omogeneizzati fatti in casa

Gli omogeneizzati che si trovano in commercio, come molti dei “piatti pronti”, hanno una componente chimica. Per evitare qualsiasi tipo di problema, avere il controllo completo degli ingredienti e della loro provenienza, e poterne personalizzare la preparazione, è possibile seguire delle semplici ricette per fare gli omogeneizzati fatti in casa.

Molti preferiscono ricorrere ai prodotti confezionati anche perché preoccupati da come si preparano gli omogeneizzati fatti in casa. In realtà la procedura è molto semplice. Quello di cui si ha bisogno (frullatore e pentola a vapore) sono elettrodomestici e strumenti che già si trovano in tutte le cucine. In alternativa è possibile anche acquistare degli appositi omogeneizzatori.

Scegliere di ricorrere agli omogeneizzati fatti in casa permette anche di poterli congelare e scongelare all’occorrenza, facendo porzioni più grandi e offrire al proprio bambino alimenti freschi e di stagione, seguendo in questo modo un’alimentazione sana.

Le ricette per fare gli omogeneizzati

Esistono tantissime ricette per preparare gli omogeneizzati fatti in casa, ognuna delle quali dipende dal tipo di ingredienti utilizzati. Gli omogeneizzati possono essere sia di carne che di verdura e frutta. Vediamo come prepararli in maniera semplice e veloce.

Omogeneizzati di verdure

Per fare degli omogeneizzati di verdure è necessario preparare un brodo vegetale. La ricetta è molto semplice: frullare le verdure per fare il brodo, aggiungere un filo di olio d’oliva (meglio se extravergine) e unire il tutto con della pastina. Il consiglio è quello di preparare prima omogeneizzati con poche verdure e poi, con il passare del tempo, aggiungerne di nuove (meglio una alla volta), preferendo quelle maggiormente digeribili.

Omogeneizzati di carne e pesce

Anche per gli omogeneizzati di carne fatti in casa bisogna preparare il brodo vegetale. La carne, così come il pesce, va invece cotta con il vapore. Dopo aver cotto la carne bisogna tagliarla a pezzi molto piccoli e inserirli nel frullatore (o nell’omogeneizzatore) insieme al brodo vegetale. Aggiungere anche un filo di olio extravergine d’oliva fino a quando non avrete ottenuto una crema completamente liscia e priva di granuli.

Omogeneizzati di frutta

Ottimi sia durante i pasti che come merenda e spuntino, gli omogeneizzati di frutta fatti in casa sono una soluzione particolarmente apprezzata dai bambini. Di per sé la frutta potrebbe essere semplicemente tritata o schiacciata (in base alla consistenza), senza doverla omogeneizzarla. Per preparare l’omogeneizzato è sufficiente prendere la frutta che si vuole utilizzare (anche più frutti) e frullarli insieme senza utilizzare lo zucchero. Oltre alla frutta si può aggiungere dello yogurt, del succo di frutta o del latte, in modo da rendere più liquido l’omogeneizzato di frutta.

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Nonni in casa: una risorsa o un problema? https://www.mammeup.it/nonni-in-casa-una-risorsa-o-un-problema/ https://www.mammeup.it/nonni-in-casa-una-risorsa-o-un-problema/#respond Fri, 08 Nov 2019 09:00:21 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36691 Quante famiglie si ritrovano ad avere dei nonni in casa? Il più delle volte tale situazione è figlia della necessità, tanto che essa per molti costituisce più un problema che una risorsa. Se è vero che con il passare degli anni i figli recuperano il rapporto con i propri genitori, è altrettanto vero che con […]

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Quante famiglie si ritrovano ad avere dei nonni in casa? Il più delle volte tale situazione è figlia della necessità, tanto che essa per molti costituisce più un problema che una risorsa. Se è vero che con il passare degli anni i figli recuperano il rapporto con i propri genitori, è altrettanto vero che con l’avvento dei figli dei figli (i nipoti) cambiano le dinamiche e possono sopraggiungere nuovi problemi. Vediamo quindi quali sono i pro e i contro di avere i nonni in casa, analizzando le varie sfaccettature di un fenomeno complesso e trasversale.

Genitori non solo propri

Il primo aspetto da considerare quando si parla di nonni in casa è che la loro presenza, nel bene o nel male, cambia gli equilibri della famiglia. Questo avviene anche perché essi sono sì nonni, ma sono anche genitori. Ma lo sono solo di uno dei due coniugi. Per quanto possa apparire ovvio e banale, tale dato è uno di quelli che maggiormente crea divisioni e tensioni nelle famiglie. L’assistenza agli anziani è sicuramente un grande merito, ma non bisogna sottovalutare le difficoltà. Anche e soprattutto in tutti quei casi in cui tale convivenza non è voluta ma “subita” (ovvero non si hanno alternative), è fondamentale per il bene di tutti, non ignorare le criticità che è normale che ci siano.

Le difficoltà

Partiamo proprio da qui. Oltre ai mutamenti degli equilibri familiari di cui abbiamo detto, la convivenza con i nonni in casa è difficoltosa soprattutto perché si tratta di assistere persone spesso in difficoltà. Che siano fisiche o mentali, bisogna adeguare i propri ritmi a quelli degli anziani. Anche e soprattutto quando il loro arrivo è improvviso è doveroso avere grande pazienza e tentare fin da subito a stabilire regole chiare. Il problema maggiore, infatti, è nei confronti dei bambini. Per loro sono i nonni ed è un rapporto diverso rispetto a quello dei genitori. I nonni devono fare i nonni senza sostituire i genitori. Il loro aiuto può essere molto prezioso, come vedremo, ma non deve costituire un pericolo per la crescita dei bambini e l’autorevolezza dei genitori. Altro discorso è quando i nonni hanno bisogno di assistenza fisica e sanitaria. Molto dipende dall’età del bambino, ma è bene che egli passi del tempo con i propri nonni; sarà un ricordo fondamentale per il loro futuro.

I vantaggi

Molti si fermano alle difficoltà e ignorano i grandi vantaggi della presenza dei nonni in casa. Non che si tratti di sfruttarli, ma la convivenza può essere benefica per tutti. Per i nipoti innanzitutto, che avranno un amore incondizionato da parte dei propri nonni, ma anche per gli anziani stessi che potranno non sentirsi inutili e abbandonati e avranno modo di trascorrere serenamente questa fase della loro vita.

Un aiuto fondamentale dato dall’avere i nonni in casa è quello, quando ci sono le condizioni, di superare il problema dell’iscrizione agli asili nido. I nonni possono crescere i bambini e sollevare i genitori da un’importante spesa economica (anche potendo contare sul bonus nonni) e permettere di crescere con i propri familiari e non con degli estranei.

La presenza dei nonni in casa, se correttamente impostata e gestita, può essere benefica per tutta la famiglia, potendo condividere insieme momenti importanti che saranno fonte di meravigliosi e commoventi ricordi.

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Separazione e affidamento dei figli: sfatiamo alcuni miti https://www.mammeup.it/separazione-e-affidamento-dei-figli-sfatiamo-alcuni-miti/ https://www.mammeup.it/separazione-e-affidamento-dei-figli-sfatiamo-alcuni-miti/#respond Wed, 06 Nov 2019 09:00:26 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36688 Capita spesso che due genitori si separino e che si trovino costretti a gestire l’affidamento dei figli. Questo è uno di quei casi sul quale c’è ancora un po’ di confusione e una serie di leggende metropolitane che è bene sfatare. Quando una relazione non va e i due genitori decidono di separarsi, bisogna occuparsi […]

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Capita spesso che due genitori si separino e che si trovino costretti a gestire l’affidamento dei figli. Questo è uno di quei casi sul quale c’è ancora un po’ di confusione e una serie di leggende metropolitane che è bene sfatare. Quando una relazione non va e i due genitori decidono di separarsi, bisogna occuparsi dei figli, soprattutto quando questi sono minorenni e, per legge, non hanno la facoltà di decidere con quale genitore continuare a vivere.

La parola alla legge

A normale la questione della separazione dei genitori con figli è la Legge 54 dell’8 febbraio 2006 (Disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli) che, dopo l’ultima revisione del 28 dicembre 2013, si occupa anche di affrontare i casi di figli in affido nati fuori dal matrimonio. La legge non privilegia uno dei due coniugi (come spesso nell’opinione pubblica si è portati a credere), ma tenta di tutelare il più possibile l’interesse dei bambini. Questi sono i destinatari della legge che, a fronte del trauma della separazione dei genitori, vuole garantire loro la soluzione migliore, sia dal punto di vista morale che materiale. È evidente come nei casi di separazioni con figli minorenni (quindi tendenzialmente ancora piccoli) qualsiasi decisione risulta difficile da digerire da tutte le parti coinvolte.

Non è una questione di colpe o responsabilità, ma della presa di coscienza di un problema che, soprattutto nei bambini e nei ragazzi, ha ripercussioni importanti che la legge prova a lenire assegnando l’affido a uno dei due genitori.

L’affidamento condiviso o esclusivo

Si fa sempre riferimento all’affidamento dei figli minorenni, in quanto i maggiorenni hanno la facoltà legale di decidere con quale genitore, in caso di separazione, continuare a vivere. O, se ne ha le capacità, di andare a vivere da solo.

L’affidamento condiviso

La soluzione preferenziale che il legislatore prevede a seguito della separazione (o del divorzio) è quella del cosiddetto affidamento condiviso. Si tratta, come dice l’espressione stessa, dell’obbligo da parte di entrambi genitori di continuare a occuparsi della cura e dell’educazione dei propri figli, anche se con essi (o alcuni di essi) non si condivide più lo stesso domicilio. Con l’affidamento condiviso i genitori devono mantenere un rapporto adeguato a garantire una crescita sana di tutti i bambini. Nel caso in cui tale “condivisione di intenti” non sia possibile, il giudice può stabilire l’affido esclusivo a uno dei due coniugi. A tal proposito va specificato come l’affidamento condiviso sia la norma, ovvero la soluzione preferenziale che i giudici devono seguire, che viene superata solamente a fronte di situazioni che ne impediscono l’attuazione.

Con l’affidamento condiviso i coniugi devono preventivamente condividere le scelte educative nei confronti dei figli, mentre nel caso delle scelte ordinarie tale responsabilità (precedentemente chiamata potestà) può essere esercitata anche separatamente. A disciplinare tale situazione è la sentenza del giudice che deve motivare la scelta della tipologia di affido.

L’affidamento esclusivo

L’articolo 1 della legge 54/2006 si esprime affermando che il giudice: “Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilisce a quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all’istruzione e all’educazione dei figli. Prende atto, se non contrari all’interesse dei figli, degli accordi intervenuti tra i genitori. Adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole”.

I casi in cui si procede all’affidamento esclusivo sono quelli dove uno dei due coniugi ha dei comportamenti o delle situazioni che possono minare o ledere la serenità morale e materiale del bambino. Dipendenze da alcol e droga, atti violenti, malattie psiche e casi simili, sono motivazioni valide che portano il giudice ad adottare la formula dell’affidamento esclusivo.

Il collocamento dei figli in affido

Non bisogna confondere l’affidamento con il collocamento, in quanto tra le due ci sono importanti differenze da sottolineare. Nel caso di affido esclusivo il collocamento del figlio coincide con quello del genitore affidatario, mentre in caso di separazione consensuale e affido condiviso con i figli possono esserci differenti forme di collocamento:

  • prevalente;
  • alternato;
  • invariante.

Nel collocamento prevalente il figlio risiede prevalentemente presso uno dei due genitori. L’altro genitore dovrà continuare a frequentare e crescere il proprio figlio, con orari e modalità stabilite dal giudice. Se tra i genitori non ci sono conflitti questa situazione appare come la migliore anche e soprattutto per evitare al bambino di “vivere due vite”, con due case e ritmi di vita non propriamente stabili.

Il collocamento alternato, anche se più raro, si applica quando tra i genitori non c’è l’accordo sul collocamento prevalente (la forma preferita dai giudici) e i figli passano lo stesso tempo con entrambi i genitori.

Infine, il collocamento invariante, è previsto quando il bambino rimane stabile nella casa che era della sua famiglia e a muoversi sono i suoi genitori. Per cui il bambino non dovrà spostarsi, ma a farlo saranno i genitori di comune accordo tra loro.

Gli assegni familiari e di mantenimento

L’ultimo aspetto da prendere in considerazione quando si parla di separazione è la questione degli assegni di mantenimento e degli assegni familiari per i figli in affido. Anche in questo caso bisogna fare chiarezza e sfatare qualche mito. Gli assegni familiari sono finalizzati alle esigenze del figlio e il loro valore economico viene stabilito proprio in funzione del tenore di vita del bambino e delle risorse economiche a disposizione di entrambi i genitori. L’assegno di mantenimento, invece, viene stabilito nel caso la separazione non fosse consensuale e uno dei due coniugi la subisce senza colpa.

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Paura del buio: come tranquillizzare i bambini https://www.mammeup.it/paura-del-buio-come-tranquillizzare-i-bambini/ https://www.mammeup.it/paura-del-buio-come-tranquillizzare-i-bambini/#respond Fri, 25 Oct 2019 08:00:12 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36684 La crescita di un bambino passa anche dal superamento di alcune paure. Tra quelle più diffuse c’è sicuramente la paura del buio, una di quelle cause che porta spesso il bambino a non dormire o non riuscire a farlo serenamente. Per evitare che la paura del buio diventi una fobia è bene comprenderne le cause […]

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La crescita di un bambino passa anche dal superamento di alcune paure. Tra quelle più diffuse c’è sicuramente la paura del buio, una di quelle cause che porta spesso il bambino a non dormire o non riuscire a farlo serenamente. Per evitare che la paura del buio diventi una fobia è bene comprenderne le cause e quali sono le strategie da mettere in atto per tranquillizzare il bambino e aiutarlo ad affrontare le paure che lo angosciano, a partire proprio da quella del buio.

Chi ha paura del buio

La paura è un sentimento normale negli esseri umani (e non solo) ed indica la percezione di un pericolo. Si ha paura di ciò che non si conosce e che si teme possa essere nocivo e lesivo per la propria persona. Il problema, come insegnano gli psicologi, non è la paura in sé (la sua assenza significherebbe essere degli sprovveduti), ma la sua gestione. La paura del buio è una di quelle più diffuse e tra le prime a manifestarsi (intorno ai due-tre anni) proprio perché ben riassume il timore di ciò che non si conosce. Nella paura del buio non è l’oscurità a rendere il bambino spaventato, ma ciò che essa rappresenta nella sua immaginazione. Il non vedere i genitori o l’idea che sotto il letto o nell’armadio possano nascondersi dei mostri o dei fantasmi, rende i bambini più timorosi e fragili.

Le cause

Possono essere diverse le cause che determinano il nascere della paura del buio ma anche negli adulti, anche perché queste trovano terreno fertile nell’immaginazione dei bambini. Ci sono però delle situazioni che favoriscono lo sviluppo di questo tipo di timore. Guardare alcuni programmi televisivi, leggere racconti e libri a tema horror, streghe o mostri prima di andare a dormire, può spaventare il bambino al punto di portarlo ad aver paura del buio. Inoltre ci sono anche problemi legati all’educazione. Per molto tempo (e alcuni strascichi ci sono ancora oggi) molti genitori (ma anche i nonni) cercavano di ottenere l’attenzione dei bambini e un loro comportamento adeguato minacciandoli che “se non avessero fatto i bravi”, sarebbe arrivato “l’uomo nero” o qualche altro personaggio spaventoso. In queste condizioni è normale che il bambino piccolo sia terrorizzato e abbia paura del buio.

I rimedi

Cosa fare, quindi, quando i bambini hanno paura del buio? Innanzitutto evitare le cause che abbiamo appena esposto. La seconda cosa da fare per contrastare la paura del buio nei bambini è di non sottovalutare o irridere il fenomeno. Le paure dei bambini sono cose serie e come tali vanno affrontate. Il modo migliore per farlo è parlare con loro, facendosi raccontare ciò che li spaventa e i sogni che fanno; può essere l’occasione ideale anche per individuare la presenza di eventuali problemi all’asilo nido o a scuola.

I genitori non devono far sentire sbagliato il proprio figlio, ma rassicurarlo e aiutarlo a capire che non ci sono pericoli per lui. Nei primi anni di vita può essere utile anche tranquillizzare il bambino lasciando una piccola luce accesa o permettergli di portare nel suo letto un peluche o un giocattolo che ama particolarmente.

Una strategia vincente è quella di sfruttare il buio per sollecitare la fantasia del bambino e insegnargli a non averne paura. Per farlo si possono raccontare fiabe prima di metterli a dormire (magari quando sono già a letto), così come inventare delle storie interattive con alcuni giochi da fare al buio o con una torcia. In questo modo il bambino non avrà paura dell’oscurità, riposerà tranquillamente e permetterà anche ai suoi genitori di dormire serenamente senza essere svegliati nel cuore della notte.

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Lutto in famiglia: come spiegarlo ai bambini https://www.mammeup.it/lutto-in-famiglia-come-spiegarlo-ai-bambini/ https://www.mammeup.it/lutto-in-famiglia-come-spiegarlo-ai-bambini/#respond Wed, 23 Oct 2019 08:00:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36680 Può sembrare un paradosso, una frase a effetto, ma nella vita di ogni uomo c’è un problema enorme da affrontare: quello della morte. Il lutto in famiglia è un’esperienza dolorosissima per tutti, ma lo è in maniera ancora più particolare per i bambini. In base all’età che hanno possono non comprendere cosa è accaduto e […]

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Può sembrare un paradosso, una frase a effetto, ma nella vita di ogni uomo c’è un problema enorme da affrontare: quello della morte. Il lutto in famiglia è un’esperienza dolorosissima per tutti, ma lo è in maniera ancora più particolare per i bambini. In base all’età che hanno possono non comprendere cosa è accaduto e possono avere enormi difficoltà a elaborare il lutto familiare. La tragedia della morte di un genitore, di un nonno, di un parente o di un amico, è un evento che travolge tutti e i genitori hanno il dovere di aiutare i propri figli ad affrontare, e quindi elaborare, quanto accaduto. Non è facile, forse è la cosa più terribile che si possa richiedere a una madre e a un padre, ma è parte integrante del loro compito educativo.

Spiegazioni, parole e silenzio

Lo ripetiamo: la morte e il lutto in ogni famiglia sono un problema. Non esistono soluzioni, è un dato contro il quale non si può far nulla, se non elaborare quanto successo e superarlo. Che non significa dimenticarlo. Uno degli errori, comprensibile ma spesso sempre molto pericoloso, più diffusi è proprio quello di nascondere o di fingere che non è accaduto nulla. Oltre all’impossibilità di mascherare il dolore, i bambini hanno una grande capacità di comprensione. Il lutto in famiglia viene percepito dal bambino e di fronte a una menzogna, per quanto possa essere motivata da buone intenzioni, rimane tale e il bambino la considera come tale. La pericolosità di negare il lutto è anche quella di generare un senso di sfiducia nel bambino, che non riesce più a fidarsi dei propri genitori. Inoltre rischia di non comprendere uno degli aspetti più importanti della vita e, crescendo, potrebbe maturare problemi e difficoltà nella comprensione e accettazione della realtà.

È necessario parlare con i bambini, anche se si ha difficoltà a rispondere alla domanda delle domande: quella relativa al perché (specie nei casi di morti tragiche o di persone giovani). Anche se ci vorrà tempo è un percorso inevitabile e utile a farli crescere in maniera sana.

L’elaborazione del lutto in famiglia nella crescita del bambino

È bene sottolineare come l’elaborazione del lutto in famiglia (ovvero l’accettazione di quanto accaduto) può richiedere molto tempo, ma che la mancanza di questo processo provoca conseguenze pesantissime e durature sulla vita delle persone. Le reazioni dei bambini possono essere diverse, molto dipende dal carattere e dall’età, ma anche dal rapporto che aveva con il defunto e se la morte è stata improvvisa o ha avuto modo di prepararsi magari visitandolo quando era malato.

Solitamente fino ai sei anni i bambini fanno fatica a comprendere come la morte sia una cosa definitiva e quindi sono tentati a credere, e chiedere, quando torna la persona defunta. Fino ai nove anni si possono verificare insicurezza e agitazione, mentre crescendo, fino ai dodici anni, assumono una chiusura con il mondo esterno per nascondere la loro sofferenza e provare ad allontanarla.

Consigli utili su come superare un lutto in famiglia

Come conviene gestire il lutto in famiglia con i bambini? Abbiamo detto che non bisogna negare o mentire e che è bene parlare, ma come farlo in maniera comprensibile e sana per i più piccoli?

Un primo consiglio è quello di mantenere la calma evitando di crollare e piangere. La reazione del bambino sarà la medesima ed è importante per loro poter percepire sicurezza. In questo senso è importante anche riuscire a mantenere una certa routine, che sicuramente aiuta anche i genitori, evitando di saltare i pasti o di chiudersi in camera il prima possibile. Un altro consiglio prezioso è quello di spiegare al bambino la morte di qualcuno in maniera graduale, magari cogliendo anche altre occasioni per insegnargli cos’è la morte. I bambini fanno tante domande ed è bene rispondere a ognuna di esse, nei limiti delle proprie competenze, capacità e scelte personali. Si può anche rispondere di non sapere, condividendo la sofferenza; i genitori non sono e non devono apparire come supereroi esenti dal dolore.

La partecipazione al funerale è sempre più spesso consigliata anche dagli psicologi, in quanto fa parte di una ritualità che permette al bambino di elaborare il lutto in famiglia. Allo stesso modo può essere utile andare al cimitero con i bambini, per mantenere vivo il ricordo del defunto ed educare i figli anche attraverso questi gesti.

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Inverno e bambini: come proteggerli dal freddo https://www.mammeup.it/inverno-e-bambini-come-proteggerli-dal-freddo/ https://www.mammeup.it/inverno-e-bambini-come-proteggerli-dal-freddo/#respond Fri, 18 Oct 2019 08:00:47 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36677 L’arrivo dell’inverno pone dei seri problemi nei genitori che vogliono sapere come proteggere i propri bambini dal freddo e da tutte le condizioni climatiche avverse tipiche di questa stagione. L’intento è quello di evitare che i bambini si ammalino di febbre, mal di gola e raffreddore, tutti mali tipici di questo periodo dell’anno. L’abbigliamento è […]

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L’arrivo dell’inverno pone dei seri problemi nei genitori che vogliono sapere come proteggere i propri bambini dal freddo e da tutte le condizioni climatiche avverse tipiche di questa stagione. L’intento è quello di evitare che i bambini si ammalino di febbre, mal di gola e raffreddore, tutti mali tipici di questo periodo dell’anno. L’abbigliamento è il mezzo principale con il quale riparare il corpo del bambino dal freddo durante l’inverno, ma è doveroso seguire alcuni accorgimenti. Non bisogna infatti imbottire il bambino impedendogli di respirare o limitandolo nei movimenti, e allo stesso tempo l’abbigliamento in inverno per i bambini dipende anche dal luogo dove ci si trova (scuola, casa, parco, eccetera) e dal tipo di attività che si deve svolgere. Vediamo quindi una serie di consigli per i genitori per affrontare l’inverno con serenità e senza troppe paure.

Come vestire i bambini d’inverno

Il primo consiglio da dare è, come detto, di non coprire troppo il bambino. La scelta dei giusti capi d’abbigliamento e la protezione delle parti del corpo più delicate (testa, collo, mani e piedi) permette di uscire tranquillamente di casa e di proteggere il bambino dal freddo dell’inverno. Se il bambino suda in maniera eccessiva è un chiaro segnale che è vestito in maniera pesante e va alleggerito per permettere al corpo di respirare correttamente.

L’abbigliamento a strati

Il caro e vecchio consiglio della scelta di un abbigliamento a strati (noto anche come “abbigliamento a cipolla” è sempre valido, anche perché consente di affrontare qualsiasi tipo di situazione. Quando si esce di casa è doveroso mettere un cappotto al proprio bambino e, in caso di clima più rigido, anche un cappellino, una sciarpa o dei guanti. In tutti i casi è sempre bene prestare molta attenzione ed evitare di vestire il bambino in base alla percezione del freddo che hanno i genitori. Trattandosi di una percezione è una valutazione molto personale, che varia da soggetto a soggetto.

Nella scelta dei tessuti è preferibile orientarsi verso capi d’abbigliamento in fibre naturali che permettano al corpo di respirare. Come abbiamo detto i bambini devono sentirsi comodi e liberi nei movimenti. Il cappotto in inverno è utile per proteggere il bambino dal freddo quando cammina o quando è fermo (ad esempio in braccio ai genitori). Se inizia a correre e giocare meglio togliergli il cappotto e lasciarlo con la felpa o dargli un giacchetto più leggero e che gli permetta di muoversi e di non sudare troppo.

Quando sono all’asilo o a scuola è utile che i bambini abbiano la possibilità di togliersi degli indumenti se sentono troppo caldo e, viceversa, di coprirsi se hanno freddo. Il consiglio da seguire è quello di prestare la massima attenzione con i capi d’abbigliamento che sono a contatto con la pelle, valutando il tipo di tessuto. Come tipologia di vestiti è sempre consigliabile orientarsi verso tute, felpe e indumenti comodi (come quelli con la zip), magari da inserire nello zaino per la scuola, in modo che in qualsiasi momento possano essere indossati e sfilati.

Cosa fare con i bambini d’inverno

L’inverno è una stagione troppo spesso sottovalutata o considerata solamente per le sue criticità climatiche. In realtà è una stagione particolare dove ci sono sì aspetti difficili (il freddo, la pioggia, il gelo, eccetera), ma non minori rispetto alla più blasonata estate (caldo, afa, umidità, eccetera). I bambini e i loro figli in inverno non devono andare in letargo ed è importante capire dove poter portare i propri bambini durante questo periodo dell’anno per non rinchiuderli dentro casa impedendogli di uscire. Il contatto con l’aria aperta è sempre salutare e in molti casi benefico e da preferire rispetto all’aria troppo spesso viziata che si respira in casa.

Chi vive in luoghi dove è presente un parco pubblico può sfruttare questa opportunità andando a fare delle passeggiate con i propri bambini. Anche dopo pochi mesi dalla nascita, questa è un’attività sana per il bambino e rilassante anche per le neomamme. Durante questo periodo è bene anche organizzare delle vacanze di Natale a misura di bambino, permettendogli di vivere l’inverno in maniera sana, magari portandolo sulla neve o alla scoperta di qualche località di montagna.

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Bambini e televisione: quando e come fargliela vedere https://www.mammeup.it/bambini-e-televisione-quando-e-come-fargliela-vedere/ https://www.mammeup.it/bambini-e-televisione-quando-e-come-fargliela-vedere/#respond Wed, 16 Oct 2019 08:00:47 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36672 Così come abbiamo visto in relazione all’uso dei social network è bene interrogarsi anche sul rapporto tra televisione e bambini. È una pratica molto diffusa quella di lasciare i propri bambini davanti alla televisione mentre si svolgono le faccende domestiche, ci si riposa o per farli svagare un po’. Al di là delle buone intenzioni […]

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Così come abbiamo visto in relazione all’uso dei social network è bene interrogarsi anche sul rapporto tra televisione e bambini. È una pratica molto diffusa quella di lasciare i propri bambini davanti alla televisione mentre si svolgono le faccende domestiche, ci si riposa o per farli svagare un po’. Al di là delle buone intenzioni che portano a questa decisione, si tratta di una pratica per molti aspetti rischiosa e che va gestita e contenuta, per evitare di creare dei danni sui più piccoli.

La televisione fa male?

Potrebbe essere semplice demonizzare questo mezzo e concludere che la televisione per i bambini fa sempre male. In realtà ci sono da considerare due aspetti: l’età e i contenuti. Sono tantissimi i genitori che si domandano quando possono iniziare a far vedere la televisione ai bambini. Prima di dare una risposta è fondamentale comprendere le ragioni per cui i pediatri e gli esperti sconsigliano di abusare (o in alcuni casi di utilizzare) questo strumento.

La ragione è che sono molti i fenomeni che, studi e statistiche alla mano, incidono sul bambino e sulla sua crescita, la cui serietà e gravità sconsiglia di accendere la TV prima dei due anni. Il problema non è solamente legato ai programmi che vengono trasmessi (esistono canali televisivi e contenuti dedicati ai bambini), ma alle caratteristiche implicite della TV. È stato infatti riscontrato come la televisione svolga come un’azione ipnotica nei bambini creando danni che rivelano tutta la loro drammaticità anche a distanza di tempo.

Ciò che i bambini vedono e ciò che percepiscono

La questione del rapporto tra bambini e televisione non è data solamente dalla violenza o dalla inadeguatezza di determinati contenuti. È l’accensione stessa di questo dispositivo elettronico a essere fonte di rischi. Al pari del pc e dello smartphone, anche la televisione ha una capacità di penetrazione di cui spesso si ignora la portata. Il cervello dei bambini è ancora in fase di sviluppo ed esporlo per troppe ore alle emanazioni luminose di uno schermo non è mai positivo.

I problemi legati all’utilizzo della TV

Sono diversi i problemi legati all’accensione della televisione quando ci sono dei bambini. Il primo grande problema è legato all’inattività dei ragazzi. Questi subiscono ciò che la tv comunica e non svolgono un ruolo attivo. Nei primi mesi e anni di vita è importantissimo che i bambini imparino a scoprire e conoscere attivamente il mondo circostante. L’utilizzo della televisione rende i bambini più taciturni e meno disposti a stabilire rapporti sociali. Anche se lasciata in sottofondo mentre gioca o fa altro, la televisione incide sulla percezione del bambino, che rimane vittima del suo influsso. Inoltre tra le cause più frequenti per cui il bambino non dorme o non riesce a farlo serenamente, c’è anche la presenza di una televisione nella sua cameretta. Per questo si sconsiglia di collocare una TV (o un PC) nella camera del bambino, in modo da evitare che egli possa accedere autonomamente a questo tipo di dispositivi.

Educare i bambini

I genitori devono rivendicare il proprio ruolo educativo che troppo spesso la televisione toglie nei confronti dei loro bambini. È fondamentale che i genitori scelgano cosa (e quando) far vedere e non essere vittime essi stessi di ciò che la televisione trasmette. Vanno bene i cartoni animati, ma da vedere sempre in loro compagnia. Oltre a mantenere un rapporto attivo con i propri figli, la presenza costante permette ai genitori di rispondere alle eventuali domande dei bambini o a percepire se ci sono scene che suscitano inquietudine e timore.

L’utilizzo della TV non deve essere un premio (o una punizione), ma deve essere inserita gradualmente nella vita dei bambini. Bisogna evitare assolutamente che i bambini guardino, ma anche solo ascoltino, programmi per adulti (tg, documentari, eccetera). Il sovraccarico di parole, suoni e informazioni può nuocere alla crescita del bambino che, invece, deve essere protetto e tutelato.

Come abbiamo detto non si tratta di demonizzare questo mezzo di comunicazione. Bisogna però conoscere le necessità dei bambini e proteggerli da tutti i rischi, compresi quelli veicolati dalla televisione.

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Bambini in auto: come proteggerli secondo la legge https://www.mammeup.it/bambini-in-auto-come-proteggerli-secondo-la-legge/ https://www.mammeup.it/bambini-in-auto-come-proteggerli-secondo-la-legge/#respond Fri, 11 Oct 2019 08:00:17 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36667 Sulla sicurezza dei bambini non si scherza ed è bene quindi adeguarsi alle disposizioni di legge in materia. Tra queste troviamo quelle legate al trasporto dei bambini in auto, una questione sulla quale, ancora troppo spesso, ci sono pessime abitudini, ignoranza e comportamenti sbagliati. I bambini in auto, in base all’età, devono essere sistemati in […]

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Sulla sicurezza dei bambini non si scherza ed è bene quindi adeguarsi alle disposizioni di legge in materia. Tra queste troviamo quelle legate al trasporto dei bambini in auto, una questione sulla quale, ancora troppo spesso, ci sono pessime abitudini, ignoranza e comportamenti sbagliati. I bambini in auto, in base all’età, devono essere sistemati in maniera adeguata a garantirgli la massima incolumità. Ai conducenti di automobili che non rispettano la legge sono previste sanzioni pecuniarie che possono raggiungere anche i 323€, 5 punti in meno sulla patente di guida e, nel caso in cui il soggetto in questione fosse recidivo, la sospensione della patente fino a un massimo di due mesi.

Cosa dice la legge

In una recente Campagna di sensibilizzazione della sicurezza stradale, il Ministero della Salute, facendo riferimento all’articolo 172 del Codice della Strada, ha riassunto la normativa vigente sull’obbligo “dell’uso del seggiolino omologato e adeguato al peso per bambini fino ai 150 centimetri d’altezza”. Questo significa che il trasporto dei bambini in auto senza seggiolino è vietato nei primi mesi di vita del bambino. Non è possibile tenere in braccio i bambini in auto senza l’utilizzo del seggiolino, in quanto, anche se per spostamenti brevi, è pericolosissimo per la loro incolumità. In maniera sintetica e schematica possiamo così riassumere la normativa che regolamenta l’utilizzo dei seggiolini auto:

  • Bambini fino a 9kg – Ovetto o navicella – Sui sedili posteriori, posizionato nel senso opposto a quello di marcia e con l’airbag del sedile disattivato;
  • Dai 9kg ai 18kg – Seggiolino o adattatore – Sui sedili posteriori o su quello anteriore e posizionati nel senso di marcia;
  • Dai 18kg ai 36kg – Adattatore – Sul sedile anteriore o su quello posteriore e posizionati nel senso di marcia;
  • Bambino oltre i 36kg o 1.50m – Seduti sui sedili con le normali cinture di sicurezza.

Per trovare il miglior dispositivo per trasportare i propri bambini e per scoprire come riconoscere un modello omologato, rimandiamo alla nostra guida all’acquisto dei migliori seggiolini per auto.

Il senso di marcia

Perché anche quando i bambini in auto non sono seduti davanti bisogna posizionarli nel senso contrario a quello di marcia? La ragione è molto semplice: per evitare che, in caso di incidente, il bambino possa farsi male. La struttura dello schienale del seggiolino, infatti, è realizzata in maniera tale da costituire un ottimo sistema di difesa e assorbimento degli urti. Anche per questo motivo si consiglia di invertire la posizione del seggiolino il più tardi possibile, preferibilmente quando il bambino crescendo ha un’altezza superiore a quella del poggiatesta.

Gli obiettivi per il futuro

Attraverso il Piano Nazionale di Sicurezza Stradale – Orizzonte 2020, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti mira ad azzerare il numero delle morti di minori in strada. Per questo motivo la normativa sui dispositivi per trasportare i bambini in auto è in evoluzione e si attendono conferme sugli obblighi per l’utilizzo delle tecnologie antiabbandono. Le cause di decesso, infatti, sono diverse e non solamente legate agli incidenti tra le automobili. Anche per queste ragioni tra gli obiettivi del Piano Nazionale, oltre alle campagne informative e all’educazione stradale, propone di aumentare la visibilità dei bambini su strada, anche quando si muovono a piedi e in bicicletta. Per la sicurezza dei bambini in auto rimane sempre necessario avere la massima attenzione e mettere in atto tutte le precauzioni previste dalla legge, accompagnandole con una guida ancora più prudente del solito ed evitando comportamenti che possano mettere a repentaglio l’incolumità dei propri figli e degli altri bambini che si hanno in macchina.

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Social network e bambini consigli utili per non sbagliare https://www.mammeup.it/social-network-e-bambini-consigli-utili-per-non-sbagliare/ https://www.mammeup.it/social-network-e-bambini-consigli-utili-per-non-sbagliare/#respond Wed, 09 Oct 2019 08:00:30 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36664 Abbiamo avuto già modo di parlare dei pericoli dei social network per i bambini quando abbiamo affrontato, anche dal punto di vista legale, la questione della condivisione e diffusione delle foto di minorenni. La questione del rapporto tra social network e bambini non è del tutto semplice, in quanto molto spesso le famiglie si trovano […]

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Abbiamo avuto già modo di parlare dei pericoli dei social network per i bambini quando abbiamo affrontato, anche dal punto di vista legale, la questione della condivisione e diffusione delle foto di minorenni. La questione del rapporto tra social network e bambini non è del tutto semplice, in quanto molto spesso le famiglie si trovano a lottare (sì, è una vera e propria lotta) contro fenomeni tremendamente più grandi di loro dove il porre dei limiti rischia di essere controproducente.

Escludere infatti i bambini dall’utilizzo dei social network, quando i loro coetanei li usano come se fosse la cosa più normale che abbiano mai fatto, pone i propri figli in una condizione di emarginazione. Niente di nuovo: è un rischio corso dalle generazioni precedenti con lo smartphone, con il cellulare, con il motorino, con il fare tardi la sera, eccetera. Per questo possiamo affermare che il vero grande problema è quello dell’educazione.

È sempre una questione di educazione

Parlare di educazione sull’utilizzo dei social network non riguarda meramente l’imposizione di norme per bambini alle quali essi si devono rigorosamente sottomettere. Un’importante dose di educazione va rivolta anche ai genitori che devono imparare non solo a crescere i propri figli, ma anche a saper utilizzare e abitare correttamente gli spazi del digitale.

Se i divieti ingiustificati sono sempre nocivi, lo sono anche le concessioni prive di qualsiasi forma di controllo e moderazione. Per questo è importante riuscire a mettere dei limiti. Non tutto è lecito, non tutto è possibile e per alcune cose il fatidico “no” deve continuare a essere detto.

Età, dialogo e conoscenza

Per quel che riguarda l’età ci sono dei limiti legali che vietano ai minori di 13 anni di potersi iscrivere a determinate piattaforme. Eludere il limite è semplicissimo per questo è fondamentale avere un dialogo costante con i propri figli. Ignorare la questione è sicuramente sbagliato, per cui è bene affrontare il problema e trovare un giusto equilibrio. Se i bambini hanno uno smartphone è piuttosto improbabile pensare che riescano a sottrarsi dall’attrazione dei social network e del web. Così come che non vogliano fare ciò che fanno tutti i loro compagni di scuola e amici.

Per i genitori è fondamentale conoscere ciò che fanno i propri figli e mantenere un contatto costante. Crescere è difficile per tutti, ma i genitori sono chiamati a un impegno difficile ma essenziale. La presenza dei bambini sui social non è una questione di competenze tecniche, quelle i ragazzi le imparano in pochi secondi. Ma è un mondo privo di limiti e dare il placet alla presenza di minori sulla rete significa esporli a una serie di pericoli, informazioni, contenuti e immagini di una violenza spaventosa. Non quella estrema, ma quella subdola che porta a incuriosirsi per ciò che a quell’età dovrebbe non essere un problema o a confrontarsi con realtà che sarebbe bene, sempre, tenersi lontani.

I pericoli dei social network

Sono davvero tanti i rischi che si corrono stando sui social network e non c’è nessuno che ne sia escluso. Anche gli adulti ne sono vittime e nel caso dei bambini la vigilanza deve essere sempre maggiore. La conoscenza richiesta ai genitori non è quella di avere l’amicizia su ogni social per poter controllare cosa il bambino condivide o posta. Fare questo significa guardare il dito e ignorare l’esistenza della luna. Molto spesso è la stessa presenza dei genitori sui social network a costituire un problema per i bambini. Se i genitori smettono di essere tali e si mettono a livello di chi dovrebbe invece essere educato e guidato, significa vanificare delle risorse e minacciare la crescita dei ragazzi.

Anche se non ne comprendono le ragioni è fondamentale proteggerli dagli enormi rischi che la rete riserva. Questi possono essere di tantissimi tipi ma, rispetto alla realtà quotidiana, sono amplificati e impossibili da monitorare e fermare. I social network, anche per quel che riguarda le chat private, permettono ai bambini di entrare in contatto con perfetti sconosciuti, per i quali nessuno assicura garantisce la liceità delle intenzioni. Per questo sono più pericolosi degli stessi fenomeni se vissuti all’interno del gruppo scolastico, del gruppo di amici o di quello sportivo.

Cosa fare

I genitori possono utilizzare alcuni sistemi di blocco dell’accesso ad alcuni siti e servizi (parental control) o di monitoraggio dell’attività digitale dei propri ragazzi. Si tratta però sempre di attività di supporto e non esaustive. Il problema social network e bambini va affrontato in maniera complessiva e generale, inserendo le scelte sulla gestione degli spazi e dei servizi digitali all’interno delle scelte familiari sull’educazione dei propri figli. La comunicazione tra genitori e figli è fondamentale ed è e resta la miglior forma di prevenzione e cura possibile.

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Migliori biberon per bambini: guida all’acquisto https://www.mammeup.it/migliori-biberon-per-bambini-guida-allacquisto/ https://www.mammeup.it/migliori-biberon-per-bambini-guida-allacquisto/#respond Wed, 02 Oct 2019 08:00:15 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36622 Tra gli accessori che ogni mamma deve portare sempre con sé, soprattutto nei primi mesi di vita del neonato, il biberon per bambini è sicuramente uno di quelli più importanti. Qualsiasi sia il tipo di nutrimento (latte tirato dalla mamma o latte artificiale) l’utilizzo del biberon è un aspetto fondamentale nello svezzamento e nella crescita […]

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Tra gli accessori che ogni mamma deve portare sempre con sé, soprattutto nei primi mesi di vita del neonato, il biberon per bambini è sicuramente uno di quelli più importanti. Qualsiasi sia il tipo di nutrimento (latte tirato dalla mamma o latte artificiale) l’utilizzo del biberon è un aspetto fondamentale nello svezzamento e nella crescita del bambino. Per questo motivo va scelto con cura e attenzione, tenendo in considerazione gli aspetti principali da valutare. Scopriamo quali sono.

Come scegliere il biberon per il neonato

Se pensate che scegliere un biberon per bambini sia una cosa semplice vi sbagliate. Anche solo l’alto numero di modelli e versioni disponibili dimostra come non esista una scelta univoca.

• materiale;
• età;
• forma;
• grandezza;
• versatilità.

Il materiale

Il primo aspetto da considerare nella scelta di un biberon per bambino è sicuramente il tipo di materiale. Questo incide su tanti altri fattori, tra cui la resistenza e la praticità d’utilizzo. È bene distinguere tra i materiali del contenitore e quelli della cosiddetta “tettarella”, ovvero l’estremità tramite la quale il bambino prende il latte. In commercio è possibile trovare biberon con contenitori in vetro o in plastica. Dal punto di vista della resistenza la plastica è nettamente migliore, in quanto i biberon in vetro si possono rompere e risultare pericolosi. Nello scegliere biberon in plastica è bene però accertarsi che non siano realizzati con il BPA o materiali che possono emanare delle sostanze tossiche. Altre alternative sono date dal lattice o dal silicone, ma sono più costosi e leggeri. Per la tettarella si può scegliere tra il silicone, il lattice o il caucciù. Il silicone è da preferire per la sua capacità di sterilizzazione, anche se è più frequente alle rotture, soprattutto quando nei bambini cominciano a crescere i denti. Con il lattice si ha una maggiore resistenza ma anche una maggiore esposizione ai batteri. Infine, con il caucciù, un materiale naturale, si ha una grande resistenza, ma anche un’elevata porosità.

L’età

Per quel che riguarda l’età i biberon per bambini si distinguono in tre step. Il primo è indicato ai neonati fino ai tre mesi, il secondo dai tre fino ai sei mesi e infine il terzo da sei mesi in su. Esistono anche versioni intermedie tra un biberon e un bicchiere che sono consigliati per i bambini che hanno compiuto già il primo anno di età.

La forma

Anche per quel che riguarda la forma sono disponibili diverse versioni. Generalmente essa dipende dall’età del bambino, ma molto può dipendere anche dalla sensibilità del neonato, dalle sue abitudini e preferenze, così come dalle scelte dei genitori. La forma classica dei biberon è quella cilindrica, che assicura una buona maneggevolezza. Esistono poi dei biberon anticolica che ha una particolare forma che rende migliore l’assunzione di latte evitando la formazione di bolle d’aria. Ci sono biberon di forma ergonomica che migliorano la presa e la maneggevolezza, anche e soprattutto nei bambini. Per rendere ancora più pratico l’uso dei biberon esistono anche varianti dotate di manici e sono consigliate per i bambini con più di sei mesi e che possono imparare a bere autonomamente. La forma incide anche nella scelta della tettarella che può essere inclinata (e riprende la forma del seno materno), arrotondata (ha una punta piccola), allungata (la forma classica) e a petalo (dove la punta risulta leggermente schiacciata).

La grandezza

La grandezza del biberon determina sia la praticità d’utilizzo (specie quando il bambino impara a utilizzarlo da solo) che la quantità di liquido che è possibile introdurvi. Anche in questo caso la scelta migliore è quella legata all’età del bambino. L’altro aspetto sul quale è importante prestare attenzione è quello legato alla quantità di liquido che è possibile succhiare. Le differenze nelle tettarelle dipendono anche dal numero dei fori presenti e dalla velocità con cui il liquido presente nel biberon può essere aspirato. Si parla di flusso debole, medio e rapido ed è importante seguire lo svezzamento del bambino e utilizzare un biberon adatto alla loro età.

La versatilità

Infine, ma non meno importante, la versatilità. Anche il settore dei biberon da bambini è stato rivoluzionato dalla tecnologia e non è impossibile trovare dei modelli dotati di funzionalità aggiuntive. Tra le più utili vanno ricordate quelle che permettono di controllare la temperatura del liquido e quelle che impediscono una fuoriuscita maggiore del liquido, in modo da evitare che il bambino possa strozzarsi.

Un’ulteriore valutazione dei biberon per i bambini è data dalla disponibilità di diversi kit. Oltre a poter acquistare il singolo biberon, infatti, molto produttori hanno realizzato dei set dotati anche di diversi accessori utili a migliorare l’utilizzo del biberon, ma anche a permettergli una maggiore longevità, in modo da accompagnare il bambino nella sua crescita.

3 migliori modelli di biberon

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Philips SCF033/17 Avent

Per chi è alla ricerca di un biberon in plastica può trovare nel Philips SCF033/17 Avent uno dei migliori modelli in circolazione. Tra le caratteristiche tecniche vantaggiose di questo biberon c’è la possibilità di sostituire la tettarella, la presenza della valvola anti-colica e la compatibilità con tutti gli altri accessori della serie. Il Philips SCF033/17 Avent è un biberon in silicone, molto maneggevole, con la tettarella a spirale a flusso medio. Questo modello, anche per l’ergonomia e il design, è ideale per i neonati che non subiranno fastidi nel passaggio dal seno materno alla tettarella del biberon.

Tommeee Tippee Closer

Con il Tommeee Tippee Closer abbiamo un biberon compatto, semplice da utilizzare e molto comodo da tenere in mano. È possibile sostituire le tettarelle per optare con quelle con un flusso minore (quella di default è a 3 fori e a flusso rapido). Anche in questo modello è presente la pratica valvola anti-colica e la tettarella in silicone dalla forma arrotondata imita la conformazione e i movimenti del seno materno, in modo da rendere l’utilizzo da parte del bambino sempre confortevole.

Mam GP005

Se siete alla ricerca di un set completo il Mam GP0005 è quello che fa per voi. Parliamo infatti di un kit di 15 pezzi comprensivo di 8 contenitori (di tre differenti capienze), 4 coperchi, un manico, una tettarella a flusso medio (oltre a quelle a flusso debole già presenti) e un ciuccio. Questo kit è perfetto per accompagnare il bambino durante la sua crescita e non dover acquistare altri accessori con il passare dei mesi. Tra gli aspetti degni di nota c’è anche la presenza della funzione auto sterilizzante che permette di migliorare l’igiene di ogni componente.

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Feste per bambini: come organizzarne una fantastica https://www.mammeup.it/feste-per-bambini-come-organizzarne-una-fantastica/ https://www.mammeup.it/feste-per-bambini-come-organizzarne-una-fantastica/#respond Sun, 29 Sep 2019 06:00:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36618 Le feste sono momenti indimenticabili per i bambini. Giochi, regali, dolci, amici e tanto divertimento. Organizzarne una, però, è spesso più complicato di quanto si possa pensare. Invitati, location, cose da fare, cose da preparare e sistemare; per evitare di trasformare la festa dei tuoi figli in un incubo organizzativo e per goderti pienamente la […]

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Le feste sono momenti indimenticabili per i bambini. Giochi, regali, dolci, amici e tanto divertimento. Organizzarne una, però, è spesso più complicato di quanto si possa pensare. Invitati, location, cose da fare, cose da preparare e sistemare; per evitare di trasformare la festa dei tuoi figli in un incubo organizzativo e per goderti pienamente la bellezza di questi momenti, ecco alcuni consigli pratici da seguire. Ogni festa di compleanno (o per qualsiasi altro evento) è una storia a sé, ma queste indicazioni sono sempre valide e possono sempre tornarti utili.

7 consigli utili per preparare le feste per i tuoi bambini

1. Festa a sorpresa o organizzata?

Una prima scelta da fare riguarda come vuoi preparare la festa. Se deve essere a sorpresa o no. Se non lo è puoi coinvolgere direttamente i tuoi figli (specie quelli più grandi) nell’organizzazione, decidendo insieme chi invitare, cosa preparare e come rendere indimenticabile quel giorno. In una festa a sorpresa dovrai fare più attenzione a non farti scoprire, mentre in quella organizzata potrai muoverti più tranquillamente. In questo senso rivolgersi a dei centri di animazione, come quello delle Giovani Marmotte Animazione, può essere una soluzione pratica e conveniente. Ti basterà scegliere la data e il tipo di formula; al resto poi penseranno a tutto loro.

2. L’orario

Stabilisci un orario, che sia il più comodo possibile per gli invitati. Per le feste dei bambini è preferibile dare appuntamento nel primo pomeriggio, in modo che possano avere tutta la giornata per stare insieme. È da mettere in conto che non tutti arriveranno allo stesso orario e, qualunque sia il tema e l’organizzazione della festa, è bene prevedere anche questo dettaglio. L’animazione per i bambini è fondamentale sin da subito; è bene quindi prevedere attività e giochi anche per i pochi bambini che arrivano subito, per evitare che si annoino. È festa sempre, non solo quando si è in tanti.

3. Il tema e le decorazioni

Dopo aver scelto il luogo e che tipo di festa organizzare dovrai occuparti del tema e delle decorazioni. Nei bambini piccoli fare una festa a tema è importantissimo per rendere ancora più intrigante e divertente quel giorno. E poi una volta trovato il tema tutto sarà più semplice. I colori, gli allestimenti, i giochi da fare, i vestiti, ma anche il tipo di inviti da preparare, vengono tutti di conseguenza alla scelta del tema.

4. Dolce o salato?

Non c’è festa senza cibo e allora dovrai occuparti anche di questo. Nelle feste dei bambini si può scegliere di mettere sia stuzzichini e snack salati che dolci, l’importante è prevedere bene le quantità. Un aspetto da non trascurare è quello relativo alle intolleranze o alle scelte alimentari. Una volta stilata la lista degli invitati contatta i genitori di ciascuno (basta un semplice messaggio) e chiedi cosa non possono mangiare i loro figli. Invitarli a una festa in cui non possono mangiare con i loro amici non sarebbe bello per nessuno.

5. E la torta?

Ovviamente devi pensare anche alla torta. Nelle feste per i bambini questo è il momento clou, forse anche più del momento dei regali. La torta non è solo il dolce in sé, ma anche il momento delle foto (a proposito: procurati anche una buona macchinetta fotografica) e di ritrovarsi tutti insieme a cantare “tanti auguri” al festeggiato.

6. Giochi e attività

Per fare festa non bisogna solo stare insieme e mangiare, ma anche giocare e divertirsi. In base agli spazi a disposizione, al tema e a come vuoi organizzare quel giorno, è importante pensare bene all’animazione per bambini. Non solo giochi, ma anche delle attività da fargli fare insieme e che li possa coinvolgere. Il consiglio è quello di creare un giusto mix tra diverse attività, senza fare tabelle di marcia stressanti per i bambini. Se non c’è un animatore o qualcuno che guidi l’animazione della festa puoi pensare a qualche gioco di gruppo da fare tutti insieme in alcuni momenti della giornata. Quello che non deve mancare sono i giocattoli che gli invitati (anche i fratelli più piccoli e più grandi) possono utilizzare.

7. Il momento dei saluti

Anche le più belle feste per i bambini finiscono e arriva il momento dei saluti. Un’idea molto carina può essere quella di preparare dei piccoli pensierini, da dare ad ogni bambino quando sta andando via. Non deve essere qualcosa di costoso o complicato, basta un po’ di creatività per realizzare un pensiero bello. Che siano le confezioni di bolle di sapone, dei libretti da colorare, delle caramelle o quant’altro, prepara una piccola scatolina (o sacchetto) all’interno del quale mettere il pensierino. Renderai felicissimo il bambino e farai un figurone con i suoi genitori.

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Foto bambini e privacy: diritti e prudenza https://www.mammeup.it/foto-bambini-e-privacy-diritti-e-prudenza/ https://www.mammeup.it/foto-bambini-e-privacy-diritti-e-prudenza/#respond Fri, 27 Sep 2019 08:00:32 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36615 Scorrendo le timeline dei principali social network si trovano spesso foto di famiglie felici e al completo dei propri bambini. Pubblicare le foto dei bambini online (sia dei propri figli che dei rispettivi compagni di gioco) è una pratica molto diffusa, ma spesso poco approfondita. Ci sono precise norme che regolamentano la gestione delle immagini […]

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Scorrendo le timeline dei principali social network si trovano spesso foto di famiglie felici e al completo dei propri bambini. Pubblicare le foto dei bambini online (sia dei propri figli che dei rispettivi compagni di gioco) è una pratica molto diffusa, ma spesso poco approfondita. Ci sono precise norme che regolamentano la gestione delle immagini di bambini online e, in tutti i casi, una maggiore prudenza non è mai un errore.

Quando pubblicare foto di bambini sui social

La questione legale nel pubblicare foto di bambini su internet è molto controversa e articolata, complice sia l’evoluzione dei social network che l’accesso a tali piattaforme da parte dei minorenni stessi. Nel corso degli anni la giurisprudenza si è espressa sulla materia, definendo alcune norme e limiti sulla pratica di pubblicare le foto dei bambini.

Una prima chiarificazione da fare è che per pubblicare foto di bambini online è necessario il consenso di entrambi i genitori. Come spesso accade tali sentenze giungono alla fine di cause straordinarie, ma permettono di legiferare anche sull’ordinarietà di questi fenomeni. Nel caso in materia, si fa riferimento alla tutela dell’immagine del bambino e, soprattutto, al rispetto della privacy. In caso di mancato assenso da parte di entrambi i genitori, come già avvenuto, il giudice può procedere all’inibizione alla diffusione delle foto dei bambini, l’obbligo alla rimozione di quelle già condivise e, in base alla gravità del caso, anche ad altre pene.

La legge italiana, in assenza di disposizioni generali superiori che possano in futuro stabilire diversamente, impone che per pubblicare le foto dei propri bambini c’è bisogno del consenso di entrambi i genitori se i figli hanno meno di 14 anni. Altrimenti, dai 14 fino alla maggiore età, è necessario anche l’assenso del minore.

I limiti d’età per l’accesso ai social network

I genitori sono responsabili non solo dell’istruzione dei propri figli, ma anche delle loro azioni, almeno fino a quando non sono legalmente perseguibili. Tra queste responsabilità di sono norme ben precise anche sull’accesso alle varie app per gli smartphone e alle piattaforme online. Anche se troppo spesso vengono ignorate, i principali servizi online prevedono soglie d’età minime e l’assenso dei genitori per l’accesso a tali piattaforme. Tanto per fare degli esempi pratici per utilizzare WhatsApp bisogna avere almeno sedici anni e il consenso dei genitori. Discorso identico anche per Facebook, mentre i minori di 16 anni iscritti a Twitter non possono utilizzare Periscope. Se è difficile controllare ciò che fanno i propri figli avendo uno smartphone in mano è però doveroso ricordare come i genitori ne sono legalmente responsabili.

I rischi del pubblicare le foto dei bambini su Facebook

Ma perché pubblicare foto dei bambini è così complicato? E perché viene considerato lesivo della privacy dei minori? Le ragioni sono diverse e sono ben riassunte dalla sentenza del Tribunale di Mantova che, proprio affrontando una causa di un mancato consenso da parte di uno dei due genitori sulla condivisione online delle foto dei propri bambini, si è così espresso: “l’inserimento di foto di minori su social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini dopo averli visti più volte in foto on-line, non potendo inoltre andare sottaciuto l’ulteriore pericolo costituito dalla condotta di soggetti che taggano le foto on-line di minori e, con procedimenti di fotomontaggio, ne traggono materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati, come ripetutamente evidenziato dagli organi di polizia.

Le foto dei bambini condivise sul web, una volta pubblicate è difficilissimo (se non pressoché impossibile) avere la sicurezza di poterle rimuovere. Dopo averle pubblicate, anche se con tutte le limitazioni sulla privacy messe a disposizione dalle piattaforme online, il processo è irreversibile e non è possibile scoprire chi le ha scaricate e per quali fini possa utilizzarle. Si tratta quindi di tutelare non solo l’incolumità del minore, anche se si tratta di immagini di neonati, ma anche il suo futuro.

Una grande attenzione va posta anche alla pubblicazione di foto nelle quali sono presenti anche altri soggetti diversi dai propri figli. Chi le condivide tende a oscurare il volto del minore che non è il proprio figlio o a coprirne il volto con un emoticon. In tutti i casi è sempre preferibile chiedere il consenso dei rispettivi genitori o evitare di pubblicare tali contenuti.

Le foto salvate sul PC

Oltre alla pubblicazione online c’è un problema sicurezza anche sulle foto salvate sul proprio PC. Spesso si accumulano le  foto dei bambini da quanto sono appena nati fino a quando crescono, immortalando i momenti più importanti della loro vita. Queste immagini, così come tutti i dati (soprattutto quelli sensibili) presenti sull’hard disk del computer, possono essere facilmente hackerate e utilizzate da malintenzionati. Il consiglio è quindi quello di recuperare le foto dei bambini presenti sul proprio PC e salvarle su un’unità esterna da utilizzare solamente quando necessario. Inoltre è fondamentale dotare il proprio computer di dispositivi di sicurezza (antivirus, firewall, eccetera) adeguati e costantemente aggiornati, proprio per evitare che soggetti non autorizzati possano accedervi e prelevare informazioni importanti della vostra vita e di quella dei vostri familiari.

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Asilo nido e scuole elementari: i primi anni di istruzione https://www.mammeup.it/asilo-nido-e-scuole-elementari-i-primi-anni-di-istruzione/ https://www.mammeup.it/asilo-nido-e-scuole-elementari-i-primi-anni-di-istruzione/#respond Wed, 25 Sep 2019 08:00:23 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36612 Il mondo della scuola, anche quella dell’infanzia, è costantemente soggetto a critiche, trasformazioni e discussioni su come renderlo migliore e più efficiente. Al di là di quelle che possono essere legittime proposte di riforma, anche in funzione del cambiamento che da decenni e in maniera sempre più rapida, ha trasformato il profilo sociale del nostro […]

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Il mondo della scuola, anche quella dell’infanzia, è costantemente soggetto a critiche, trasformazioni e discussioni su come renderlo migliore e più efficiente. Al di là di quelle che possono essere legittime proposte di riforma, anche in funzione del cambiamento che da decenni e in maniera sempre più rapida, ha trasformato il profilo sociale del nostro Paese, c’è un presente che va tutelato e compreso. Ed è quello di tutti quei bambini e ragazzi che da giorni è ritornato a scuola e sta iniziando il nuovo anno scolastico.

Nelle sue diversità la scuola italiana è strutturata su differenti livelli, con programmi e finalità ben diverse in base all’età del bambino. I neogenitori hanno quindi bisogno di orientarsi e comprendere quando i propri figli devono andare a scuola, ma soprattutto quando conviene loro iniziare il percorso educativo.

Oltre le difficoltà, soprattutto materne, di separarsi dai propri figli dopo i primi mesi di vita, c’è un tempo in cui questo distacco diventa obbligatorio non solo dal punto di vista legale, ma soprattutto di crescita del bambino. È utile quindi comprendere quando inizia l’asilo nido, quanto durano le scuole elementari e come funziona il sistema scolastico italiano.

L’importanza della scuola non solo per la didattica

Non si smette mai di crescere, ma nei primi anni di vita questa capacità di apprendimento è ancora più significativa. Per questo è fondamentale non trascurare l’aspetto dell’istruzione, già a partire dall’asilo nido e dalle scuole elementari. Ciò che è fondamentale sottolineare è come la scuola, soprattutto l’asilo nido e quella elementare, non deve essere finalizzata solamente alla didattica e all’apprendimento di nozioni. Si tratta ovviamente di aspetti importanti, ma non sono i principali in questa fase di crescita del bambino. L’asilo nido e le scuole elementari sono per il bambino le prime esperienze fuori di casa, lontano da mamma e papà e anche per questo ha bisogno di essere supportato adeguatamente.

Nella scuola i bambini imparano a relazionarsi con i loro simili e a vivere in una comunità. Attraverso il gioco e le attività da fare insieme, non trascorrono solo del tempo, ma acquisiscono la fiducia in sè stessi, sviluppano le capacità motorie, quelle di autonomia, apprendimento e una crescita complessiva armonica.

Quali sono le scuole del primo ciclo

Il cosiddetto primo ciclo della scuola italiana inizia con la scuola materna (nota anche con il nome di scuola dell’infanzia). La scuola materna non è obbligatoria e inizia dal terzo anno di vita del bambino fino al compimento del quinto anno. Non è da confondere con l’asilo nido, che è una realtà ancora precedente e che accoglie i bambini dal primo anno di vita fino al compimento del terzo anno.

La scuola dell’obbligo

Terminata la scuola materna si passa alla scuola vera e propria, con un percorso obbligatorio che prosegue per otto anni. L’attuale divisione della scuola italiana (che ha conosciuto anche su questo fronte diversi cambiamenti) prevede la distinzione in scuola primaria e scuola media inferiore. La prima, nota anche come “scuola elementare” dura cinque anni ed è rivolta ai bambini che hanno compiuto il sesto anno. La scuola media inferiore (scuola media) è invece il passaggio successivo della durata di tre anni.

La scuola, come stabilito dalla legge italiana, è obbligatoria per tutti i bambini (sia italiani che stranieri). Se i bambini hanno compiuto sei anni prima del 30 aprile dell’anno scolastico successivo a quello di riferimento posso posticipare l’ingresso alla scuola elementare, altrimenti tutti i bambini che hanno compiuto sei anni entro il 31 dicembre sono obbligati all’iscrizione alla scuola primaria. L’iscrizione alla scuola secondaria inferiore, invece, è obbligatorio e vi si accede al termine dei cinque anni della scuola elementare.

Successivamente, anche se non si tratterà più di bambini ma di ragazzi, gli studenti accedono alla scuola secondaria di primo grado. Questo tipo di percorso di istruzione è molto più articolato e ogni ragazzo può scegliere tra un istituto tecnico o uno dei licei disponibili. Tra la fine del primo ciclo e l’inizio del secondo c’è l’obbligo di sostenere un esame di Stato, fondamentale per poter proseguire nel percorso di studi.

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Cameretta del bambino: come organizzarla al meglio https://www.mammeup.it/cameretta-del-bambino-come-organizzarla-al-meglio/ https://www.mammeup.it/cameretta-del-bambino-come-organizzarla-al-meglio/#respond Fri, 20 Sep 2019 08:00:23 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36607 All’interno di ogni casa c’è una stanza bellissima e importantissima che va preparata con grande attenzione: la cameretta del bambino. Qualunque sia la sua età, ma soprattutto quando è ancora piccolo, è importante arredarla al meglio, sistemandola nel migliore dei modi. Così come i genitori vorrebbero avere una camera da letto, una cucina o un […]

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All’interno di ogni casa c’è una stanza bellissima e importantissima che va preparata con grande attenzione: la cameretta del bambino. Qualunque sia la sua età, ma soprattutto quando è ancora piccolo, è importante arredarla al meglio, sistemandola nel migliore dei modi. Così come i genitori vorrebbero avere una camera da letto, una cucina o un salone accogliente, ordinato, luminoso e spazioso, anche i bambini hanno bisogno di camerette adeguate alle loro esigenze. Come fare? Cosa mettere nella cameretta del bambino? Come gestire al meglio lo spazio a disposizione? Vediamolo insieme.

Come arredare la cameretta del bambino

Se la maggior parte delle famiglie non ha a disposizione spazi sufficientemente grandi per allestire una camera per i giochi, una per lo studio e l’altra per dormire, è evidente come le camerette per ragazzi debbano essere arredate e organizzate in maniera tale da consentire ai propri figli di trascorrere molto tempo in quell’ambiente. Per questo è utile innanzitutto progettare la cameretta del bambino, individuando soluzioni che possano il più possibile mantenere libero lo spazio calpestabile. La cameretta è il regno del bambino e qui vi trascorre tantissimo tempo. Oltre agli arredi e agli accessori la cameretta deve essere una stanza dove il bambino possa stare volentieri e perché questo sia possibile è necessario considerare tre aspetti fondamentali:

  • colore;
  • sicurezza;
  • spazio.

Scopriamo perché sono importanti questi elementi e come gestirli al meglio nella cameretta del proprio bambino.

I colori

La scelta dei colori della cameretta del bambino è un aspetto importante e determinante per diversi motivi. Innanzitutto per l’armonia dell’ambiente, ma anche per una questione di luminosità e di coerenza con i mobili. Per questo è bene valutare attentamente questa scelta. Le soluzioni in questo campo sono veramente tanto, dalle tinte unite a pastello all’utilizzo di carta da parati che possa personalizzare la cameretta del bambino con immagini, figure e disegni adatti alla sua età. Il consiglio è quello di scegliere colori accesi e pastello, capaci di dare luce e vivacità alla stanza e renderla giocosa e bella da abitare.

Abbiamo parlato della luminosità della stanza ed è quindi opportuno affrontare il problema di come illuminare la cameretta del bambino. Qui le cose da considerare sono due: la sicurezza e la vivibilità. Soprattutto nei primi mesi e anni di vita del bambino è bene che egli non entri a contatto con interruttori, lampadari in vetro e altri accessori pericolosi. Meglio orientarsi verso lampade a soffitto, faretti o, ancora, applique da pareti. Anche in questo caso esistono diverse soluzioni capaci di creare spazi sempre nuovi e accoglienti. L’accoglienza e la vivibilità sono fondamentali, sia a livello di colori che di illuminazione. Il bambino deve essere a suo agio, giocare e muoversi tranquillamente e in totale armonia.

La sicurezza

Lo abbiamo anticipato parlando dei colori e dell’illuminazione ma ci ritorniamo perché è un aspetto da non considerare secondario: la sicurezza. Tutto ciò che è presente nella cameretta deve essere a misura di bambino. In base all’età sia i mobili che gli accessori e i complementi d’arredo non devono ostacolare il bambino o costituire un problema per la sua incolumità. Spigoli, scaffali, mobili, contenitori per i giochi, tutto deve essere pensato e sistemato in funzione dell’età del bambino. Quando è piccolissimo deve potersi muovere senza rischiare di farsi male; crescendo deve poter avere la possibilità di accedere ai suoi spazi e alle sue cose rapidamente e senza problemi.

Lo spazio

Anche le camerette più piccole non devono rinunciare a prevedere la presenza di spazi adeguati a ogni fase della giornata. C’è uno spazio per dormire, uno per giocare e, quando sarà il momento, per leggere e studiare. Nella scelta dell’arredamento esistono accessori e mobili, come nel caso delle camerette a ponte, in cui si riesce a sfruttare l’altezza della stanza e riuscire a ritagliarsi maggior spazio. È bene che in ogni cameretta ci sia uno spazio centrale libero, dove magari collocare un tappeto sul quale i bambini possano giocare liberamente. Anche la presenza di tavoli e sedie è molto importante, prevedendo magari la possibilità di poterli collocare in un angolo quando i bambini hanno bisogno di un grande spazio per giocare (aprire la casa delle bambole, fare un puzzle, giocare con la pista delle macchinine, eccetera).

Come abituare il bambino dormire nella sua cameretta

Arrivati a questo punto, dopo aver arredato al meglio la cameretta del bambino, si pone una domanda: cosa fare se il bambino non vuole dormire nella sua cameretta? È importante che il bambino acquisisca una certa indipendenza e impari a dormire da solo, anche per restituire ai genitori i loro spazi e la propria intimità. Esistono diverse strategie e pratiche per aiutarli a prendere possesso della propria cameretta e ognuna va testata insieme al proprio bambino.

La prima cosa da fare è evitare cambiamenti repentini. Quello che aiuta molto i bambini è la regolarità; se quindi ci sono abitudini e riti da fare insieme (racconto di una fiaba, lettura di una storia, momento di racconto delle cose belle della giornata, eccetera) è fondamentale continuare a farle (o iniziare) in modo che il bambino mantenga i propri punti fermi. L’altra cosa da fare è farlo sentire coccolato, rassicurato e al sicuro; anche se dorme da solo il bambino non è meno amato e protetto dalla sua mamma e il suo papà.

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Graduatoria asilo nido: come funziona e come iscriversi https://www.mammeup.it/graduatoria-asilo-nido-come-funziona-e-come-iscriversi/ https://www.mammeup.it/graduatoria-asilo-nido-come-funziona-e-come-iscriversi/#respond Wed, 18 Sep 2019 08:00:14 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36604 La crescita di un bambino passa anche dalla scelta della scuola. Per questo è importante, sin dalla tenera età, decidere come affrontare questo aspetto decisivo del suo futuro. Anche per i bambini più piccoli molti genitori hanno la necessità di iscriverli all’asilo nido comunale. Per farlo però è necessario iscriversi alla graduatoria dell’asilo nido, rientrando […]

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La crescita di un bambino passa anche dalla scelta della scuola. Per questo è importante, sin dalla tenera età, decidere come affrontare questo aspetto decisivo del suo futuro. Anche per i bambini più piccoli molti genitori hanno la necessità di iscriverli all’asilo nido comunale. Per farlo però è necessario iscriversi alla graduatoria dell’asilo nido, rientrando nei posti disponibili (spesso limitati).

Quando fare l’iscrizione asilo nido

Prima di passare ad occuparci del funzionamento della graduatoria dell’asilo nido è utile interrogarsi sull’età migliore per i bambini per iniziare ad andarci. In realtà non esiste una data precisa e sono molti i pediatri, ma anche gli psicologi e gli psicoterapeuti, che consigliano di rimandare l’iscrizione al nido. Molto, ovviamente, dipende dalle possibilità delle famiglie. Molte mamme lavorano e non sempre riescono a rimanere per troppo tempo a casa per poter rimanere con il proprio bambino (in tale senso è utile il nostro approfondimento sui diritti sul lavoro delle mamme). Allo stesso tempo non tutti hanno dei nonni a cui poter lasciare i propri figli. Per questo l’iscrizione al nido è in molti casi un aiuto determinante. Per il bene del bambino sarebbe utile che potesse rimanere a casa fino almeno al compimento del primo anno e mezzo, in modo che i primi mesi di vita siano vissuti in un ambiente familiare.

L’asilo nido non deve essere un ripiego o un parcheggio dove sistemare il proprio bambino in assenza di soluzioni migliori. Gli asili nidi sono una grande opportunità anche per i bambini stessi che possono imparare fin da subito a stare in compagnia di altri bambini, vivendo esperienze importanti per la loro crescita. Anzi è fondamentale che il supporto dei genitori non venga meno e accompagnino costantemente il bambino in questo percorso, valorizzando l’esperienza del nido e non considerandola mai come una sostituzione delle dinamiche familiari.

Come funziona la graduatoria per l’asilo nido

Una volta deciso di portare il proprio bambino all’asilo nido ci scontra con il grande incubo della graduatoria. Gli asili nido comunali hanno una disponibilità limitata e ogni anno ogni comune regolamenta l’iscrizione in base agli effettivi posti disponibili. Un’alternativa è quella degli asili nido privati, ma i costi, le distanze o altri aspetti logistici possono portare le famiglie a preferire gli asili nido comunali e a inserirsi pazientemente in graduatoria. Inoltre anche per gli asili nido privati è possibile imbattersi in una lista di attesa più o meno lunga.

Ogni comune stabilisce regole proprie per l’assegnazione dei posti negli asili nido. La graduatoria negli asili nido privati è spesso determinata dalla data di iscrizione. Chi si iscrive prima ha la precedenza sugli altri. Nel caso degli asili nido comunali, invece, la graduatoria subisce diverse modifiche in base a vari fattori. l’obiettivo di questo sistema è quello di tutelare le famiglie con maggiori necessità. Per questo i principali criteri per guadagnare posizioni in graduatoria e poter iscrivere il proprio bambino all’asilo nido sono:

  • reddito basso;
  • disabilità del bambino;
  • assenza del padre (ragazze madri);
  • lavoro dei genitori;
  • presenza di fratelli nel nucleo familiare.

In base a questi fattori ogni anno viene stabilita la graduatoria che assegna i posti disponibili negli asili nido e in base alla quale poi si procede all’effettiva iscrizione del bambino. Per l’iscrizione alla graduatoria dell’asilo nido bisogna consultare le linee guida del comune di residenza e seguire le indicazioni riportate, presentando tutti i documenti necessari.

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Bambini e sport: mai rinunciare all’attività fisica https://www.mammeup.it/bambini-e-sport-mai-rinunciare-allattivita-fisica/ https://www.mammeup.it/bambini-e-sport-mai-rinunciare-allattivita-fisica/#respond Fri, 13 Sep 2019 08:00:27 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36600 La fine delle vacanze coincide non solamente con l’inizio della scuola, ma anche con il ritorno a tutte quelle attività che l’estate solitamente mette in stand-by. Tra queste l’attività fisica e lo sport. Abbiamo più volte avuto modo di parlare di esercizi fisici, ma rivolgendoci principalmente alle mamme, con un’attenzione particolare allo sport per le […]

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La fine delle vacanze coincide non solamente con l’inizio della scuola, ma anche con il ritorno a tutte quelle attività che l’estate solitamente mette in stand-by. Tra queste l’attività fisica e lo sport. Abbiamo più volte avuto modo di parlare di esercizi fisici, ma rivolgendoci principalmente alle mamme, con un’attenzione particolare allo sport per le casalinghe e alla ginnastica in gravidanza. Da molti anni si parla dell’importanza dello sport nei bambini, tanto da essere riconosciuto dalle Nazioni Unite come un diritto fondamentale del bambino.

Sport e bambini: diritti e doveri

Non siamo abituati a parlare dello sport come un diritto dei bambini. Eppure è diffusa la tendenza a non praticare attività sportive, se non nell’ora di educazione fisica obbligatoria nella scuola. Tale atteggiamento mostra quanto non si sia realmente compresa l’importanza dello sport nell’adolescenza. Se esso è riconosciuto come diritto è altrettanto vero che dovrebbe apparire come un dovere, soprattutto dei genitori verso i propri figli. Non come un obbligo, ma come educazione alla crescita sana ed equilibrata del bambino.

I vantaggi dell’attività fisica

Sono veramente tanti i vantaggi del praticare sport e attività fisica sin da quando si è bambini. Si tratta di benefici di natura fisica, psicologica e sociale. Il primo grande vantaggio è che le attività sportive per bambini permettono alle nuove generazioni di contrastare il fenomeno della sedentarietà. Ci muoviamo meno e anche i pochi spostamenti che facciamo sono agevolati dall’utilizzo di mezzi tecnologici (automobili, autobus, scale mobili, ascensori, eccetera). Quest’abitudine ha generato notevoli problemi, non ultimo il fenomeno dell’obesità.

Fare attività fisica è quindi utile per i bambini perché, sin da quando sono piccoli, gli permette di fare esperienza del proprio corpo. In questo modo migliorano la mobilità fisica e atletica, sviluppano l’apparato osseo e muscolare, riduce il grasso, potenzia l’attività cardiovascolare e aiuta complessivamente il fisico a prevenire altre malattie. Senza contare come lo sport aiuti anche l’alimentazione dei bambini e li educhi a prendersi cura del proprio benessere.

Oltre ai vantaggi fisici ci sono quelli di natura psicologica. Con lo sport i bambini riducono l’ansia e lo stress, ma anche tutti quei problemi legati alla solitudine, all’irrequietezza e al non essere accettati. Per questo lo sport è importante anche dal punto di vista sociale, perché permette ai bambini di non isolarsi, di crescere divertendosi e di approcciare a dinamiche di gruppo e di gioco di squadra.

Inoltre diversi studi hanno dimostrato come il rapporto tra i bambini e lo sport aiuta i ragazzi a migliorare le loro capacità mentali e di apprendimento.

Bambini e sport: quando iniziare

Una delle domande più frequenti quando si parla dello sport per bambini è quella inerente all’età. Quando cominciare? In realtà non esistono soglie minime, anche se è necessario che il bambino si regga in piedi da solo e cammini. È altrettanto vero che è utile che il bambino, già in casa, venga stimolato a muoversi e a conoscere il mondo che lo circonda. Mediamente già dal terzo anno di vita i bambini possono approcciarsi a qualche disciplina sportiva. Esistono scuole e centri rivolti proprio ai bambini, con strutture e percorsi adeguati al loro livello, capaci di accompagnarli nella crescita.

Legato al discorso sull’età c’è anche quello sul tipo di sport. Molti genitori si domandano se esita uno sport più adatto per i propri bambini. In realtà no, ogni disciplina ha i suoi vantaggi e le sue peculiarità. Molto dipende dal desiderio del bambino e dalle possibilità (anche logistiche) dei genitori. È infatti importante che i genitori sostengano i bambini nella scelta del tipo di sport da fare e non li facciano sentire abbandonati o trascurati. Ogni sport, sia individuale che di squadra, aiuta il bambino a stare bene e a crescere in maniera sana. È importante che lo sport non diventi l’unico impegno dei ragazzi. La scuola e la compagnia degli amici, non devono mai venire in secondo piano. La crescita, infatti, deve essere equilibrata e armonica e ogni cosa deve avere il suo posto.

Il ruolo dei genitori è importante anche per controllare che l’ambiente sportivo dove cresce il proprio bambino sia sano e non vittima di incompetenze, carenze o comportamenti pericolosi. Lo sport e l’attività fisica sono una palestra di vita per ogni bambino, che impara come per raggiungere obiettivi ci sia bisogno di pazienza, determinazione, allenamento e fatica. Tutti elementi che gli torneranno sempre utili, a qualsiasi età.

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I migliori zaini per la scuola: consigli utili per tutte le età https://www.mammeup.it/i-migliori-zaini-per-la-scuola-consigli-utili-per-tutte-le-eta/ https://www.mammeup.it/i-migliori-zaini-per-la-scuola-consigli-utili-per-tutte-le-eta/#respond Wed, 11 Sep 2019 08:00:05 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36593 Il ritorno a scuola è sempre più imminente e uno degli aspetti da affrontare è quello dello zaino. Sia per i bambini che sono al primo anno di scuola elementare sia a quelli più grandi che iniziano le medie o le scuole superiori, lo zaino è uno di quegli accessori che ogni studente deve avere. […]

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Il ritorno a scuola è sempre più imminente e uno degli aspetti da affrontare è quello dello zaino. Sia per i bambini che sono al primo anno di scuola elementare sia a quelli più grandi che iniziano le medie o le scuole superiori, lo zaino è uno di quegli accessori che ogni studente deve avere. Dato che lo accompagnerà per diversi anni è bene scegliere tra i migliori zaini per la scuola. La scelta deve essere sviluppata sull’età del bambino, su ciò che dovrà trasportare e, ovviamente, anche sui suoi gusti personali. Così come abbiamo fatto per gli zaini multifunzione per le mamme vediamo innanzitutto quali sono le caratteristiche tecniche degli zaini per la scuola e successivamente quali sono i migliori modelli attualmente disponibili sul mercato.

Come scegliere gli zaini per la scuola

  • capienza e peso;
  • tasche e scompartimenti;
  • trasportabilità;
  • design.

Capienza e peso

È probabilmente l’aspetto principale nella scelta degli zaini per la scuola, anche perché incide notevolmente sulla salute e la postura dei bambini. Questo è un fenomeno di cui regolarmente si discute e che è stato affrontato con l’introduzione degli zainetti trolley che permettono di trascinare il peso mentre si va a scuola, invece di caricarlo sulle spalle. Nella scelta del modello di zaino va tenuto principalmente conto di quale scuola fa vostro figlio. I bambini più piccoli solitamente portano meno accessori a scuola (magari un capo d’abbigliamento di ricambio) e la capienza dello zaino può essere ridotta. Minore è la capienza minore è il peso sia dello zaino che della quantità di oggetti che è possibile inserire all’interno delle tasche. Per i ragazzi delle scuole medie e superiori gli zaini richiedono più spazio in quanto hanno più materie nella stessa giornata e, di conseguenza, un numero maggiore di libri, quaderni e dizionari.

Tasche e scompartimenti

L’altro elemento da tenere in considerazione è il numero delle tasche e degli scompartimenti. Generalmente gli zaini hanno due tasche interne e due esterne, nelle quali inserire sia gli articoli più voluminosi (libri e quaderni) che quelli meno ingombranti (astucci, merenda, eccetera). È bene avere diversi scompartimenti sia per una questione di organizzazione degli spazi che per poter separare tipologie di oggetti. Quando ad esempio i bambini vanno in gita è bene che le cose da mangiare e da bere siano separate dai vestiti o dai quaderni, per evitare che possano entrare in contatto.

Trasportabilità

Lo abbiamo anticipato parlando del peso: non tutti gli zaini hanno gli spallacci o la maniglia per essere trasportati. Avere una maggiore possibilità di scelta permette di differenziare il metodo di trasporto, ridurre il peso sulla schiena e riuscire a non incidere negativamente sulla propria salute. Questo è un aspetto fondamentale su cui i genitori devono vigilare molto. Soprattutto quando crescono c’è la tendenza di portare lo zaino su una sola spalla, in quanto più giovanile e socialmente accettato. Questa cattiva abitudine ha risvolti critici sulla postura e sulla salute della schiena. Se per i bambini più piccoli sono i genitori stessi che si occupano della preparazione degli zaini per la scuola, per i più grandi è sempre bene controllare, evitando che si portino sempre troppe cose dietro. In questi casi è sufficiente anche un po’ di organizzazione: o chiedendo a maestri e professori di trovare soluzioni alternative o di dividersi le cose tra compagni di classe, in modo da non affaticare inutilmente la vita dei propri figli.

Design

Infine, ma molto più importante di quanto si possa immaginare, l’aspetto estetico. Gli zaini per la scuola sono, sia per i bambini che per i ragazzi, un elemento importante della propria identità e del proprio stile. Per molti ragazzi andare alle scuole medie o superiori ancora con lo zaino delle elementari può rappresentare un disagio. Per i più piccoli, invece, non avere lo zaino colorato, a tema del proprio cartone preferito, o come quello dei propri amichette e amichette, può significare un motivo di difficoltà. I figli vanno ovviamente educati all’importanza delle cose, ma è altrettanto vero che se si deve sostenere un acquisto di questo tipo tanto vale non ignorare questo aspetto.

Dove comprare gli zaini per scuola

Prima di passare in analisi quali sono i migliori zaini per la scuola è importante domandarsi dove conviene comprarli. Esistono tantissimi negozi, cartolerie e store che in queste settimane hanno riempito i loro scaffali di articoli per la scuola, zaini compresi. Non manca certo l’abbondanza di scelta, ma è bene valutare attentamente l’acquisto, soprattutto nell’ottica di risparmiare qualcosa. La scuola è un grande investimento e tra zaini, libri, articoli di cancelleria, eventuali abbonamenti ai mezzi di trasporto, eccetera, il costo lievita velocemente. Per poter risparmiare sugli zaini per la scuola è possibile trovare offerte e sconti importanti sui vari negozi online. Abbiamo selezionato alcuni dei migliori che è possibile acquistare per tutte le età. Scopriamo quali sono.

I migliori zaini per la scuola elementare, media e superiore

Il miglior zaino per la scuola elementare da bambino

Se avete un figlio maschio lo zaino Marvel Avengers Infinity War è sicuramente un’idea valida e particolarmente apprezzata. Lo zaino è della Seven (azienda leader nella produzione di articoli per la scuola) e ha la licenza ufficiale della Marvel per la realizzazione di questa versione dedicata all’ultimo capitolo della celebre saga. Dal punto di vista tecnico questo zaino ha una capienza di 18 litri, gli spallacci imbottiti e rivestiti in tessuto traspirante, lo schienale preformato e la presenza di due comode tasche per riporre tutti gli accessori per la scuola elementare.

Il miglior zaino per la scuola elementare da bambina

Se invece dovete acquistare uno zaino per la scuola per una bambina che va alle elementari, lo zaino Frozen Glow in the dark è sicuramente uno dei più belli. La qualità dei materiali è uno dei principali elementi positivi di questo zaino che è caratterizzato dalla presenza di ottime imbottiture sia sullo schienale che sugli spallacci. Questo zaino è inoltre venduto sia con una bambola che con un astuccio abbinato a 3 scomparti, pieno di colori e accessori a marchio Giotto. Sono presenti tasche e le cerniere laterali che permettono di aumentare la capienza dello zaino. La superficie è realizzata con un particolare rivestimento che si illumina al buio creando immagini molto affascinanti.

Il miglior zaino per la scuola media

Crescendo d’età sia i ragazzi che le ragazze hanno gusti simili, meno marcati, e lo zaino Invicta Kupang risponde benissimo alle esigenze di entrambi. Disponibile sia di colore Blu che Grigio, è uno zaino ottimo sia per la scuola che per il tempo libero. È uno zaino dal taglio più sportivo e con una linea diversa dai classici zainetti per la scuola. Ha una capienza di 31 litri con un pratico doppio scomparto (entrambe le tasche sono chiuse tramite zip) e la presenza di due tasche (una interna e una esterna). È realizzato con tessuto preformato e traspirante e gli spallacci sono imbottiti per migliorare il comfort quando si porta lo zaino sulle spalle.

Il miglior zaino per la scuola superiore e l’università

Per gli studenti degli istituti tecnici, i liceali e gli universitari, lo zaino Eastpak Padded Pak’R è il massimo sia in termini di stile che di praticità. È uno zaino dal design minimal, disponibile in ben 9 diverse versioni cromatiche. La capienza è di 24 litri ed è caratterizzato da un ampio scomparto principale e da una tasca frontale. Gli spallacci e lo schienale sono imbottiti e lo zaino è realizzato completamente in nylon, assicurando resistenza e qualità.

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Ritorno a scuola: come aiutare il tuo bambino https://www.mammeup.it/ritorno-a-scuola-come-aiutare-il-tuo-bambino/ https://www.mammeup.it/ritorno-a-scuola-come-aiutare-il-tuo-bambino/#respond Fri, 06 Sep 2019 08:00:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36588 Il ritorno a scuola dopo le vacanze estive è un trauma per tutti; lo sanno bene i bambini e i ragazzi, ma anche i genitori che prima dei loro figli sono passati da numerosi banchi di scuola. Come fare per ridurre questo stress, come affrontare il ritorno a scuola senza che risulti più pesante di […]

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Il ritorno a scuola dopo le vacanze estive è un trauma per tutti; lo sanno bene i bambini e i ragazzi, ma anche i genitori che prima dei loro figli sono passati da numerosi banchi di scuola. Come fare per ridurre questo stress, come affrontare il ritorno a scuola senza che risulti più pesante di quanto inevitabilmente già è? Ci sono accorgimenti che si possono adottare per gestire al meglio il rientro a scuola? La risposta, consolante, è affermativa. Vediamo come comportarsi nelle settimane che precedono l’apertura della scuola.

Fare qualcosa: le differenze tra bambini e ragazzi

Quando si parla di ritorno a scuola non ci sono differenze di età che tengono; tutti, sia grandi che bambini, preferirebbero starsene a casa, svegliarsi più tardi, guardare la tv o giocare rilassati ai propri videogame preferiti. Eppure la scuola sta lì ed è un obbligo cui non ci si può sottrarre. Se per i bambini più piccoli il peso dello studio e lo stress delle interrogazioni e degli esami non è ancora così incisivo, per i ragazzi più grandi lo è molto di più. In tutti i casi è fondamentale fare qualcosa. Per alcuni è un semplice sforzo mentale, per altri può essere più impegnativo, ma non si può rimandare di dover affrontare quello che per molti è un grande fastidio.

Fare finta di niente, ignorando il problema o sperando che smetta di pesare è controproducente. I giorni passano e il ritorno a scuola diventa sempre più vicino. Volenti o nolenti a scuola ci si deve andare, tanto vale che lo si faccia riducendo il più possibile il fastidio che essa provoca. Al di là e ancora prima del rendimento scolastico, è utile prepararsi adeguatamente a un impegno che coinvolgerà bambini e ragazzi per molti mesi. Tanto vale renderlo il più sostenibile possibile.

5 consigli utili per un ritorno a scuola sereno

I compiti

La domanda su quando inizia la scuola è un dramma soprattutto per coloro che non hanno completato i famigerati compiti per le vacanze. Se i vostri figli non hanno svolto il loro dovere per tempo, dovete aiutarli a farlo prima del ritorno a scuola. Ovviamente ripetergli in continuazione quali sono i loro doveri potrebbe non essere efficace. Il consiglio, apparentemente banale ma troppo spesso sottovalutato, è quello di organizzare la giornata. Magari dilazionando il carico di lavoro nei giorni rimanenti ed evitando di caricarsi troppo ottenendo un effetto controproducente; l’importante è stabilire una tabella di marcia e rispettarla.

Sveglia e riposo

Uno dei principali problemi del ritorno a scuola e che puntualmente si verifica soprattutto nei primi giorni dell’anno scolastico, è quello della sveglia al mattino. Vacanza è sinonimo di riposo ed è giusto che i bambini e i ragazzi se la siano goduta anche in questo modo. Per evitare traumi difficili da smaltire è utile riabituare il corpo ai ritmi dell’anno scolastico. Mettere la sveglia all’ora giusta (e alzarsi dal letto) e andare a dormire prima aiuta l’organismo a reggere questo tipo di ritmi quando poi diventeranno la normalità. Questo consiglio vale anche per coloro che per la prima volta varcano la soglia della scuola e hanno orari nuovi rispetto a quelli dell’anno precedente.

L’alimentazione

Più della volontà a volte è proprio il fisico che sembra non volerne sapere di alzarsi dal letto, vestirsi e affrontare al meglio il ritorno a scuola. Per questo è importantissimo anche intervenire con un’alimentazione sana ed equilibrata. La settimana che precede il ritorno a scuola meglio evitare esagerazioni e orientarsi verso cibi più leggeri e nutrienti. Questo aiuterà anche a riposare meglio, contrastare l’ansia e migliorare l’attenzione.

Buoni propositi

Un aiuto molto valido che può arrivare dai genitori è quello di accompagnare i propri figli ad affrontare questo tipo di difficoltà. Per farlo ci sono tantissime soluzioni, dall’organizzazione delle prossime vacanze estive alle decisioni per il futuro del ragazzo. Senza caricarlo di pressioni o mettergli più ansia di quella che il ritorno a scuola già di suo genera, è utile fargli capire che quello che sta facendo serve a qualcosa. Non solamente un dovere cui sottomettersi, ma un investimento per il proprio futuro. Questo è più facile con i ragazzi più grandi; per quelli più piccoli si possono trovare alternative più stimolanti come le decisioni su quale attività sportiva fare.

Il contatto con gli amici

Molti compagni di classe sono amici anche fuori dall’orario di lezione. Per altri non è così e il ritorno a scuola può risultare traumatico anche per questo motivo. Riprendere i contatti, magari organizzando pomeriggi di gioco a casa di qualcuno, aiuta a rientrare mentalmente nelle frequentazioni che nel giro di pochi giorni diventeranno quotidiane.

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Animali domestici e bambini: come educarli a convivere https://www.mammeup.it/animali-domestici-e-bambini-come-educarli-a-convivere/ https://www.mammeup.it/animali-domestici-e-bambini-come-educarli-a-convivere/#respond Wed, 04 Sep 2019 08:00:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36584 A differenza di quanto si possa credere, avere degli animali domestici in casa è utilissimo alla crescita dei bambini. L’educazione va rivolta sia ai bambini, che devono imparare a relazionarsi con un essere vivente di un’altra specie, che agli animali. Anche loro, infatti, devono abituarsi alla presenza di un bambino, specie se piccolo, con il […]

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A differenza di quanto si possa credere, avere degli animali domestici in casa è utilissimo alla crescita dei bambini. L’educazione va rivolta sia ai bambini, che devono imparare a relazionarsi con un essere vivente di un’altra specie, che agli animali. Anche loro, infatti, devono abituarsi alla presenza di un bambino, specie se piccolo, con il quale approcciarsi in maniera adeguata. È possibile crescere insieme bambini e animali domestici, l’importante è seguire alcune semplici ma preziose indicazioni.

Chi è arrivato prima?

Può sembrare banale, ma l’anzianità di permanenza in casa non è un aspetto marginale nel rapporto tra bambini e animali domestici. Il secondo arrivato, sia l’animale che il bambino, può essere considerato un estraneo, magari la causa di una riduzione delle attenzioni che, in sua assenza, erano invece maggiori. La gelosia non è un sentimento esclusivamente umano e per evitare che degeneri in comportamenti sbagliati e pericolosi (per entrambi) è fondamentale far capire sia all’animale che al bambino, quali sono i comportamenti da tenere. Allo stesso tempo è doveroso anche essere consapevoli della divisione degli spazi. I bambini piccoli potrebbero muoversi ovunque per la casa, anche negli spazi riservati al cane o al gatto (anche quelli destinati ai suoi bisogni). Con pazienza e amore sia l’animale che il bambino imparano a convivere e a beneficiare dello stare insieme.

I vantaggi di crescere bambini insieme a degli animali domestici

Stare insieme agli animali domestici è per i bambini motivo di grande gioia. Questo è il primo grande vantaggio del non precludersi questa possibilità. L’affetto tra animali e bambini è qualcosa di davvero unico ed è anche propedeutico a insegnare a vostro figlio i valori del rispetto, della responsabilità, del prendersi cura e della condivisione. La presenza degli animali in casa riduce moltissimo lo stress, sia dei bambini che degli adulti, e diventa a tutti gli effetti un componente della famiglia. Con il quale andare al parco e organizzare le vacanze.

Diversi studi hanno inoltre evidenziato come la presenza di un animale domestico riduca il rischio per i bambini di sviluppare allergie.

Consigli utili per una convivenza sana

Dal punto di vista igienico e sanitario bisogna prestare grande attenzione. Raramente le malattie degli animali si trasmettono al bambino (e viceversa). Questo può avvenire se il bambino entra a contatto con le feci dell’animale, ma con l’educazione all’utilizzo degli spazi e con un pizzico di attenzione, la convivenza può procedere senza preoccupazioni.

Per una convivenza sana e positiva sia per l’animale domestico che per il bambino, è importante conoscere le caratteristiche, le abitudini e le esigenze della specie e della razza dell’animale che portate in casa. Questo per evitare di assumere, anche nelle migliori intenzioni, comportamenti sbagliati e pericolosi.

Il bambino non deve mai avere l’idea di essere il re della casa che può fare e disfare a suo piacimento. L’animale è un suo amico e i comportamenti che assume non devono intaccare la sua serenità e indipendenza.

Un errore da non commettere è quello di forzare le cose. I bambini e gli animali hanno la capacità di comunicare tra loro, di stabilire un contatto e di sviluppare un affetto. Bisogna dare loro occasione di farlo, senza pretendere che tutto avvenga subito e in maniera lineare. I bambini e gli animali domestici imparano dagli adulti; l’esempio è anche in questo caso la maggiore fonte di educazione.

In casa c’è posto per tutti

L’amore e la buona volontà sono capaci di creare spazi (non solo fisici) per qualsiasi tipo di convivenza, non ultimo quello tra bambini e animali domestici. La questione dello spazio fisico in casa va però valutata attentamente. Sia il bambino che l’animale hanno bisogno di uno spazio dove stare e, nei limiti delle possibilità, muoversi e giocare. La convivenza non deve essere un ostacolo per nessuno, ma prima di accogliere uno dei due nuovi arrivati è importante predisporre la casa in maniera adeguata per una convivenza felice per tutti.

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Seggiolini auto: una scelta tra sicurezza, comodità e design https://www.mammeup.it/seggiolini-auto-una-scelta-tra-sicurezza-comodita-e-design/ https://www.mammeup.it/seggiolini-auto-una-scelta-tra-sicurezza-comodita-e-design/#respond Fri, 30 Aug 2019 15:39:51 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36580 Sono sempre tante le cose di cui si devono preoccupare i genitori, specie se i bambini sono appena nati o ancora piccoli. Tra queste la scelta dei seggiolini per l’auto è una delle più urgenti, anche e soprattutto dal punto di vista cronologico. L’utilizzo dell’automobile, infatti, non è solamente uno svago, ma si rivela fondamentale […]

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Sono sempre tante le cose di cui si devono preoccupare i genitori, specie se i bambini sono appena nati o ancora piccoli. Tra queste la scelta dei seggiolini per l’auto è una delle più urgenti, anche e soprattutto dal punto di vista cronologico. L’utilizzo dell’automobile, infatti, non è solamente uno svago, ma si rivela fondamentale anche per svolgere le faccende quotidiane (andare a fare la spesa, andare dal medico, eccetera). Per potersi muovere in macchina con i propri figli sono necessari seggiolini auto di qualità. Questa passa dalla scelta di modelli che siano:

  • sicuri;
  • comodi;
  • eleganti.

Per trovare i migliori modelli che rispondano a queste necessità guidamamme.it offre una serie di indicazioni pratiche e utili. Tra queste la suddivisione dei seggiolini auto in base al peso dei bambini. La prima grande valutazione dei seggiolini, infatti, va effettuata su questo tipo di classificazione. Essa, obbligatoria per legge, suddivide i passeggini in cinque gruppi, stabiliti in base al peso del bambino. troviamo quindi:

  • Gruppo 0 – dai 0 ai 10kg;
  • Gruppo 0+ – dai 0 ai 13kg;
  • Gruppo 1 – dai 9 ai 18kg;
  • Gruppo 2 – dai 15 ai 25kg;
  • Gruppo 3 – dai 22 ai 36kg.

A questo punto possiamo analizzare il perché, nello scegliere i seggiolini auto, dobbiamo occuparci principalmente della sicurezza, della comodità e del design.

La sicurezza viene sempre prima di tutto

L’incolumità di un bambino a bordo di un’automobile non è un aspetto da curare solamente in caso di incidenti. I bambini, specie quelli più piccoli, devono essere saldamente assicurati al sedile della macchina, anche per permettergli di trascorrere piacevolmente il viaggio. Inoltre i bambini hanno una corporatura ancora in fase di sviluppo e anche gli urti minori possono per loro costituire un pericolo. Sulla sicurezza non si può mai derogare, neanche al risparmio, ed è un dovere scegliere esclusivamente dispositivi certificati, conformi alle normative e che garantiscano il massimo della sicurezza possibile. Questo permetterà di viaggiare sempre serenamente e di evitare incidenti ai bambini.

Il comfort per i bambini

L’altro grande aspetto per cui valutare i seggiolini auto è sicuramente quello della comodità. I bambini devono sentirsi protetti e coccolati. Sia per i viaggi brevi che per quelli più lunghi, deve essere garantito al bambino il massimo della comodità. Questa si traduce nella scelta di passeggini che prevedano la regolazione dello schienale e/o della seduta. Ma anche modelli realizzati con imbottiture di qualità e con tessuti traspiranti, capaci di mantenere il bambino al fresco anche nelle giornate più calde. L’aspetto del confort si realizza in diversi modi, anche per quel che riguarda le funzionalità. Molti seggiolini auto, infatti, possono prevedere diversi dettagli e accorgimenti utili ad assicurare al bambino un viaggio in auto sempre gradevole.

Design, perché anche l’occhio vuole la sua parte

Anche se apparentemente può risultare superfluo, specie se confrontato con la sicurezza e il comfort, anche il design è un elemento prezioso da tenere in considerazione. Il bello, anche nei passeggini per l’auto, non è solamente un optional o un vezzo trascurabile. La scelta di modelli colorati o di dispositivi con i tessuti intercambiabili, tanto per fare un esempio, permette al bambino di viaggiare meglio rispetto a farlo in un dispositivo esteticamente freddo o brutto. Il design, inoltre, incide anche sulla costruzione del passeggino, che può essere facile da trasportare quando non viene utilizzato. Inoltre non va sottovalutata la facilità d’installazione (specie se si utilizzano più automobili) e anche in questo caso il design può venirci in aiuto con soluzioni semplici, rapide ed estremamente pratiche.

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Nausea in gravidanza: cause e rimedi https://www.mammeup.it/nausea-in-gravidanza-cause-e-rimedi/ https://www.mammeup.it/nausea-in-gravidanza-cause-e-rimedi/#respond Wed, 21 Aug 2019 08:00:51 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36571 Può sembrare poco elegante e molto diretto dirlo, ma la causa della nausea in gravidanza è la gravidanza stessa. Non tutte le nausee hanno come origine la presenza di una gravidanza, ma quasi tutte le gravidanze conoscono questo fenomeno. Di cosa si tratta? Quando si manifesta per la prima volta? E come farlo passare? Vediamo […]

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Può sembrare poco elegante e molto diretto dirlo, ma la causa della nausea in gravidanza è la gravidanza stessa. Non tutte le nausee hanno come origine la presenza di una gravidanza, ma quasi tutte le gravidanze conoscono questo fenomeno. Di cosa si tratta? Quando si manifesta per la prima volta? E come farlo passare? Vediamo più da vicino di analizzare questo fastidio per imparare a gestirlo correttamente.

I sintomi della gravidanza

Esistono casi di gravidanze senza sintomi, ma la stragrande maggioranza dei casi (le statistiche parlano di tre donne su quattro) racconta di avere avuto delle sensazioni di nausea in corrispondenza della gravidanza. La nausea è considerata come uno dei sintomi maggiori dell’essere rimaste incinta, anche perché essa inizia già dopo una settimana dal ciclo saltato. La massima incidenza della nausea in gravidanza si manifesta intorno alle 12-14 settimane e termina solamente al quarto mese.

Non una sola nausea

Il modo in cui la nausea si manifesta durante la gravidanza varia da mamma a mamma. Di conseguenza anche i rimedi alla nausea saranno diversi in base al tipo di fenomeno e di sensazione. In alcune donne il fastidio è più lieve, in altre più pesante e fastidioso. Solitamente si presenta a stomaco vuoto, quindi al mattino, ma non per tutte è così. Molto spesso alla nausea in gravidanza corrispondono attacchi di vomito che possono compromettere un’alimentazione corretta.

Ciò che è doveroso sottolineare è come la manifestazione di questo fenomeno non costituisce un problema per il bambino e per il suo sviluppo.

Come far passare la nausea

Abbiamo anticipato come il fenomeno della nausea in gravidanza non sia identico per tutte le donne, di conseguenza anche i rimedi alla nausea variano in base a tante condizioni. Innanzitutto l’intensità con cui si verifica, ma soprattutto la percezione di ogni donna. Non esistendo un rimedio unico e univoco è doveroso fare delle prove, evitando soluzioni invasive che possano provocare un danno al bambino.

Un primo rimedio è quello di bere molto, preferibilmente a piccoli sorsi. Alcune donne preferiscono bere dell’acqua gassata o altre bevande di questo tipo; l’importante è che siano prive di caffeina. Un’altra possibilità è data dal correggere le proprie abitudini alimentari. Nonostante bisogni prestare molta attenzione al tipo di cibi assunti, i pasti non vanno assolutamente ridotti. Anzi, oltre ai tre canonici (colazione, pranzo e cena) è utile introdurre due spuntini a metà mattinata e metà pomeriggio provando a dividere le porzioni e distribuirle nel corso de tempo.

Per prevenire la nausea può essere utile anche mangiare qualcosa appena ci si alza dal letto o ancora prima quando si è ancora sdraiate. Frutta secca, pane secco o cracker, che possono essere preparati la sera prima e collocati sul comodino (o serviti dal proprio partner), si rivelano molto utili a questo scopo. Sempre rimanendo nel campo dell’alimentazione un consiglio prezioso è quello di non bere tanto mentre si sta mangiando.

Esistono poi rimedi e consigli per prevenire la nausea in gravidanza anche non inerenti all’alimentazione. Tra questi per le donne in dolce attesa è fondamentale il riposo; la stanchezza può aumentare la percezione della nausea e in alcuni casi anche renderla insopportabile.

Se la nausea si presente sistematicamente in concomitanza con determinati eventi (viaggi in auto, luoghi affollati, ambienti chiusi, eccetera) è bene evitarli il più possibile. Altre soluzioni riguardano la postura, evitando di mettersi a letto a stomaco pieno o di rimanere per troppo tempo seduta comprimendo di conseguenza lo stomaco.

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Pannolini bambini: guida utile per scegliere i migliori https://www.mammeup.it/pannolini-bambini-guida-utile-per-scegliere-i-migliori/ https://www.mammeup.it/pannolini-bambini-guida-utile-per-scegliere-i-migliori/#respond Wed, 07 Aug 2019 08:00:28 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36568 Tra le cose più urgenti da imparare nei primi mesi di vita del bambino c’è sicuramente quella di cambiare i pannolini. Per molti è una procedura che mette in seria difficoltà, altri riescono a muoversi con più maestria e riuscire a portare a termine la missione di pulire i bambini e di mettergli dei pannolini […]

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Tra le cose più urgenti da imparare nei primi mesi di vita del bambino c’è sicuramente quella di cambiare i pannolini. Per molti è una procedura che mette in seria difficoltà, altri riescono a muoversi con più maestria e riuscire a portare a termine la missione di pulire i bambini e di mettergli dei pannolini nuovi. Ma come scegliere i migliori? Quale modello acquistare? Quali aspetti prendere in considerazione? Vediamo di capire meglio come orientarsi nell’acquisto dei pannolini per il neonato.

Come risparmiare

Prima di entrare nel dettaglio sulla tipologia e sulle marche di pannolini per bambini è doveroso affrontare il problema del costo. Quella dei pannolini è una delle maggiori spese che le famiglie devono sostenere e ci sono diverse soluzioni per ammortizzare i costi. La prima è quella di preferire pacchi famiglia, sicuramente più convenienti rispetto alle confezioni più piccole. Il secondo consiglio è quello di evitare di orientarsi verso i modelli con il prezzo più basso in assoluto. Qui come altrove non necessariamente il costo minore corrisponde a un risparmio maggiore. Tutto dipende dalla qualità, dalla resistenza e dalla preferenza espressa dal bambino. Un altro suggerimento è quello di non sottovalutare la soluzione che prevede l’acquisto dei pannolini online. Sui vari forum e sui social network esistono diversi gruppi di acquisto che permettono di trovare pannolini a prezzo davvero vantaggioso. Iscriversi a questi gruppi può rivelarsi come una scelta particolarmente vantaggiosa. Infine, come per i prodotti per la casa, è utile monitorare le offerte che i supermercati di zona fanno sui pannolini. Anche in questo caso è possibile cogliere vantaggi importanti e risparmiare sulle proprie finanze.

Come scegliere i pannolini per bambini

Il corredo di un neonato si compone principalmente di pannolini. Questi sono accessori indispensabili che tutti i bambini useranno per molti mesi. Anche per questo motivo è importante poter trovare il modello migliore per garantire al proprio bambino sicurezza, igiene e confort. Sono infatti questi i primi aspetti da considerare nella scelta dei pannolini per bambini. Passiamo ora a un’analisi più tecnica dei passeggini per poterli confrontare tra loro e trovare la tipologia più adatta per le esigenze del vostro bambino.

Pannolini multiuso o monouso

In commercio non esistono solamente i classici pannolini monouso (quelli usa e getta), ma è possibile orientarsi anche verso modelli lavabili. I primi, quando vengono sostituiti, devono essere gettati (nel contenitore della raccolta indifferenziata o, ancora meglio, nell’apposito mangiapannolini). I pannolini lavabili, invece, possono essere riutilizzati. A un costo maggiore dei pannolini multiuso corrisponde un risparmio sul lungo periodo, ma va considerato anche il lavoro di pulizia che regolarmente deve essere fatto per poter contare sempre su un numero sufficiente di pannolini disponibili.

La struttura

Quando si analizza più da vicino ogni singolo pannolino da bambino si scopre che essi sono fondamentalmente costituiti da tre strati. Quello più esterno è una sorta di rivestimento ed è solitamente realizzato con un materiale plastico e ha il compito di non far fuoriuscire i liquidi. La parte intermedia è quella assorbente che ha, come dice il nome, di bloccare i liquidi. A differenza del passato negli ultimi anni sono state migliorate le tecnologie di realizzazione di questi strati che ha permesso di ridurre lo spessore e allo stesso tempo di aumentare la capacità di assorbimento. Lo strato più interno, invece, è quello che andrà a contatto con le parti intime del bambino. Per questo al tatto risulta morbida ed è realizzata in maniera tale di restituire al bambino sempre una sensazione di asciutto. Questo tipo di composizione rimane uguale per tutte le tipologie di pannolini, ma può è sviluppata diversamente da marca a marca e da modello a modello.

La misura

Uno dei principali motivi di dubbio nella scelta dei pannolini per bambini è quello legato alla taglia. Il pannolino, come detto, deve essere comodo per il bambino e deve quindi essere della misura aggiusta, in quanto deve adattarsi alla sua corporatura in modo da permettergli di muoversi liberamente. Il problema principale è quello della conformazione fisica del neonato (evitando pannolini troppo larghi che causerebbero la fuoriuscita dei liquidi e modelli troppo stretti che infastidirebbero il bambino) e della sua rapida crescita soprattutto nei primi mesi. Qualche piccola differenza può verificarsi da marchio a marchio, ma in linea generale la classificazione in 6 taglie, riportata su ogni confezione, è quella da prendere in considerazione. La misura dei pannolini si divide in:

  • Taglia 1 – per i neonati fino a 5kg;
  • Taglia 2 – per i bambini fino a 6kg;
  • Taglia 3 – per i bambini fino a 9kg (dal secondo mese);
  • Taglia 4 – per i bambini fino a 18kg (dal sesto mese);
  • Taglia 5 – per i bambini fino a 25kg (dopo il primo anno);
  • Taglia 6 – per i bambini fino a 30kg.

In tutti i casi è sempre bene prima fare una prova, in quanto queste sono misure indicative. Molto dipende sempre dalla fisicità del bambino e dalle caratteristiche di ogni singolo modello.

Consigli utili

Prima di passare a scoprire quali sono i migliori modelli di pannolini per bambino è doveroso fare attenzione ad alcune indicazioni. La prima è quella della vestibilità. Il pannolino non deve essere un vestito alla moda che deve vestire o calzare perfettamente. La cosa importante è che assolva al suo dovere di assorbire i liquidi e di trattenere le feci. Per questo motivo è utile che il pannolino non sia troppo stretto sulla vita del piccolo, in modo che non gli causi arrossamenti e fastidi, gli assicuri ampia libertà di movimento e non diventi stretto quando il bambino fa la cacca.

L’altra indicazione è quella relativa ai materiali. Per questo tipo di valutazione è fondamentale evitare pannolini che contengono sostanze nocive come coloranti, cloro, ftalati e profumi di vario tipo. Il tipo di materiale su cui fare attenzione è quello dello strato interno che può essere in cotone, bambù, microfibra o canapa.

I migliori modelli

Abbiamo selezionato 3 diversi modelli di pannolini per bambini tra i quali scegliere quello migliore per il vostro bambino.

Huggies Ultra Comfort

La principale caratteristica dei pannolini Huggies Ultra Comfort, che li rende particolarmente apprezzati dai bambini, è la struttura anatomica. Questa forma migliora nettamente la vestibilità del pannolino e assicura ai bambini un’ottima libertà di movimento. Nello strato intermedio questo modello di pannolini prevede la presenza di particolari canali attivi che hanno il compito di distribuire in maniera omogenea il bagnato assicurando al bambino sempre un elevato livello di confort.

Eco by Naty

I pannolini Eco by Naty sono biodegradabili e anche “solo” per questo motivo di apprezzamento. Oltre all’aspetto ecologico troviamo un modello realizzato con una struttura tale da garantire un’ottima vestibilità e un’eccellente libertà nei movimenti. Disponibili in tutte le taglie, i pannolini Eco by Naty offrono una piacevole esperienza d’uso e la sicurezza di un modello che riduce significativamente il rischio di allergie.

Pampers Premium Protection New Baby

Anche con i Pampers Premium Protection New Baby abbiamo un marchio storico nella produzione di pannolini. Questo modello ha tra i suoi punti di forza la presenza di un pratico indicatore di umidità che permette di comprendere in qualsiasi momento se l’interno del pannolino è bagnato. Per mantenere asciutta la pelle del bambino i Pampers Premium Protection New Baby sono realizzati con dei canali assorbenti che distribuiscono l’umidità in maniera uniforme. Inoltre è realizzato con un sistema di chiusura a bande elastiche che assicura un’ottima vestibilità.

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Gambe belle e in forma: cosa fare per rassodarle e snellirle https://www.mammeup.it/gambe-belle-e-in-forma-cosa-fare-per-rassodarle-e-snellirle/ https://www.mammeup.it/gambe-belle-e-in-forma-cosa-fare-per-rassodarle-e-snellirle/#respond Mon, 05 Aug 2019 06:00:22 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36558 Una dieta equilibrata e il ricorso a dei massaggi ad hoc non sempre sono sufficienti per evitare che le gambe si gonfino e per fare in modo che esse restino sempre leggere. Il movimento fisico è molto importante, ma sono numerosi gli accorgimenti che è essenziale mettere in atto per ridurre la cellulite e avere glutei ben […]

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Una dieta equilibrata e il ricorso a dei massaggi ad hoc non sempre sono sufficienti per evitare che le gambe si gonfino e per fare in modo che esse restino sempre leggere. Il movimento fisico è molto importante, ma sono numerosi gli accorgimenti che è essenziale mettere in atto per ridurre la cellulite e avere glutei ben modellati.

Come mangiare

Ovviamente curare l’alimentazione è il primo passo per ridurre la pancia e, più in generale, tentare di restare in forma a 50 anni. In particolare, occorre evitare per quanto possibile gli alimenti con un elevato contenuto di zucchero e quelli troppo grassi. Dovrebbero essere messi al bando anche i cibi in cui sono stati aggiunti conservanti e coloranti, così come quelli molto salati. Per quel che concerne la distribuzione dei diversi nutrienti, nel corso di una giornata sarebbe opportuno introdurre il 60 per cento di carboidrati, il 15 per cento di proteine e il 25 per cento di lipidi. Il pane, le patate, il riso e la pasta non devono essere demonizzati, ma anzi non dovrebbero mai mancare dalla tavola; lo stesso discorso vale per l’olio di oliva extra vergine, per i formaggi, per le verdure, per i legumi e per la frutta. Occorre alternare, inoltre, le uova, le carni bianche e il pesce.

L’importanza di bere

Per snellire le gambe è importante anche ricordarsi di bere con una certa frequenza, per arrivare almeno a 2 litri di liquidi assunti ogni giorno. Non solo acqua, comunque: per esempio, va bene anche il tè verde, che si fa apprezzare per il suo contenuto di elementi drenanti e antiossidanti grazie a cui possono essere stimolate la circolazione e la diuresi. Meglio non consumarne troppo, però, prima di andare a dormire, per evitare che lo stimolo della diuresi interrompa il sonno. L’acqua fa sì che la pelle delle gambe (e del resto del corpo) resti tonica, idratata e luminosa. Via libera anche alle tisane, fresche in estate e calde in inverno.

I massaggi

Per avere gambe più snelle non si può rinunciare ai massaggi drenanti. Di che cosa si tratta? Di lievi massaggi circolari che devono essere effettuati dal basso verso l’alto che rappresentano un ottimo aiuto per contrastare la ritenzione idrica e per fare in modo che la circolazione si riattivi. Questo tipo di massaggio dovrebbe essere effettuato dopo la doccia, meglio se con dei piccoli rulli drenanti o con dei guanti esfolianti. I massaggi drenanti servono a migliorare gli scambi tra le cellule e ad avere gambe più leggere, anche perché agevolano lo smaltimento delle tossine e riattivano sia la circolazione linfatica che quella del sangue.

Le abitudini quotidiane

Sono numerose le abitudini quotidiane su cui è bene intervenire se si desiderano gambe in forma. Si potrebbe iniziare, per esempio, indossando nel corso della giornata delle calze graduate, che hanno il pregio di stimolare la circolazione su tutta la lunghezza degli arti inferiori. Sempre in tema di abbigliamento, è preferibile evitare di utilizzare vestiti eccessivamente stretti. Questo vuol dire rinunciare per qualche tempo ai bustini e ai pantaloni troppo fascianti, ma anche rimuovere dal guardaroba i jeans elasticizzati, che contrastano la circolazione del sangue. Infine, le scarpe con i tacchi molto alti sono corresponsabili della comparsa della cellulite, dal momento che favoriscono alterazioni della circolazione.

No alle sigarette e al caffè

Ci sono altri due vizi comuni che si dimostrano pericolosi per la salute e per la bellezza delle gambe: il fumo e l’abitudine di bere il caffè. Sia la nicotina che la caffeina, infatti, hanno l’effetto di restringere i capillari, il che fa sì che l’afflusso di sangue sia ridotto. Va ricordato, infine, che i vasi vengono dilatati più del necessario a causa delle temperature troppo alte; il caldo, infatti, può far rompere i capillari.

Il movimento fisico

Non c’è bisogno di essere triatleti per seguire un programma di allenamento fisico: anche solo l’azione del camminare è sufficiente per raggiungere risultati apprezzabili. Se si mantiene un passo sostenuto, si ha la possibilità di velocizzare il metabolismo e di moltiplicare la produzione di endorfine, che aiutano a contrastare lo stress. Camminando in un parco, sui sentieri di montagna o comunque all’aria aperta, si percepisce il corpo nello spazio, dal momento che il terreno migliora l’equilibrio e agevola la propriocettività. In inverno, o comunque quando c’è cattivo tempo, va bene anche utilizzare il tapis roulant, che consente di mantenere sempre la stessa andatura. Il tono muscolare permette di conferire alle gambe una linea più sinuosa: così c’è bisogno di lavorare sulla diminuzione della ritenzione idrica.

Abbigliamento snellente e funzionale

Infine, l’ultimo accorgimento che vale la pena di adottare consiste nel utilizzare una innovazione tecnologica che da un po’ è disponibile sul mercato e cioè i cosmetotessili, (indumenti funzionali con tecnologia cosmetica al loro interno, segnaliamo tra i vari BeGood, un marchio made in Italy). Questi tipi di capi permettono di migliorare la circolazione delle gambe grazie alla loro funzione drenante. Essi si basano su un tessuto drenante che permette di stimolare il microcircolo e, quindi, di smaltire i liquidi in eccesso che si depositano sulle cosce e sui glutei. Si tratta di capi di abbigliamento snellente che riescono anche a tamponare il ben noto effetto della pelle a buccia di arancia; per di più il tessuto produce un effetto super slim in virtù del quale spariscono in modo istantaneo i centimetri in eccesso delle cosce, dei fianchi e del giro vita. Appartengono a questa categoria i leggings BeGood che contengono la vitamina E e l’aloe vera, per mezzo delle quali sono in grado di idratare la pelle di chi li indossa e di rivitalizzarla.

I risultati sono già evidenti dopo meno di un mese: questi leggings massaggianti devono essere usati e indossati come dei leggings tradizionali e riescono a conservare la propria funzionalità e la propria forma anche dopo essere stati lavati più e più volte. Prodotti in Italia ma progettati in Svizzera, sono caratterizzati da un tassello con effetto anti batterico e proteggono la pelle dai raggi del sole tramite il filtro anti UV di cui sono dotati. Bastano poche sessioni di utilizzo per notare i primi miglioramenti, ma è solo un utilizzo continuativo che fa sì che i risultati possano essere ottimizzati. Il consiglio degli esperti è quello di tenere addosso i leggings BeGood per 8 ore al giorno per 28 giorni di seguito. Al termine di questo periodo, si avrà la certezza di sfoggiare gambe più snelle e più sode: in poche parole, gambe più belle, che non dovranno più essere nascoste ma, anzi, potranno essere mostrate con orgoglio.

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Il linguaggio del bambino: quando e come iniziano a parlare https://www.mammeup.it/il-linguaggio-del-bambino-quando-e-come-iniziano-a-parlare/ https://www.mammeup.it/il-linguaggio-del-bambino-quando-e-come-iniziano-a-parlare/#respond Fri, 02 Aug 2019 08:00:19 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36554 Quando nasce un bambino ciò che colpisce principalmente i genitori è la novità e l’unicità di quella nuova creatura. Una storia tutta nuova che si differenzia dalle altre che eventualmente l’hanno preceduta e quelle che verranno. Un esempio molto chiaro di questa grande diversità è data dal linguaggio del bambino. non tutti lo sviluppano allo […]

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Quando nasce un bambino ciò che colpisce principalmente i genitori è la novità e l’unicità di quella nuova creatura. Una storia tutta nuova che si differenzia dalle altre che eventualmente l’hanno preceduta e quelle che verranno. Un esempio molto chiaro di questa grande diversità è data dal linguaggio del bambino. non tutti lo sviluppano allo stesso modo, tanto che spesso i genitori si interrogano su quando i bambini iniziano a parlare. Soprattutto se questo non dovesse avvenire nei tempi previsti, se sia il caso di preoccuparsi e di intervenire per stimolare il linguaggio nel bambino.

Tutte domande legittime, sia per la curiosità di avere un’interazione più profonda con il proprio figlio, sia per assicurargli una crescita sana e regolare. Vediamo quindi di capire quando parlano i bambini, come lo fanno e quali sono gli aspetti da tenere in considerazione per non allarmarsi e consentire al pargolo tutta la serenità del caso.

Quando (e come) i bambini imparano a parlare

Comprendere il linguaggio dei bambini e come questo avviene è motivo di profondo interesse nel mondo scientifico e linguistico. Le competenze e l’apprendimento del linguaggio hanno tratti innati che parallelamente devono essere stimolati. I bambini, infatti, imparano a parlare sia ascoltando i suoni che li circondano sia crescendo e sviluppando diverse capacità, tra cui quelle cognitive e di distinzione dei suoni.

La lallazione

All’inizio il bambino emula i suoni e le parole che gli vengono ripetute, anche se non le comprende del tutto e occorre tempo prima che le associ a una realtà specifica. La prima fase del linguaggio del bambino è quella cosiddetta della lallazione. Essa si verifica quando il bambino ripete delle sillabe simili tra loro. È il caso delle parole mamma, papapa, lalala, eccetera. Sono suoni privi di significato, ma la loro ripetizione spesso diverte il bambino, che impara sempre più ad “articolare parole” e tramite esse a comunicare.

Lo sviluppo del linguaggio

I primi mesi di vita del bambino sono quelli più intensi e articolati, non solamente per gli aspetti burocratici, ma anche perché si è costantemente investiti di novità. Per quel che riguarda lo sviluppo della parola è importante ricordare come il linguaggio faccia parte dei processi di crescita del bambino e che quindi questo deve avvenire in maniera graduale. Spesso i genitori si domandano come possano favorire il linguaggio del loro bambino; la prima risposta è quella di parlare con loro. L’interazione genitori figli, ma anche amici e bambini, è l’esperienza migliore che il neonato possa fare per imparare a comunicare con chi gli sta accanto. Possiamo poi individuare altri tre consigli utili per favorire il linguaggio del bambino:

  • lettura;
  • definizione delle cose;
  • stimolazione

Un altro consiglio utile riguarda la lettura. Tra i regali da fare a un bambino i libri sono importantissimi non solo come divertimento, ma anche per permettergli d’ascoltare il suono delle parole e abbinarlo alle immagini. In questo senso parliamo della “definizione delle cose”. Molto spesso con i bambini si utilizzano espressioni simpatiche ma che non hanno alcuna attinenza con la realtà (il cosiddetto bambinese). È invece utile indicare al bambino come si chiamano gli oggetti e le persone che lo circondano, in modo che possa memorizzarle e imparare a utilizzarle. Per questo è doveroso stimolare il bambino a parlare e non soddisfare subito i suoi bisogni avendo intuito quali sono. Per farsi comprendere il bambino può usare anche altri metodi oltre alle parole, ma per apprendere il linguaggio è importante che impari a utilizzarle.

Le diverse fasi

Ricordando sempre che molto dipende anche dall’unicità del bambino, prima di allarmarsi paventando la presenza di un ritardo nel linguaggio, vediamo quali sono le principali fasi con le quali un neonato impara a parlare.

Dal primo mese il bambino ha la capacità di distinguere i suoni ma principalmente ancora si interessa ai volti. Dal secondo mese riesce a distinguere le voci, reagendo a quelle dei suoi genitori. Tra i primi disturbi del linguaggio possono essere rintracciati nel bambino che in questa fase non esprime alcuna vocalità. Il consiglio è sempre quello di rivolgersi al proprio pediatra per effettuare tutte le verifiche e le eventuali analisi del caso.

Al quarto mese il bambino impara a riconoscere i vocalizzi e inizia a riconoscere i suoni della lingua. Dal sesto mese li riesce a identificare ancora meglio iniziando la fase cosiddetta della lallazione. Dal 9 mese e fino al compimento del primo anno, il bambino matura le capacità di articolare i suoni e il linguaggio introducendo le prime parole (generalmente mamma e papà). Il bambino inizia quindi propriamente a parlare dal primo anno, introducendo un numero limitato di vocaboli (inizialmente non più di 10), facendosi capire anche indicando gli oggetti di interesse. Dal diciottesimo mese aumenta il numero di parole presenti nel suo vocabolario arrivando a una vera e propria maturazione nel giro dei mesi successivi. Già dal secondo anno di vita conosce oltre le cento parole, imparando anche ad abbinarle.

Generalmente dal secondo anno di vita i fenomeni linguistici tendono a essere gli stessi per tutti i bambini. È quindi durante i primi 24 mesi che si determina il linguaggio del bambino. In questa fase i genitori hanno il compito di parlare molto con i figli, instaurando anche tramite il linguaggio un rapporto di fiducia e conoscenza reciproca.

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Perdere peso senza dieta? Si può, ecco come fare https://www.mammeup.it/perdere-peso-senza-dieta-si-puo-ecco-come-fare/ https://www.mammeup.it/perdere-peso-senza-dieta-si-puo-ecco-come-fare/#respond Thu, 01 Aug 2019 13:31:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36561 Pasti di corsa, spuntini fuori orario, poca attività fisica, stress quotidiano; queste sono solamente alcune delle principali cause che portano a non riuscire a dimagrire. Ogni mattina guardarsi allo specchio o vestirsi è più motivo di amarezza che d’orgoglio. Per invertire la tendenza scopriamo come fare per riuscire a perdere peso senza intraprendere una dieta. […]

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Pasti di corsa, spuntini fuori orario, poca attività fisica, stress quotidiano; queste sono solamente alcune delle principali cause che portano a non riuscire a dimagrire. Ogni mattina guardarsi allo specchio o vestirsi è più motivo di amarezza che d’orgoglio. Per invertire la tendenza scopriamo come fare per riuscire a perdere peso senza intraprendere una dieta.

No, non stiamo scherzando o esagerando; è possibile migliorare la propria forma e perdere i chili in eccesso, semplicemente seguendo alcuni semplici consigli. Uno si chiama aloe vera da bere, una bevanda brucia grassi straordinaria utilissima per perdere peso senza alcuna dieta e ottenere tantissimi altri vantaggi.  Per apprezzare meglio l’aloe vera da bere: tutti i benefici scopriamo innanzitutto di cosa si tratta e perché è utile per il proprio benessere.

Che cos’è l’aloe vera da bere

Per capire i benefici dell’aloe vera da bere e di come possa aiutare a perdere peso pur scegliendo di fare senza dieta è importante capire che cos’è questo prodotto. L’aloe vera da bere è una bevanda concentrata estratta dall’omonima pianta. L’utilizzo dell’aloe vera come medicinale ha origini antichissime (già Aristotele ne parlava in maniera eccellente) e ancora oggi viene consigliato per diversi rimedi. L’aloe vera è una pianta carnosa la cui coltivazione è molto simile a quella di altre piante grasse. Per questo motivo sono in tanti a piantarla in giardino e a estrarre autonomamente il gel utile alla realizzazione dell’aloe vera da bere. Questa abitudine è però da sconsigliare, in quanto il processo di estrazione domestico non elimina alcune sostanze che possono risultare nocive per l’organismo.

Benefici e vantaggi

L’aloe vera è quindi una pianta naturale dalla quale viene estratta una bevanda da bere quotidianamente. La sua assunzione permette di ottenere diversi vantaggi sia in termini di bellezza (perdere peso) che di benessere psicofisico. Scopriamo quali sono.

Il primo effetto benefico dell’aloe vera da bere è quello di permettere di perdere peso. Questo è possibile grazie alla capacità dell’aloe vera di velocizzare il metabolismo, rallentare lo svuotamento gastrico, ridurre il tessuto adiposo e ridurre sensibilmente il senso della fame. L’insieme di questi fattori porta l’organismo a prendere energia dalle riserve contenute presenti nei grassi, ottimizzando l’azione dimagrante. Per questo è possibile perdere peso senza seguire una dieta vera e propria.

L’aloe vera da bere ha ottime proprietà benefiche anche come disintossicante. I sali minerali presenti contribuiscono a contrastare l’invecchiamento cellulare e a migliorare efficacemente l’aspetto della pelle e dei capelli.

Un altro beneficio prodotto dall’assunzione di questa bevanda è quello di aumentare il livello di efficienza del sistema immunitario. Per questo motivo si consiglia di bere l’aloe vera durante i cambi di stagione e in tutti i quei periodi in cui il rischio di virus e batteri è maggiore.

Iniziare la giornata con l’aloe vera da bere permette di partire con il piede giusto, in quanto è una straordinaria fonte di energia. Le sostanze in essa presenti purificano il sangue, riducono le infiammazioni e abbattono i livelli del cosiddetto LDL, il colesterolo cattivo. L’aloe vera è inoltre ricca di vitamine ed è utile utilizzarla anche per contrastare lo stress e il nervosismo quotidiano.

Consigli utili

Per concludere è bene ricordare come in commercio esistono diverse versioni di aloe vera da bere, ognuno con un diverso dosaggio. Si consiglia infatti di bere sempre l’estratto di aloe vera al mattino, quando si è ancora a stomaco vuoto, seguendo le indicazioni riportate sulla confezione. Questa indicazione serve anche a evitare che l’organismo si abitui eccessivamente a questo integratore, vanificando tutti i benefici di cui abbiamo appena parlato e che rendono questo prodotto particolarmente apprezzato.

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Documenti alla nascita di un bambino: come ottenerli https://www.mammeup.it/documenti-alla-nascita-di-un-bambino-come-ottenerli/ https://www.mammeup.it/documenti-alla-nascita-di-un-bambino-come-ottenerli/#respond Fri, 26 Jul 2019 08:00:12 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36546 Quando nasce un bambino la gioia e l’emozione tolgono l’attenzione dalle questioni tecniche, specie da quelle burocratiche. Eppure i documenti per la nascita del proprio bambino sono fondamentali ed è importante sapere come muoversi, presso quali uffici recarsi, in modo da organizzarsi al meglio. Cosa serve per ottenere i documenti di un neonato Andiamo con […]

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Quando nasce un bambino la gioia e l’emozione tolgono l’attenzione dalle questioni tecniche, specie da quelle burocratiche. Eppure i documenti per la nascita del proprio bambino sono fondamentali ed è importante sapere come muoversi, presso quali uffici recarsi, in modo da organizzarsi al meglio.

Cosa serve per ottenere i documenti di un neonato

Andiamo con ordine e vediamo prima quali sono i documenti che dovrete richiedere dal momento della nascita di vostro figlio. Nelle settimane successive alla nascita ci si dovrà occupare del:

  • certificato anagrafico;
  • codice fiscale;
  • tessera sanitaria;
  • carta d’identità;
  • passaporto (opzionale).

La carta d’identità

Il primo dei documenti che attestano la nascita di vostro figlio è il cosiddetto certificato anagrafico. Per richiedere questo atto bisogna recarsi all’anagrafe e presentare l’atto di nascita che il personale sanitario dell’ospedale nel quale si è partorito, consegneranno al momento delle dimissioni. Insieme all’atto di nascita bisogna presentare anche la carta d’identità del padre. L’atto di nascita è uno dei più importanti non solo dal punto di vista cronologico (è infatti il primo) in quanto tornerà utilissimo anche nel corso degli anni.

Il codice fiscale

Per il codice fiscale del neonato la procedura è ancora più semplice, in quanto in molti comuni questo documento viene spedito direttamente a casa. Come riportato sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate, per i bambini appena nati “il codice fiscale viene attribuito dai Comuni ai neonati, al momento della prima iscrizione nei registri d’anagrafe della popolazione residente, attraverso il sistema telematico di collegamento con l’Anagrafe tributaria.

La tessera sanitaria

Per quel che riguarda la tessera sanitaria il problema non si pone, in quanto essa è il codice fiscale. A differenza di quanto avveniva fino a qualche anno fa, oggi questi due documenti sono stati uniti. Per cui sulla tessera sanitaria ci saranno anche i sedici caratteri alfanumerici del codice fiscale. La particolarità sta nel fatto che al momento della richiesta del codice fiscale, al bambino appena nato verrà spedita una tessera sanitaria provvisoria. Questa ha validità di un anno e permette al bambino di ottenere un’assistenza sanitaria completamente gratuita. Al termine dei dodici mesi viene emessa e spedita (dopo richiesta sul sito del Servizio Sanitario Nazionale) la tessera sanitaria con la validità ordinaria di 6 anni.

La carta d’identità

Parliamo ora della carta d’identità del neonato. Per richiedere e ottenere questo documento è necessario presentare i documenti di cui abbiamo appena parlato, ovvero il certificato anagrafico e la tessera sanitaria con il codice fiscale. Per la carta d’identità bisogna recarsi presso il proprio comune di residenza presentando i documenti dei genitori e tre fototessere del bambino. La validità della carta d’identità è di tre anni per i neonati per poi diventare quinquennale fino al compimento dei diciotto anni.

Il passaporto

Il passaporto è un documento opzionale in quanto è utile solamente per potersi recare in Paesi extracomunitari. Per ottenere questo documento bisogna fare domanda presso la Polizia di Stato, potendo prenotare online l’appuntamento. Anche in questo caso il passaporto del neonato ha validità di tre anni per poi passare a cinque non appena il bambino diventa maggiorenne.

E per i genitori?

Come abbiamo avuto modo di accennare parlando dei diritti sul lavoro delle donne durante e dopo la gravidanza, la nascita di figlio comporta anche la richiesta di alcuni documenti per il proprio datore di lavoro. Questi documenti servono a garantirsi i congedi di maternità e tutte le agevolazioni legate alla nascita di un figlio. Entro trenta giorni dal parto dovrete inviare il certificato di nascita al datore di lavoro e all’INPS o spedendo il certificato originale o firmando un’autocertificazione.

Le comunicazioni con l’INPS, anche per la maternità facoltativa e per i riposi per l’allattamento, possono essere effettuate o tramite il portale dedicato (con le proprie credenziali), oppure chiedendo l’intervento dei patronati autorizzati. È possibile chiamare il Contact Center dell’INPS all’803164 (numero verde gratuito da rete fissa) o allo 06164164 (a pagamento) per ottenere maggiori informazioni su ogni procedura.

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Giochi per bambini: come scegliere i migliori https://www.mammeup.it/giochi-per-bambini-come-scegliere-i-migliori/ https://www.mammeup.it/giochi-per-bambini-come-scegliere-i-migliori/#respond Wed, 24 Jul 2019 08:00:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36543 Il momento del gioco è importantissimo per la crescita del bambino. Attraverso di esso egli impara tantissime cose nuove, motivo per cui molto del suo tempo lo dedica a questo tipo di attività. I genitori hanno quindi il dovere di scegliere giochi per bambini adeguati, non solamente all’età che hanno, ma anche utili e divertenti […]

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Il momento del gioco è importantissimo per la crescita del bambino. Attraverso di esso egli impara tantissime cose nuove, motivo per cui molto del suo tempo lo dedica a questo tipo di attività. I genitori hanno quindi il dovere di scegliere giochi per bambini adeguati, non solamente all’età che hanno, ma anche utili e divertenti per loro.

Il tempo da trascorrere insieme

Senza voler fare facili moralismi il primo regalo da fare a un bambino è quello del proprio tempo. Non basta trovare giochi per bambini da fare a casa con i quali riempire il loro tempo e magari distrarli mentre si è intenti a fare altro. È importante trovare giochi da fare con i bambini, perché è fondamentale che si trascorra molto tempo insieme a loro. Anche e soprattutto durante la fase del gioco.

I giocattoli hanno il cruciale compito di permettere al bambino di fare esperienza di sé e di ciò che lo circonda. I giochi sono utilissimi per fargli scoprire il tatto, la vista, l’udito, il movimento e la capacità di interagire e relazionarsi con qualcosa di diverso da lui. E che risponda alle sue sollecitazioni.

Come scegliere i giochi per bambini

Nella scelta di questo tipo di articoli è importante regolarsi in base all’età. I bambini sviluppano gradualmente le loro capacità e le fasce d’età dei giocattoli rispondono proprio a questa necessità. Abbiamo voluto quindi raccogliere alcune indicazioni utili per scegliere dei giochi utili per i bambini dalla nascita fino al primo anno. Queste linee guida possono tornare utili non solo per i genitori, ma anche per tutti coloro che vogliono fare un regalo a un bambino. Se siete tra costoro e state cercando delle idee, vediamo quali giochi e giocattoli acquistare per un bambino.

Materiali, certificazioni e sicurezza

Qualsiasi tipo di gioco per bambino deve essere realizzato con materiali sani, non tossici e accompagnati da certificazione di qualità. Anche in questo caso molto dipende dall’età, in quanto i giochi per i bambini più piccoli non prevedono l’utilizzo di componenti troppo piccoli, per evitare che possano essere ingeriti. Non si può derogare a questo aspetto, la sicurezza dell’incolumità dei bambini è troppo importante per essere barattata con qualche euro di risparmio.

Ad ogni età il suo gioco

0–4 mesi

I primi mesi di vita di un bambino sono molto particolari, egli non ha ancora sviluppato capacità motorie. L’attività che più preferisce è quella di stare a contatto con il corpo dei propri genitori, attraverso il quale trova anche una significativa riduzione dello stress. In questa fase i bambini preferiscono oggetti molto colorati e sonori. Le principali idee regalo sono quelle di tappetini gioco colorati, libri di stoffa e pupazzi sonori.

4–6 mesi

A partire dal quarto mese il bambino impara a scoprire e utilizzare le mani, per questo è possibile regalargli giocattoli più maneggevoli. Molti amano regalare peluche e animali in plastica (utili anche per il bagnetto), ottimi anche per iniziare a preparare il grande cesto dei giochi. Per i libri si può passare a quelli in cartone e ci si può orientare anche verso oggetti che i bambini possano mettere in bocca.

6-9 mesi

Raggiunti i sei mesi il bambino ha acquisito diverse capacità e sviluppa una certa interazione con i giocattoli. Per questo sono molto apprezzati i tavoli multisensoriali, i libri con le figure e i giochi che si muovono (palle, macchinine, eccetera). Gli amanti dei libri possono continuare a regalare questo tipo di articoli preferendo quelli con le figure.

9-12 mesi

In questo trimestre in molti casi i bambini iniziano anche a tenersi in piedi da soli e amano tantissimo i giochi interattivi. Sono particolarmente indicati i giochi con le forme, quelli cavalcabili, le costruzioni e tutti quei giocattoli che offrono esperienze sensoriali da scoprire.

Consigli utili

Nell’indicare quali giochi sono consigliati per ogni fascia d’età abbiamo spesso indicato i libri. Questo perché leggere insieme ai bambini è importantissimo per lo sviluppo del linguaggio, dell’ascolto, per velocizzare la capacità di lettura e, ancora, sviluppare la loro fantasia. Per quel che riguarda i giochi elettronici è preferibile posticiparli e ritardarli il più possibile. È preferibile non far giocare i bambini con questo tipo di apparecchi prima dei sei anni e in ogni caso è sempre doveroso che l’utilizzo sia limitato a poche decine di minuti. Il gioco, come abbiamo visto, non è una semplice distrazione o riempitivo del tempo del bambino, ma una fase ricchissima e preziosa per la sua crescita e l’apprendimento anche delle più basilari capacità di percezione, comunicazione e movimento.

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Baby monitor: la sicurezza in casa del tuo bambino https://www.mammeup.it/baby-monitor-la-sicurezza-in-casa-del-tuo-bambino/ https://www.mammeup.it/baby-monitor-la-sicurezza-in-casa-del-tuo-bambino/#respond Sat, 20 Jul 2019 06:00:26 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36504 Il tema della sicurezza è uno di quelli che maggiormente coinvolge le preoccupazioni e le attenzioni dei genitori. Soprattutto con i bambini più piccoli è normale essere sempre sull’attenti pronti a intervenire in caso di necessità. Ma come fare quando non si è fisicamente presenti nella stessa stanza del bambino? Utilizzando un baby monitor, un […]

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Il tema della sicurezza è uno di quelli che maggiormente coinvolge le preoccupazioni e le attenzioni dei genitori. Soprattutto con i bambini più piccoli è normale essere sempre sull’attenti pronti a intervenire in caso di necessità. Ma come fare quando non si è fisicamente presenti nella stessa stanza del bambino? Utilizzando un baby monitor, un dispositivo specifico dedicato al controllo del bambino.

Che cos’è un Baby monitor

I baby monitor sono dei dispositivi tecnologici dotati di due unità: una “emittente” e una “ricevente”. La prima è quella dotata di videocamera e microfono (o anche solo il microfono nelle versioni più semplici) che va posizionata nella cameretta del bambino. La seconda, invece, segue il genitore, che può quindi essere in camera da letto, in salone o in cucina. Le due unità del baby monitor comunicano tramite segnale radio e ogni volta che l’unità emittente rileva un’anomalia (pianto del bambino, rumori, eccetera) attiva il microfono e invia il segnale all’unità ricevente che riproduce ciò che accade nella stanza del bambino.

Esistono tantissime varianti di questi dispositivi ed è utile seguire la guida a come scegliere un baby monitor, in modo da poter valutare al meglio tutti gli aspetti e le funzionalità di questo strumento.

Non solo audio e video

Come anticipato, esistono baby monitor semplici che emettono solo un segnale d’allarme quando viene rilevata un’anomia, ma si trovano anche modelli tecnologicamente avanzati dotati di numerose funzionalità aggiuntive. I baby monitor integrano diversi sensori che monitorano costantemente tutto quello che avviene all’interno della cameretta del bambino.

Oltre a vedere e ascoltare se il bambino piange, grazie ad alcuni modelli di baby monitor è possibile interagire con lui. I modelli più moderni, infatti, funzionano come dei normali dispositivi di domotica, che è possibile controllare a distanza. Se i genitori sono fuori per un weekend o per qualche ora e lasciano i bambini a una baby sitter, possono parlare con loro tramite il baby monitor. In questo modo potranno rassicurarlo e risolvere qualche malumore di troppo.

Inoltre è possibile affidarsi a dispositivi molto potenti e con una serie di funzionalità davvero interessanti per poter assicurare al proprio bambino un elevato livello di sicurezza e confort. A questo proposito possiamo menzionare i baby monitor con i quali è possibile riprodurre ninne nanna o brani musicali per agevolare il riposo del bambino. Per la sicurezza alcuni baby monitor prevedono la possibilità di creare una rubrica con dei numeri di telefono di persone fidate che vengono avvertite in caso di emergenza.

Oltre ad ascoltare e vedere se il bambino gioca e dorme sereno i baby monitor possono controllare anche l’ambiente circostante. Molto dispositivi, infatti, sono dotati di sensori che monitorano la temperatura della cameretta. Anche in questo caso, in caso di cambi improvvisi, viene inviato ai genitori un segnale d’allarme.

Sicurezza da portare in viaggio

I baby monitor sono dispositivi mobili che in molti casi sono alimentati a batteria. Questo significa che funzionano anche se dovesse esserci un black-out o un problema alla rete elettrica. Inoltre sono apparecchi leggeri e poco ingombranti che possono essere inseriti in valigia e utilizzati anche in vacanza. Un modo affidabile e ricco di potenzialità per assicurare al proprio bambino una crescita sicura e felice.

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I migliori test di gravidanza: come sceglierli e quali acquistare https://www.mammeup.it/i-migliori-test-di-gravidanza-come-sceglierli-e-quali-acquistare/ https://www.mammeup.it/i-migliori-test-di-gravidanza-come-sceglierli-e-quali-acquistare/#respond Fri, 19 Jul 2019 08:00:42 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36540 Ci sono donne (e coppie) che desiderano ardentemente di rimanere incinta e di avere un bambino e chi desidera avere la certezza che l’esito di quel rapporto non sia positivo. In entrambi i casi l’unico metodo sicuro per avere una risposta è quello di acquistare e utilizzare un test di gravidanza. Ne esistono di diversi […]

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Ci sono donne (e coppie) che desiderano ardentemente di rimanere incinta e di avere un bambino e chi desidera avere la certezza che l’esito di quel rapporto non sia positivo. In entrambi i casi l’unico metodo sicuro per avere una risposta è quello di acquistare e utilizzare un test di gravidanza. Ne esistono di diversi modelli, ognuno con caratteristiche e costi differenti. Vediamo di fare chiarezza capendo anche come utilizzare questo prezioso strumento.

Come funziona il test di gravidanza

Partiamo dall’inizio: cosa rivela il test di gravidanza? Tramite questo strumento si verifica la presenza dell’ormone Beta HCG, un ormone prodotto da alcune cellule dal momento in cui avviene il concepimento, quando l’embrione si è installato nella parete dell’utero. Il testo di gravidanza può sbagliare? L’affidabilità e la precisione di questi dispositivi a uso domestico non è sempre perfetta, tanto che spesso per avere una certezza maggiore si effettuano anche delle analisi del sangue. Nei test di gravidanza si parla di falso positivo e falso negativo, indicando nel primo caso un risultato positivo in assenza del concepimento e di falso negativo quando il test dà esito negativo, ma in realtà la gravidanza è già iniziata. Anche per questo è bene scegliere un modello attendibile, per evitare fraintendimenti. Il consiglio è quello di ripetere il test, soprattutto nei casi dubbi.

Come si usa il test di gravidanza

Per una rilevazione più corretta è preferibile fare il test di gravidanza di mattina, appena sveglie e quando si è ancora a digiuno. In questo momento della giornata, infatti, l concentrazione dell’ormone Beta HCG è superiore e quindi maggiormente misurabile. Allo stesso tempo è bene attendere qualche giorno dalla data in cui sarebbero dovute arrivare le mestruazioni. Soprattutto nelle donne che non hanno un ciclo irregolare, il cosiddetto ritardo di sette giorni può essere molto indicativo; il test di gravidanza può suffragare questo sospetto.

Come si legge il test di gravidanza

Per utilizzare il test di gravidanza è necessario bagnarlo con le proprie urine. È possibile posizionarlo direttamente nel momento della fuoriuscita dell’urina o anche raccogliendola in un apposito contenitore e tenendo la punta assorbente a contatto con il liquido. Molto dipende, come vedremo, dal tipo di modello di test di gravidanza. I test di uso domestico restituiscono principalmente un esito positivo o negativo, senza fornire informazioni maggiori sulle tempistiche e le caratteristiche della gravidanza. La lettura del test di gravidanza avviene tramite delle linee o bande colorate. Sul display del test dopo qualche minuto dall’utilizzo iniziano a comparire delle strisce. Solitamente sono due e la prima indica che il test è avvenuto regolarmente, mentre solo la presenza della seconda linea attesta che è iniziata la gravidanza. Se non compaiono linee il test è da rifare, se ne compare una sola il test ha avuto esito negativo, se ne compaiono due il risultato è positivo. Esistono anche test di gravidanza digitai, dotati di display sui quali viene riportato un esito più preciso “incinta” o “non incinta”. Per alcuni modelli più specifici e che hanno un costo maggiore il test di gravidanza riporta anche il numero di settimane trascorse dal concepimento.

Come scegliere il test di gravidanza

Abbiamo già anticipato che in commercio esistono diversi modelli di test di gravidanza. È sufficiente entrare in una farmacia o visitare gli store online per capire come la scelta sia davvero ampia. Cosa valutare prima di procedere all’acquisto di questo dispositivo?

In commercio è possibile trovare quattro differenti tipologie di test di gravidanza:

  • stick;
  • strisce;
  • cassette;
  • digitali.

I test di gravidanza in stick sono i più diffusi e anche i più semplici da utilizzare. Sono dei piccoli strumenti in plastica dotati di un’estremità assorbente sulla quale far fluire l’urina. Dopo qualche secondo si ha la risposta visualizzata nella finestra di controllo. I test in strisce, invece, sono molto simili ma vanno immersi in un contenitore nel quale sono state raccolte le urine. Anche in questo caso sul test di gravidanza è presente un reagente chimico che, a contatto con l’urina, risponde in maniera positiva o negativa. I test a cassetta sono composti da due parti. Una parte serve a prelevare il campione di urina, l’altra è un serbatoio nel quale inserire l’urina raccolta. Dopo aver svolto queste operazioni il test riporta l’esito della rilevazione. Infine i test di gravidanza digitali. Sono simili a quelli in stick, ma sono dotati di un display digitale che, a differenza delle bande colorate, ha una chiarezza superiore e allo stesso tempo fornisce maggiori informazioni.

5 migliori modelli

A questo punto possiamo passare a parlare dei migliori test di gravidanza, vedendo quali sono i migliori tra i quali scegliere e a cui affidarsi.

One + Step ultrasensibile

Il primo test di gravidanza da prendere in considerazione è quello One + Step ultrasensibile. È un modello molto vantaggioso innanzitutto per il prezzo molto basso e che allo stesso tempo assicura una sensibilità davvero elevata. Il test può essere eseguito da 4 giorni precedenti la data delle mestruazioni. Una volta utilizzato questo test di gravidanza restituisce una linea più o meno intensa a seconda della quantità di ormone Beta HCG.

Test digitale Clearblue

Se volete avvalervi di un modello di ultima generazione, il test digitale Clearblue è quello che fa per voi. È un modello affidabile che ha tra i suoi punti di forza quello di mostrare anche la data del concepimento. Questo dato è molto importante soprattutto per le donne che hanno un ciclo irregolare e possono così stabilire la data del parto e gli esami e le visite che devono iniziare a svolgere. Nella confezione sono presenti due test che, data la loro elevata sensibilità, possono essere utilizzati fino a 4 giorni prima della data prevista delle mestruazioni. L’utilizzo del test digitale Clearblue è molto semplice in quanto la parte da bagnare con le urine è molto ampia e facile da colpire.

Cuckool ultrasensibile

Comodo, pratico, semplice e chiaro: ecco il test di gravidanza Cuckool ultrasensibile. Anche in questo caso abbiamo un ottimo livello di sensibilità, che garantisce un buon livello di affidabilità. Nella confezione sono presenti 5 test di gravidanza, in modo da poterlo ripetere in caso di dubbi o di utilizzarlo in più circostanze. Ogni test è ovviamente confezionato singolarmente, in modo da assicurare un livello ottimale di igiene e sicurezza. Nella confezione viene distribuito anche un pratico sacchetto dove inserire l’urina per poi immergervi il tampone del test di gravidanza.

ABBLO Test di gravidanza precoce

Una valida alternativa ai modelli visti fino a questo momento è quella offerta dal test di gravidanza ABBLO. È un test in stick, tra i più sensibili in circolazione, che fa della semplicità e della praticità di utilizzo alcuni dei suoi migliori punti di forza. All’interno della confezione sono presenti due stick in modo da ripetere il test e avere una maggiore attendibilità.

Confidelle Progress

Il Confidelle Progress è un test di gravidanza utilizzabile a partire già dal sesto giorno precedente alla data in cui dovrebbe arrivare il ciclo. È un modello economico, pratico da utilizzare, estremamente sensibile e molto affidabile. Anche in questo caso nella confezione sono presenti due stick per ripetere il test o effettuarlo per un’altra presunta gravidanza.

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Nascita di un bambino: come dirlo al proprio partner https://www.mammeup.it/nascita-di-un-bambino-come-dirlo-al-proprio-partner/ https://www.mammeup.it/nascita-di-un-bambino-come-dirlo-al-proprio-partner/#respond Wed, 17 Jul 2019 08:00:28 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36524 Si può comunicare la gioia? Sembra essere questa la domanda centrale, quasi di quelle sui massini sistemi, che sorge nelle donne quando scoprono di essere incinta. E devono comunicarlo al proprio partner. Il test di gravidanza ha dato esito positivo, non c’è possibilità di smentita. Bisogna solo trovare il modo per dire al proprio compagno […]

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Si può comunicare la gioia? Sembra essere questa la domanda centrale, quasi di quelle sui massini sistemi, che sorge nelle donne quando scoprono di essere incinta. E devono comunicarlo al proprio partner. Il test di gravidanza ha dato esito positivo, non c’è possibilità di smentita. Bisogna solo trovare il modo per dire al proprio compagno che così come voi diventerete madri lui diventerà padre.

La creatività della maternità

Abbiamo raccolto 5 delle migliori idee da mettere in pratica per comunicare la nascita di un bambino. ci sono idee semplici e altre più articolate, ma tutte davvero dolci, tenere e commoventi. A tal proposito è bene anche che le future mamme si fidino del loro istinto. Riuscire a comunicare una notizia così gioiosa per molti aspetti è più semplice di quanto si pensi. A volte basta uno sguardo carico d’amore e di emozione; anche l’uomo più burbero percepirebbe la novità. Ogni coppia poi ha la propria storia e le proprie abitudini; queste sono un terreno fertile (tanto per rimanere in tema) sul quale sviluppare un’idea per comunicare la nascita del vostro bambino. Anche le idee che ora vi suggeriremo possono essere personalizzate e modificate secondo le esigenze. Ricordatevi sempre che anche questo è un vostro momento e come tale è importante viverlo.

5 idee per tutte le mamme

Set biberon e pannolino

È doveroso che il futuro papà impari per tempo a cambiare i pannolini al bambino. Un’idea molto divertente può essere proprio quella di fargli trovare una confezione di pannolini e un biberon. Anche senza biglietti d’auguri o frasi a effetto. Questi oggetti sono eloquenti e non lasciano spazio a dubbi. Potete incartarli e consegnarglieli come regalo, farglieli trovare sul letto o, ancora, spedirglieli in ufficio. Ma solo se siete disposte a non vedere l’espressione che si disegna sul suo volto.

Un biglietto in cucina

Come iniziare al meglio la giornata? I personal trainer suggeriscono una colazione nutriente, i pubblicitari di mangiare i loro prodotti, gli astrologi di ascoltare i loro consulti; e i futuri papà? Un’idea può essere quella di preparare un biglietto sul quale fare riferimento alla nascita del bambino (esplicitamente o anche come indovinello) e sistemarlo accanto alla tazzina del caffè. Un modo forse insolito e sconvolgente, ma sicuramente divertente e che potrebbe dargli la giusta carica d’adrenalina per andare a lavoro (ma pensando ad altro).

Serata con sorpresa

Un invito a cena, una birra, una passeggiata in un luogo romantico, sono delle scenografie meravigliose anche per comunicare la nascita di un bambino. Chi l’ha detto che il tramonto, il cielo stellato e la vista dall’alto della propria città siano da utilizzare solamente per dichiarazioni d’amore e proposte di matrimonio? Organizzate una serata; una cena, un aperitivo, qualsiasi cosa e al momento giusto lo prendete per mano, lo guardate negli occhi e gli date la grande notizia. Per le coppie più romantiche può essere dolcissimo anche accomodarsi su un muretto, una panchina o anche per terra, guardare insieme verso l’orizzonte e sussurrare al vostro partner che aspettate un bambino.

Video foto

Se siete pratiche vi ci vorrà poco tempo, altrimenti dovrete resistere dalla tentazione di dirgli immediatamente che nel giro di qualche mese un nuovo membro si aggiungerà alla vostra famiglia. Un video con le vostre foto, delle frasi a tema per la nascita di un bambino e una colonna sonora adeguata (la vostra musica preferita) possono rivelarsi come una combinazione meravigliosa anche per il cuore dell’uomo più sicuro di sé. Esistono molte app e servizi online per preparare dei brevi videoclip; non serve essere registi di Hollywood. L’effetto finale, però, è sicuramente da premio Oscar.

Le scarpette

Cosa c’è di più tenero di un paio di scarpette da bambino? In alcuni casi sono più un accessorio che un capo d’abbigliamento vero e proprio (considerando quanto le indosseranno), ma sono eccezionali per dare l’annuncio della nascita di un bambino. Così come abbiamo visto per altre idee potrete collocare le scarpette in qualsiasi luogo. Potete accompagnare questo regalo con un biglietto d’auguri per la nascita del bambino. Questo regalo rimane nel tempo e può essere conservato gelosamente, magari facendovi incidere sopra il nome del bambino non appena lo avrete scelto. Questa idea può essere simpatica anche per future gravidanze.

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Rapporti in gravidanza: quando e come averli https://www.mammeup.it/rapporti-in-gravidanza-quando-e-come-averli/ https://www.mammeup.it/rapporti-in-gravidanza-quando-e-come-averli/#respond Fri, 12 Jul 2019 08:00:21 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36519 Continuiamo a esplorare il mondo della sessualità delle donne andando a sfatare miti e luoghi comuni sulla possibilità di avere rapporti sessuali durante la gravidanza. Il sesso e l’intimità, specie quella femminile, è da sempre oggetto di grande mistero, con la conseguenza di aver attirato le più impressionanti quantità di leggende metropolitane e paure. Fare […]

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Continuiamo a esplorare il mondo della sessualità delle donne andando a sfatare miti e luoghi comuni sulla possibilità di avere rapporti sessuali durante la gravidanza. Il sesso e l’intimità, specie quella femminile, è da sempre oggetto di grande mistero, con la conseguenza di aver attirato le più impressionanti quantità di leggende metropolitane e paure. Fare l’amore in gravidanza rimane un’esigenza importante per ogni donna, ma anche per la coppia, che potrà beneficiare di un momento di intimità e unione davvero importante.

L’importanza di avere rapporti durante la gravidanza

L’affettività sessuale è un aspetto determinante per ogni relazione di coppia, ma non deve mai essere considerato come un obbligo. Il periodo che precede (e segue) la nascita di un bambino è potenzialmente deflagrante per ogni coppia. Specie per la prima gravidanza, gli equilibri interni tra i due partner vengono modificati, in quanto si passa da l’essere in due e ritrovarsi in tre. Gli squilibri ormonali e fisici della gravidanza portano spesso le future mamme a considerarsi poco attraenti o meno disposte ad avere rapporti completi. In tutti i casi alla base della relazione di coppia ci deve essere una buona comunicazione, imparando ad affrontare insieme qualsiasi tipo di difficoltà. Anche quelle che riguardano la sfera più intima della coppia.

Quando evitare rapporti in gravidanza

Tra i luoghi comuni e le paure cui abbiamo fatto riferimento all’inizio c’è l’idea che il sesso durante la gravidanza faccia male al bambino. Similmente c’è il timore di provare maggior dolore durante la penetrazione. Qualsiasi dubbio o preoccupazione va affrontata con il proprio ginecologo, che potrà indicare se e quando astenersi dall’avere rapporti. In linea di massima fare l’amore in questo periodo non costituisce un problema, né per la futura mamma né per il bambino. È doveroso evitare di avere rapporti solamente nei casi in cui ci siano:

  • minaccia di abortire;
  • parti prematuri o aborti spontanei avuti in precedenti gravidanze;
  • infezioni vaginali;
  • perdite di sangue;
  • rischio di distacco della placenta;
  • eccessivo accorciamento o maggiore dilatazione del collo dell’utero.

Questi, lo ricordiamo, sono solo i principali casi per i quali è opportuno evitare di avere rapporti durante la gravidanza. Rimane valida la considerazione che ogni donna e ogni fenomeno fa storia a sé e un consulto medico è quello che ci vuole per fugare ogni dubbio e timore. Durante la gravidanza sono assolutamente da evitare i rapporti a rischio, in quanto potrebbero essere causa di infezioni o problemi di altra natura.

I rapporti sessuali in gravidanza nei primi mesi

La gravidanza è un periodo articolato e complesso che muta nel corso del tempo e difficilmente è uguale a sé stesso. Il bambino cresce e si prepara alla nascita e questi cambiamenti accompagnano i mutamenti della donna, non solo dal punto di vista fisico. È normale avere degli sbalzi o dei cali dell’attrazione sessuale, soprattutto a partire dal quarto mese. Fino al terzo le differenze dal punto di vista ormonale saranno ancora minime. Solitamente verso la fine della gravidanza, durante l’ottavo e il nono mese, il desiderio torna a crescere.

Per quel che riguarda le posizioni da assumere durante i rapporti sessuali non ci sono regole; l’importante è vivere questo momento con dolcezza e passione. Sono preferibili le posizioni in cui la pancia della donna resta libera e il suo peso non renda difficoltoso l’amplesso. In ogni caso tutto sta all’intimità della coppia che non deve rivoluzionare il proprio modo di fare l’amore. Il metodo migliore è sempre quello della complicità, senza imposizioni o schemi particolari da seguire.

Dopo il parto

Cosa succede dopo la nascita del bambino? Da quando è possibile riprendere ad avere rapporti sessuali dopo la gravidanza? I medici riferiscono che solitamente dopo un mese circa dalla nascita del bambino le donne possono avere nuovi rapporti. È bene però ricordare che, finita la gravidanza, permangono determinati mutamenti, sia fisici che mentali. I più diffusi sono quelli relativi alla stanchezza, alle preoccupazioni sui primi mesi di vita del bambino o al corpo che ancora deve riprendersi del tutto.

L’aspetto forse più difficile da gestire è la discrepanza tra il desiderio e la capacità del corpo. Capita di avere desiderio di fare l’amore con il proprio partner, ma di avere difficoltà dal punto di vista fisico. Viceversa può succedere che il corpo sia perfettamente pronto, ma mentalmente non c’è voglia o permane ancora un senso di timore.

Tutto, come sempre, va vissuto con molta serenità e insieme al proprio partner. Il sesso non è un mero meccanismo fisico, ma coinvolge completamente le due persone che si donano. Se non c’è la volontà reciproca di farlo, le conseguenze non sono mai piacevoli. Ma in quel caso il problema non è né la gravidanza né la nascita di un figlio.

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App per la gravidanza: come vivere la dolce attesa https://www.mammeup.it/app-per-la-gravidanza-come-vivere-la-dolce-attesa/ https://www.mammeup.it/app-per-la-gravidanza-come-vivere-la-dolce-attesa/#respond Wed, 10 Jul 2019 08:00:52 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36508 Tecnologia e maternità possono convivere? Certo, specie se si scopre la quantità di app che è possibile scaricare per accompagnare la gravidanza. Sono diversi i vantaggi offerti da queste applicazioni che, è importante sottolinearlo, non hanno un valore medico in sé, ma permettono di accedere a diverse informazioni utili e preziose per gestire al meglio […]

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Tecnologia e maternità possono convivere? Certo, specie se si scopre la quantità di app che è possibile scaricare per accompagnare la gravidanza. Sono diversi i vantaggi offerti da queste applicazioni che, è importante sottolinearlo, non hanno un valore medico in sé, ma permettono di accedere a diverse informazioni utili e preziose per gestire al meglio questo particolare periodo della vita di una donna. Le donne durante il periodo della gravidanza devono affrontare e confrontarsi con diverse necessità; le app si propongono proprio come supporto per lo svolgimento corretto di tutte le fasi.

5 migliori app per Android e iOS

Abbiamo selezionato le 5 migliori app per le donne in gravidanza, da scaricare sul proprio smartphone iOS o Android e scoprire come rendere più divertente e interattiva la nascita del proprio bambino.

iMamma

È tra le app più diffuse e apprezzate dalle donne durante la gravidanza, sia per la qualità che la quantità delle funzionalità offerte. Parliamo infatti di un’app che innanzitutto permette di tenere sotto controllo il progresso della gravidanza. Un aspetto vincente di iMamma è che accompagna tutte le fasi della gravidanza, donando alle donne una serie di indicazioni utili anche dal punto di vista nutrizionale, psicologico ed estetico. Una delle funzioni più interessanti è quella di accedere a tutorial dettagliati per farsi dei massaggi alla pancia o quella per calcolare quanti liquidi assumere durante i mesi precedenti alla nascita del bambino. In iMamma c’è davvero di tutto e sarà davvero piacevole e divertente scoprire tutti i contenuti presenti. Scarica iMamma per Android e iOS.

Gravidanza – Sprout

Il periodo della gravidanza è per le donne una vera e propria rivoluzione, sotto tutti i punti di vista (alimentare, medico, fisico, ormonale, psicologico, estetico, eccetera). Avere un app che permetta di gestire al meglio il calendario ricco di impegni della gravidanza è sicuramente un vantaggio. L’app Gravidanza – Sprout, tra le altre cose, permette di impostare gli esami e i controlli medici da effettuare nei vari mesi. Inoltre Gravidanza – Sprout dà la possibilità di creare un diario interattivo da arricchire con foto e commenti da salvare, conservare e condividere per poterlo rileggere anche dopo la nascita del bambino o, ancora, per un’altra gravidanza. Trattandosi di un’app realizzata seguendo le indicazioni della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, Gravidanza – Sprout offre anche una serie di consigli pratici (come quelli relativi al contenuto della valigia per l’ospedale) molto utili per sapere sempre cosa fare. Scarica Gravidanza – Sprout per Android e iOS.

Pregnancy Workout Advisor

Pregnancy Workout Advisor è l’app che tutte le donne devono avere per fare ginnastica in gravidanza. Con quest’app è possibile scoprire quali esercizi fare con una serie di allenamenti trimestrali per mantenersi in forma e prepararsi alla gravidanza. L’aspetto utile di quest’app è anche quello di spiegare dettagliatamente come svolgere ogni singolo esercizio e di accompagnare l’allenamento con delle indicazioni utili anche dal punto di vista alimentare. Con quest’app non avrai più timori o dubbi su cosa potrai mangiare o non mangiare quando sei in gravidanza. Scarica Pregnancy Workout Advisor per Android e iOS.

Flo Calendario Mestruale

Un’app completamente gratuita e utilissima anche come test di gravidanza e per conoscere il periodo fertile è Flo Calendario Mestruale. Come indica il nome dell’applicazione è possibile monitorare sia il ciclo che le fasi della gravidanza. Per ogni giorno si possono inserire note con informazioni sull’umore, la salute o qualsiasi altro elemento riterrete utile salvare. Ciò che colpisce di Flo Calendario Mestruale è anche l’interfaccia molto semplice e particolarmente colorata e di facile lettura. Tutti i dati registrati sono visualizzabili anche sotto forma di grafico per avere una panoramica completa di ogni fase della gravidanza. Scarica Flo Calendario Mestruale per Android e iOS.

La mia gravidanza

Tra le app utili anche per calcolare le settimane di gestazione La mia gravidanza è sicuramente tra le migliori. Dopo la fase di configurazione iniziale, nella quale inserire l’ultimo ciclo e la data prevista per il parto, ogni settimana sarà possibile ottenere informazioni utili sul procedere della gravidanza. Sono presenti diverse sezioni come quella relativa al peso o al calendario sul quale annotare tutti gli impegni. Da non sottovalutare la presenza di funzioni specifiche per ottenere informazioni sulle contrazioni, scegliere il nome del bambino e, ancora, scoprire come richiedere il congedo di maternità. Scarica La mia gravidanza per Android e iOS.

Il mondo delle app è veramente variegato ed esistono versioni specifiche per accompagnare qualsiasi fase e aspetto della gravidanza. Avendo sempre con sé lo smartphone si ha la possibilità di accedere a contenuti utili e informativi per non rimanere mai impreparate qualunque cosa accada. La gravidanza è per ogni donna un periodo pieno di sorprese; con queste app potrai gestire al meglio quelle che ti mettono più a disagio e vivere in maniera dolce quelle più belle ed emozionanti.

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Ginnastica in gravidanza: quando è possibile fare sport https://www.mammeup.it/ginnastica-in-gravidanza-quando-e-possibile-fare-sport/ https://www.mammeup.it/ginnastica-in-gravidanza-quando-e-possibile-fare-sport/#respond Fri, 05 Jul 2019 08:00:43 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36501 Tra le principali difficoltà che una donna vive durante la gravidanza è quella relativa alla propria forma fisica. Il cambiamento del proprio corpo, per quanto giustificato dalla crescita del proprio bambino, è un aspetto molto delicato. Molte donne scelgono di fare degli esercizi di ginnastica durante la gravidanza, in modo da ridurre le conseguenze estetiche […]

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Tra le principali difficoltà che una donna vive durante la gravidanza è quella relativa alla propria forma fisica. Il cambiamento del proprio corpo, per quanto giustificato dalla crescita del proprio bambino, è un aspetto molto delicato. Molte donne scelgono di fare degli esercizi di ginnastica durante la gravidanza, in modo da ridurre le conseguenze estetiche della maternità. L’attività fisica non ha mai fatto male a nessuno, ma è bene essere consapevoli dell’incidenza che potrebbe avere durante la gravidanza, le precauzioni da prevedere e, soprattutto, i benefici cui aspirare.

Perché fare ginnastica in gravidanza

Partiamo proprio dai benefici. Perché una futura mamma dovrebbe decidere di praticare esercizi di ginnastica? A differenza di quanto spesso si pensa l’aspetto estetico è l’ultimo dei problemi. Riuscire ad avere un’attività fisica il più possibile regolare durante la gravidanza può aiutare a recuperare una certa elasticità dopo il parto. Il corpo, durante questo periodo, viene sollecitato e modificato notevolmente, anche per questo l’esercizio fisico quotidiano aiuta a non subire troppo la gravidanza, ma a viverla in maniera sana e attiva. Inoltre non bisogna sottovalutare l’importanza dello sport durante la gravidanza perché è utile per:

  • ridurre lo stress;
  • preparazione al parto;
  • miglioramento della postura;
  • maggiore efficienza del sistema cardiocircolatorio;
  • maggior apporto di ossigeno al bambino;
  • scaricare la tensione ormonale;
  • prevenzione dei dolori alla schiena;
  • minori gonfiori fisici.

Come possiamo vedere non ci sono motivi per cui una donna non dovrebbe fare attività fisica durante la gravidanza.

Benefici e libertà

In molte località esistono palestre e centri dedicati alla ginnastica in gravidanza, ma molti esercizi è possibile farli comodamente a casa. Ginnastica dolce, pilates, stretching, yoga, eccetera, sono tutte attività che non richiedono l’utilizzo di attrezzature specifiche e che possono essere svolte tranquillamente tra le mura domestiche. Prima di passare a vedere quali esercizi fare è bene ricordare come non esistano tabelle di marcia da rispettare. Ogni donna è una storia a sé e ha un rapporto con il proprio corpo che deve vivere nell’assoluta libertà personale. È vero che la ginnastica aiuta tantissimo la gravidanza, ma non deve essere un obbligo che deve pesare sulla quotidianità della donna.

Inoltre durante i mesi che precedono la nascita del bambino il corpo della donna cambia notevolmente ed è importante anche ascoltare il proprio fisico e scegliere esercizi adeguati. La ginnastica può e deve essere un’occasione di intimità da percorrere per ogni donna, per amare il proprio corpo e non perdere mai di vista la bellezza di essere mamma.

Ginnastica in gravidanza: quali esercizi fare

Il primo dubbio da sciogliere è quello relativo a quando iniziare gli esercizi di ginnastica in gravidanza. In realtà non c’è un tempo minimo o massimo; il segreto sta nell’iniziare da subito anche per abituarsi a questo tipo di attività.

I primi esercizi si possono svolgere rimanendo sdraiate a letto. È sufficiente sgranchire un po’ le articolazioni per riattivare la circolazione ed evitare movimenti bruschi quando si scende dal letto. Dopo questo riscaldamento è possibile passare a degli esercizi veri e propri. Uno di questi prevede di allungare le braccia verso l’alto e distendere le gambe, mantenendo questa posizione per qualche secondo per poi ritornare a una posizione di relax. È possibile ripetere l’esercizio per 2/3 volte. Un esercizio simile da fare a letto è quelle di piegare una gamba alla volta e portare il ginocchio all’altezza del petto. Anche per questo esercizio conviene mantenere la posizione per circa 5 secondi per poi tornare alla posizione di partenza e ripetere l’esercizio con l’altra gamba.

Una volta in piedi, o comunque anche durante il corso della giornata, puoi dedicarti alla distensione della colonna vertebrale. Per farlo è sufficiente stare con le gambe leggermente divaricate e con la punta dei piedi in avanti per poi piegare il busto lasciando le braccia distese e parallele alle gambe. Distenditi fino a quando non senti tirare nella zona dei glutei e quella delle cosce, ma senza forzare troppo.

Un’altra attività da fare il più possibile durante la gravidanza è camminare. Non si tratta di un vero e proprio esercizio di ginnastica, ma aiuta tantissimo a rilassarsi e a mantenersi attive. Uscire di casa e respirare aria fresca, magari andando al parco più vicino, regala notevoli benefici anche dal punto di vista mentale e dell’umore.

Un altro sport da praticare durante la gravidanza è il nuoto. Con il passare dei mesi e con l’aumento del peso della pancia i movimenti in acqua diventeranno più semplici e molto più piacevoli. Entrando in piscina si può decidere di seguire qualche corso, magari assistiti da un insegnante, oppure di dedicarsi al nuoto libero.

Se in casa è presente una cyclette il suo utilizzo si rivela molto utile per migliorare la circolazione delle gambe. Riuscire a dedicare del tempo almeno 2/3 volte alla settimana a questo esercizio, magari rilassandovi ascoltando la vostra musica preferita, è una grande opportunità per il vostro benessere.

5 errori da non commettere

Abbiamo visto come la ginnastica durante la gravidanza sia un’alleata formidabile per il benessere psicofisico di ogni donna. Ci sono una serie di errori da evitare per non vanificare gli sforzi fatti durante gli esercizi, ma soprattutto per non compromettere la propria salute e quella del proprio bambino.

Il primo errore è quello di non consultare il proprio ginecologo. Egli deve essere sempre messo al corrente in quanto è a conoscenza del quadro atletico e fisico e può sconsigliare lo svolgimento di una o più attività.

Il secondo errore da non commettere è quello di pretendere performance atletiche impossibili da raggiungere. La gravidanza non va ignorata e la ginnastica deve essere praticata per supportarla non per ottenere risultati che anche in condizioni normali si farebbe fatica a raggiungere.

Il terzo errore è quello di ignorare dolori e fastidi vari. Questi fenomeni possono capitare in qualsiasi momento, ma sono più frequenti in chi si allena sporadicamente. La ginnastica durante la gravidanza deve essere svolta con regolarità e in presenza di problemi è fondamentale rivolgersi immediatamente al proprio ginecologo.

L’alimentazione. Questo è il quarto errore che solitamente si compie quando si parla di ginnastica. Mangiare bene è una prerogativa che non deve mai venire meno, anche e soprattutto quando ci si dedica all’allenamento fisico.

L’ultimo errore comune è quello di abbandonare l’esercizio fisico subito dopo il parto. È vero che la ginnastica aiuta a vivere meglio la gravidanza, ma mantenere le buone abitudini è sicuramente un vantaggio al quale è meglio non rinunciare.

Per una gravidanza sana e divertente, la ginnastica è una grande alleata per le donne. Stare bene durante questo periodo si può e qualche esercizio fisico quotidiano aiuta anche a stare meglio. Sia durante che dopo la nascita del proprio bambino.

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Come vivere i primi mesi di vita del bambino https://www.mammeup.it/come-vivere-i-primi-mesi-di-vita-del-bambino/ https://www.mammeup.it/come-vivere-i-primi-mesi-di-vita-del-bambino/#respond Wed, 03 Jul 2019 08:00:18 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36496 La nascita di un bambino è un momento di grande gioia, emozione e commozione, che arriva alla fine di un periodo particolarmente intenso e, soprattutto per le donne, rivoluzionario. Anche i mesi successivi, i primi di vita del bambino, possono risultare complicati. Soprattutto se non vengono affrontati con attenzione e quel minimo di preparazione che […]

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La nascita di un bambino è un momento di grande gioia, emozione e commozione, che arriva alla fine di un periodo particolarmente intenso e, soprattutto per le donne, rivoluzionario. Anche i mesi successivi, i primi di vita del bambino, possono risultare complicati. Soprattutto se non vengono affrontati con attenzione e quel minimo di preparazione che meritano. Vediamo quindi quali sono le principali accortezze e precauzioni da adottare per affrontare al meglio questo periodo.

È doveroso premettere che i primi mesi di vita del bambino, specie se si tratta del primogenito, sono inevitabilmente accompagnate da un senso di spaesamento e, in alcuni casi, di inadeguatezza. È importantissimo capire che non è una colpa sentirsi in difficoltà e che non esiste il modello perfetto di genitore. Questo non significa che qualsiasi cosa vada bene, ma che il ruolo di mamma deve essere vissuto dalla donna che lo svolge, con tutte le sue caratteristiche, paure e difficoltà. L’idealizzazione della mamma perfetta, oltre a portare per forza di cose a trovare sempre qualcosa che poteva essere fatto meglio, rischia di spersonalizzare il rapporto mamma-bambino.

Il nuovo arrivato, infatti, deve relazionarsi con la sua mamma, non con il ruolo di madre o un’idealizzazione di questa importantissima figura familiare. Molte cose da fare le si impara con il tempo e ciò che aiuta tantissimo è la serenità, la voglia di passare il tempo insieme al bambino e la capacità di sapersi adattare alle nuove abitudini, che nei primi mesi di vita del bambino si andranno radicando.

Una persona nuova e unica

Prima di descrivere le principali situazioni che vedranno coinvolti i genitori nei giorni e mesi successivi alla nascita, è importante fare un’ulteriore precisazione e premessa. Ogni neonato è una persona a sé, che sviluppa il proprio carattere in base all’educazione dei genitori, ma che reagisce ad essa in maniera unica. I primi mesi di vita sono anche quelli della scoperta reciproca, della conoscenza. Per questo è fondamentale relazionarsi tantissimo con i bambini, comunicare con loro, passarci il tempo insieme e coinvolgerli nelle emozioni. Ogni bambino è una storia a sé, non c’è da allarmarsi se il proprio bambino reagisce diversamente da come hanno raccontato amici e parenti.

Il ritorno a casa: i primi giorni

Uscite dall’ospedale, per quanto la permanenza all’interno della struttura sanitaria possa essere stato breve, la sensazione di novità potrebbe essere molto forte. Innanzitutto dal punto di vista fisico, ma anche mentale. Questo è il periodo più delicato per le mamme, perché la novità del bambino porta anche una serie di conseguenze accessorie. Tra gli amici e i parenti che vorranno salutare il nuovo arrivato, ai timori che egli stia bene. In questo senso è normale che la testa del neonato sia più flessibile (con il classico fenomeno delle fontanelle), motivo per cui è bene accarezzarlo e muoverlo con molta delicatezza.

Nei primi giorni di vita il bambino presenta una pelle rossa, può avere un fisiologico calo di peso, piangerà frequentemente e potrebbe avere dei problemi sul sonno e sul riposo (che inevitabilmente si rifletterà su quello dei genitori). In tutti questi casi è bene imparare a relazionarsi con il bambino, farlo sentire protetto e accolto. I pianti non sono tutti uguali, ma il bambino non ha ancora sviluppato altri modi per comunicare con il mondo circostante; ecco quindi che un po’ di pazienza permetterà ai genitori di capire cosa serve al proprio bambino.

In caso di dubbi ci si può rivolgere al proprio pediatra che saprà tranquillizzare i genitori su tutta una serie di fenomeni che in questo periodo sono normalissimi.

Durante i primi giorni la mamma può essere ancora affaticata e provata dal parto, ma appena se la sente può portare il proprio bambino a fare una passeggiata. L’aria aperta può solo che far bene a entrambi.

I primi tre mesi

Tra i principali problemi che una mamma si troverà ad affrontare nei primi mesi di vita del bambino ci sono sicuramente quelli igienici e quelli relativi all’alimentazione. Cambiare il pannolino e regolarizzare l’allattamento (imparare a capire quando il bambino ha fame è fondamentale) sono due delle principali fasi con le quali imparare al meglio a essere mamme. Durante il primo trimestre di vita il bambino inizia anche a perfezionare la vista. Inoltre, seguendo le indicazioni del pediatra, è anche il periodo in cui iniziare la somministrazione dei vaccini.

Il primo anno

Dal quarto mese in poi si inizia ad acquisire una certa regolarità pur mantenendo una serie di novità relative alla crescita del bambino. In questi mesi di vita il bambino impara a muoversi e a stare seduto, a relazionarsi con gli oggetti che lo circondano e, a partire dal sesto mese, l’arrivo dei primi denti e il relativo svezzamento. Arriva anche il momento per le mamme di rientrare a lavoro e gestire la prima vera separazione dal proprio bambino. Il consiglio in questo caso è di vivere questo piccolo trauma con tanta dolcezza e serenità; fa parte del ciclo della vita e permetterà alle mamme di recuperare una certa autonomia e personalità.

I primi passi il bambino tendenzialmente li muoverà a partire dal nono mese e da quel momento in poi le paure e i timori non saranno nel prendere in braccio il bambino e nel muoverlo, ma nel tenerlo fermo.

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Seggiolini auto anti abbandono: i vantaggi e la legge https://www.mammeup.it/seggiolini-auto-anti-abbandono-i-vantaggi-e-la-legge/ https://www.mammeup.it/seggiolini-auto-anti-abbandono-i-vantaggi-e-la-legge/#respond Mon, 01 Jul 2019 13:40:45 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36486 Molti tristi fatti di cronaca hanno riportato alla luce la questione della sicurezza dei bambini e dei cosiddetti seggiolini auto anti abbandono. Trattandosi di una tematica molto delicata e importante, per la quale si attendono modifiche all’attuale Codice della Strada, è utile fare il punto della situazione. Vogliamo quindi capire quali sono i vantaggi dei […]

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Molti tristi fatti di cronaca hanno riportato alla luce la questione della sicurezza dei bambini e dei cosiddetti seggiolini auto anti abbandono. Trattandosi di una tematica molto delicata e importante, per la quale si attendono modifiche all’attuale Codice della Strada, è utile fare il punto della situazione. Vogliamo quindi capire quali sono i vantaggi dei seggiolini auto anti abbandono, perché diverranno obbligatori per legge, quando l’obbligo sarà operativo e, ancora, quali sono i sensori adattabili per questo tipo di dispositivi.

Come funzionano

Andiamo con ordine e partiamo dalle basi, ovvero dai comprendere cosa sono i seggiolini auto anti abbandono. Si tratta di seggiolini identici a quelli tradizionali che siamo abituati a conoscere, ma dotati di un’anima tecnologica. Fondamentalmente questo tipo di seggiolini prevedranno l’integrazione di appositi sensori che permetteranno di rilevare la presenza del bambino all’interno dell’automobile e di uno dei suoi genitori nelle vicinanze. Com’è possibile? Grazie alla tecnologia smart.

Fondamentalmente i seggiolini auto anti abbandono avranno integrati un sensore che rileva la presenza del bambino nel passeggino e un sensore Bluetooth che comunicherà con lo smartphone dei genitori. Il collegamento avverrà ogni volta che il genitore sale in macchina e posiziona il bambino sul passeggino. Il sensore monitorerà che non ci siano anomalie, altrimenti scatteranno ben due differenti tipi di allarmi. Il primo consiste in una notifica sul telefono del genitore quando questo si allontana dalla macchina senza il bambino. Se il primo allarme si prolunga scatterà il secondo, che prevede l’invio di messaggi ai numeri di emergenza precedentemente impostati al momento della configurazione dell’app. Nel messaggio di allarme saranno inviate anche le coordinate per permettere di individuare l’automobile e salvare il bambino.

La normativa

Dopo numerose proroghe e slittamenti si prevede che non prima della fine del 2019 dovrebbe essere prevista l’approvazione delle modifiche al Codice della Strada che prevedranno l’introduzione dell’obbligo di utilizzare i seggiolini auto anti abbandono all’interno di auto e autocarri. L’obbligo riguarderà tutti i bambini fino al compimento del quarto anno di età.

L’approvazione era prevista per il 1 luglio, ma sono pervenute moltissime segnalazioni e la commissione competente non ha terminato di vagliarle e la consultazione pubblica è stata prorogata ulteriormente.

Ad oggi la normativa vigente è l’articolo 172 del Codice della Strada che, per il trasporto di bambino fino a 150cm di altezza, prevede l’obbligo di installazione e utilizzo di sistemi di ritenuta omologati. Nei prossimi mesi, con l’attesa approvazione delle nuove norme, si attende anche di conoscere quali saranno le sanzioni per coloro che non rispetteranno la legge e quali i criteri per considerare omologato un dispositivo.

I sensori adattabili

In commercio è già possibile trovare dei seggiolini auto anti abbandono, ma sono disponibili anche dei sensori adattabili per ammodernare i tradizionali seggiolini. Questi si differenziano per il tipo di tecnologia impiegato, ma tutti hanno il medesimo obiettivo: quello di permettere che i bambini non restino più in macchina senza i propri genitori. Alcuni sensori adattabili emettono segnali sonori, altri inviano la posizione dell’automobile a numeri d’emergenza, altri ancora notifiche a uno o più smartphone, altri che prevedono l’integrazione direttamente con l’automobile per permettere di capire quando si è in una situazione di allarme o meno.

La questione della sicurezza in auto è urgente e si vuole porre rimedio a quei fenomeni di abbandono involontario che troppo spesso ha visto coinvolti numerosi bambini.

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Lavoro e maternità: leggi e diritti https://www.mammeup.it/lavoro-e-maternita-leggi-e-diritti/ https://www.mammeup.it/lavoro-e-maternita-leggi-e-diritti/#respond Fri, 28 Jun 2019 08:00:15 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36463 Si sente spesso parlare di come le aziende limitino (o guardino come la peste) l’assunzione di donne in giovane età in quanto passibili di quella “terribile malattia” chiamata maternità. A tutela della crescita sana della famiglia e del periodo precedente e successivo al parto, è bene conoscere quali sono le tutele previste dalla legge per […]

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Si sente spesso parlare di come le aziende limitino (o guardino come la peste) l’assunzione di donne in giovane età in quanto passibili di quella “terribile malattia” chiamata maternità. A tutela della crescita sana della famiglia e del periodo precedente e successivo al parto, è bene conoscere quali sono le tutele previste dalla legge per tutte le future mamme. È innanzitutto doveroso precisare che sono spesso molte le modifiche che vengono apportate alle leggi in vigore sulla tutela dei diritti delle madri lavoratrici ed è quindi importante consultare le ultime norme che disciplinano questa materia.

Maternità, lavoro e licenziamento

La prima cosa che si deve sottolineare è che la gravidanza e la maternità non costituiscono un motivo, una giusta causa per utilizzare l’apposita terminologia, per il licenziamento. Il datore di lavoro, quindi, non può mai licenziare a una donna in gravidanza; tale divieto vale fino al compimento del primo anno di età del suo bambino.

La legge che regolamenta il rapporto tra maternità e lavoro a tempo determinato e indeterminato è il Testo Unico del Decreto Legislativo 151/2001 che stabilisce, sia per le lavoratrici a tempo pieno che per quelle in part-time, una serie di tutele che coprono tutto il periodo della gravidanza e quello successivo (allattamento). Durante la gravidanza le future mamme hanno diritto al:

  • congedo;
  • riposi giornalieri;
  • all’astensione;
  • ai permessi retribuiti;
  • congedi per la malattia del figlio.

Lo stato di gravidanza

Quando una donna scopre di essere incinta deve presentare al proprio datore di lavoro il certificato medico che attesta la sua gravidanza. Da questo momento accede a tutte le tutele previste dalla legge. Per avviare la pratica è possibile collegarsi al sito ufficiale dell’INPS (utilizzando le proprie credenziali di accesso) o rivolgersi a un patronato o ad altri professionisti autorizzati alla gestione di queste pratiche.

Il congedo

Il licenziamento è vietato, ma è obbligatorio concedere alla donna incinta il congedo pre e post maternità. La legge prevede l’astensione anticipata dal lavoro per maternità. Questa ha una durata di 5 mesi, che possono essere gestiti in maniera flessibile: due precedenti alla gravidanza e tre successivi alla stessa o altre combinazioni. Va specificato come il congedo per la maternità sia previsto anche per le donne che adottano un figlio. Durante questo congedo è previsto per ogni donna un’indennità giornaliera che è pari all’80% dell’ultimo stipendio percepito.

Astensione

L’astensione anticipata dal lavoro si richiede e si applica per tutte quelle mansioni che possono mettere a rischio la salute della donna e del bambino che porta in grembo. Similmente tale tutela è prevista nel caso in cui ci fossero delle complicazioni durante la gravidanza. Trattandosi di materia molto delicata, in questi casi è necessaria la documentazione medica rilasciata dall’ASL che spieghi e dimostri come, per il bene della mamma e del nascituro, sia necessario sospendere l’attività lavorativa.

Permessi retribuiti e riposi giornalieri

Ogni donna incinta può richiedere dei permessi dal lavoro retribuiti. Questi sono destinati a permettere alla neomamma di effettuare visite mediche, esami e accertamenti di vario tipo. Quando necessario la lavoratrice deve comunicare al proprio datore di lavoro i giorni e gli orari durante i quali si assenterà per sostenere queste visite e poi consegnarli il certificato, rilasciato al momento della visita, che attesti che la visita sia stata svolta regolarmente.

Le tutele sul lavoro

Esistono poi una serie di tutele per le donne che svolgono lavori particolari. La legge, infatti, stabilisce la cosiddetta maternità anticipata per lavoro a rischio a tutte le donne che svolgono lavori di fatica o che possono comportare un rischio per il corretto svolgimento della gravidanza. In questo caso è possibile che le donne continuino a lavorare in gravidanza, ma con una riduzione del carico di lavoro, anche per quel che riguarda gli orari (specie per i lavori notturni).

Congedi per la malattia del bambino

Il congedo dal lavoro per la malattia del figlio è una tutela che riguarda entrambi i genitori, non solamente le mamme. Esso può essere richiesto per tutta la durata della malattia, fino al compimento del terzo anno di età del bambino. Dal terzo anno e fino all’ottavo anno, i giorni di astensione sono cinque all’anno. Va inoltre ricordato che i congedi per malattia sono obbligatori, nei limiti previsti dalla legge, ma non sono retribuiti.

Allattamento

Il permesso per l’allattamento è previsto sia per le madri naturali che per quelle adottive o affidatarie. Nel primo caso il congedo è obbligatorio entro il primo anno di nascita del bambino, mentre nel secondo caso entro il primo anno di ingresso nella nuova famiglia. Questo tipo di permesso permette, durante il periodo di rientro al lavoro dopo la maternità, di ottenere due ore di astensione giornaliere dal proprio posto di lavoro. L’astensione è di due ore per tutte le donne che hanno un contratto di lavoro superiore alle sei ore giornaliere; per contratti di lavoro con meno ore, l’astensione è di un’ora al giorno.

Le ore sono a bambino, quindi nel caso di parto gemellare queste aumentano, così come il periodo dell’allattamento aumenta fino a tre anni per i bambini affetti da disabilità.

La gestione delle ore per l’allattamento è flessibile e deve essere concordata con il proprio datore di lavoro. Si può richiedere di entrare dopo o uscire prima, oppure distribuire le ore di permesso in maniera più consona alle proprie necessità.

Per quel che riguarda il periodo di allattamento, successivo al rientro sul posto di lavoro dopo la maternità, va detto che non è cumulabile con altre tutele e che non incide sul computo delle ferie. L’allattamento ha una retribuzione del 100%. Anche in questo caso la domanda va presentata attraverso i canali ufficiali dell’INPS e con un certo anticipo rispetto al loro effettivo utilizzo.

La gravidanza e i primi mesi di maternità sono certamente complessi e articolati; il lavoro non deve costituire un impedimento alla cura e alla crescita del proprio bambino. Le tutele ci sono ed è importante saperle cogliere per affrontare in maniera serena questa fase delicata, ma estremamente emozionante, della vita di ogni mamma.

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Cosa mangiare (e non) durante la gravidanza https://www.mammeup.it/cosa-mangiare-e-non-durante-la-gravidanza/ https://www.mammeup.it/cosa-mangiare-e-non-durante-la-gravidanza/#respond Wed, 26 Jun 2019 08:00:42 +0000 https://www.mammeup.it/?p=36459 La gravidanza ti cambia e cambia anche il tuo modo di mangiare. Per alcune mamme questo è l’aspetto più difficile da gestire, per altre il meno invasivo; in tutti i casi è uno di quelli cui fare maggiormente attenzione. Il motivo? Mangiamo tanto, ogni giorno, e durante la gravidanza capita anche di mangiare di più; […]

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La gravidanza ti cambia e cambia anche il tuo modo di mangiare. Per alcune mamme questo è l’aspetto più difficile da gestire, per altre il meno invasivo; in tutti i casi è uno di quelli cui fare maggiormente attenzione. Il motivo? Mangiamo tanto, ogni giorno, e durante la gravidanza capita anche di mangiare di più; ma ciò che viene ingerito non incide solamente sul proprio organismo, ma anche su quello del bambino che si porta in grembo.

Parliamo quindi di alimentazione in gravidanza, un rapporto spesso combattuto e sofferto, in quanto incide sia sulla crescita sana del bambino che sulla linea della donna, un aspetto da non trascurare mai, sia per motivi estetici che psicologici.

La dieta per la gravidanza

Una premessa è obbligatoria: durante la gravidanza, ancor più che in condizioni normali, non bisogna improvvisare o scegliere soluzioni drastiche. L’alimentazione è da sempre di vitale importanza, in maniera ancora più specifica per le donne che aspettano un bambino. In caso di problemi o dubbi è sempre meglio rivolgersi al proprio medico, in quanto molto della dieta durante la gravidanza dipende dalla propria condizione personale e, per molti aspetti, anche pregressa.

La maternità non è uguale per tutte le donne, basti pensare a come cambia il metabolismo in gravidanza e ai fastidi che si potrebbero presentare come quello della digestione lenta. Se è metaforicamente vero che, mentre si è incinte, si hanno “due bocche da sfamare” non bisogna raddoppiare per due la quantità di cibo che si assume. Anche perché il bambino è ancora in fase di formazione e sviluppo e la sua alimentazione è molto diversa da quella della sua mamma.

Il fenomeno delle cosiddette voglie in gravidanza va contestualizzato all’interno degli sbalzi ormonali in corso nella donna durante la dolce attesa e va sicuramente liberato da tutti quei miti e quelle leggende che ancora lo accompagnano.

Cosa mangiare e cosa non mangiare in gravidanza

Andando nel concreto, è bene che le mamme abbiano un’alimentazione varia ed equilibrata. Tra i cibi da scegliere si consigliano quelli con molte proteine, come il pesce, le uova, la carne, il latte, i legumi e i cereali. Anche i carboidrati sono importanti, per questo è bene mangiare anche pasta e pane, ma senza esagerare. Proprio a conferma della bontà della varietà alimentare non sono nemmeno da trascurare gli zuccheri, specie quelli solubili presenti nel miele e nella frutta. Stesso discorso anche per le vitamine, come quelle presenti sia nella frutta che nella verdura e che devono far sempre parte dell’alimentazione quotidiana. Infine bisogna rifornire l’organismo anche dei minerali, come il calcio, il magnesio, il ferro, il potassio e il fosforo, preziosissimi sia per la mamma che per il bambino.

Oltre al cibo una sana alimentazione contempla anche l’idratazione dell’organismo. Questa avviene tramite l’assunzione di liquidi. L’acqua è la principale e indispensabile fonte di idratazione, ma anche il latte e alcuni tipi di frullati e centrifugati possono essere introdotti all’interno della propria dieta.

Discorso leggermente diverso per i cibi che sono vietati quando si è in gravidanza. Vanno evitati o ridotti a un consumo non superiore ad un pasto alla settimana i pesci di grandi dimensioni, come il pesce spada e il tonno. Vanno evitati il più possibile i funghi, mentre vanno banditi le pietanze a base di carne e pesce crudi o non cotti completamente, come il sushi, il carpaccio, gli antipasti, eccetera. Anche i formaggi molli e con la crosta sono da eliminare, così come il caffè e i suoi derivati e, ovviamente, gli alcolici e i superalcolici.

Per iniziare al meglio la giornata potete preparare degli ottimi biscotti per la colazione, utili anche come spuntino a metà giornata e con i quali interrompere gli eventuali attacchi di fame che si possono presentare durante la gravidanza.

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Emangiomi Infantili: a chi bisogna rivolgersi https://www.mammeup.it/emangiomi-infantili-a-chi-bisogna-rivolgersi/ https://www.mammeup.it/emangiomi-infantili-a-chi-bisogna-rivolgersi/#respond Fri, 29 Mar 2019 16:31:47 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34769 Gli emangiomi infantili sono dei tumori benigni generalmente di piccole dimensioni che appaiono nei primi mesi di vita dei bambini. Alla vista sembrano minuscole macchie di colore rosso che tende però ad intensificarsi col passare del tempo. Questo perché i vasi sanguigni presenti nella zona circostante diventano sempre più scuri, simili a degli ematomi. Nella […]

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Gli emangiomi infantili sono dei tumori benigni generalmente di piccole dimensioni che appaiono nei primi mesi di vita dei bambini. Alla vista sembrano minuscole macchie di colore rosso che tende però ad intensificarsi col passare del tempo. Questo perché i vasi sanguigni presenti nella zona circostante diventano sempre più scuri, simili a degli ematomi. Nella maggior parte dei casi gli emangiomi infantili tendono a scomparire naturalmente entro il settimo anno di età senza alcuna conseguenza negativa.
La cute nella zona colpita torna alla normalità, rimanendo grinzosa o segnata solo nei casi di profonda vascolarizzazione. Generalmente gli emangiomi non apportano alcun sintomo, destando qualche preoccupazione solo se situati in zone adiacenti ad occhi, naso o bocca poiché potrebbe sanguinare.

A quale specialista rivolgersi?

La prima figura a cui rivolgersi è il pediatra che può diagnosticare per tempo l’emangioma spiegando ai genitori l’assenza di sintomatologia o conseguenze negative sul bambino così da tranquillizzare i genitori. Lo stesso pediatra, quando è necessario può indicare un dermatologo
specializzato per una visita ulteriore. Nella maggior parte dei casi non vi è la necessità di intervenire sugli emangiomi infantili e si aspetta che questi regrediscano con gli anni.
Ci sono dei casi in cui il dermatologo reputi necessario l’intervento, nello specifico quando l’emangioma è di dimensioni considerevoli e situato, ad esempio, vicino agli occhi: in tale eventualità è bene intervenire poiché questo potrebbe pregiudicare lo sviluppo visivo del bambino. L’intervento è altresì necessario quando l’emangioma sia vicino alla bocca o al naso e non permette al bambino di mangiare oppure di respirare.
Altri casi in cui viene consigliato l’intervento si hanno quando l’emangioma è posizionato in zone visibili: sul viso, sul collo oppure sulle braccia, generalmente si aspetta ad intervenire fino a che il bambino non compia un anno. Le dimensioni notevoli dell’emangioma e la posizione visibile possono infatti provocare dei disturbi psicologici poiché il bambino si vede diverso dagli altri in una fase molto delicata della propria vita.

A quali centri specializzati rivolgersi per il trattamento degli emangiomi

Se il dermatologo reputa necessario intervenire per rimuovere l’emangioma, indirizza i genitoriverso dei centri specialistici in quanto sonodiverse le figure che devono intervenire. Grazie allenuove scoperte della medicina, è possibile trattare alcuni tipi di emangiomi con una terapiafarmacologica senza la necessità di effettuare un intervento col laser; in questi casi i farmacicortisonici utilizzati in passato sono adesso sostituiti con un medicinale innovativo e più efficiente,il propanorololo, un betabloccante, questa terapia può essere consigliata dal dermatologo stesso.
Nei casi più difficili invece è necessario intervenire con il laser, l’operazione poco invasiva ma allostesso tempo molto efficacie, sarà seguita da diverse figure specializzate, il dermatologo, un chirurgo plastico che sarà il medico che effettua l’operazione ed un radiologo, i risultati sono immediatamente visibili e la zona trattata non presenterà alcuna cicatrice o inestetismo.

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Vacanze in famiglia: Family Hotel Riccione e Family Hotel Cattolica le strutture consigliate https://www.mammeup.it/vacanze-in-famiglia-family-hotel-riccione-e-family-hotel-cattolica-le-strutture-consigliate/ https://www.mammeup.it/vacanze-in-famiglia-family-hotel-riccione-e-family-hotel-cattolica-le-strutture-consigliate/#respond Wed, 27 Mar 2019 08:38:55 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34765 È arrivata la primavera che apre le porte alla bella stagione ed anche a numerose festività e ponti che consentiranno di trascorrere le vacanze in famiglia ed in totale relax. Meta gettonata per Pasqua e per l’estate 2019 è certamente l’Emilia-Romagna e, più precisamente, la bellissima provincia di Rimini che propone destinazioni turistiche d’eccezione, particolarmente […]

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È arrivata la primavera che apre le porte alla bella stagione ed anche a numerose festività e ponti che consentiranno di trascorrere le vacanze in famiglia ed in totale relax.

Meta gettonata per Pasqua e per l’estate 2019 è certamente l’Emilia-Romagna e, più precisamente, la bellissima provincia di Rimini che propone destinazioni turistiche d’eccezione, particolarmente apprezzate dalle famiglie che viaggiano con bambini.

Infatti, grazie alle formule Family Hotel Riccione e Family hotel Cattolica, sono tantissimi i genitori che optano per le proprie vacanze in queste cittadine della Riviera Romagnola.

Rispettivamente conosciute come “La perla verde” e “Regina” dell’Adriatico, Riccione e Cattolica offrono divertimento e relax, oltre che bellezze culturali e paesaggi mozzafiato ma, soprattutto, comodità. Infatti, le camere sono dotate di culle e lettini, oltre che di un angolo cottura per riscaldare pappe e latte. Non solo, i vostri bimbi – durante il soggiorno presso uno dei Family hotel Riccione o Family Hotel Cattolicaavranno la possibilità di essere iscritti ai mini club e svolgere numerose attività diurne e serali con i ragazzi dell’animazione.

Per quanto le vacanze in famiglia siano sempre momenti indimenticabili, è vero anche che se si viaggia con bambini, il livello di attenzione deve essere sempre alto. Quindi, affinché i genitori possano rilassarsi e ritagliarsi uno spazio da dedicare al proprio benessere, il consiglio è quello di prenotare la propria vacanza in Hotel che prevedano programmi ed attività anche per i più piccoli.

Ed ecco perché, Family Hotel Riccione e Family Hotel Cattolica sono soluzioni ideali per vivere al meglio le proprie ferie senza rinunciare a nulla e per garantire massimo divertimento ai propri bimbi, tra sole, mare e giochi in piscina.

Più nello specifico, dedicheremo dei paragrafi agli hotel per bambini Riccione ed Hotel per bambini Cattolica, all’interno dei quali forniremo consigli preziosi sulle sistemazioni per le famiglie nelle città più belle dell’Adriatico.

Hotel per bambini Riccione

Sono tanti gli hotel per bambini a Riccione e – a seguito di una preventiva selezione – i nostri consigli ricadono per esempio sulla struttura Alta FAO che gode di totale tranquillità per la sua posizione e ben si adatta alle esigenze di grandi e piccoli.

Si tratta di un 3 stelle che vanta un’eccezionale cucina, un’ottima ospitalità ed i bambini sono ospiti graditissimi e, in base al pacchetto scelto per il soggiorno, avranno anche diritto al soggiorno gratuito.

Le convenzioni con l’Aqua Fan e l’Oltremare Imax lo rendono la meta preferita dei più piccoli ma garantiscono il divertimento per tutta la famiglia.

Tra gli hotel per bambini a Riccione degni di nota anche il Taormina, un 3 stelle a pochi passi dal mare che garantisce e favorisce l’accesso anche alle persone diversamente abili, offrendo le spiagge più attrezzate e confortevoli della zona.

Anche qui, sarà possibile acquistare in prevendita i biglietti di ingresso per i parchi divertimento della riviera romagnola ed i bimbi – con la formula Family Hotel Riccione – soggiornano gratuitamente.

Hotel per bambini Cattolica

I family Hotel Cattolica includono strutture ben attrezzate per garantire il divertimento e la sicurezza dei bambini ed il relax dei genitori.

Della nostra selezione fa parte l’Hotel Bristol che vanta la posizione direttamente sul mare e poco distante dal centro.

Qui, fa gola ogni mattina la ricca colazione servita su una splendida terrazza ed i bambini troveranno il modo di divertirsi e svagarsi con le varie attività di cui saranno i protagonisti.

A misura di bambino ed incluso nei Family Hotel Cattolica è il Madrid, albergo che offre l’uso della cucina per venire incontro alle esigenze dei bambini e un ottimo ristorante per allietare il palato dei genitori.

Da inserire nella lista c’è anche l’Hotel Gambrinus Mare un ottimo hotel per bambini a Cattolica.

Piscina e SPA per bambini, escursioni gratuite, spazio dedicato a postazioni PlayStation e Nintendo Wii, sala cinema e staff di animazione sono tutto quello che i più piccoli possano desiderare in uno tra gli hotel per bambini Cattolica che appare come meta dei loro sogni.

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Gravidanza senza sintomi: è possibile? https://www.mammeup.it/gravidanza-senza-sintomi-e-possibile/ https://www.mammeup.it/gravidanza-senza-sintomi-e-possibile/#respond Wed, 27 Feb 2019 11:30:17 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34761 Non è raro pensare che restare incinta significhi essere bersaglio di un assalto continuo di sintomi gravidici che vanno dalla nausea mattutina al bruciore di stomaco, dalle voglie di cibo al seno dolorante. Mentre molte donne sperimentano questi e altri sintomi, ci sono invece donne che non sperimentano alcun sintomo durante l’intero corso della loro gravidanza. Questo significa semplicemente […]

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Non è raro pensare che restare incinta significhi essere bersaglio di un assalto continuo di sintomi gravidici che vanno dalla nausea mattutina al bruciore di stomaco, dalle voglie di cibo al seno dolorante. Mentre molte donne sperimentano questi e altri sintomi, ci sono invece donne che non sperimentano alcun sintomo durante l’intero corso della loro gravidanza.

Questo significa semplicemente che sono fortunate e va tutto bene? O la mancanza di sintomi di gravidanza dovrebbe essere più motivo di preoccupazione che celebrazione?

Frequenza e gravità dei sintomi

Proprio come i tipi di sintomi della gravidanza possono variare da donna a donna, così può differire anche la loro intensità. Alla fine, la gravidanza è semplicemente un’esperienza individuale con le sue caratteristiche e sfide.

Lo stesso vale per la frequenza dei sintomi. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, ciò che sperimenti può cambiare di continuo. Ci saranno giorni in cui potresti provare crampi o minzione frequente e altri dove soffrirai di stipsi o sbalzi d’umore. Potrebbero persino esserci giorni in cui ti senti benissimo.

Se presenti, la maggior parte dei sintomi della gravidanza inizierà a partire dalla quarta settimana. Alcune delle manifestazioni fisiche più evidenti (come l’acne, l’aumento di peso e la variazione del seno) tendono a verificarsi tra la nona e l’undicesima settimana.

Dal secondo trimestre, molti dei più fastidiosi sintomi della gravidanza inizieranno a scemare, mentre altri continueranno fino al momento del parto.

Assenza completa dei sintomi della gravidanza

Una ricerca estemporanea su Internet porta alla luce tantissimi messaggi inviati da donne che non hanno rilevato alcun sintomo all’inizio della gravidanza. Molte di loro sembrano chiaramente entusiaste ma altre sono invece molto preoccupate: si chiedono se questa assenza di sintomi non sia segno che il loro bambino non sia sano o che la loro gravidanza finirà in un aborto spontaneo.

La maggior parte di queste paure sono infondate. Attualmente non ci sono prove che suggeriscano che la mancanza di sintomi pone il bambino a rischio di scarso peso alla nascita, malformazioni, nascita pretermine o aborto spontaneo.

Modifiche o perdita dei sintomi della gravidanza

Vi sono, tuttavia, due situazioni che giustificano preoccupazione. Entrambe riguardano non tanto l’assenza di sintomi, ma piuttosto una variazione dei sintomi che si verifica improvvisamente e senza spiegazione.

I cambiamenti nel movimento fetale sono la preoccupazione principale. Qualsiasi diminuzione del movimento, o una completa cessazione del movimento, può essere il segno di qualcosa che non va. Mentre alcuni sintomi tendono a diminuire con il progredire della gravidanza, il movimento del bambino non dovrebbe. Potrebbero esserci giorni in cui il bambino sarà più tranquillo, ma se il movimento si interrompe improvvisamente (o se varia da moltissima attività a pochissima), dovresti consultare immediatamente il medico.

Altrettanto preoccupante è l’improvvisa scomparsa dei sintomi. Non ci riferiamo a donne che non hanno avuto sintomi di gravidanza. Piuttosto la preoccupazione è per coloro che hanno avuto sintomi e ora improvvisamente non ne hanno più. La cessazione improvvisa potrebbe essere il segno di un aborto o di un problema di sviluppo, specialmente durante il primo trimestre. Anche se non ci sono altri sintomi di aborto spontaneo, è importante controllarsi il prima possibile.

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Il notebook della mamma si è rotto: ecco come recuperare tutte foto del tuo bambino https://www.mammeup.it/il-notebook-della-mamma-si-e-rotto-ecco-come-recuperare-tutte-foto-del-tuo-bambino/ https://www.mammeup.it/il-notebook-della-mamma-si-e-rotto-ecco-come-recuperare-tutte-foto-del-tuo-bambino/#respond Fri, 15 Feb 2019 09:22:30 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34751 Non sempre bisogna essere grandi esperti di informatica per svolgere operazioni basilari come navigare sui social, guardare qualche video su YouTube o consultare siti di ricette o viaggi. Ma un hard disk che contenga foto ce lo abbiamo un po’ tutti. In queste immagini c’è racchiusa tutta una vita: le foto del matrimonio, gli scatti […]

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Non sempre bisogna essere grandi esperti di informatica per svolgere operazioni basilari come navigare sui social, guardare qualche video su YouTube o consultare siti di ricette o viaggi.
Ma un hard disk che contenga foto ce lo abbiamo un po’ tutti.
In queste immagini c’è racchiusa tutta una vita: le foto del matrimonio, gli scatti in compagnia di cugini e parenti (anche vecchie ma digitalizzate) nonché tutte le immagini dei propri figli dal momento della nascita ad oggi, materiale unico a cui nessuno mai  rinuncerebbe.
Ma si sa che i bambini molto piccoli tendono a toccare, tirare e muovere ogni oggetto: è un riflesso naturale, la curiosità li spinge a osservare il mondo e a conoscere tutto ciò che li circonda. E proprio per la curiosità di vedere di cosa si tratta ci si può trovare di fronte ad un vero dramma casalingo! Il piccolo frugoletto di casa decide di tirare il cavo di alimentazione del notebook, tranquillamente poggiato sul tavolo, scaraventandolo a terra. Il cuore sobbalza: il computer a terra, aperto. L’istinto primario è quello più semplice, ovvero provare a riaccenderlo. Ed è davvero orribile la sensazione che si prova quando il pc a questo punto non risponde più ai comandi.
Tutti i ricordi di una vita persi in un istante.
In queste situazioni in cui l’emotività rischia di prendere il sopravvento è infatti importante mantenere il sangue freddo e ragionare.

Come recuperare i dati da un notebook caduto che non si accende più?

Qualche nozione di informatica che nel tempo vengono assorbite dalla nostra testa ci ricordano che i dati vengono archiviati in un vero e proprio disco, chiamato “hard disk“, che funziona in modo simile a un CD-ROM. Nella speranza che il disco non si sia danneggiato o graffiato, la prima richiesta di aiuto è nello smontare il notebook per estrarre l’hard disk, che è estremamente delicato.
A questo punto, per verificare il funzionamento del disco, si potrebbe acquistare un cavo per collegare il disco (che a prima vista non presenta danni importanti) via USB ad un altro computer, per verificare se è possibile leggerne i dati.
Nei casi fortunati la brutta avventura potrebbe finire lì, purtroppo, però, nella maggior parte dei casi i file non sono più leggibili. Ciò significa che il danneggiamento risiede proprio nell’hard disk. In questi casi ci si deve assolutamente fermare e rivolgersi ad “esperti nel recupero dei dati”.
Sono molti i centri assistenza ed i negozi che offrono questo servizio; la realtà è che solo in pochi sono equipaggiati degli strumenti idonei e dell’esperienza necessaria per affrontare qualsiasi tipo di caso di perdita dati. Nei laboratori professionali di recupero dati ogni giorno si trattano casi di notebook caduti a terra, smartphone caduti in acqua, hard disk erroneamente cancellati. Il recupero dei dati nella maggior parte dei casi è possibile. Possibile è recuperare le foto perse del tuo bambino. L’unico MUST è quello di non cimentarsi in esperimenti fai da te o affidare le sorti delle nostre foto ad “un’amico che ci capisce di informatica”. Alcuni hard disk entrano in laboratorio e non sono più recuperabili a causa di interventi effettuati da mani poco esperte.

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Dove festeggiare San Valentino? Qualche idea https://www.mammeup.it/dove-festeggiare-san-valentino/ https://www.mammeup.it/dove-festeggiare-san-valentino/#respond Thu, 14 Feb 2019 20:02:09 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34755 Mano nella mano ed occhi negli occhi: è arrivato San Valentino e gli innamorati fremono per trascorrere insieme la festa a loro dedicata. I fiori non possono mancare ed i cioccolatini da scartare tra un bacio ed un altro addolciscono i momenti di coppia. Ma, anche se l’importante è il trionfo del sentimento e delle […]

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Mano nella mano ed occhi negli occhi: è arrivato San Valentino e gli innamorati fremono per trascorrere insieme la festa a loro dedicata.

I fiori non possono mancare ed i cioccolatini da scartare tra un bacio ed un altro addolciscono i momenti di coppia.

Ma, anche se l’importante è il trionfo del sentimento e delle coccole, anche il luogo in cui festeggiare San Valentino diventa fondamentale affinché tutto possa essere speciale ed indimenticabile.

E allora, dove festeggiare? Sei curioso? Continua a leggere questa guida.

San Valentino al ristorante

Il ristorante è la più classica delle soluzioni ma sempre e comunque intramontabile.

Una serata a lume di candela in un locale che magari organizzi una festa a tema e dedichi agli innamorati un menu specifico sarà, senza dubbio, un modo carino per trascorrere qualche ora insieme.

Diciamo – però – che il ristorante è indicato per coloro che magari festeggiano il primo San Valentino da fidanzati, ma meno per le coppie già consolidate per le quali, invece, ci vorrà qualcosa di più “Strong”.

San Valentino in camper

E perché non provare un San Valentino on the Road? Per i più avventurieri, una buona idea sarebbe quella di affittare un camper o una roulotte grazie ai quali avere una specie di casa mobile.

Sposarsi da un luogo ad un altro, provare l’ebbrezza del viaggio, sentire la natura intorno e fermarsi – laddove si vuole – anche a guardare il tramonto e poi le stelle, può diventare un’esperienza fantastica che si colloca a metà strada tra il romantico e l’avventura.

San Valentino in SPA

Se la festa degli innamorati deve essere trascorsa all’insegna del relax, allora è il caso di prenotare un percorso di coppia in una Spa o in un centro Wellness: massaggi, piscine, acque termali, saune, bagni turchi e chi più ne ha più ne metta sono utili a coloro che – lavorando tutta la settimana – mirano a vivere dei momenti di intimità, in totale tranquillità.

San Valentino in Luna Park

E per chi ama il divertimento o qualcosa che sia più movimentato? Magari non ha pensato a quanto sarebbe bello e, soprattutto originale, poter trascorrere il San Valentino in un Luna Park: giostre, risate e tanta, tanta adrenalina renderebbero il vostro amore “da montagne russe”, con un  batticuore – come dire ?! – insolito ?

È chiaro che a San Valentino, qualunque posto scegliate e qualsiasi cosa facciate, l’importante sarà stare insieme e condividere il vostro tempo, dedicandovi completamente l’uno all’altra in un posto che rappresenti il vostro modo di essere e che faccia da sfondo alla realizzazione dei vostri desideri.

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San Valentino, idee regalo 2019 https://www.mammeup.it/san-valentino-idee-regalo/ https://www.mammeup.it/san-valentino-idee-regalo/#respond Thu, 14 Feb 2019 13:36:32 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34745 Eccoci giunti a San Valentino: avete già organizzato il vostro 14 febbraio 2019? La Festa degli Innamorati è una giornata importante per celebrare l’amore ed è un’ulteriore opportunità per dimostrare i propri sentimenti e concedersi dei momenti di intimità, tra coccole, emozioni e, perché no, anche piccoli regali! Con San Valentino, ogni partner che si […]

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Eccoci giunti a San Valentino: avete già organizzato il vostro 14 febbraio 2019? La Festa degli Innamorati è una giornata importante per celebrare l’amore ed è un’ulteriore opportunità per dimostrare i propri sentimenti e concedersi dei momenti di intimità, tra coccole, emozioni e, perché no, anche piccoli regali!

Con San Valentino, ogni partner che si rispetti cercherà idee regalo originali che possano sorprendere e donare un pizzico di gioia in più alla dolce metà.

Allora, insieme, scopriamo le idee regalo di San Valentino, per lui e per lei.

San Valentino, idee regalo per lui

Tra i regali più gettonati per Lui, sono sempre ben accetti i capi di abbigliamento: ad esempio camicie e maglioni sono i doni più acquistati perché non passano mai di moda e ritorna sempre utile averne qualcuno in più nell’armadio.

Anche gli orologi risultano graditi dagli uomini perché contribuiscono a dare un tocco di stile in più all’outfit.

Se, invece, avete voglia di regalare qualcosa di più simbolico potreste optare per un bracciale sul quale incidere simboli, date o nomi che possano rimandare alla coppia e avere un significato importante.

Ancora, i momenti di relax scalano le classifiche delle idee regalo migliori: massaggi, ingressi al centro benessere e trattamenti specifici sono sempre apprezzati dalle coppie.

Se, invece, il vostro è un uomo tecnologico via libera agli accessori per computer e smartphone.

San Valentino, idee regalo per lei

Il gentil sesso parte avvantaggiato perché le idee regalo sono diverse e – se vogliamo – è difficile sbagliare.

Mai devono mancare i fiori preferiti ed i cioccolatini che, da sempre sono simbolo di San Valentino.

Accanto ad essi, “sì” ai prodotti cosmetici e ai trattamenti di bellezza, a gioielli più o meno impegnativi (a seconda del budget a disposizione) e, naturalmente, c’è sempre posto per scarpe e borse nuove.

Le donne però amano le idee regalo “di coppia” ed è per questo che, per San Valentino, consigliatissime sono le Smart box o i coupon per weekend che diventano occasione per visitare, mano nella mano, qualche città romantica.

Sempre apprezzati gli oggetti personalizzati: cuscini, tazze, magliette, federe o lenzuola con la stampa di una bella foto dei piccioncini sono quelle idee regalo che non passano mai di moda.

Ma qualsiasi cosa decidiate di regalare, ricordate sempre che dovrà essere condita con gli ingredienti più importanti: amore, rispetto e fedeltà ed il vostro San Valentino sarà davvero speciale!

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Che legame c’è tra fertilità ed alimentazione? Parola al nutrizionista https://www.mammeup.it/che-legame-ce-tra-fertilita-ed-alimentazione-parola-al-nutrizionista/ https://www.mammeup.it/che-legame-ce-tra-fertilita-ed-alimentazione-parola-al-nutrizionista/#respond Wed, 13 Feb 2019 15:17:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34738 La vitamina D è una delle vitamine più importanti, poichè regola numerosi processi all’interno dell’organismo. In particolare, la vitamina D preserva le ossa e rinforza il sistema immunitario, riduce il rischio di cancro e protegge da numerose malattie quali il diabete, malattie cardiovascolari e malattie autoimmuni. Alcuni studi hanno dimostrato che la vitamina D agisce anche a livello […]

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La vitamina D è una delle vitamine più importanti, poichè regola numerosi processi all’interno dell’organismo. In particolare, la vitamina D preserva le ossa e rinforza il sistema immunitario, riduce il rischio di cancro e protegge da numerose malattie quali il diabete, malattie cardiovascolari e malattie autoimmuni. 
Alcuni studi hanno dimostrato che la vitamina D agisce anche a livello sessuale e di fertilità: non solo riesce a modulare gli ormoni sessuali, ma anche i processi riproduttivi, sia nei soggetti maschili che in quelli femminili. Per i motivi precedentemente citati, è risulta essere di primaria importanza tenere sempre sotto controllo i livelli di vitamina D nel sangue. Livelli troppo bassi di vitamina D, protratti per un periodo di tempo eccessivo, potrebbero causare danni che difficilmente si potranno poi recuperare in breve tempo. 

Abbiamo approfondito l’argomento intervistando il Dott. Francesco Garritano, biologo nutrizionista di Milano, che gentilmente ci ha dedicato qualche minuto del suo tempo, donandoci il suo parere professionale riguardo l’argomento.

Da cosa assimiliamo la vitamina D?

“La maggior percentuale di vitamina D contenuta nel nostro organismo viene prodotta dalla cute per effetto dei raggi UVB, mentre una minore quantità deriva dall’alimentazione o da un’eventuale supplementazione esterna.”

Perchè la vitamina D è così importante? 

“La vitamina D risulta essere essenziale per il mantenimento dell’omeostasi non solo del calcio ma anche del fosfato. La forma metabolicamente attiva consente l’assorbimento del calcio a livello intestinale, il riassorbimento del calcio e del fosforo nel tubulo contorto prossimale e la deposizione del calcio all’interno delle ossa.“

Che danni potrebbe causare un livello di vitamina D troppo basso?

 “La carenza di vitamina D provoca la riduzione sierica di fosforo e calcio, l’ iperparatiroidismo secondario e l’aumento sierico della fosfatasi alcalina. Se protratta per un lungo periodo di tempo, potrebbe portare a debolezza muscolare, dolori addominali, rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti, soprattutto nei più anziani.”

In che modo la vitamina D regola i processi riproduttivi negli uomini e nelle donne?

“Diversi studi hanno dimostrato che la Vitamina D è strettamente collegata ai processi riproduttivi ed alla fertilità. Si è visto che nei Paesi più a nord, dove vi è un’enorme differenza di luminosità tra le diverse stagioni, i tassi di concepimenti risultano essere minori nei mesi d’inverno rispetto che in estate, con un conseguente picco di nascite nel periodo primaverile . Ulteriori studi hanno evidenziato gli effetti positivi del calciferolo sui risultati dei percorsi difecondazione in vitro. Questi studi hanno dimostrato, inoltre, che la vitamina D agisce positivamente anche sulla qualità del liquido seminale: è stato dimostrato che gli uomini con bassi livelli di Vitamina D presentano, non solo bassi livelli di testosterone, ma anche una bassa percentuale di spermatozoi mobili e morfologicamente normali. 
La vitamina D, inoltre, agisce mediante specifici recettori, che sono distribuiti su vari tessuti, tra cui lo scheletro e le ghiandole paratiroidee, ma anche sui tessuti riproduttivi come ovaie, endometrio, tube, placenta, testicoli, tubuli seminiferi, spermatozoi, vescicole seminali, prostata, ecc. “

Che benefici può dare una supplementazione di vitamina D in caso di patologie come la sindrome dell’ovaio policistico e l’endometriosi? 

“La vitamina D stimola la produzione di ormoni steroidei ed è estremamente essenziale per la sintesi degli estrogeni in entrambi i sessi.  Nelle donne affette da endometriosi, invece, i recettori per la vitamina D risultano essere sovraespressi a livello endometriale. L’endometriosi ha una patogenesi correlata a processi infiammatori e immunomediati e la vitamina D è coinvolta nella regolazione del sistema immunitario. Questo la dice lunga sull’importanza della vitamina D nel caso in cui si stia programmando un’eventuale gravidanza futura. E’ quindi molto importante non dimenticare di controllare periodicamente questo valore. “

Per altre informazioni visita il sito del Dott. Garritano: francescogarritano.it

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Safer Internet Day: i consigli per i ragazzi https://www.mammeup.it/safer-internet-day-i-consigli-per-i-ragazzi/ https://www.mammeup.it/safer-internet-day-i-consigli-per-i-ragazzi/#respond Thu, 07 Feb 2019 20:11:38 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34732 Usare il web in modo responsabile e sicuro è il tema che, ormai dal 2004, anima lo spirito del Safer Internet Day. Quest’anno, l’evento dedicato principalmente ai ragazzi che si muovono tra le nuove tecnologie, è stato celebrato il 7 febbraio, a Milano: “Together for a better Internet” è la significativa frase che, per il […]

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Usare il web in modo responsabile e sicuro è il tema che, ormai dal 2004, anima lo spirito del Safer Internet Day.

Quest’anno, l’evento dedicato principalmente ai ragazzi che si muovono tra le nuove tecnologie, è stato celebrato il 7 febbraio, a Milano: “Together for a better Internet” è la significativa frase che, per il 2019, è stata scelta come slogan dagli organizzatori.

Il Safer Internet Day, sintetizzato con l’acronimo SID, ad oggi coinvolge oltre 100 paesi ed impegna le istituzioni, chi lavora nel mondo online, la società civile che operano in sinergia per garantire la sicurezza del web, per permettere ai ragazzi di sfruttare la parte “buona” della tecnologia e per proteggere gli stessi dai rischi che viaggiano sotto la sigla del World Wide Web.

L’evento impone una riflessione importante, si rivolge soprattutto ai più giovani e si pone come obiettivo quello di responsabilizzare gli stessi nell’uso della tecnologia e del web, al fine di evitare i rischi – spesso latenti ed impliciti – propri di internet.

Ma quali sono i suggerimenti ed i consigli da seguire per destreggiarsi sul web, senza esporsi a pericoli?

Scopriamo insieme cosa fare per navigare in sicurezza, scongiurando i rischi e sfruttando il potenziale migliore della tecnologia.

AGGIORNARSI CONTINUAMENTE

L’informazione è fondamentale, sia per i genitori sia per i figli.

Adolescenti e bambini hanno un contatto costante con i dispositivi tecnologici e sarebbe bene, quindi, documentarsi insieme e leggere tutto quello che c’è da sapere in termini di sicurezza, stimolando il confronto con i più giovani con i quelli sarà necessario mantenere sempre vivo il dialogo.

Sarà fondamentale far capire loro che possono contare sugli adulti, sulla loro comprensione e che di loro si possono fidare.

SCEGLIERE PASSWORD COMPLESSE

La regola vale per tutti: le password devono essere il più possibile complesse e, preferibilmente, differenti tra loro da un sito ad un altro.

Evitate sempre di inserire codici relativi ai propri dati personali: quindi, siano bandite le date di nascita o i soprannomi e preferire difficili soluzioni alfanumeriche.

Se la memoria non vi assiste, in realtà ci sono appositi programmi in grado di memorizzare solo sui propri dispositivi le parole segrete e di inserirle in automatico al momento dell’accesso al sito.

NON PUBBLICATE LE VOSTRE FOTO

Le foto pubblicate soprattutto sui social espongono i giovani a rischi e pericoli concreti. Pertanto, primi tra tutti i genitori, si dovrà evitare categoricamente di condividere scorci di momenti trascorsi in famiglia, tra amici o ricordi in cui compaiono i ragazzi.

Il dialogo aiuterà a spiegare ai più piccoli che il tempo trascorso con i propri affetti è intimo e personale e non merita di essere esposto e attenzionato da chiunque, perché perderebbe parte del suo valore.

Le foto, tra l’altro, possono essere salvate, modificate ed inoltrate e queste operazioni, purtroppo frequenti, ledono il diritto alla privacy.

FATE USO DEL PARENTAL CONTROL

La limitazione dei contenuti tutela i minori ed evita che possano ritrovarsi inconsapevolmente a contatto con contenuti pericolosi o vietati.

Quindi, l’uso di appositi filtri permetterà agli adulti di stabilire cosa può essere visto e cosa no. Configurate i vari dispositivi in uso e, soprattutto, abbiate controllo di quelli utilizzati dai bambini.

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La ludopatia e il gioco d’azzardo in Italia: numeri e analisi di un fenomeno in crescita https://www.mammeup.it/la-ludopatia-e-il-gioco-dazzardo-in-italia-numeri-e-analisi-di-un-fenomeno-in-crescita/ https://www.mammeup.it/la-ludopatia-e-il-gioco-dazzardo-in-italia-numeri-e-analisi-di-un-fenomeno-in-crescita/#respond Wed, 23 Jan 2019 09:05:57 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34724 Il gioco d’azzardo rappresenta un settore dell’economia italiana in forte espansione, oltre a essere un’interessante fonte di introiti per il nostro erario. Tuttavia, non è esente da criticità, prima tra tutte quella inerente il rischio di sviluppare una dipendenza. Per questo motivo il gioco d’azzardo è al centro di numerosi dibattiti di varia natura. Accanto […]

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Il gioco d’azzardo rappresenta un settore dell’economia italiana in forte espansione, oltre a essere un’interessante fonte di introiti per il nostro erario. Tuttavia, non è esente da criticità, prima tra tutte quella inerente il rischio di sviluppare una dipendenza. Per questo motivo il gioco d’azzardo è al centro di numerosi dibattiti di varia natura. Accanto alle posizioni di chi lavora nel settore, come le società sportive, i gestori e gli impiegati, ci sono coloro che vorrebbero un maggiore inasprimento delle già severe norme che controllano questo mondo.

Ma quali sono le novità introdotte dal Decreto Dignità e quante persone giocano effettivamente in Italia?

I giocatori in Italia: i report del Cnr nel dettaglio

In un importante e accurato studio pubblicato a maggio dal Cnr e compilato dall’Istituto di fisiologia clinica di Pisa in base alle informazioni raccolte da ESPAD e IPSAD, si evince come, nel 2017, il 42,8% degli italiani tra i 15 e i 64 anni abbia effettuato almeno una puntata o una scommessa o partecipato a un gioco a premi.

Questo dato ne mette in luce anche un altro: dal 2010 al 2017 c’è stato un importante incremento delle scommesse sportive e del numero dei giocatori. Se i dati relativi al 2014 parlavano di circa 14 milioni di italiani che avevano giocato almeno una volta da gennaio a dicembre, nel 2017 è stato riscontrato che tale somma è salita a quota 17 milioni, di cui occorre sottolineare che ben 1,4 si riferisce a puntate e a giochi online.

Anche il volume delle scommesse è aumentato di 10 punti percentuali, sebbene sia ancora lontano dall’intaccare le posizioni dei leader del settore. Al primo posto rimane inalterato il primato del Gratta&Vinci, preferito da ben il 74% dei giocatori, mentre il Lotto e il Superenalotto appassionano più del 50% di coloro che giocano, sebbene si registri comunque un lieve calo.

Per quanto concerne le fasce più giovani della popolazione, si è assistito invece a una diminuzione degli appassionati, scesi da 1,4 milioni nel 2010 a 1 milione di studenti nel 2017.

Come vengono recepiti i rischi legati all’azzardo

Una fetta piuttosto consistente dei giocatori continua a manifestare un atteggiamento oltremodo ambiguo nei confronti del gioco d’azzardo: ben il 39,1% di loro crede che scommettere possa aiutare a modificare il proprio status economico, mentre gli studenti abbracciano idee prive di fondamento, come quella secondo cui il risultato delle puntate a bingo possa dipendere da una qualche abilità personale del giocatore, tesi portata avanti dal 16,7% dei ragazzi con un’età compresa tra i 15 e i 19 anni.

I gestori che posseggono la certificazione AAMS hanno adottato una serie di iniziative che puntano a promuovere un approccio responsabile al gioco. Grazie a tali misure, oggi solamente uno studente su dieci ignora che i minorenni non possono scommettere. Se le piattaforme online sono totalmente negate ai giovanissimi, esclusivamente uno studente su quattro sarebbe stato ostacolato in un luogo pubblico. Questa analisi dimostra come tabaccherie e ricevitorie siano ancora lontane dal monitorare con la dovuta attenzione i propri clienti, laddove i siti dedicati al gioco impongono che ogni utente debba registrarsi fornendo un documento in corso di validità che attesti il raggiungimento dei diciotto anni di età.

La ludopatia sotto la lente d’ingrandimento: tutti i numeri

Un discorso differente va fatto per i giocatori che manifestano una dipendenza. Parallelamente all’incremento delle scommesse e dei giochi aleatori, sono aumentate le stime concernenti la ludopatia. I soggetti che ne sono affetti sono passati dall’essere 100mila (2010) a sfiorare la soglia del 400mila, con un incremento del 2,4% del totale.

Ma quanto spende ogni mese un giocatore? Chi non manifesta particolari sintomi non scommette più di 10 euro al mese, ma nei soggetti che giocano irresponsabilmente questa cifra lievita fino a toccare le 50 euro in un caso su due. Una porzione pari al 14,9% degli scommettitori arriva a spendere persino cifre superiori ai 200 euro.

Il diffondersi della ludopatia è un problema che non può essere ignorato e affligge la popolazione adulta, ma che fortunatamente risulta in calo tra le fasce più giovani della popolazione, soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord Italia.

Per un gioco responsabile: le misure adottate dalle piattaforme online

Fin dal loro esordio nel mercato italiano, i siti dedicati alle scommesse e ai giochi di fortuna sono stati sottoposti al vaglio dell’ex AAMS (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). Tali misure si ponevano l’obiettivo di inibire l’accesso al mondo dell’azzardo ai minorenni favorendo, allo stesso tempo, la diffusione di una vera e propria cultura del gioco responsabile e legale. Come? Attraverso una serie di strumenti miranti all’autoregolazione.

Al momento della registrazione, il nuovo utente deve fornire una serie di dati personali e impostare un limite di versamento massimo settimanale, una somma che non può essere oltrepassata. A questo parametro se ne affiancano altri, relativi alla singola puntata o al tetto massimo giornaliero che non può essere in alcun modo valicato.

Le piattaforme di scommessa e i casinò sul web permettono ai loro giocatori di autoescludersi in via temporanea o definitiva dal sito. Tale misura di sospensione dell’account impedisce di creare nuovi conti giochi e blocca anche quelli registrati presso analoghi gestori.

Nei portali dedicati al mondo dell’azzardo e certificati AAMS sono indicate una serie di norme volte a incentivare un approccio sano alle scommesse e al mondo dei casinò games, tra cui (da Snai.it):

  • Non trascurare la vita professionale e affettiva per dedicarsi esclusivamente al gioco.
  • Non scommettere cifre non congrue con il proprio status e, in caso di perdite, non puntate ulteriormente nel tentativo di recuperarle.
  • Ricordarsi che giocare equivale sempre a spendere.

Il Decreto Dignità nello specifico e le misure per prevenire la ludopatia

Il mondo del gioco virtuale ha saputo tutelare con accortezza e rapidità i propri utenti ma, come abbiamo visto, il settore legato alla tradizione è più restio a esercitare i giusti controlli. Tra le misure messe a punto dal Decreto Dignità spicca quella relativa ai nuovi apparati da gioco e alle slot machine. A partire dal 1 gennaio 2020, saranno munite di un lettore che verificherà la maggiore età e che funzionerà inserendo la tessera sanitaria, così come avviene già da diversi anni per gli articoli legati al fumo (da Agimeg.it).

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Perchè lo yoga fa dimagrire? Le risposte alle vostre domande https://www.mammeup.it/perche-lo-yoga-fa-dimagrire/ https://www.mammeup.it/perche-lo-yoga-fa-dimagrire/#respond Sat, 05 Jan 2019 20:04:11 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34716 Praticare yoga regolarmente aiuta a dimagrire e a ritrovare il benessere fisico e mentale. La maggior parte delle persone affette da problemi di obesità ha bisogno di cambiare sia l’apporto di calorie che il dispendio energetico per perdere peso. Molte pratiche di yoga bruciano meno calorie rispetto all’esercizio tradizionale (ad esempio, fare jogging, camminare a […]

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Praticare yoga regolarmente aiuta a dimagrire e a ritrovare il benessere fisico e mentale. La maggior parte delle persone affette da problemi di obesità ha bisogno di cambiare sia l’apporto di calorie che il dispendio energetico per perdere peso.

Molte pratiche di yoga bruciano meno calorie rispetto all’esercizio tradizionale (ad esempio, fare jogging, camminare a ritmo sostenuto); tuttavia, lo yoga può aumentare la consapevolezza di ciò che consumiamo a tavola e ci consente di fare scelte alimentari migliori.

Se si vuole perdere peso, si deve essere consapevoli del fatto che praticare yoga è qualcosa di più di una semplice esperienza mentale con tratti rilassanti.

Per dimagrire e ritrovare la propria forma fisica, bisogna saper scegliere gli alimenti più salutari, che potrebbero portare alla perdita di peso ed evitare i cibi “trasformati”.

In questa guida troverai tutte le risposte alle FAQ riguardanti il rapporto tra lo yoga e la perdita di peso.

I benefici dello yoga

Quali sono i benefici dello yoga? Lo scopo dello yoga è quello di costruire la forza muscolare e ritrovare l’armonia mentale e fisica.

Lo yoga è un ottimo strumento per mantenersi in salute: le tecniche di rilassamento possono ridurre il dolore cronico, come la lombalgia, l’artrite, il mal di testa e la sindrome del tunnel carpale; inoltre, aiuta anche ad abbassare la pressione sanguigna e a ridurre l’insonnia.

Altri benefici fisici dello yoga includono i seguenti:

  • maggiore flessibilità
  • aumento della forza e del tono muscolare
  • miglioramento della respirazione, energia e vitalità
  • mantenere un metabolismo equilibrato
  • riduzione di peso
  • cardio e salute circolatoria
  • migliore prestazione atletica
  • protezione dalle lesioni.

A parte i benefici fisici, uno dei migliori benefici dello yoga è aiutare a gestire lo stress, che può rivelarsi in molti modi, tra cui dolore alla schiena o al collo, insonnia, mal di testa, abuso di droghe, incapacità di concentrazione e nel raggiungimento di una visione più positiva della vita.

Lo yoga tonifica?

Lo yoga è un tipo di esercizio fisico che aiuta a rafforzare la struttura muscolare e migliora la resistenza anaerobica e la dimensione dei muscoli scheletrici.

In particolare, sia la forza che la resistenza muscolare aumentano in modo significativo. Quando si allunga il torace verso l’alto e si tengono contratti gli addominali, tutta la struttura muscolare del corpo si tonifica.

Esercizi di yoga da fare a casa

Per le donne che hanno poco tempo a disposizione, possono permettersi il lusso di praticare qualche esercizio di yoga direttamente a casa.

Bruciamo le calorie e ritroviamo la silhouette con la posizione del guerriero, la posizione del loto, quella della barca, del cobra e la posizione del cammello.

Yoga: controindicazioni

Praticare yoga ha delle controindicazioni? Quali sono? Non sempre i maestri sono competenti e basta un movimento sbagliato e poco controllato per esporci a pericoli e infortuni.

Ci sono delle posizioni che non si deve assumere se si ha il ciclo mestruale o per le donne in gravidanza o in menopausa.

Praticare lo yoga può cagionare dolori muscolari, mal di schiena, infiammazioni e contratture.

Prima di iniziare a praticare yoga per dimagrire, è bene valutare sempre attentamente i benefici e le controindicazioni conseguenti.

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Lavastoviglie: consumo energetico e caratteristiche per valutare un nuovo acquisto https://www.mammeup.it/lavastoviglie-consumo-energetico-e-caratteristiche-per-valutare-un-nuovo-acquisto/ https://www.mammeup.it/lavastoviglie-consumo-energetico-e-caratteristiche-per-valutare-un-nuovo-acquisto/#respond Mon, 17 Dec 2018 08:05:36 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34703 Ormai è diventa una costante, i prezzi migliori li si trovano nei siti specializzati online. Non importa la categoria del bene che si sta cercando, la sensazione e la realtà, ci dicono che acquistarli online conviene. Non è solo dovuto al fatto che chi gestisce un magazzino online può avvalersi di una struttura dei costi […]

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Ormai è diventa una costante, i prezzi migliori li si trovano nei siti specializzati online. Non importa la categoria del bene che si sta cercando, la sensazione e la realtà, ci dicono che acquistarli online conviene. Non è solo dovuto al fatto che chi gestisce un magazzino online può avvalersi di una struttura dei costi migliore, ma anche per la capacità di intercettare esattamente ciò che vuole l’utente e fornirglielo con offerte irripetibili che sono semplicemente il frutto di acquisti a numero elevato che convengono a tutti.

Nel caso delle lavastoviglie questo trend è abbastanza evidente, prendi ad esempio la pagina web del sito ecommerce Yeppon: https://www.yeppon.it/grandi-elettrodomestici/lavastoviglie/. Dalle caratteristiche dei prodotti in vendita ci si può rendere immediatamente conto che i prezzi sono più che convenienti in relazione alla qualità degli elettrodomestici proposti, anche in relazione alla classe energetica.

In ogni caso la lavastoviglie la si valuta per diversi fattori. Uno dei più importanti è sicuramente il consumo energetico. Ciò che importa di più nella valutazione di quella che far per noi, è la quantità di volte che la utilizziamo in un anno. Ci sono famiglie e famiglie, quelle più numerose la fanno funzionare di continuo e selezionarne una in classe A+++ ha molto senso se si bada al risparmio.

A proposito di classi energetiche, lo sapevi che sono ben 7? quella che ti ho citato poco fa è solo l’ultima. Da una classe B ad una A+++ ci passa la bellezza di 150 KWh di consumo aggiuntivo in più in un anno. Si può fare una stima su 180 lavaggi l’anno di un aggravio di 30 euro sul costo della bolletta. Visto che una famiglia italiana di lavaggi ne fa molti di più e l’energia tende ad essere sempre più salata, risulta chiaro che se si deve acquistare ora una lavastoviglie è meglio sceglierla nella classe più evoluta. Probabilmente nel tempo si ripaga da sola.

Le funzioni importanti da tenere d’occhio

Al di la del loro prezzo e del risparmio energetico, ci sono altre caratteristiche che vale la pena valutare anche se una lavastoviglie risulta molto conveniente per via del fatto che è in offerta.

Il tipo di lavaggio è importante. Quello Bio che un tempo veniva chiamato economico, ha la capacità di lavare le stoviglie e 50° utilizzando anche un minor quantitativo di acqua. Alla lunga questa funzione può ripagare la spesa poiché è il riscaldamento dell’acqua ad incidere di più sul consumo energetico.

Molto apprezzabile è anche la funzione del lavaggio automatico secondo il quale la stessa lavastoviglie valuta il livello di sporco e stabilisce come deve lavare le stoviglie. Dispone di un sensore di torbidità dell’acqua e agisce di conseguenza. Anche il lavaggio ridotto a mezzo cestello segue la stessa logica.

Un’altra funzione è la partenza differita, di cui sono dotati molti elettrodomestici. Se si dispone di una tariffa energetica agevolata per la notte, anche questo agevola il consumo annuale di energia elettrica.

Il rumore viene indicato nella scheda tecnica e di solito va da 40 a 50 decibel. Non è un problema a meno che non sia stata installata in una zona sensibile per il riposo notturno dove anche pochi decibel si fanno sentire.

In generale la qualità di una buona lavastoviglie si basa sulle esperienze altrui, alcune hanno dei marchi che racchiudono elementi qualitativi come la resistenza ma è meglio farsi un giro nelle recensioni per indagare su alcuni elementi importanti. Uno di questi sono le guarnizioni. Il ciclo di umidità e di calore intenso possono intaccarle. Le lavastoviglie che utilizzano componenti non di qualità presentano lo scollamento della guarnizione già nei primi mesi.

 

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Regalo di Natale per neonati: quali sono le migliori idee per rendere felice il tuo bebè? https://www.mammeup.it/regalo-di-natale-per-neonati-migliori-idee/ https://www.mammeup.it/regalo-di-natale-per-neonati-migliori-idee/#respond Fri, 14 Dec 2018 20:06:58 +0000 https://www.mammeup.it/?p=34711 Con le festività natalizie in arrivo, scatta la caccia ai regali all’ultimo minuto. Come rendere felice il nostro neonato? Quale migliore idea regalo per rendere il Natale 2018 davvero indimenticabile? Scopriamo in questa guida quali sono i migliori regali da mettere sotto l’albero di Natale per rendere felice il proprio bebè. #1. Palline personalizzate Assolutamente […]

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Con le festività natalizie in arrivo, scatta la caccia ai regali all’ultimo minuto. Come rendere felice il nostro neonato? Quale migliore idea regalo per rendere il Natale 2018 davvero indimenticabile? Scopriamo in questa guida quali sono i migliori regali da mettere sotto l’albero di Natale per rendere felice il proprio bebè.

#1. Palline personalizzate

Assolutamente originale e creativa è l’idea di regalare una pallina di Natale personalizzata con il nome del proprio neonato. Un regalo carino da appendere all’albero di Natale e da conservare gelosamente.

#2. Abbigliamento neonato

I capi di abbigliamento neonato sono sempre graditi e i benvenuti: tutine, completini e pagliaccetti renderanno felice il vostro bebè. Avvolto nelle calde tutine, il piccolo potrà muoversi liberamente, giocare, mangiare e dormire: ogni completino con magliettina e pantaloncino lo accompagnerà quotidianamente nello svolgimento di ogni sua azione. Assolutamente vezzose le tutine nelle tinte cromatiche neutre, nei colori pastellati, nel vibrante rosso, ideale per le festività natalizie, e nelle fantasie del tartan e del check. Per completare l’outfit del bambino, è buona idea optare sempre per il body e gli scaldamuscoli.

#3. Box come spazio ludico

Per rendere felice il nostro bambino non c’è regalo migliore che non regalare un box, uno spazio ludico sicuro dove poter seguire giorno dopo giorno la crescita del piccolo: i genitori potranno osservare il bimbo mentre gioca in autonomia grazie alle pareti sicure in rete anti-intrappolamento delle dita.

#4. Dondolino

Per facilitare il pisolino, per distrarre e per divertire il piccolo, il dondolino è il regalo natalizio perfetto. Ovunque si vada, si potrà posizionare il dondolino in ogni ambiente della propria abitazione: in questo modo, ogni genitore avrà la certezza di controllare il proprio bebè mentre si diverte o si appisola.

#5. Borsa primi viaggi

Si sa, con l’arrivo delle festività natalizie, i genitori vorranno portare il proprio bambino in vacanza. Per partire con tutto l’occorrente, è necessario organizzarsi al massimo: la borsa primi viaggi è pensata per contenere tutto il necessario per l’igiene e la cura del bebé fuori casa.

#6. Set pappa

Per accompagnarlo nello svezzamento, il set pappa per neonato è sempre un regalo gradito sia dal piccolo che dai genitori. Il set pappa include una tazza, un cucchiaino e piatto in materiale sicuro, ad uso alimentare, che consente di servire a tavola la pappa al proprio bambino. I set, decorati con simpatici disegni, sono perfettamente in linea con il carattere allegro che caratterizza il passaggio dal latte materno allo svezzamento.

#7. Sterilizzatore e scaldabiberon

Un altro regalo di Natale per neonato molto gradito dai genitori e dal piccolo è lo sterilizzatore e scaldabiberon per garantire di avere la giusta temperatura della pappa. Basta selezionare il programma in base alla temperatura iniziale del contenuto: congelata, da frigorifero, o a temperatura ambiente, per portare il latte o l’acqua alla temperatura ideale di somministrazione. Inoltre, lo si può utilizzare anche per sterilizzare biberon, tettarelle e succhietti in pochissimi minuti!

Per festeggiare il proprio neonato e per renderlo felice il giorno di Natale, ci sono davvero tantissime idee regalo davvero carine e funzionali per accompagnare il piccolo nella crescita. E, tu, hai già pensato a cosa mettere sotto l’albero di Natale per il tuo bebè?

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