parto naturale

Il parto naturale genera nelle future mamme tanti dubbi e perplessità. Si tratta, naturalmente, di un momento molto delicato e importante, un argomento complesso e fatto di tantissime sfaccettature. Proprio per questo, le risposte in merito non sono mai abbastanza.

Come prepararsi al parto naturale

Molte donne scelgono di prepararsi al parto naturale seguendo un corso preparto. Questi corsi consentono alle future mamme di confrontarsi con ostetriche, medici e psicologi, comprendendo ciò che le aspetta e quello che attraverseranno. Nei corsi, inoltre, si apprendono tecniche di respirazione e rilassamento, che possono tornare utili durante le diverse fasi, soprattutto in quella del travaglio.

Come avviene il parto naturale?

Prima di addentrarci nella definizione delle diverse fasi, può essere utile capire in via generale come avviene il parto naturale. Nelle ore antecedenti al parto si presentano alcuni dolori: questa è la cosiddetta fase prodromica.

Le contrazioni aiutano il bimbo a impegnarsi nel canale del parto e sono regolari e man mano che si avvicina il momento, sempre più ravvicinate. Il travaglio inizia con la perdita del tappo mucoso, una sostanza gelatinosa che può anche essere striata di macchie di sangue.

Vediamo ora nel dettaglio le diverse fasi del parto.

La fase prodromica del parto

La fase prodromica è la fase di preparazione al parto, quando i tessuti della mamma iniziano a prepararsi per il passaggio del bambino ed infine la sua uscita. A seconda dei casi, questa fase può durare dalle poche ore a qualche giorno e risulta anche difficile capire quando ha inizio in quanto non sempre si caratterizza per segnali precisi.

Tuttavia, in alcuni casi può essere evidente presentando i cosiddetti sintomi pre-travaglio.

I sintomi pre-travaglio

È possibile accorgersi che la fase del travaglio è imminente grazie ad alcuni sintomi pre-travaglio, come:

  1. Abbassamento dell’addome. La pancia nelle ultime settimane di gravidanza può perdere il classico aspetto rotondo a favore di un “aspetto a pera”, abbassandosi e accentuando la punta;
  2. Contrazioni preparatorie di Braxton Hicks. Chiamate anche false contrazioni (o contrazioni podromiche) non sono altro che spasmi al basso ventre di cadenza non regolare e nemmeno particolarmente dolorose, che si attenuano in poche ore o scompaiono improvvisamente;
  3. Perdita del tappo mucoso. Il tappo mucoso è una sostanza gelatinosa, incolore e talvolta striata di sangue, è possibile notarla sugli slip o nel momento di igiene intima. Questa perdita non deve però essere confusa con la rottura delle acque;
  4. Perdite vaginali. In alcuni casi, pochi giorni prima dell’inizio del travaglio, possono presentarsi delle perdite vaginali. Questo sintomo è molto comune, tuttavia se diventano molto liquide è consigliabile contattare il medico per accertarsi che non si tratti di liquido amniotico;
  5. Episodi di diarrea. Molto comunemente si presentano episodi di diarrea, dovuti al fatto che il corpo della mamma si sta preparando, svuotando l’intestino, a lasciare più spazio al bambino.
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La rottura delle acque e le contrazioni vere e proprie, invece, sono il sintomo inconfondibile dell’inizio del travaglio.

La fase dilatante del parto: il travaglio

Questa fase si caratterizza per l’inizio del travaglio, che si distingue per i seguenti sintomi:

  1. Contrazioni vere e proprie. Le contrazioni in questa fase diventano sempre più intense e frequenti, manifestandosi con una sensazione di irrigidimento e tensione dell’addome. Le prime contrazioni in media durano pochi secondi, con il passare delle ore raggiungono la lunghezza di un minuto, con intervalli sempre più ravvicinati;
  2. Rottura delle acque. La rottura del sacco amniotico è dovuta alla spinta delle contrazioni e si manifesta come “un’esplosione di pipì” che non può essere controllata. Quando si verifica la rottura delle acque è importante recarsi subito in ospedale.

Si può parlare di travaglio vero e proprio quando le contrazioni si verificano più o meno ogni 5 minuti con durata 40-60 minuti. La durata di questa fase è molto variabile e i fattori che incidono sono diversi.

Questa fase è necessaria per la dilatazione del collo dell’utero che è da considerarsi “completa” quando raggiungerà i 10 centimetri.

La fase espulsiva del parto

La fase espulsiva è preceduta dalla fase di transizione, detta “latenza”, una fase di riposo prima dello sprint finale che dura circa mezz’ora. Passata la “latenza” la mamma avvertirà i cosiddetti “premiti“, ovvero una sensazione urgente di spingere.

È questo il momento in cui il bambino inizia la sua discesa lungo il canale del parto: una volta uscita la testa, grazie alle contrazioni della mamma, il piccolo compie un’ultima rotazione per liberare le spalle e uscire fuori.

La fase del secondamento

La fase del secondamento rappresenta l’ultima fase del parto, quando viene espulsa la placenta, solitamente nel giro di 15-20 minuti. Nel caso in cui ci fosse difficoltà nell’espulsione può essere necessaria l’estrazione manuale, in sala operatoria con anestesia generale.

Espulsa la placenta è il momento della sutura di eventuali lacerazioni, dopodiché la mamma avrà la possibilità di incontrare il bambino.

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Parto naturale con epidurale

Sebbene molte donne riescano a controllare l’ansia e la paura del parto, per altre il dolore può rappresentare una difficoltà, un motivo di non serenità. Per questo richiedono di essere sottoposte all’anestesia epidurale, che permette di controllare, eliminando totalmente, il dolore e partorire in modo naturale e spontaneo.

L’epidurale è un tipo di anestesia che si fa a livello spinale e lenisce il dolore delle contrazioni. Viene somministrata a travaglio iniziato, quando le contrazioni si presentano a una distanza di 5 minuti l’una dall’altra.

Tuttavia, una volta fatta richiesta non c’è la certezza che tale tecnica venga eseguita, in quanto l’attuazione dipende da una serie di condizioni che il medico e l’ostetrica dovranno verificare. In casi di diabete, ipertensione, grave miopia sarà lo stesso medico a richiederla.

Parto naturale in acqua

Alcune future mamme scelgono di optare per il parto in acqua. Molte strutture offrono la possibilità di effettuare un parto naturale in acqua, che tuttavia può essere anche fatto a casa (in questo caso, però, devono sussistere una serie di condizioni particolari).

Chi sceglie di partorire in acqua lo fa perché l’acqua fa sentire la donna protetta alleggerita e distesa e anche perché questo elemento è già conosciuto dal bimbo, che durante la gravidanza si trova in un ambiente acquoso. Naturalmente, tutto va valutato sulla base dei singoli casi.

Parto naturale a casa

Chi sceglie il parto naturale a casa lo fa per avere un ambiente più familiare, rilassante e confortevole. Affinché possa verificarsi questa possibilità è necessario che la gravidanza sia giunta a termine senza problemi , che il bimbo sia cefalico, che la pressione sanguigna sia nella norma e che non ci sia anemia.

Parto naturale e dolore

Il dolore durante il parto è la cosa che maggiormente preoccupa le future mamme. La paura del parto è del tutto normale e non bisogna in alcun modo temere di esprimere i proprio dubbi e le proprie perplessità. È ovvio che i dolori parto vengono avvertiti in modo diverso da ciascuna donna e che non si può dare un’indicazione di carattere generale.

Esistono delle tecniche di respirazione utilizzate per alleviare il dolore del parto, così come c’è chi consiglia di ascoltare musica per distrarsi, accompagnando il respiro. Un consiglio che può tornare utile è quello di ascoltare il racconto di qualcuno che ha già partorito, in modo da sentire dal vivo in dettagli di un’esperienza autentica. Un altro consiglio utile è non avere paura: se si chiama parto naturale, c’è un motivo!

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