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Meningite, cioè un qualcosa che negli ultimi mesi ha gettato nel panico tantissimi genitori in Italia. Ma cos’è la meningite per davvero? È una malattia infettiva che provoca un’infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono e proteggono il cervello e il midollo spinale. Trova terreno fertile soprattutto in bambini e adolescenti, proprio perché buona parte del loro tempo viene spesa in gruppo, tra scuole, locali, attività sportive e via dicendo. È risaputo che il contatto ravvicinato aumenti le possibilità di venire contagiati.

Sintomi meningite

Come si manifesta la meningite? Nelle fasi iniziali ci sono sintomi non troppo specifici: il riferimento, in particolare, è alla febbre, che viene spesso associata all’influenza. I corollari sono i soliti mal di testa, nausea, vomito. In alcuni casi, però, scatta il sintomo che fotografa bene la situazione: la rigidità della nuca. Solo in determinate occasioni subentrano anche macchie sulla cute e convulsioni. La meningite, nella maggior parte dei casi, è di originale virale. Il contagio può avvenire tramite colpi di tosse e starnuti, attraverso il contatto con mani infette non lavate oppure bevendo acqua inquinata. La forma virale non provoca quasi mai conseguenze serie e guarisce con un po’ di riposo. C’è, però, anche quella batterica. I batteri più comuni sono Neisseria meningitidis (meningococco), Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e Haemophilus influentiae di tipo b (emofilo o Hib). Tutti vengono trasmessi per via aerea, cioè con gli starnuti e con i colpi di tosse soprattutto. È questa la forma più pericolosa, in quanto trascina con sé complicazioni: danni neurologici anche permanenti, ad esempio la perdita dell’udito, danni ai reni o alle ghiandole surrenali.

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Come si prende la meningite?

Come si trasmette la meningite? Come detto, batteri e virus sono i motori principali. Andando a fondo e toccando l’argomento “come viene la meningite”, il contagio assume la sua forma caratteristica negli starnuti, nel contatto con delle gocce di saliva, bevendo dell’acqua inquinata e così via. Ecco perché i casi di cronaca spesso finiscono con l’avvertimento della profilassi per le persone che sono state a contatto con i malati all’interno di discoteche, locali, circoli sportivi e quant’altro.

Vaccino meningite

Al di là dei sintomi e delle modalità di trasmissione, il vaccino è la forma di protezione suprema. Allo stato attuale, in Italia ci sono tre vaccinazioni contro la meningite. Quello contro l’Haemophilus influenzae di tipo b è stato introdotto nel 1995. In quasi tutte le regioni viene somministrato di routine ai bambini che iniziano il ciclo vaccinale entro il primo anno di vita. In genere questo vaccino è combinato con quello per difterite, tetano, pertosse, epatite B e poliomielite. Per questo si parla di vaccino esavalente. Contro lo Pneumococco, uno è usato da anni e protegge contro 23 tipi (vaccino “23-valente”). Non è efficace nei bambini sotto i 2 anni. L’altro vaccino è in grado di proteggere contro i 13 tipi ceppi responsabili della maggior parte delle infezioni più gravi nei bambini ed è efficace anche nei lattanti. Entrambi i vaccini proteggono anche contro altre infezioni pneumococciche, per esempio la polmonite e le infezioni dell’orecchio. Esistono ben 12 gruppi di meningococchi, di cui 5 (A, B, C, Y, W135) sono responsabili della malattia meningococcica invasiva. Oggi esistono tre vaccini contro il meningococco. Il vaccino coniugato tetravalente (Mcv4) protegge contro i ceppi A, C, Y e W135. Può essere somministrato dai 12 mesi. Esiste poi un vaccino contro il meningococco di tipo C, che insieme al B è il sierogruppo più frequente in Europa. Si può somministrare a partire dal terzo mese di vita. Infine c’è il vaccino contro il meningococco tipo B, responsabile di almeno la metà dei casi di meningite in Italia. Può essere utilizzato in lattanti di età pari o superiore a due mesi.

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Vaccinazione meningite, controindicazioni

La somministrazione del vaccino è controindicata nei soggetti affetti da uno stato febbrile acuto. Inoltre, lo è anche qualora si sia precedentemente verificata un’ipersensibilità grave ai principi attivi dello stesso o a uno qualsiasi degli eccipienti. Come ogni vaccino, anche quello contro il meningococco non garantisce una protezione al 100%, ma sembra che questa misura di prevenzione sia comunque in grado di attenuare l’infezione e ridurne l’intensità. L’immunità conferita dal vaccino può diminuire con il tempo, quindi dovrebbero essere previsti dei richiami con frequenza indicativa di 10 anni.

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